Castelfranco Veneto: i cittadini si mobilitano per salvare Casa Caon

Insieme per impedire che venga messa all’asta un’ex casa colonica, attualmente patrimonio pubblico. E’ quanto accade a Castelfranco Veneto, nel trevigiano, dove una libera associazione di cittadini con a cuore la tutela e la valorizzazione dell’ambiente sta cercando di scongiurarne la vendita a privati e il rischio concreto di veder sorgere l’ennesimo centro commerciale.

L’oggetto del contendere è casa Caon, edificio storico risalente alla metà dell’ottocento, appartenuta alla famiglia Finazzi e acquistata dal comune di Castelfranco Veneto sul finire degli anni sessanta. A contorno della casa, un’area verde tra le poche superstiti di una zona che ha subito una feroce urbanizzazione negli ultimi anni. L’area si trova, non a caso, ai margini di un quartiere residenziale, tra condomini e strutture commerciali.

Ora l’amministrazione comunale ha deciso di mettere in vendita casa Caon, col suo terreno circostante, partendo da una base d’asta di 650.000 euro. Un’operazione che “non porterebbe grande ricchezza alle casse del Comune e tanto meno alla città, che si troverebbe a dover sopportare una saturazione edilizia  totalmente ingiustificata, tranne che per gli speculatori che l’acquisteranno” – come sottolineano gli amici del comitato convergenze.

Il comitato tuttavia non si limita a dire no all’ipotesi di privatizzazione. E propone anzi una valorizzazione dell’edificio, adibendolo per esempio a centro polifunzionale. “All’interno dello stabile potrebbero trovare posto: spazi-laboratorio multimediali gestiti (in autonomia finanziaria) da associazioni territoriali, un caffé letterario permanente, sale per assemblee, convegni” – è la proposta del comitato. “E ancora, sale-prova musicali o spazi destinati ad ospitare corsi di formazione culturale e pratico-artigianale/agricola. Non solo. Il terreno circostante dovrebbe essere riservato a orti didattici (a cura di Slowfood), orti urbani, allevamento e cura di piante autoctone fruttifere e non (con coinvolgimento di Forestale e organizzazioni di settore), spazio libero per convivialità e giochi all’aperto”.

Il concetto è recuperare l’identità rurale della zona, di cui casa Caon è una delle ultime testimonianze rimaste a livello architettonico. Il comitato convergenze vede superabile anche lo scoglio più grosso, quello dei costi che la realizzazione di un centro polifunzionale comporterebbe. Contando soprattutto sulla disponibilità delle associazioni potenzialmente interessate e sulla formidabile spinta del volontariato.

“E’ chiaro che l’intero cantiere diventerebbe un formidabile e geniale laboratorio per riportare un po’ di fiducia in tempi di crisi e delusioni e che darebbe uno stimolo nuovo alla città. Da parte del comitato e dei suoi componenti c’è passione. Voglia. Entusiasmo. Ma c’è anche la realistica consapevolezza che per realizzare un’opera così importante (perché in grado di garantire una gamma di servizi utili all’intera cittadinanza) e significativa (perché segnerebbe un’inversione alla tendenza che vede le aree verdi essere inghiottite da inesorabili colate di asfalto e cemento), non si può prescindere dalla volontà dell’amministrazione comunale.

E’ fondamentale per la sua riuscita che non ci siano atteggiamenti di manifesta ed inamovibile chiusura da parte dell’ amministrazione”. Una speranza. Un auspicio. Per una concreta – e questa sì, innovativa – possibilità di progresso.

 Il Comitato “Convergenze”

2 commenti

  1. Carissimi del Comitato Convergenze, sono Federica del Comitato “Adottiamo Castel Raniero”, abbiamo pensato ad un progetto simile per un edificio pubblico sulle colline di Faenza: la Colonia di Castel Raniero. Ci stiamo lavorando da un anno, con varie vicissitudini. Se volete condividere le esperienze e provare un percorso comune, scrivetemi e ne parleremo.
    Federica Gatti
    fgatti@architettura-design.it

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