Vallo di Diano: la follia di cercare il petrolio in un sito Unesco

I latini solevano dire Campania felix, gli italiani di oggi Campania infelix.

Il suolo di questa regione è continuamente massacrato: in superficie discariche abusive (da oltre 40 anni) si annidano tra le montagne e fabbriche abbandonate grigie e fatiscenti occupano il suolo pubblico, ora si sta prendendo in considerazione lo sfruttamento del sottosuolo.

Le cronache locali riferiscono che la multinazionale Shell vuole effettuare trivellazioni nel Vallo di Diano (patrimonio dell’Unesco) per una profondità pari a 8km.

Il Vallo di Diano, come l’intero suolo campano, è fortemente sismico inoltre è numerosa la presenza di rocce facilmente solubili ergo esiste il rischio, serio e pericoloso, di crollo.

Associazioni, comitati, semplici abitanti e cittadini sono decisi ad opporsi e lo stanno già facendo ma l’odore dei soldi è forte e, al momento, non è stato preso alcun rigido provvedimento da parte delle istituzioni affinché non si consegni questo territorio ricco di profumi e colori ai grigi macchinari della trivellazione.

La situazione della Campania è tragica e sull’orlo di un pericolosissimo baratro: lo sfruttamento del sottosuolo quanto potrà reggere all’appesantito suolo in superficie?

In Campania esistono 13 siti Unesco, è una regione che ingloba al suo interno realtà molto diverse talvolta dissonanti eppure con potenzialità molto simili, ha un paesaggio ricco e vario che va preservato in modo inamovibile perché si corre il rischio di vivere esclusivamente di malattie e inquinamento.

Quello che potrebbe accadere nel Vallo di Diano è già accaduto, in un certo senso, a Torre Annunziata. Un posto in cui la speculazione edilizia e lo sfruttamento del paesaggio è risultato fatale per gli scavi archeologici (patrimonio dell’Unesco) che solo pochi conoscono e visitano.

I patrimoni dell’Unesco hanno bisogno di cure e tutela, se il paesaggio che li circondano si abbruttisce anche questi diamanti storico artistici perderanno valore. Dobbiamo cominciare a comprendere che le zone nominate patrimonio mondiale dell’Unesco sono una vera e propria miniera d’oro, essi potrebbero generare una fertile e prestigiosa economia che nessuna ‘prestigiosa’ multinazionale saprebbe progettare.

L’opposizione ora è necessaria e decisiva e dovrebbe essere molto dura ma sarà difficile da attuare se non si è perfettamente coscienti delle potenzialità storico naturali che questa regione offre affinché si smetta definitivamente di abusare di questo territorio e si prendano rigidi provvedimenti nazionali che riportino questa regione nella condizione attribuitagli dai latini: felix.