Approvato il nuovo centro sportivo del Bologna, in piena campagna

Martedì 15 maggio 2012 la Provincia di Bologna, il Comune di Granarolo dell’Emilia e il Bologna Football Club S.p.A. (BFC) hanno sottoscritto un Protocollo d’Intesa per la costituzione di un centro sportivo “dedicato, in modo particolare, alla crescita e formazione multidisciplinare educativa e sportiva dei giovani”.

Protocollo e progetto sono consultabili sul sito della Provincia a questo link >

Il progetto in sostanza riguarda (art.2 del Protocollo):

– l’urbanizzazione di circa 22 ettari di area agricola localizzati nel Comune di Granarolo dell’Emilia vicino alla località di Quarto Inferiore tra le vie Prati, la Lungosavena e San Donato con un indice di edificazione territoriale pari a 0,16 corrispondente ad una superficie edificabile di circa 35.200 mq da destinare ad aree e strutture sportive, strutture di servizio, spazi direzionali, di accoglienza e di supporto, alloggi per i giocatori e spazi polivalenti (l’indice sarà comunque meglio definito successivamente “in misura corrispondente ai valori urbanisticamente appropriati per l’ambito interessato”);

– la riconversione delle superfici e dei volumi esistenti nell’attuale area sportiva del capoluogo di Granarolo dell’Emilia di proprietà dell’Amministrazione Comunale ad altri usi anche residenziali e la cessione gratuita di quota parte dell’area al BFC pari ad una superficie territoriale adeguata nel rispetto degli indici di edificabilità previsti in analoghi ambiti consolidati dagli strumenti urbanistici, e sulla base di una valutazione di congruità economica che sarà effettuata dagli uffici competenti, mentre nella restante superficie degli attuali impianti sportivi – che rimane di proprietà del Comune – si pone a carico del BFC la realizzazione di verde pubblico attrezzato.

L’interesse pubblico dichiarato (art.1 del Protocollo) consiste:

nel progetto stesso di costruzione del centro sportivo “con la finalità di raggiungere uno sviluppo positivo del Club, legato fortemente alla crescita sociale ed economica della comunità di riferimento”, considerando fondamentale dal punto di vista sociale, educativo e formativo sostenere percorsi che prevedano l’avvio dei giovani all’attività sportiva considerata fattore di crescita e formazione;

nella realizzazione, a carico del BFC, di un tratto del tracciato dell’“Asse Intermedia di Pianura”, infrastruttura inserita come opera strategica e prioritaria nel piano provinciale per la mobilità (PMP) della Provincia di Bologna (approvato il 31/03/2009). Si tratta, in particolare, dell’adeguamento della via Prati tra lo svincolo della Lungosavena e la via San Donato, con annessa realizzazione di una rotatoria nell’innesto tra la via Prati e la via San Donato;

nell’opportunità di rinnovare la dotazione degli impianti sportivi di proprietà del Comune bisognosi di robuste manutenzioni, ristrutturazioni e adeguamenti impiantistici e normativi per rispondere adeguatamente alle esigenze della comunità locale. A tal scopo all’interno del centro, a totale carico del BFC, sarà realizzata un’area dedicata, con accesso proprio, ad uso del Comune di Granarolo dell’Emilia e delle società sportive ad esso convenzionate composta da un campo regolamentare in sintetico con tribuna coperta, spogliatoi, locali direzionali e di servizio oltre a due campi in sintetico di dimensioni minori, comunque idonei per allenamenti e “calcio a 5 ”. La relativa manutenzione straordinaria e le utenze saranno a carico del BFC per un periodo di 50 anni. La proprietà di tale area sarà ceduta gratuitamente al Comune.

Preso atto che la realizzazione di un unico centro sportivo che raccoglie ed incrementa le attuali attività sportive del BFC frammentate sul territorio è stata considerata prioritaria dalle parti poichè il BFC “rappresenta un patrimonio culturale e sociale oltre che sportivo per l’intero territorio metropolitano bolognese”. Il progetto presentato si profila come un nuovo polo funzionale di valenza sovracomunale che, come dichiarato dalle stesse parti nel Protocollo, ha una rilevanza per l’intero territorio provinciale sia dal punto di vista ambientale, sia urbanistico sia socio economico.

Ci si domanda quindi perché è stato scelto di promuovere il progetto, arrivando già alla firma di un Protocollo di intesa, con un percorso che esula dai processi ordinari e degli strumenti di pianificazione presenti nel territorio e dall’importante percorso partecipato oggi messo in campo dal Piano Strategico Metropolitano [vedi nota in fondo su che cos’è il PSM].

Considerando l’ampia portata territoriale del progetto, il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (PTCP) è il primo strumento di pianificazione attraverso cui valutare opportunità e ripercussioni con tutti gli Enti locali interessati, e quindi poter giungere ad una scelta localizzativa trasparente e sostenibile. In coerenza con il PTCP, i Piani Strutturali Comunali (PSC) vigenti individuano già una serie di aree (anche di riqualificazione) idonee alla localizzazione di poli funzionali, che assicurerebbero di ottenere “una unica localizzazione dotata delle infrastrutture di accessibilità necessarie e che presenti le adeguate caratteristiche di sostenibilità ambientale economica e sociale”. (senza necessità di avviare un procedimento in variante). Al contrario nel Protocollo di intesa la considerazione delle “molteplici opportunità offerte dal territorio metropolitano di area vasta sia dal punto di vista delle dotazioni e delle specificità territoriali, economiche e sociali”, rimane una mera dichiarazione che non è sostanziata da alcuna valutazione né concertazione interistituzionale.

Nel merito la proposta:

  • consuma 22 ettari di suolo agricolo e di questi ne impermeabilizza almeno 2 ettari (e i campi da calcio in sintetico?) individuando un’area che neppure risulta in continuità con il tessuto urbanizzato e non prendendo in considerazioni localizzazioni alternative magari già contemplate negli strumenti di pianificazione territoriale ed urbanistica: un esempio poco lontano è l’area CAAB ancora in via di completamento nella quale è già prevista un’area attrezzata specializzata di nuovo insediamento proprio al confine con il Comune di Granarolo dell’Emilia altre opportunità potrebbero essere offerte dalle aree dismesse o già individuate come ambiti di riqualificazione;
  • non è sostanziata da nessuna valutazione in merito alla sostenibilità ambientale e infrastrutturale; non risulta presente nessuna accessibilità pubblica infatti l’area non è servita dal Servizio Ferroviario Metropolitano (SFM) ne da significativi collegamenti pedonali o ciclabili se non con il centro urbano di Granarolo dell’Emilia. L’unica accessibilità reale è quella viabilistica e anche le infrastrutture viarie al servizio dell’area devono comunque essere adeguate o sono da realizzare; di fatto ci troviamo a 5 km dalla prima infrastruttura significativa (tangenziale). A tali condizioni sembra già problematico capire come accederanno giornalmente al centro i cinquecento ragazzi delle venti squadre giovanili del BFC che ora si allenano nei diversi campi della provincia e ancor più difficile è pensare ad un possibile futuro sviluppo dell’area con l’ipotesi di trasferimento dello Stadio che ben altri impatti avrebbe e che risulterebbe insostenibile se non servito da una linea di trasporto pubblico su ferro. [vedi nota in fondo sul disegno di legge Stadi presentato dal governo Monti]
  • le ragioni di scambio sembrano irrisorie; l’interesse pubblico dichiarato e che, per legge, deve necessariamente sostanziare la procedura prevista di Accordo di Programma in variante alla strumentazione urbanistica sembra essere ben poca cosa rispetto all’interesse privato dell’operazione sia per la valorizzazione dei 22 ettari del centro sportivo (di proprietà di Gian Paolo Rimondi socio del Presidente del BFC) e dei terreni circostanti (altri 30 ha risultano di prorietà di Guaraldi, Presidente del Bologna FC e ci chiediamo di chi sono le aree limitrofe che conseguentemente alla realizzazione del progetto aumenteranno il loro valore profilando ulteriori desideri di espansioni urbanistiche) sia per la permuta di un terreno edificabile in centro a Granarolo dell’Emilia.Non a caso questo dubbio è stato in primis manifestato dal mondo sportivo che chiede di investire nella squadra piuttosto che in valorizzazioni immobiliari.

Se questo tipo di decisioni vengono prese in altri luoghi e con queste modalità, la domanda a questo punto è che cosa stiamo facendo oggi in questa sede del Piano Strategico Metropolitano e che cosa state chiedendo di discutere alle moltissime associazioni che hanno scelto di impegnarsi in questo importante percorso di partecipazione.

Chiediamo quindi alla Provincia di spiegare ai partecipanti al tavolo del PSM e all’intera collettività metropolitana quale ragioni l’abbiano spinta a lavorare in tavolo separato a strategie di sviuluppo come quelle oggetto dell’accordo invece che portare il progetto al tavolo del PSM come viene richiesto a tutti. Dopodichè potremo valutare la nostra permanenza al tavolo stesso.

Bologna, 23/05/2012

Comitato locale del Forum Italiano dei Movimenti per la Terra e il Paesaggio

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NOTE

Che cos’è il Piano Strategico Metropolitano (PSM) di Bologna

Il Piano Strategico Metropolitano è un processo volontario e collegiale, di più soggetti pubblici e privati, teso alla condivisione e alla costruzione di una visione del futuro del nostro territorio, e mirato al suo posizionamento sulla scena regionale, nazionale e internazionale. In esso trovano esplicitazione le differenti rappresentazioni dei problemi e delle priorità; si confrontano e trovano mediazione interessi e bisogni anche antagonisti; si mettono a punto gli obiettivi e le strategie necessarie; si definiscono i progetti possibili, le risorse potenzialmente utilizzabili e soprattutto si raccolgono le assunzioni di responsabilità dei diversi partner, pubblici e privati.

È promosso da Comune di Bologna, Provincia di Bologna, Regione Emilia-Romagna, e da Associazioni e Unioni dei Comuni, Università, Associazioni di categoria, Fondazioni bancarie, Legacoop.

 

Il decreto (truffaldino) sugli stadi (AC2800)

Da questo punto di vista l’operazione del Bologna FC potrebbe anticipare, giocando di sponda con le “strane notizie” che provengono dal Parlamento: a quel che pare è diventato “urgente e indifferibile” costruire stadi sportivi su aree a verde agricolo, e farlo in barba alle regole, ai piani e alla Costituzione. Il governo ha appena rilanciato, peggiorandolo, un disegno di legge sugli stadi (AC 2800), presentato a inizio legislatura dal governo Berlusconi per “favorire la costruzione di impianti sportivi a sostegno della candidatura dell´Italia a manifestazioni sportive internazionali”. Ma lo sport ha il ruolo di un cavallo di Troia: gli articoli della legge (già approvata al Senato e in discussione alla Camera) incoraggiano infatti la costruzione, intorno agli stadi, di zone residenziali e di servizi alberghieri e del terziario: ovvero vere e proprie new towns. Un progetto scellerato che sembrava essere stato messo da parte dopo la denuncia dell’ennesima “deregolation” urbanistica berlusconiana ma che il tecnico Monti prontamente riesuma. Si parla di impianti sportivi ma con annessi “complessi multifunzionali” tali da comprendere “ogni altro insediamento edilizio” anche in aree non contigue, con “attività residenziali, direzionali, turistico-ricettive e commerciali”; e in compenso, anche a livello nazionale, non si accenna minimamente al tema dell’accessibilità a queste zone, che anche il semplice buon senso vorrebbe fossero ben servita da mezzi pubblici e tali da poter sopportare gli intensi flussi di traffico durante le competizioni sportive. Inoltre addirittura non esclude esplicitamente alcuna area o ambito sottoposto a vincoli archeologici, paesaggistici, idrogeologici, ambientali.

Il Disegno di legge pro- stadi-e-cemento individua, come spesso accade, una procedura speciale semplificata di approvazione dei progetti che, di fatto, diventerebbe l’iter ordinario e permanente per ogni intervento che coinvolga impianti sportivi con capienza di almeno 7500 posti a sedere allo scoperto o di 4000 al coperto; questa procedura riguarderebbe anche i “complessi multifunzionali” ad essi collegati e arriva a comprendere ogni altro insediamento edilizio anche in aree non contigue, con attività residenziali, direzionali, turistico-ricettive e commerciali. L’individuazione delle aree per la realizzazione di nuovi impianti sportivi o di nuovi complessi multifunzionali andrà poi supportata da uno studio di fattibilità, ma non esclude esplicitamente alcuna area o ambito sottoposto a vincoli archeologici, paesaggistici, idrogeologici, ambientali. Nel disegno di legge inoltre, non è contemplato alcun criterio per valutare la dimensione degli interventi previsti. Se poi sono i Comuni a valutare “ogni altro insediamento edilizio ritenuto necessario ed inscindibile ai fini del complessivo equilibrio economico e finanziario della costruzione e gestione del complesso multifunzionale medesimo”, si potrebbe arrivare a costruire una nuova città in una zona per tenere in equilibrio “economico e finanziario” la costruzione di uno stadio in un altra zona urbana.

2 commenti

  1. Credo che oltre alla perdita di terreno agricolo (così possiamo comprare i pomodori della cina – più salubri e meno inquinanti) si dovrebbe anche considerare il consumo di acqua (stimati in 22.000.000 litri in pochi mesi e l’elettrosmog della linea a 220 Kv (sotto alla quale sembra che Terna abbia dichiarato che l’influenza del relativo campo elettromagnetico è pari 3 microTesla.

  2. con tutte le aree già urbanizzate che ci sono dovete andare a devastare altro terreno fertile? Vergognatevi.

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