Campania: c’erano una volta le “chiare, fresche e dolci acque” della Baia di Sapri

A Sapri la realizzazione di un porto turistico con annessa urbanizzazione di turno sta distruggendo un bellissimo pezzo di Campania.

Non conoscevo quel luogo ai piedi della ripida collina boscata che scende fino al mare della baia di Sapri. Proprio là sotto sgorgano due sorgenti  perenni, chiamate l’Acqua Media, a cui si attribuiscono proprietà  curative. Tanto è vero che fino a pochi anni fa gli abitanti se la portavano a casa.

L’acqua sorgiva forma un piccolo stagno di pochi metri quadrati: piccolo proprio perché in tempi non lontani l’area delle sorgenti è stata quasi del tutto cementificata.  Per realizzare naturalmente un porto turistico – commerciale megagalattico e superfluo, come sussurra qualcuno.

Mi piace pensare che quelle sorgenti esistessero anche nella classicità e che Greci e Romani considerassero quel luogo  come sacro, dove vi abitava una qualche divinità, per le sue acque limpide, la vegetazione che vi cresceva  e le specie animali che vi abitavano. Viene infatti da pensare alle Fonti di Clitunno, vicino Spoleto, di cui Giove Clitunno era il nume tutelare . Virgilio  “attribuisce alle sue acque poteri miracolosi (i buoi destinati al sacrificio diventavano candidi se si bagnavano nelle sue acque)”. Plinio scriveva all’amico Romano:  “Hai mai visto la fonte del Clitumno? Se non ancora (e penso di no, diversamente me lo avresti raccontato), va’ a vederla. Le rive sono rivestite da molti frassini e molti pioppi, numerabili nell’ immagine verde che la trasparenza del fiume riflette, quasi fossero sommersi. La freschezza dell’acqua potrebbe competere con le nevi e neppure la sua brillantezza è ad esse inferiore”.

Naturalmente il paragone è un poco azzardato, ma è molto probabile che naviganti greci si fermassero alle fonti  di Sapri per riempire gli otri di acqua, e gli abitanti delle ville romane mandassero i loro servitori a fare altrettanto.  Ma è anche  molto probabile che il luogo fosse frequentato per le proprietà curative delle sue acque.

Ai tempi nostri, invece, amministratori in cerca di immortalità hanno pensato di costruire un porto con  finanziamenti  europei: fondi male elargiti e male spesi e naturalmente risultati insufficienti a terminare e rendere funzionante il “coso”, che si trova proprio dirimpetto all’atro coso in cemento armato, il così detto ex cementificio.

L’angolo della magica baia è stato così deturpato, e la fonte con le sue grotte lasciata in abbandono, come tutti possono osservare, se caso mai capitasse passare di là.

Il magico luogo comprendeva pure la spiaggetta dei “confetti”, così detta per la forma dei suoi sassolini bianchi. Anch’essa ingoiata nelle banchine del porto. Certo chiunque abbia voluto e progettato questa mega struttura portuale non aveva molto chiaro il bisogno di natura e della qualità della vita.

Il luogo rischia inoltre di essere ulteriormente deturpato da progetti,  sempre in agguato, di villette sulla collina, campi da golf, centro commerciale o altro ancora.

La struttura portuale è lì che aspetta di essere “valorizzata” attraverso la crescita economica e lo sviluppo, così tanto agognati da amministratori desiderosi di passare alla storia.

Paolo Abbate