Considerazioni sul terremoto del maggio 2012

di Luciano Baruzzi *

Prima di tutto voglio esprimere il dispiacere e le condoglianze per tutti i decessi in seguito alle devastanti scosse sismiche di questi giorni. Voglio comunque esprimere il mio parere da laureato in Scienze Geologiche all’Unibo nel lontano 1965.

Già allora come studenti esprimevamo il dissenso per la mancanza dell’utilizzo del Geologo per lo studio e gli interventi sul territorio italiano, particolarmente fragile dal punto di vista della struttura geologica. Insieme agli studenti delle facoltà italiane chiedemmo addirittura il Geologo Condotto in ogni Comune per immediati interventi sia in caso di terremoti che di dissesti idrogeologici, tanto presenti ovunque. Ci fu risposto negativamente da vari ministri e in seguito purtroppo paghiamo i costi tremendi di questa decisione anomala.

Personalmente ho continuato insegnando per 35 anni la geografia ambientale nell’unica scuola dove è previsto questo insegnamento con un insegnante specifico: l’Istituto Tecnico Commerciale. Ho continuato anche collaborando con le storiche Associazioni Ambientaliste: Italia Nostra e WWF Italia. Recentemente ho partecipato alle riunioni che si tenevano a Firenze riguardanti la “Festa della Geografia”, inoltre attaccato alla parte interna della porta di casa vi è la Geologica Map of Italy, con tutte le caratteristiche geotettoniche del nostro Paese, sismico ovunque con l’eccezione della Sardegna essendo questa una zona antica quindi geologicamente stabile.

Si definiva fin dai tempi universitari come sismica, anche se in modo leggero, anche la Pianura Padana, in quanto sotto il mantello alluvionale depositato di “recente” dove vi era il mare padano, continua la struttura delle pieghe appenniniche, che si raccordano a quelle alpine, pertanto è normale che oltre alle pieghe ci siano anche le faglie, che sono poi quelle che determinano i terremoti spostandosi.

Infatti tutta la Penisola italiana è compressa dalla Zolla Africana che spinge il nostro Paese verso la Zolla Euroasiatica, in questo modo si mettono in movimento tutte le faglie presenti e si generano i terremoti.

Insisto, come tutti, nel dire che questi sono assolutamente IMPREVEDIBILI, rimane solo da studiare la dislocazione delle strutture mobili per evitare opere dell’uomo in corrispondenza di tali strutture.

Si può pensare che allora non si debba costruire da nessuna parte, ma esiste la tecnica costruttiva antisismica che va applicata ovunque a norma di legge, quando la legge esiste come per esempio in Romagna e in altre parti.

Infatti ribadisco che l’unico modo per difendersi è l’edificio antisismico, mentre invece abbiamo visto crollare nella zona terremotata capannoni costruiti senza tenere conto della sismicità di quell’area, approfittando anche del fatto che gli studi incompleti non definivano bene l’area come sismica.

È indispensabile quindi pensare alla ricostruzione in tempi brevi a norma di una nuova legge (non deve succedere come all’Aquila o come la zona del Belice – Sicilia occidentale – l’Irpinia, etc. dove esistono ancora le baracche o container che ospitano la popolazione).

Si deve tenere conto in maniera spinta della PREVENZIONE, per non intervenire a disastro avvenuto.

Ricordo quanto scrissi subito dopo al terremoto del Friuli nel 1976, che interessò anche la zona dove abitavo, il Veneto e naturalmente Bassano del Grappa, quando intervenni su un periodico locale che titolò: “E’ emersa ancora l’impreparazione”, mettendo in evidenza anche allora il crollo di edifici recenti che travolsero le persone presenti, ma in effetti allora non esisteva, stranamente, la conoscenza dell’area come sismica. Nacque in quel periodo, per opera del Senatore Zamberletti, la Protezione Civile, e i friulani furono molto attivi nella ricostruzione.

Anche allora ricordo che si sparse la voce (diffusa da un fantomatico frate) nel vicentino di un terremoto disastroso una certa sera; tutte le persone credettero a questa voce e fuggirono nelle zone aperte. Naturalmente non si verificò nulla, e già allora l’incultura dava credito a indovini, falsi profeti etc. invece che agli scienziati. La falsa credulità dovuta all’impreparazione della persone continua fino ad oggi: ieri dopo la scossa delle 13:00, mentre mi trovavo in una zona cortili zia di un palazzo comunale, qualcuno mi ha preso, mentre parlavo, per un “sensitivo”, ed ho dovuto spiegare la mia qualifica e la natura delle scosse sismiche.

Quindi è ESTREMAMENTE importante discutere questi concetti nelle scuole fin dalle classi iniziali, continuando anche all’Università pur se non si tratta di una facoltà scientifica: è ciò che fanno poi in Giappone, in California, nella attuale Russia meridionale, in Canada (montagne rocciose), dove la conoscenza facilita la comprensione del fenomeno fra le persone senza generare panico come sta succedendo in questi giorni, non solo nella zona interessata ma anche altrove.

NON DEVE PIU’ EMERGERE L’IMPREPARAZIONE e Geologi, Geografi, Ingegneri Ambientali etc. devono essere ascoltati a tutti i livelli, senza che a fare divulgazione scientifica sia un giornalista come Bruno Vespa, che l’altra sera, 29/05/2012, ha interrotto bruscamente lo scienziato – il geologo Prof. Boschi – che stava evidenziando le cose da non fare per trovare i fondi per un intervento rapido nella ricostruzione.

Ripeto anch’io queste assurdità che erano previste e già contestate da scienziati esperti, dalla gente comune:

– la galleria di valico lungo il nuovo tracciato dell’autostrada del sole, galleria che sta provocando un sacco di guai alla popolazione dei piccoli paesi presenti in zona: disseccamento dei pozzi da cui attingono acqua, piccolo o grandi frane (si tratta di argille o arenarie quindi rocce spesso incoerenti), danni alle case con fessurazioni che ne determinano l’inabitabilità. Già una volta è intervenuto il giudice di Bologna ed è in atto la protesta civile dei montanari di quell’area;
– l’assurdo acquisto di un centinaio di bombardieri non si sa bene a che scopo;
– il blocco, già praticamente avvenuto, del ponte sullo stretto di Messina in zona altamente sismica e contestato dalla stessa popolazione che si affaccia sullo stretto;
– la Tav Val di Susa, infrastruttura già inutile di per sé ma ora in questa situazione critica dovuta al terremoto ed alla necessità di trovare fondi per la ricostruzione;
– la scelta già fatta e positiva di non costruire centrali nucleari.

C’è da ribadire ancora, come ho scritto di recente in una lettera pubblicata su “La Stampa”, che l’opera pubblica più importante, non solo per la Sicilia ma per tutta l’Italia, è l’assetto idrogeologico generale per evitare i periodici disastri che avvengono in varie parti.

A questo punto mi sembra di avere sviscerato l’argomento ma resto comunque a disposizione per eventuali chiarimenti. Certo ci sono i colleghi geologici a più alto livello, ma questo mio intervento vuole essere un’iniziativa per arrivare più a fondo nell’opinione pubblica, nelle scuole, fra la gente comune.

Desidero anche citare ciò che ho scritto nel libro recente “E poi?… Mangeremo bulloni”, dove nel capitolo 11 pagina 129, si titola: “I terremoti in Italia ed il recente in Abruzzo”; in questo capitolo viene spiegato, anche abbastanza sinteticamente, tutto il meccanismo dell’Italia sismica.

Ringrazio per l’attenzione e particolarmente chi vorrà leggere queste note per una migliore conoscenza della situazione attuale e passata, perché credo sia importante conoscere le vicende passate del nostro Paese per una difesa del patrimonio Storico, Artistico e Naturale che risulta il migliore del mondo: NON SI DIFENDE CIO’ CHE NON SI CONOSCE.

* Luciano Baruzzi
Laureato in Scienze Geologiche Unibo 1965, già insegnante di Geografia Ambientale e del Turismo negli ITC di Bassano del Grappa (VI) e Lugo di Romagna (RA)
tel. 0545/26187 (con segreteria telefonica)

Un commento

  1. Grazie al prof. Baruzzi. Queste sono le persone che dovrebbero essere ascoltate in Italia. Confrontiamo invece il suo scritto con la norma pro rigassificatori contenuta nel Decreto Sviluppo di cui si è avuta notizia proprio oggi. Costruire nuovi rigassificatori serve solo alla balorda idea di fare dell’Italia l’hub del gas (come se non ci fosse bastata l’esperienza dell’hub del petrolio che ci ha lasciato montagne di impianti dismessi e terreni da bonificare). Dove stoccare il gas prima di rivenderlo? Un’idea era proprio sotto la pianura Padana (sembra un’idea abbandonata dopo il teremoto). Ma se l’Italia è tutta più o meno sismica? Basterà una leggina che abbasserà il grado sismico? Condivido l’idea di partire dalle scuole, speriamo che tramontata l’era delle tre I si ritorni alla serietà, magari incrementandola

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