Roma: dal “pianificar facendo” all’urbanistica “casuale” – L’ennesimo attacco all’Agro Romano

ENNESIMO ATTACCO ALL’AGRO ROMANO

La Giunta di Roma per risolvere l’emergenza abitativa ha individuato 160 aree offerte dalla proprietà fondiaria da utilizzare per l’”housing sociale” e per altre finalità di interesse pubblico, per un totale di 1900 ettari ricadenti su Agro romano.

La motivazione di questo progetto è da attribuire alla scomparsa, attraverso i deprecabili Accordi di Programma, delle aree di riserva dal P.R. di Veltroni approvato nel 2008, contrastato da Italia Nostra.

Italia Nostra è assolutamente contraria a tale iniziativa in primo luogo perché porta ad una dispersione caotica dei nuovi insediamenti residenziali che non rispondono ad alcun progetto di città ma sono determinati casualmente in base alle offerte della proprietà fondiaria.

Prima di pensare a nuove urbanizzazioni dell’Agro romano, sarebbe piuttosto necessario utilizzare le aree e i fabbricati dismessi o sottoutilizzati da censire immediatamente per trovare soluzioni alternative e più articolate all’emergenza abitativa.

Roma Capitale passerebbe altrimenti da una politica urbanistica del “pianificar facendo” ad una politica urbanistica “casuale”, non essendo evidentemente capace di una elaborazione e progettazione della città che risponda alle reali esigenze dei suoi abitanti.

In secondo luogo non è accettabile questo ennesimo attacco all’Agro romano, o meglio a quel che resta dell’agro stesso, che costituisce un elemento fondamentale di identità e di bellezza panoramica e paesaggistica che incantò i grandi viaggiatori del settecento e ottocento, a partire da Goethe.

La stessa Variante al Piano regolatore cosiddetta delle Certezze del 1997, approvata definitivamente nel 2007, stabiliva che l’Agro romano doveva essere un’invariante rispetto ad ogni evoluzione del Piano Regolatore successiva.

Le stesse caratteristiche richieste alle aree sono ambigue e ingannevoli: ad esempio la distanza massima da strutture di mobilità pubblica viene stabilita in ben 2 chilometri e mezzo rispetto non solo alle stazioni esistenti ma anche a quelle previste, senza peraltro subordinare la realizzazione dell’insediamento alla preventiva realizzazione della stazione relativa.

La stessa verifica di compatibilità delle aree con il Piano Territoriale Paesistico Regionale adottato dalla Giunta Regionale è aleatoria in quanto le norme di salvaguardia stabilite dal PTPR, se non approvato dal Consiglio Regionale, decadono nei primi mesi dell’anno prossimo.

Italia Nostra ritiene necessaria una moratoria di almeno 1 anno per le trasformazioni urbanistiche di rilevante entità come questa, per ripensare e approfondire un tema così importante per il futuro della città.

Sindaco Alemanno, rinunci al progetto per non macchiarsi di questa offesa alla Città e al suo Agro.

(Comunicato Stampa di Italia Nostra, 18 giugno 2012)

2 commenti

  1. L’Italia non uscirà mai da questa situazione senza una legge quadro nazionale che porti ad un riordino complessivo delle attività urbanistiche, per prima cosa eliminando la storica questione delle rendite fondiarie ma anche di quelle edilizie non sufficientemente, anzi non eque, risolte con l’IMU. Il controllo deve essere affrontato nelle dimensioni territoriali dei sistemi urbani e non lasciato all’arbitrio localistico. Occorre dare forza ad una pianificazione dal basso e quindi democraticamente partecipata, unitamente alle rappresentanze dei governi locali e dei partiti politici. Solo coinvolgendo la politica e obbligandola alla reale partecipazione e quindi al controllo pubblico democratico si può sperare di abbattere la serpe strisciante degli speculatori che amano nascondersi nell’ombra e sotto la “copertura” di una politica corrotta o corruttibile.

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