Appello ai ministri: salvate l’Agro Romano da una nuova colata di cemento!

Al Ministro dei Beni e le Attività Culturali Prof. Lorenzo Ornaghi

Al Ministro delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali Dott. Mario Catania

Al Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare Prof. Corrado Clini 

Bra (Cuneo), 11 Luglio 2012

Oggetto: Richiesta urgente.

Ci permettiamo di rivolgerVi questo appello urgente per scongiurare l’attuazione del progetto di “Housing Sociale” dell’Amministrazione capitolina, un intervento che avrebbe esiti devastanti per l’Agro Romano.

Lo sviluppo dell’edilizia residenziale a Roma negli ultimi anni è quantificabile in milioni di metri cubi. Nonostante l’eccesso di offerta immobiliare, le fasce deboli della popolazione stentano tuttavia a trovare alloggi: una situazione paradossale perché mal governata, che genera sprechi inauditi.

La risposta dell’Amministrazione di Roma a questo problema è peggiore del male: un piano di Social Housing che afferisce in parte al PRG vigente, in parte al Piano Casa. Individuando cosiddetti “ambiti di riserva a trasformabilità vincolata”, il piano prevede la realizzazione di complessi residenziali nell’Agro Romano, lo stesso celebrato dai grandi viaggiatori dell’Ottocento – da Goethe a Gogol, da Byron a Stendhal – e tutelato come bene paesaggistico di eccellenza coerentemente con i Principi Fondamentali della Costituzione Italiana, Art. 9.

L’Amministrazione capitolina, con Delibera di Giunta n. 315 del 15 ottobre 2008, ha dato l’avvio all’operazione con un invito pubblico volto a individuare le aree disponibili. A inizio 2012, 160 delle oltre 330 proposte inviate da proprietari terrieri, corrispondenti a circa 2.300 ettari di territorio comunale, sono state ritenute ammissibili.

La Giunta capitolina vuole procedere rapidamente all’approvazione di una variante urbanistica che consenta la costruzione di almeno 30mila nuovi alloggi su queste 160 aree, in prossimità di zone preziose – alcune addirittura vincolate – come il Parco dell’Appia Antica, il Parco di Veio o le Riserve Naturali del Litorale Romano e della Marcigliana.

Questo piano, signori Ministri, va bloccato per molte ragioni.

La prima, fondamentale, è la tutela dell’Agro Romano come bene culturale, inteso in senso sia paesaggistico, sia archeologico.

La millenaria commistione di paesaggio agricolo e testimonianza antica rende insufficiente la tutela del singolo sito e richiede, invece, una profonda attenzione alla continuità del tessuto territoriale: sono i vasti ambiti dell’Agro a dover essere tutelati, come già fatto con il comprensorio della via Ardeatina.

La seconda ragione, altrettanto importante, è che l’Agro non è solo una riserva unica sul piano culturale, ma è per la Capitale una riserva ambientale e alimentare di prim’ordine, qualitativo e quantitativo.

Una superficie naturalmente vocata allo sviluppo di un’agricoltura sostenibile, di una catena logistica virtuosa a chilometro zero e di multifunzionalità per le aziende agricole.

La terza ragione è la completa inadeguatezza del piano di “Housing Sociale” rispetto alle esigenze delle persone cui si rivolge.

Esse sarebbero alloggiate in ghetti urbani lontanissimi da tutti i servizi (il piano prevede una deroga per innalzare a 2,5 km la distanza ammissibile delle abitazioni dalle linee – si badi, non dalle fermate! – di trasporto pubblico). Il Comune sarebbe tenuto a realizzare tutte le infrastrutture necessarie, vista la localizzazione in aperta campagna, dando il colpo di grazia alle aree verdi interessate.

La quarta ragione, non meno solida delle altre, è di ordine meramente economico.

Le periferie (e non solo) di Roma come di tante città italiane sono piene di abitazioni nuove, vuote, che presto diventeranno obsolete, come già accade in Spagna: secondo stime Nomisma, ci sarebbero in Italia 700.000/800.000 alloggi in attesa di acquirente. Nella Capitale sono migliaia: risorse ingenti, in gran parte sconosciute, che l’Amministrazione può riscoprire per far fronte all’emergenza abitativa; milioni di metri cubi inutilizzati, di proprietà pubblica, che una sana spending review potrebbe censire e destinare al recupero a fini residenziali. Un’iniziativa che, a costi competitivi, potrebbe comunque fornire lavoro a un settore, quello edile, in stato di profonda crisi.

Il Forum Italiano dei movimenti per la terra e il paesaggio ha già inviato due lettere al Sindaco di Roma Gianni Alemanno per sollecitare il censimento degli edifici sfitti, vuoti e inutilizzati, senza ricevere alcuna risposta.

Si tratta di elementi di conoscenza di estrema importanza per monitorare lo stato dell’offerta edilizia e ragionare sul fenomeno del consumo di suolo nel Comune di Roma.  Un recentissimo studio dell’Ispra rileva un incremento della superficie impermeabile nella Capitale pari a più di 300 ettari annui.

Per tutti questi motivi vi chiediamo di attivarvi con i poteri di cui disponete per la salvaguardia dell’Agro Romano, inibendo e bloccando ogni iniziativa irreparabilmente offensiva di questo patrimonio storico, ambientale, paesaggistico e agricolo.

Certi di incontrare la Vostra attenzione e sensibilità, restiamo in attesa di una Vostra parola e salutiamo con viva cordialità.

Per il Forum Italiano dei Movimenti per la Terra e il Paesaggio
Alessandro Mortarino
(Coordinatore nazionale del Forum Italiano dei Movimenti per la Terra e il Paesaggio)

9 commenti

  1. ma una petizione non si può organizzare?? Cosetta mi piace molto il tuo post, mandiamo avanti anche questa iniziativa!

  2. Gentile Stefano Poppi : il problema è sempre lo stesso : a livello legislativo si potrebbero fare tante cose ma non siamo noi a poterle decidere : mentre noi siamo qui a parlarne le decisioni vengono prese da altri e non sempre nell’interesse comune;
    Gentile Mario Iacobelli : “chi di speranza vive disperato muore” recita il vecchio proverbio e purtroppo temo sia vero : le “istituzioni superiori” tutelano – spesso se non sempre – interessi di pochi : lobby o “poteri forti” che dir si voglia , che difficilmente possono coincidere con quelli collettivi (questa tesi è stata sostenuta pubblicamente ad es. , durante la campagna per l’acqua bene comune, non da pericolosi sovversivi ma da padre Alex Zanotelli, padre comboniano, che ha dedicato la sua vita ad aiutare i più poveri della terra e lottare contro le ingiustizie, sviluppando anche per questo un visione molto lucida della realtà che ci circonda)
    i nostri commenti sui forum possono aiutarci a chiarire e mettere in comune delle idee, ma da soli servono a poco se non riescono poi a tradursi in azioni concrete : i palazzinari/speculatori e gli amministratori che gli fanno da sponda se ne fregano altamente dei nostri commenti : scambiarsi le idee ed indignarsi sui forum può essere utile ma non basta: non è più tempo di commentare: occorre “rimboccarsi le maniche” ed agire, lottare “con le unghie e con i denti” per salvare quel poco che ancora rimane : in questo senso hanno dato un magnifico esempio i comitati anti – discarica, opponendosi senza soggezione – leggi alla mano – contro scelte palesemente errate da un punto di vista tecnico (per inettitudine o forse perchè volte in ultima analisi a favorire i “soliti noti” ) che le “istituzioni superiori” a livello locale hanno tentato di imporre con l’autorità e con la forza, trovandosi poi costrette a fare marcia indietro: se nessuno si fosse opposto – secondo legge ma con decisione e con forza -avrebbero tirato dritto per la loro strada, fregandosene di tutto : salute dei cittadini, vincoli paesaggisti ed archeologici e qualsiasi altra cosa, pur di portare a termine i loro sporchi giochi
    Così come esemplare è anche la lotta che i cittadini di Albano stanno conducendo contro un inceneritore – ed annessa discarica, la cui vicenda, costellata di irregolarità e di favori più o meno espliciti ai “soliti noti” (chi lucra da sempre sulla cattiva gestione del ciclo dei rifiuti) “puzza di bruciato” fin dal suo inizio.
    Con le parole e basta, se confinate nell’ambito di un forum, dove per di più si presume vi sia una certa condivisione di vedute, si ottiene veramente poco
    approfitto per rettificare in parte il contenuto del precedente intervento: non avendo recepito bene, causa una lettura frettolosa, il contenuto dell’articolo, credevo si fosse davanti ad un “cliché” già visto innumerevoli volte : speculatori di turno che acquistano terreni agricoli a poco prezzo e si arricchiscono grazie ad una “provvidenziale” variante o altro strumento urbanistico che li trasforma in edificabili; palazzinari (se non sono gli stessi) che fanno il resto, invece mi qui la situazione dovrebbe essere in parte diversa: se non ho capito male sono gli stessi proprietari che si vedrebbero riconosciuto un diritto ad edificare, quindi sarebbero loro stessi i “piccoli speculatori” della situazione e pertanto non avrebbero in linea di massima interesse a vendere i propri terreni?

    confermo in ogni caso (per quel poco che può servire) la disponibilità e la ferma intezione di partecipare ad ogni iniziativa concreta (dalla semplice racoclta di firme fino ad iniziative di maggiore impegno : interessante ad es. la proposta di Cosetta

    Luigi

  3. L’invivibilità a cui veniamo costretti per le convenienze economiche delle lobbi del cemento,necessiterebbe di un’attenta analisi sui danni provocati alla salute dei cittadini ed i danni irreversibili che il territorio subisce.Questi dimostrabili danni dovrebbero indurci a pensare ad una class action da parte dei cittadini,per ora non ci resta che sperare nelle istituzioni superiori visto che Roma è gestita da gente a dir poco irresponsabile.

  4. Stanno divorando, in pochi decenni, tutto ciò che di bello e utile ci era stato lasciato ( gratuitamente) da chi ci ha preceduto. Siamo vittime del ricatto INVESTIMENTI = LAVORO = RICCHEZZA anche se questa va poi nelle mani dei soliti speculatori.
    propongo una strada : Imporre un elevato prelievo fiscale ( 60 – 70 % ) sulla rendita derivante dalla vendita di questi terreni ora censiti come agricoli. Forse non servirà a contrastare la cementificazione ma certamente alcuni, speriamo molti, ci ripenserebbero.

  5. Buomgiorno
    Concordo pienamente con l’iniziativa, che propongo di non lasciare isolata ma accompagnare con tutto quello che si può mettere in campo, ad iniziare ad es. da una raccolta di firme ma non solo :
    : per Concetta : forse la manifestazione non era stata divulgata abbastanza, altrimenti saremmo stati almeno in cinque… (ma credo anche molti di più)
    se le autorità interpellate rimarranno “sorde” e indifferenti agli appelli, per quanto mi riguarda sono disposto ad “autotassarmi” per mettere insieme (spero con altre centinaia o migliaia di persone che la pensano allo stesso modo, maggiore è il numero, minore sarebbe il contributo pro-capite) per acquistare almeno una piccola parte di quei terreni e sottrarli al cemento e fare in modo che vengano destinati ad attività eco – compatibili : condivido in pieno l’idea di Cosetta per i GAT , certo ci vuole qualcuno che conosca bene le normative ma per il resto occorre solo il coraggio di crederlo possibile e di provarci

    Luigi

  6. Quando c’è di mezzo alemanno e la città più fascista d’Italia è difficile che il Buonsenso possa prevalere. Inoltre abbiamo un governo che inneggia alla TAV, dimenticando il dissesto idrogeologico del paese ed altre enormi emergenze, per altro veramente capaci di offrire validissime risposte alla crisi del settore edile. Spes ultima Dea!

    1. Bisognerebbe contattare i 330 proprietari di terreni le cui domande di modifica della destinazione di zona sono state accolte, per convincerli degli effetti devastanti di tale operazione, ma contemporaneamente proporgli un’alternativa equivalente in termini economici, poichè probabilmente queste persone sono agricoltori, o terzisti, che non possono continuare l’attvità agricola come impresa individuale, tradizionale.
      L’alternativa è l’agricoltura “sociale”. Perché non pensare a costituire dei G.A.T.?

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