Lombardia: una legge regionale riconosce il suolo come bene comune

Alla presentazione del Rapporto 2012 sui consumi di suolo presso Regione Lombardia sono stati presentati dati allarmanti riguardo le tendenze di espansione e utilizzo di terreni e suoli “liberi”.

I dati sono frutto dello studio effettuato dal Centro di ricerca sul consumo di suolo, nato dall’intesa tra Legambiente onlus e Istituto nazionale di urbanistica. In particolare, con 120.000 miliardi di m2 di “spazio territoriale” sull’intero pianeta e 7 miliardi di abitanti, si dispongono di circa 17.000 m2 per abitante. Le aree dove si utilizzano di più queste superfici sono gli Stati Uniti dove vi è un consumo di 96.000 m2per abitante; in Europa il consumo è pari a 45.000 m2 (38.000 m2 in Italia) mentre in Africa è limitato a 4.000 m2 per abitante.

In altri termini, a livello mondiale la disponibilità di suolo pro capite non è omogenea: vi sono regioni più ricche che stanno consumando più suolo a scapito delle regioni più povere e delle generazioni future.

Infatti, il consumo di suolo per fini edificatori è un processo pressoché irreversibile che comporta la perdita di ambiente bioriproduttivo, ossia dello spazio indispensabile per la riproduzione del genere umano. Il suolo è un elemento unico, non riproducibile, raro, e le conseguenze di una sua compromissione per causa fisicoantropica sono deleterie.

La legge regionale 25/2011

Alla luce di queste – poco tranquillizzanti – considerazioni, Regione Lombardia ha approvato la legge regionale 28 dicembre 2011, n. 25, entrata in vigore il 13 gennaio 2012, la quale ha aggiornato il Testo unico delle leggi regionali in materia di agricoltura, foreste, pesca e sviluppo rurale (legge regionale 5 dicembre 2008, n. 31). In particolare, la lr 25/2011 ha introdotto nel Testo unico l’articolo 4-quater, il quale si apre con l’enunciazione “la Regione riconosce il suolo quale bene comune”.

A prescindere dal regime giuridico e indifferentemente  dal fatto che si tratti di proprietà pubblica o privata, il  suolo rappresenta un bene di tutti e, quindi, la sua trasformazione comporta il consumo di un bene di tutti,  utile e indispensabile per la vita di ognuno.

Tenuto conto del legame tra suolo e ambiente bioriproduttivo, questo concetto di suolo come bene comune  vale soprattutto per il “suolo agricolo” quale superficie dedicato alla produzione di alimenti, alla tutela della biodiversità, all’equilibrio del territorio e dell’ambiente, alla produzione di beni pubblici quali la qualità dell’aria e dell’acqua, la prevenzione del dissesto idrogeologico, la qualità della vita di tutta la  popolazione e quale elemento costitutivo del sistema rurale. Per questo motivo, la legge stabilisce che la Regione debba considerare le aree rurali quali componenti fondamentali del sistema territoriale e ritiene che i problemi emergenti sul consumo di suolo agricolo debbano essere affrontati con adeguate politiche volte a salvaguardare le destinazioni d’uso di suoli indispensabili all’esercizio delle attività agricole, in una sempre crescente ottica di multifunzionalità. Da qui, l’obiettivo di salvaguardare questo bene comune mediante l’elaborazione di politiche regionali per il contenimento del consumo di suolo agricolo capaci di orientare la pianificazione territoriale. A tal fine, dovranno stabilire le forme e i criteri per inserire negli strumenti urbanistici le apposite previsioni di tutela del suolo, introducendo altresì metodi di misurazione del consumo del suolo agricolo stesso e prevedendo strumenti cogenti per il suo contenimento.

Cambiare prospettiva

In tempi passati, ma non lontani, l’utilizzazione agricola del suolo era considerata poco redditizia, rispetto alle speculazioni e alla redditività del settore destinata inevitabilmente a soccombere di fronte all’incalzare delle pressioni insediative. D’ora in poi, questa funzione, andrà rivalutata e protetta in quanto componente fondamentale del sistema territoriale della Lombardia. La lr 25/2011 manifesta solo un principio. Non si perde in quantificazioni minuziose o strumenti pratici di preservazione del suolo; tuttavia, in quanto unico principio, deve diventare un riferimento, un obiettivo da raggiungere, un punto fermo di riflessione e ragionamento per ogni tipo di approccio e di intervento sul territorio. Gli enti locali, in sede di redazione dei nuovi strumenti urbanistici e di attuazione e di revisione di quelli vigenti, dovranno dimostrare di aver recepito le disposizioni superando le logiche del (recente) passato.

Francesco Catacchio
dottore agronomo e architetto pianificatore

(pubblicato su Intersezioni – 5 settembre 2012)