Il Golfo di Policastro eroso ad opera dell’uomo

Il golfo di Policastro , incorniciato da colline, ricoperte da boschi di sughere,  dove si affacciano antichi paesetti e ricco fino a qualche anno fa di lunghe spiagge ambite dal turismo balneare, sta perdendo lentamente l’unica sua risorsa, quella  naturale e paesaggistica, che rappresenta anche l’unica risorsa economica del territorio.

Le spiagge con dune e gigli di mare, appunto, vengono erose dal mancato apporto di sedimenti a causa di opere umane quali pennelli, barriere soffolte e soprattutto porti turistici piccoli e grandi, mediamente uno ogni 10 km di questa costa magica del Cilento.

Amministratori poco lungimiranti hanno permesso la realizzazione di queste opere. I porti turistici portano senza dubbio dei bei soldini alle casse comunali e, probabilmente, anche agli architetti e ingegneri che spesso siedono sulle poltrone dei Consigli.

Ho sotto le mani uno studio attento realizzato in tempi successivi dal geologo Franco Ortolani , direttore Dipartimento  Pianificazione Scienza del Territorio Università di Napoli Federico  II, che non lascia dubbi  sulle cause della progressiva erosione delle spiagge del Golfo, dove sbocca il fiume Bussento trasportando in mare grande quantità di sedimenti.

Ma, secondo lo studio del prof. Ortolani i sedimenti non vengono più depositati sulle spiagge, diminuendo così notevolmente il ripascimento delle stesse dopo la naturale erosione delle mareggiate. La causa? La costruzione di pennelli e porti come quelli rispettivamente di Capitello e Policastro , paesetti che si affacciano nel Golfo. Non solo dunque spiagge che spariscono velocemente, ma anche lungomare e strade costiere che crollano erosi alla base dalle mareggiate.

Secondo Ortolani è proprio il porto con il suo lungo braccio che si estende nel golfo che, interrompendo il  trasporto di tutti i sedimenti da ovest verso est, condanna  alla scomparsa veloce la lunga spiaggia  tra Policasto e Capitello, della quale rimane oramai solo il ricordo, tra l’altro rappresentato da un cippo, chiamiamolo così, con logo del Parco messo dalla amministrazione di Santa Marina che dice: “Ingresso alla spiaggia. Difendi la tua duna, segui il consiglio dell’amico giglio”.

Queste opere, realizzate “in base ad un assurdo (scientificamente e ambientalmente) progetto”, e probabilmente alcune di esse dotate di tutti i necessari mercenari certificati di validità quali  la valutazione dell’impatto ambientale, non lasciano speranza nel futuro prossimo del nostro Cilento su cui per interessi economici privati e pubblici, realizzati in nome del progresso e dello sviluppo – e naturalmente in osservanza del rispetto della natura, unico e insostituibile valore del Cilento – , si continua ad intervenire ciecamente e spesso illecitamente.

Come qualcuno ha detto, il vero e illuminato  politico pensa alle future generazioni, non alle prossime elezioni.

Paolo Abbate

3 commenti

  1. La miopia interessata di amministratori estemporaneiha distrutto la sola ricchezza di questa costa,COMPLIMENTI A LORO!

  2. Ennesimo esempio degli effetti della stupidità ed ingordigia umana, principalmente degli amministratori pubblici, che pensano solo alle loro tasche e basta.

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