Report di «Turismo, Ambiente, Futuro per il litorale pisano»: luci e ombre di un’iniziativa

«Maledetti Toscani» ci avrebbe chiamato il controverso Curzio Malaparte: polemici, discordi, contraddittori, litigiosi, prime donne, attaccabrighe cui però perdonare un po’ tutto per l’innata e irrefrenabile simpatia! Non so se riuscirò anch’io ad irrorare di quella stessa empatia il lettore nel comporre questo banale report del convivium tenutosi ieri in quel del Bagno Toto di Marina di Pisa, al cospetto di un ottimo Fabiano Corsini – referente toscano di Salviamo Il Paesaggio – padrone di casa generoso, attento ai suoi ospiti e maniacale nella ricerca di un’organizzazione impeccabile.

Purtroppo – ed è questo probabilmente il suo più grosso limite – a volte fare l’anfitrione significa mettere insieme personalità decisamente inconciliabili, funzioni naturalmente idiosincratiche e linguaggi discretamente incomunicabili fra di loro e, a poco più di un mese dalle elezioni politiche, il rischio di vederne acuire il senso più profondo di contrapposizione riesce a trascendere persino la cortesia come – a mio avviso – è riuscito ad accadere ieri in questa speciale occasione: per carità, nessun alterco, nessun battibecco… niente cioè che non si sia limitato ad uno scambio garbato e – apparentemente – costruttivo di opinioni o, al massimo, ad una qualche battuta conviviale.

Ma il clima di impalpabile discrepanza ha serpeggiato, seppur edulcorato dal quieto e diligente lavoro della Condotta Slow Food Pisa – Monte Pisano nei preparativi dell’aperi-cena serale: l’accogliente saletta a vetri, posta tra la parte terminale dell’abitato con affaccio sul mare, avvolta in una luce abbassata e quasi sensuale, reclamava forse una presenza umana meno informale di quanto i convenuti non siano stati capaci di regalarle ma, alla fine della fiera, questo ha passato il convento.

C’era sicuramente voglia di confronto fra i molteplici rappresentanti dell’establishment pisano e la cosiddetta «società civile», fra chi cioè si è battuto a spada tratta nei movimenti per l’acqua pubblica, contro il nucleare, in favore della sovranità alimentare, in difesa del suolo e chi si è sperticato sistematicamente nel perorare a parole la loro causa per disattenderne ogni singola virgola.

Ma, «in mezzo» l’organizzazione si era premurata di calare l’«accademia», quella parte affabile della nomenklatura capace di comminare autorevolezza alle incongruenze della politica di professione; una strana «accademia» per la verità, per 3/4 almeno incline al tecnicismo mono-tematico che si è voluto insinuare fra i banchi degli atenei italiani, quasi un omaggio culturale alla tecnocrazia che – come di recente un certo governo «super partes» e investito per volontà quasi divina di facoltà salvifiche, ha ampiamente dimostrato – non è la «soluzione del problema» ma una parte consistente del problema stesso; ma, come dicevo, per soli 3/4, forse addirittura meno!

Così, il buon intervento introduttivo di Fabiano Corsini – in cui non sono mancati i riferimenti puntuali ad un certo «Censimento del Cemento» – è trascorso tra le abuliche presenze istituzionali quasi alla stregua di un fastidioso ronzio, del noioso spot prima dell’atteso capolavoro cinematografico; diversi i tributi – come da copione – al buon Assessore Provinciale all’Agricoltura Giacomo Sanavio faro alla disperata ricerca di impedire certune derive, assente – e non ho motivo di dubitarlo – per febbre; si danno i nomi a quanti si ritenga debbano in qualche modo essere posti sotto i riflettori (come ad esempio la presente-non-presente Ylenia Zambito, «primarista» del PD pisano), si finge invece di non vedere qualche «imbarazzante» presenza, come quella di Valeria Antoni, candidata a Sindaco di Pisa per il M5S o di Carlo Galletti di Legambiente.

Poi l’inizio del tormento graduale, ma inesorabile: il primo intervento accademico è del Prof. Rossano Pazzagli: la sua disamina storica relativa al lungomare pisano e alle sue vicende turistiche dacché il suo territorio si è reso abitabile (circa il XIX° Secolo), non si avventura più di tanto «verso» l’entroterra, circoscrivendo la relazione quindi alla storia contemporanea, alla nascita cioè di un piccolo mito che con i gloriosi Studios di Tirrenia si è fatto leggenda… per poi cedere il passo inesorabile al cemento (ma questa è una mia aggiunta!).

È poi la volta della Prof. Giuliana Biagioli che precipita immediatamente la sala in un mortale torpore, attraverso una lettura di dati circa il turismo toscano che – si fosse trovata di fronte ad una platea di operatori del settore – avrebbe scatenato l’ira funesta persino dei muri, scimmiottando poi progetti della UE, che sappiamo essere – in materia di sostenibilità – un vero e proprio a dir poco goffo «paradigma» (o no?) ed una lunga ed uggiosissima sequela di parole – per la verità neanche tanto belle – pronunciate alla maniera invariabile e monotona dell’ex-Premier Monti dall’alto di un pulpito di chi a fine mese percepisce la «modesta» mensilità del docente universitario, avendo pertanto facoltà di insegnare a chi di turismo deve vivere (o morire?) quali siano le sue priorità. Quanto alla sostenibilità, neanche una misera parola o, forse, semplicemente, l’effetto ipnotico dell’intervento mi ha privato del piacere di sentirne pronunciare una!

Siamo a questo punto entrati nel vivo: prende la parola il Prof. Ermanno Bonomi e qui davvero iniziano i guai seri: si tratta – ahimè – di un sociologo, categoria cui – non me ne vogliate – non sono mai riuscito ad accordare alcuna umana stima e, manco a dirlo, il solerte ed affabile luminare in materia turistica si è da subito prodigato per rinfrancare la mia idiosincrasia; si presenta addirittura con un Decalogo e lo fa attraverso un keynote (sarà forse un’immedesimazione parossistica nella persona di Steve Jobs ma, onestamente, è uno strumento che non mi è mai piaciuto!)… inanella una serie invereconda di banalità dal mero sapore riduttivista ed economicista, tralasciando l’ospite indesiderato dei suoi sillogismi – la sostenibilità – ma, se non altro, riesce a farlo in maniera comunicativa e coinvolgente (almeno questo!).

Le sue diapositive scorrono simpatetiche all’effluvio di terminologia tecnica – tanto per gradire in «anglo-marketish», il linguaggio testa di ponte fra il marketing e la sociologia – e appare chiaro fin da subito che la sua intenzione è quella di stupire i convenuti con effetti speciali… e alla fine ci riesce con un’affermazione – oserei dire – epocale in ragione della quale «costruire un albergo sarebbe più sostenibile che una serie di seconde case». Epocale perché per la prima volta si avventura – improvvidamente – nella selva filologica della sostenibilità; ancora di più in quanto in una sola cocente frase riesce a raccontare l’inenarrabile, ovvero in che cosa consista la sua concezione di sostenibilità… un po’ come dire che è «meglio un sobrio omicidio di un’iperbolica carneficina!»

Poi finalmente l’incubo finisce: a questo punto sono ormai più delle 19:00, è ragionevole pensare che gli spazi di dibattito si ridurranno ai minimi termini e che, ad un certo punto, chi non se ne è già andato – nella migliore delle ipotesi – per noia, avrà di lì a poco voglia di immergersi nell’aperi-cena: per fortuna che a questo punto prende la parola sì un accademico, ma questa volta di grande modestia, di straordinaria empatia, di grande comunicatività.

Si tratta del Prof. Marcello Buiatti che ho avuto l’onore – ma soprattutto il piacere – di incontrare e conoscere al Salone del Gusto, relatore in una conferenza con ospite d’onore Vandana Shiva:

incantevole nella sua semplicità, Buiatti focalizza le sue attenzioni sulla dimensione olistica ed ecologica del problema trattato, riporta al centro del discorso l’essere umano, il suo rapporto con il territorio, con la sua storia, con le sue radici e lo mette in relazione con le sfide del presente non ulteriormente differibili, il clima, la sovranità alimentare, il suolo, il diverso approccio ai consumi – cui l’umanità dovrà di qui a poco inevitabilmente assoggettarsi – la crisi delle risorse idriche ed energetiche, il bene comune ed i Beni Comuni… Buiatti, genetista dunque uomo di scienza, pare essere l’unico relatore a volersi occupare efficacemente di filosofia, ingaggiando  e vincendo un duello senza quartiere con la complessità dei temi trattati: si siede allegoricamente ad uno stesso tavolo con André Gorz e Karl Marx, avvertendoli del fatto che anche i grandi accentratori planetari di potere economico e politico, i cosiddetti «poli di irradiazione capitalistica» o insomma, i potentati multinazionali, hanno ormai realizzato impossibile la rincorsa allo sviluppo illimitato deviando le proprie strategie verso una crescita virtuale passante attraverso la sola moneta, senza alcuna connessione con l’economia reale… cioè quell’edificio di sabbia o di panna montata (che, non a caso, affonda le sue radici «culturali» nella bolla speculativo-immobiliare estesa alla finanza!) in nome del quale stiamo attraversando la cosiddetta Austerity  – quasi fosse l’«Olio della Maddalena» di cui mi auguro non dobbiamo patire le estreme conseguenze!

Buiatti circoscrive tutto il proditorio disegno economico globale con una sola effervescente coppia di parole: «web-moneta» e a questo punto l’incubo economicista e riduttivista in cui i due relatori precedenti avevano precipitato l’uditorio è dissolto e, non fosse ormai prossima l’ora di cena, si potrebbe finalmente iniziare un dibattito di straordinario interesse.

Ma -ahimè – no è questo il momento buono per conferire parola all’Assessore al Commercio e al Turismo del Comune di PisaGiuseppe Forte? Abbiate pazienza, amici miei, ma personalmente inizierei a dare la parola – per queste occasioni – a quei rappresentanti istituzionali che si siano almeno degnati di mandare un segnale di fumo a proposito del «Censimento del Cemento» e, ahimè, non mi risulta che ancora Pisa lo abbia fatto! Anzi, a giudicare da quello scempio ambientale sulla foce dell’Arno che è l’edificando Porto di Marina – uno degli innumerevoli motivi di soddisfazione per i grandi gruppi di cooperative di costruzioni collegate da un cordone ombelicale al PD -, dall’ennesima colata di cemento gialloblù-Ikea al Navicello, dall’ambizioso quanto inutile progetto del City-Mover  – un’infrastruttura da 41 mln di Euro (in Project Financing peraltro, cioè alla salute delle tasche degli ignari cittadini pisani!) che servirà a tradurre chi atterri all’Aeroporto Internazionale “Galilei” in linea d’aria neanche un chilometro più in là -, oserei pensare che non lo farà proprio ne’ ora, ne’ mai!

La retorica assessoriale è ben nota e non sto neanche a parlarne: il ricorso alla diversione è scientifico e sistematico, dire tutto e non dire nulla, evitare antipatici contraddittori, blah, blah, blah… ma alla fine, quando già qualche bicchiere di bianco inizia a circolare per la sala, un angolino marginale di intervento tocca anche alla «società civile», quella che – fra una storia e l’altra e a dispetto di tutte le battaglie condotte non troverà la via per essere eletta in Parlamento: ho aperto le danze proprio io… mi ero preparato un bell’intervento, ma non mi è stato concesso di esporne neanche la minima parte.

Ho criticato aspramente il concetto di Turismo, quindi di Sviluppo Sostenibile, ricordando l’affermazione sospensiva della Gro Harlem Brundtland nel rapporto omonimo: «Lo sviluppo sostenibile, lungi dall’essere una definitiva condizione di armonia, è piuttosto processo di cambiamento tale per cui lo sfruttamento delle risorse, la direzione degli investimenti, l’orientamento dello sviluppo tecnologico e i cambiamenti istituzionali siano resi coerenti con i bisogni futuri oltre che con gli attuali», del successivo travisamento di Karl-Henrik Robèrt, della redazione del proditorio framework The Natural Step, immediatamente adottato da Ikea… ho provato a raccontare di un turismo fondato sui Beni Comuni di cui OccitaniaAlto Adige rappresenterebbero i migliori paradigmi e mi è persino riuscito indirizzare una battutaccia all’assessore Forte, dopodiché mi è toccato – mio malgrado – seppellire l’ascia di guerra e lasciare frettolosamente la parola ad altri convenuti che avrebbero meritato molto più spazio…

Un intervento di establishment ancora del rappresentante di A proposito di Pisa, associazione direttamente coinvolta nell’organizzazione dell’evento che mi è somigliato assai di più ad un appello al voto per il Centro-Sinistra che una reale intenzione di apportare qualche contenuto interessante alla discussione, due parole sudate da Carlo Galletti di Legambiente e qualche altro sparuto intervento di qualche accolito del Club di Roma o inconsapevole seguace di Latouche, poi l’accaloratissima conclusione del buon Renzo Moschini del Gruppo di San Rossore – l’altra associazione coinvolta nell’organizzazione dell’evento – e fine della fiera: «Alte clamat Epicurus venter satur est securus», tutti a tavola!

Prima di lasciare il convivio a base di pesce (che a me non piace), rimane al buon amico Fabiano Corsini il tempo per un’affettuosa risciacquata: «il tuo intervento poteva benissimo essere fatto all’ONU, invece che a Marina di Pisa»… ma che ci vuoi fare?!?

Parlare di territorio non significa necessariamente degradare la discussione a localismo e/o provincialismo, laddove ovunque si assiste alla sistematica ed indebita appropriazione di Beni Comuni, alla profanazione di sovranità comunitaria, all’espoliazione metodica del patrimonio culturale e ambientale, al depredamento della memoria storica e alla concitata corsa alla dissoluzione del paesaggio – che di tutto ciò è sintesi perfetta – quindi alla smaterializzazione delle vocazioni, dunque alla messa in mora delle stesse opportunità turistiche!

Peccato, avrebbe potuto essere un’occasione eccellente per provare ad aprire nuovi scenari operativi, per innescare sillogismi nuovi e indurre riflessioni più opportune, ma la tentazione di includere nei processi partecipativi l’establishment – quasi si trattasse di una priorità irrinunciabile – o di voler conferire autorevolezza argomentativa attraverso il ricorso ad una certa accademia ha finito per vanificare le migliori intenzioni… sarà per un’altra volta!

Alessio Niccolai
(referente di Salviamo il Paesaggio per il Monte Pisano e Membro del Comitato di Condotta Slow Food Pisa-Monte Pisano) powertoart@gmail.com

2 commenti

  1. Può darsi Fabiano… ma, come ben sai, non mi spertico per tenere per me ciò che penso! Le sensazioni che ho provato sono queste e – utilizzando sempre la Prima Persona – le ho trasmesse in questo modo… per carità di Dio, lungi da me voler criticare la buona volontà ed un lavoro personale svolto encomiabilmente! Ma non mi posso aspettare da chi ai carrozzoni del cemento è direttamente o indirettamente agganciato (come evidentemente chi sostiene che sia «meglio un albergo che tante seconde case») che possa sopperire efficacemente ad una società civile sempre più distante da quelle istituzioni nelle quali ancora riponi una fiducia eccessiva e a mio avviso immotivata: è la collettività, la comunità, le persone che dei e nei territori vivono e non certo gli amministratori – evasivi, assenti nei momenti importanti e incapaci persino di compilare onestamente una cosa semplice come il “Censimento del Cemento” – o l’accademia che tante e tante volte ha ispirato (o giustificato) la loro azione.
    Fior di imprese di costruzioni bussano tutti i giorni alle loro porte ed è lì che si gioca la partita non solo del cemento, ma anche del consenso politico.
    Non me ne volere e non la prendere come questione personale: il tuo commento è legittimo e mi auguro che apra un dibattito produttivo!

  2. ricostruzione settaria e sicuramente fuori dallo spirito di un movimento che lavora per tessere rapporti e favorire la crescita del rispetto per l’ambiente, il territorio, le istituzioni

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