La Liguria e i propri boschi pubblici: schizofrenia di un’amministrazione regionale

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Schizofrenia di un’amministrazione regionale che da un lato applica con severità vincoli di varia natura per preservare la biodiversità in parchi e riserve, ma allo stesso tempo mette all’asta il proprio patrimonio boschivo, offrendo la gestione “ai fini commerciali” di 7.000 ettari , quasi tutti inseriti in aree SIC (Siti di Importanza Comunitaria).

Prosegue la schizofrenia dell’autorità regionale della Liguria che, al contrario di quasi tutte le altre Regioni, anziché tutelare quali riserve di biodiversità le proprie proprietà demaniali, ovvero preservandole nella loro integrità ambientale, integrità maturata in decenni di conservazione di tali patrimoni (praticamente mai adibiti a sfruttamento forestale dall’epoca della loro cessione dallo Stato alle Regioni; ovvero, dagli anni ‘70), quest’anno le mette all’asta; come se le entrate preventivate per la gestione dei miseri 7.000 ettari di tali proprietà potessero risolvere i problemi finanziari della Regione!

Questo mentre nello stesso tempo i boschi dei privati ricadenti nei SIC subiscono vincoli di varia natura, dal non uso delle motoseghe per non disturbare la fauna ornitica all’obbligo di far redigere piani di impatto ambientale prima di poter operare qualsiasi taglio o poter aprire un pista di esbosco (e finanche semplici zone di addestramento cani!).

Una decisione che di fatto sconfessa tutta la politica dei Parchi e delle Riserve Regionali liguri, costituti a stragrande maggioranza su terreni privati e comunali e dove i vincoli sono applicati con severità proprio per preservare la biodiversità, quella stessa biodiversità e quei valori ambientali che  verrebbero completamente alterati, se non completamente distrutti, proprio con i programmati interventi di cultura forestale nelle proprietà della Regione.

Sono molte le Regioni che in Italia hanno vincolato in forma integrale le proprietà regionali, inserendole in Parchi e Riserve Naturali (in Friuli anche in Aree Wilderness), o gestendole con finalità di conservazione naturalistica. La Liguria le sta invece svendendo al miglior offerente! E difatti questo lo spirito con cui sono stati diffusi i bandi di gare per la presa in gestione a fini commerciali dei 7.000 ettari della proprietà pubblica regionale (praticamente tutti inseriti in aree SIC) ai sensi di una legge regionale approvata la scorsa primavera.

Si liberalizzino pure i terreni privati che ricadono nei SIC della Liguria, visto che la Regione non ha alcuna intenzione di indennizzare i privati dei mancati tagli (come si dovrebbe fare in un Parco o Riserva secondo i criteri dell’IUCN), ma si vincolino integralmente i boschi pubblici della Regione! Oppure la smetta, la Regione, di porre vincoli sui terreni privati, visto che non vuole rinunciare allo sfruttamento dei propri. Magari solo per accontentare ditte e cooperative politicamente vicine ai partiti della  maggioranza!

Il principio basilare di un’area protetta, quale che essa sia, Parco o Riserva o SIC, è la conservazione degli aspetti naturalistici (ovvero delle foreste, nel caso della Liguria); non la loro valorizzazione per fini commerciali.

Due criteri che fanno a pugni! Perché un conto è conservare un bosco come “riserva di natura” ed un conto è utilizzarlo come “risorsa economica”. E’ mistificatorio far credere che tali interventi abbiano finalità di miglioramento ambientale e di valorizzazione turistica.

Ed è schizofrenico svincolare i terreni di pubblica proprietà e pretendere che vigano invece vincoli sui terreni dei privati!

Il primo compito di un buon padre di famiglia è dare l’esempio. E’ questo l’esempio che la Regione Liguria (padre) vuole dare ai suoi cittadini (figli)? O si ritiene che la proprietà privata sia un furto, per cui i proprietari vanno puniti ed espropriati gratuitamente, obbligandoli a fare il bene sociale?!

I SIC, così come i patrimoni dell’UNESCO (un altro vincolo su terreni privati e comunali che la Regione si accinge a presentare, per la Liguria occidentale, come una “valorizzazione” turistica, ma che appunto è, in primo luogo, un VINCOLO; così come già si fece per i SIC), sono aree di conservazione non di sfruttamento attraverso l’escamotage della “valorizzazione”! E se ne accorgeranno presto i cittadini coinvolti!

La valorizzazione per finalità economiche di un bosco è la negazione stessa della conservazione dei patrimoni naturalistici: prova ne sono tutte le aree protette dei Paesi più evoluti sotto questo punto di vista, compresi quelli del terzo mondo. Non si può pretendere che il Brasile rinunci gratuitamente allo sfruttamento dell’Amazzonia in quanto “polmone verde” del pianeta, quando la Liguria (Regione di uno dei Paesi più ricchi del mondo) non sa rinunciare a quei miseri 7.000 ettari della propria Amazzonia!

Murialdo, 21 Novembre 2013 

Franco Zunino
Segretario Generale dell’AIW – Associazione Italiana per la Wilderness (AIW)

4 commenti

  1. LETTERA APERTA ALLA REGIONE VENETO

    Questa mattina ho aperto il giornale “l’Arena” ed ho ancora visto e letto quanto è stupido “l’uomo intelligente”. Il Presidente della Comunità Montana della Lessinia risponde agli allevatori ed alla gente di Lessinia e dice, ….i lupi non si toccano, è una iniziativa della Regione Veneto e chi ostacola il ripopolamento e li caccia è perseguibile a norma di legge, “sono una razza protetta”,…come gli orsi. Io mi domando ma in Regione Veneto non hanno un C…O da fare? Con tutti i problemi che abbiamo, sociali e di sopravvivenza, gente che si uccide per non poter campare con decoro e questi politici si preoccupano di proteggere orsi e lupi!!
    NON LI VOGLIONO I LUPI E NON VOGLIONO NEMMENO GLI ORSI. Forse qualche nostro montanaro è andato in Slovenia a prelevarli con un furgone perchè ne sentiva la mancanza? Nessuno ha reclamato la necessità di riaverli forzatamente in Lessinia.
    SE LI TENGANO in laguna o in piazza San Marco. Non ci sono soldi……..e questi politici li sprecano in iniziative contrarie alla volonta’ popolare.
    Questa iniziativa costa, …la “Provincia” e la “Forestale” saranno impegnate con con auto e tempo e spese …cioè ancora sprechi.
    SPESE NON VOLUTE IN MOMENTI DI CRISI. Peggio ancora, NON SERVONO ALLA COMUNITA’ se non a pochi individui di CITTà che ciecamente si illudono di rivedere/fotografare la natura primordiale.
    Altra “CAZZATA” sono le aree adibite a “RIFUGIO e RIPOPOLAMENTO DELLA SELVAGGINA, sparse sul territorio di pianura veronese, interamente tabellate dalla provincia con DIVIETO DI CACCIA. Checcarini, gli addetti alla sorveglianza, guardie della provincia, (volontarie e no) quanto sono amorevoli e protettivi per queste bestiole che immettono “in coppia” perchè si facciano una famiglia…..e li proteggono con amore ……………per poi catturarli in “rumorose” battute, con grande frastuono “urlando disperatamente”, battendo pignatte, bidoni e tromboni. Spingono le bestiole verso lunghissime reti, quindi catturano intere famiglie di lepri ………ma solo per rilasciarle nuovamente,….. liberandole alla vita, in grandi spazi aperti ……………………………dove finisce l’AMOREVOLE PROTEZIONE, per essere lacerate a FUCILATE.

  2. È una vergogna che un ente pubblico consideri il patrimonio forestale di tutti come merce da sfruttare.
    Purtroppo non è solo la Liguria a far questo, succede anche in Umbria ad esempio. La politica del “tutto si può mercificare” forse ha fatto il suo tempo, ma ancora continua a far danni, speriamo in un miglior futuro per tutti i beni naturali pubblici e speriamo che questa classe di politici e funzionari dannosi (spesso legati a doppio filo) se ne vada alla svelta!!!

  3. Leggendo l’articolo sembra che nei S.I.C. Siti d’Interesse Comunitario non si possa muovere foglia che Dio non voglia, però vi si può andare a caccia di tutto, mammiferi ed uccelli e pure con i cani. Naturalmente so no contrario allo sfruttamento dei 7.000 ettari di foresta da parte dei privati ma non chiedo l’abolizione dei Parchi Regionali per poi poterci andare a caccia, questo è quello che mi sembra di leggere fra le righe.
    Fiorenzo mariren@teletu.it.

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