Basilicata, esproprio di terreni per impianto termodinamico su area agricola: un devastante progetto da oltre 200 ettari

basilicata

Tra i Comuni di Banzi e Palazzo San Gervasio l’impatto di un grande impianto solare termodinamico minaccia il paesaggio rurale. Dopo il no della Sovrintendenza le associazioni sperano che il progetto venga fermato dalla Regione.

Dalla provincia di Potenza, l’Ing. Donato Cancellara segnala l’ennesimo caso in cui con la realizzazione di un impianto per la produzione di energia da fonti rinnovabili si mette in serio pericolo il paesaggio rurale e l’ambiente. Dall’analisi trasmessa si comprendono le problematiche connesse a questo ingente progetto.

Si parla di un impianto per la produzione di energia elettrica da fonte rinnovabile con la tecnologia del termodinamico, evoluzione del fotovoltaico, basata sul recupero di energia termica per produrre energia meccanica e di conseguenza elettrica. Enormi specchi parabolici a cui si aggiunge un sistema di pannelli fotovoltaici occuperanno terreni agricoli e rischiano di alterare visivamente e fisicamente il paesaggio.

Il mega impianto termodinamico in agro di Banzi (PZ) proposto dalla Teknosolar Italia 2 S.r.l. vedrà l’esproprio di un’ampia superficie agricola di circa 226 Ha (oltre 200 campi da calcio). In più acque di scarico acque contaminate da oli e idrocarburi finiranno nei torrenti Marascione e Torrente Basentello.

L'area su cui dovrebbe sorgere l'impianto
L’area su cui dovrebbe sorgere l’impianto

Sono due gli aspetti che caratterizzano l’opposizione alla realizzazione di questo grande impianto: la discutibile procedura espropriativa per impianti termodinamici e le irregolarità paesaggistiche.

La voce delle associazioni per convincere la regione

Dopo che lo scorso 9 dicembre 2013 la Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici della Basilicata si è espressa a riguardo sottolineando l’impatto negativo della realizzazione, cresce la speranza delle associazioni che il progetto sia bocciato dalla Regione.

La Ola, Organizzazione lucana ambientalista, auspica che sia rivista la pianificazione energetica regionale anche in considerazione della mancanza di Piano Paesaggistico Regionale per fermare progetti impattanti e tutelare il settore agricolo, importante per la regione.

Anche Legambiente Basilicata si fatta sentire ribadendo il sì alle rinnovabili, ma nel rispetto del territorio e del paesaggio senza ecomostri e devastazioni. L’Associazione ha denunciando inoltre che : Un’iniziativa così impostata e per di più per nulla condivisa e concordata con i territori ma calata dall’alto senza alcuna spiegazione preventiva, risulta dunque sbagliata e inaccettabile.

E’ intervenuto infine anche il WWF, sezione regionale Basilicata, che in un comunicato chiede chiaramente che l’impianto termodinamico solare di Banzi, estremamente impattante, va bocciato e ricorda invece che è fondamentale non alterare superfici naturali ne corpi idrici come è stato fatto in passato. Azione che avrebbe gravi conseguenze a scapito della collettività.

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Approfondimenti:

L’analisi del progetto, a cura dell’ing. Donato Cancellara (file pdf, 2,7 Mb) >

Comunicati stampa delle associazioni

Comunicato stampa dell’Organizzazione Lucana Ambientalista (file pdf, 190 Kb) >
Comunicato stampa di Legambiente (file pdf, 128 Kb) >
Comunicato stampa del WWF (file pdf, 132 Kb) >

7 commenti

  1. Il solare termodinamico, molto spesso affiancato con centrali termoelettriche a gas metano come previsto nella Regione Basilicata, rappresenterebbe in Italia, con molta probabilità di non sbagliare, una pura speculazione. Non risolve il problema energetico, ma devasta interi territori. L’Italia non è l’Arabia Saudita, non presenta aree desertiche quali uniche possibili aree che consentono una razionale collocazione di tali impianti nel rispetto dell’Ambiente, del Paesaggio, del Suolo con un idoneo valore di irraggiamento solare diretto (DNI). Per la Basilicata è previsto un impianto della potenza elettrica di 50 MW con l’occupazione di oltre 226 ettari (2.260.000 metri quadri) di terreni fertili ed irrigui. L’ara di impronta dell’impianto occuperebbe ben 15 pozzi artesiani dei 19 previsti nell’area circostante.

    Pensare all’Italia per acquisire competenze sul “solare termodinamico” ed esportarle nei paesi arabici, come sostiene l’ANEST, non rappresenterebbe un modo sensato di affrontare il problema energetico. Sembra invece un modo attento e preciso per fare affari a discapito di interi territori con tecnologie devastanti per un’area agricola. Impianti chiamati “solari termodinamici” pur non essendo “termodinamici puri” poiché ricorrono anche alla combustione di ingenti quantità di gas metano (con emissioni in atmosfera di inquinanti) per assicurarne un funzionamento in continuità e sicurezza.
    L’aggravante, nella Regione Basilicata, è rappresentato dall’uso di decine di migliaia di metri cubi di olio diatermico ad altissimo impatto ambientale con potenziali rischi in caso di sversamenti al Suolo e non solo. L’ impianto, nella regione Basilicata, è soggetto alle Direttive Seveso per essere classificata con attività a rischio in incidente rilevante, ma ovviamente c’è chi sostiene che l’attività industriale è sicura. Peccato però che non si conoscono attività industriali immune da possibili guasti ed avarie nel processo industriale con conseguenze tutt’altro che rassicuranti.

    Un impianto solare a tecnologia fotovoltaica trasforma energia solare in energia elettrica in modo pulito, mentre un impianto solare a tecnologia termodinamica che ricorre all’uso degli olii diatermici e alla combustione ausiliaria di gas metano, trasforma energia solare in energia termica e quindi in energia elettrica in modo tutt’altro che interamente pulito. Presenta infatti emissioni in atmosfera di benzene, fenolo, ossidi di azoto …. E’ pulito tutto ciò? Non mi pare.

    Gli impianti interamente rinnovabili sono un’altra cosa e il modo per affrontare il problema energetico (risparmio di energia, efficienza energetica, impianti alimentati da fonte rinnovabile prevalentemente concepiti per l’autoconsumo) viaggia su un binario differente da quello delineato dagli impianti “solari termodinamici” che farebbero meglio a definirli, quando ibridi come per la regione Basilicata, con la dizione di centrali termoelettriche ibride alimentate da fonte rinnovabile solare e da fonte fossile (quindi non rinnovabile) qual è il GAS metano.

  2. Il petrolio no, le pale eoliche sono orrende,
    il termodinamico ha un impatto terribile.

    In basilicata come le vogliono accendere le lampadine?
    Con le proteste?

    1. No, basta avere il sale in zucca. Non si capisce che è solo speculazione e basta? L’energia c’è già, basta non sciuparla e razionalizzarla. Continuiamo ad ingrassare questi speculatori, e a noi tra poco non resterà nulla. Sveglia!

  3. “In più acque di scarico acque contaminate da oli e idrocarburi finiranno nei torrenti Marascione e Torrente Basentello.”
    Posso avere qualche riferimento più preciso? Non riesco a trovare nessun riferimento on line in cui si parla di pannelli termoelettrici che scaricano “acque contaminate da oli e idrocarburi”.

  4. E’ OPP0RTUNO CHE I GOVERNI, LE REGIONI ED I COMUNI SALVAGUARDINO IL PRORIO TERRITORIO COME ANCHE IL PRIVATO CITTADINO, DAL CONTINUO CONSUMO DI TERRENO FERTILE DELLE NOSTRE CAMPAGNE, PER FAVORIRE LA COLTIVAZIONI E LA PRODUZIONE DI PRODOTTI AGROALIMENTARI DI TIPO BIOLOGICO, PER DARE DA MANGIARE ALLE POPOLAZIONI, E SALVAGUARDARE LA SALUTE PUBBLICA DEI CITTADINI
    l’EDILIZIA INNOVATIVA DEVE RISTRUTTURARE LE COSTRUZIONI ESISTENTI E FATISCENTI, PER CREARE NUOVI POSTI DI LAVORO, ADEGUARE IL PATRIMONIO EDILIZIO ESISTENTE,PER ABBATTERE L’INQUINAMENTO,ATMOSFERICO PER DARE LAVORO A TUTTI A QUEI TANTI CHE OGGI UN LAVORO NON CE L’HANNO.

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