A Ponte San Pietro (Bg) il “chiodo” del cemento

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(a cura del Comitato Civico Altra Ponte e Gruppo Amici dell’Isolotto)

Ponte San Pietro, provincia di Bergamo, è un piccolo Comune, solo 4,6 Km2 ed una popolazione residente di poco inferiore ai 12.000 abitanti. Tante abitazioni sfitte e/o invendute, tanti capannoni abbandonati e tanto traffico. Il comune si trova ad 8 Km ad ovest di Bergamo, sulla strada ex statale che da Bergamo porta a Lecco.

Ha avuto un discreto incremento di popolazione negli anni 60 quando la Industria Tessile Legler, con alcune migliaia di dipendenti, viaggiava a pieno ritmo e, proprio sul confine con il Comune di Brembate di sopra, un’altra industria, la Philco Italiana S.p.A., aveva quasi 3.000 dipendenti. In pochi anni si era superata la soglia dei 10.000 abitanti, salvo poi iniziare un lento regresso fino a ridiscendere a circa 9.000. Lì siamo rimasti per alcuni decenni, fino a quando è iniziato l’afflusso di immigrati extracomunitari che, in tempi relativamente brevi, ci hanno fatto quasi raggiungere la popolazione attuale.

Il problema è che il territorio è piccolo e, ormai, è stato quasi completamente edificato.

Altro fatto importante è che Ponte San Pietro non è l’unico Comune in queste condizioni. Proprio confinante c’é Presezzo, uno dei comuni più piccoli, che ha la densità abitativa quasi identica a quella di Ponte San Pietro, ma anche altri comuni, maggiormente dotati di aree, di grandi superfici, iniziano a sentirsi “stretti”, molto stretti.

L’Isola Bergamasca, si chiama così l’area compresa tra i fiumi Adda (ad Ovest) e Brembo (ad Est) e avente il confine Nord costituito dalla Valle San Martino e dalle propaggini delle Orobie. E’ un’area con una elevata densità di popolazione, di abitazioni, di edifici ad uso commerciale ed industriale, attraversata da numerose strade e corsi d’acqua.
Non ci sono, fortunatamente, situazioni di evidente grave pericolo, anche in caso di grandi e prolungate precipitazioni, tuttavia nel secolo scorso alcune esondazioni ci sono state ed hanno causato i loro bei guai.

Basta andare sul sito del Magistrato del Po per rendersi conto che le famose piene decennali, ventennali, cinquantennali, ecc., sono sempre dietro l’angolo. Nonostante ciò, proseguendo nella dissennata politica distruttiva che aveva caratterizzato i decenni passati, gli attuali amministratori del Comune di Ponte San Pietro hanno deciso che i residui spazi verdi danno fastidio e vanno eliminati.

Tutto ciò, naturalmente, in spregio all’accordo sottoscritto dagli stessi amministratori riguardo la parte locale della RER (Rete Ecologica Regionale) e nonostante che sia nella propaganda pre-elettorale che nel discorso di Programma di Mandato, tenuto pubblicamente dal Sindaco al momento del suo insediamento, si dicesse esplicitamente e chiaramente che si intendeva tutelare l’area denominata Isolotto:

•  No ai progetti edilizi;
•  Adesione al Plis (Parco Locale di Interesse Sovra comunale) del Basso Brembo;
•  Creazione del Parco Naturale dell’Isolotto (con la richiesta della denominazione di Area Naturale Protetta;
•  Non sarà comunque toccata da alcun intervento se non in presenza di una convenzione con il Comune che, in ogni caso, non potrà prevedere insediamenti residenziali.

Il 24 Marzo è stata convocata la prima Conferenza VAS per avviare il progetto di edificazione di 20 casette su quell’area.

Ma facciamo un passo indietro e andiamo a vedere e conoscere questo lembo di territorio.

L’Isolotto di Ponte San Pietro

pontesanpietroL’Isolotto di Ponte San Pietro si è formato nel corso di millenni di piene del fiume Brembo, un corso d’acqua a carattere torrentizio, quindi soggetto a piene improvvise e violente. Insieme alle migliaia di tonnellate di sabbia, ghiaia e terra, le piene del fiume hanno trasportato a valle anche i semi di tante piante e fiori e, allo sbocco del vallone che oggi attraversa l’abitato di ponte San Pietro, fluire in un’ampia pianura ha fatto sì che gran parte del materiale trasportato a valle, semi compresi, si depositasse sul fondo, strato dopo strato.

fotodepocaL’immagine qui a lato, risalente agli anni 30-40 del secolo scorso, ci mostrano questo enorme deposito di detriti che, con il trascorrere del tempo, è andato formando una vera e propria isola, circondata da due bracci del fiume.
La parte più ad ovest (a sinistra della fotografia, ripresa da nord) dell’Isolotto è quella che ha potuto godere di quantità maggiore di depositi e, oltre ad essere leggermente più alta rispetto al resto dell’area, è anche quella dove c’è uno strato superficiale di terriccio, più elevato.

Come si evidenzia dalla ripresa da satellite di pochissimi anni fa (foto in alto a destra), tagliando verticalmente a metà l’Isolotto, possiamo notare come la parte sinistra, quella che ha goduto della maggior quantità di terriccio depositato, accolga una fattoria e sia coltivata, mentre la parte destra mostra anche ad occhio le caratteristiche della pianura arida”, il cosiddetto “Magredo“, proprio perché lo strato di terriccio superficiale è modesto e non è in grado di trattenere l’acqua piovana.
E’ proprio questa caratteristica che ha fatto sì che, nell’arco di migliaia di anni, quei semi di montagna trovassero le condizioni ideali per attecchire e far crescere ben otto specie diverse di Orchidee selvatiche.

orchidee

Gli studiosi dell’Orto Botanico Lorenzo Rota, di Bergamo, e del Gruppo Flora Alpina Bergamasca, hanno effettuato diverse visite sul campo, studiando quanto di loro competenza, e giungendo poi alle conclusioni che hanno riportato in una relazione inviata, tra gli altri, anche al Sindaco di Ponte San Pietro.

“Nel contesto ambientale bergamasco, l’isolotto di Ponte San Pietro si caratterizza per un elevato grado di naturalità, particolarmente in rapporto all’ambito planiziale.
Il valore naturalistico e del luogo è strettamente connesso alla presenza di modesti lembi di prateria arida, habitat straordinariamente ricco di specie pregiate, drasticamente ridotto o scomparso nella totalità della pianura; porzioni di una certa consistenza persistono ancora lungo il Brembo . . . .
. . . .  Tuttavia, pur nella sua modesta superficie, l’isolotto di Ponte San Pietro è la sola area che riunisce tutte le specie floristiche più notevoli, talvolta con le popolazioni più ricche della provincia. . . . .  Questa flora è quindi testimone di un particolare periodo del nostro territorio, andrebbe pertanto conservata e valorizzata; data la sua peculiare origine, il suo studio potrebbe rivelarsi utile anche in relazione agli studi riguardanti il riscaldamento globale ed i mutamenti climatici. Questi popolamenti hanno grande valore scientifico perché il loro studio genetico può chiarire aspetti dei rapporti tra le flore, le migrazioni, la capacità di scambio genetico. . . .  Le praterie aride (i magredi) sono habitat delicati: qualsiasi intervento che preveda scavi, livellamenti e riporti di terreno può comprometterle gravemente. Inoltre è del tutto improponibile una loro gestione ad uso pubblico che preveda semina, sfalci frequenti, irrigazioni e concimazioni, perché determinerebbe la rapida estinzione di tutte le specie pregiate. Anche il calpestio andrebbe contenuto il più possibile.”

I Comitati Civici “Altra Ponte” e gruppo “Amici dell’Isolotto” hanno promosso diverse iniziative, nel corso degli ultimi 6 anni, da un lato per sensibilizzare i cittadini riguardo la salvaguardia di questo lembo di territorio veramente unico, e dall’altro per richiamare gli amministratori a considerare che il termine “Sviluppo” non significa assolutamente cemento e costruzioni, che misurare il benessere della comunità guardando solo al numero di abitanti, dimenticando che già oggi, su di un territorio di 4,6 Km2, risiedono quasi 12.000 persone e la copertura del suolo non è poi così lontana dal 100% come si vorrebbe far credere, non è una scelta oculata.

Addirittura, con la precedente amministrazione si è preparata una petizione che è stata sottoscritta da oltre 800 cittadini, tutti rigorosamente maggiorenni e residenti a Ponte San Pietro; la stessa petizione è stata sottoposta alla Commissione Petizioni dell’Unione Europea che, dopo averla analizzata l’ha ritenuta ammissibile. Purtroppo, però, anche la UE ha risposto, come la Direzione Parchi ed Aree protette della Regione Lombardia, che nonostante tutte le nostre buone ragioni, la richiesta di tutela di un’area deve essere avanzata dall’Amministrazione Comunale.

Con l’aiuto (anche economico) dei cittadini e con la loro partecipazione, abbiamo anche realizzato uno studio per la trasformazione dell’area in un parco naturale che, pur consentendo la fruizione delle aree demaniali che sull’Isolotto esistono, nelle quali si potrebbe realizzare un’area giochi e pic-nic, separata dal bosco da quella da proteggere, ed una pista ciclo pedonale lungo tutto il perimetro, collegata con altre piste ciclo-pedonali che consentirebbero la creazione di un percorso di diversi chilometri, completamente separato da zone aperte al traffico veicolare.

pontesanpietro-mappaOltretutto, quest’area dovrebbe entrare a far parte, unitamente con alcune altre, del Parco Locale di Interesse Sovracomunale (PLIS) del Basso corso del Fiume Brembo, già esistente da anni e pienamente funzionante con grande soddisfazione dei cittadini.

A spingere in questa direzione non ci sono solo i Comitati Civici di Ponte San Pietro, ma anche quelli dei comuni vicini:

•  Comitato Orizzonte Roncola di Treviolo;
•  Comitato Curno per il Parco di Curno;
•  Comitato per l’ambiente e la salute di Ghiaie di Bonate sopra, Presezzo e Ponte San Pietro;
•  Comitato per il Canto ed il Bedesco;
•  Comitato dei cittadini di Longuelo;
•  Comitato Viviamo il Brembo di Bonate sotto;

Ma questo è solo uno dei problemi, il più evidente ma non l’unico.

3 commenti

  1. In tantissimi comuni italiani ci sono centinaia di residenze vuote o da riqualificare, invece si continua a cementificare territori magari agricoli. Ci mangeremo il cemento!!!!!!!!!!!!!!

  2. Penso che i comuni dovrebbero darsi un limite di popolazione oltre il quale rifiutarsi di accogliere nuovi residenti, così da salvaguardare il suolo rimasto libero (oltre a numerosi altri benefici in risparmi di acqua, infrasttruture, migliore qualità dell’area…)
    Purtroppo la tendenza attuale è contraria: più si cresce demograficamente più ci si vanta e ci si sente grandi.

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