Piani regolatori e scuole: la vicenda di Grugliasco (To)

Don Milani

Pubblichiamo un articolo dell’associazione “Grugliasco Comunità Sostenibile”

A Grugliasco si abbattono scuole pubbliche e su quei terreni si costruiscono nuovi palazzi e la giustificazione è sempre la solita: non ci sono i soldi.

Ormai le scuole, come un po’ tutte le strutture pubbliche, sono diventate un costo e non, invece, un investimento sul futuro e così molti Comuni, a parte gli evidenti limiti delle leggi imposte dal famigerato patto di stabilità, sono sempre più orientati a prendere decisioni controproducenti in termini di miglioramento della qualità della vita.
Così come l’ultimo caso a Grugliasco dove la Scuola Materna “Don Milani” sta per essere demolita, il terreno sul quale attualmente risiede sarà messo in vendita per la solita edilizia “cementifera”e con quei soldi si cercherà di provvedere a fare gli interventi e le opere previste da un Piano Regolatore che a tutt’oggi ha un indirizzo ma non una sua eseguibilità.

Effettivamente, come evidenziato dal Sindaco, i plessi di Grugliasco rispondono a concetti progettuali degli anni ’60 e ’70, un periodo durante il quale, comunque, si pensava a costruire complessi scolastici vicini e logisticamente funzionali. Attualmente questi presentano evidenti obsolescenze se non addirittura situazioni potenzialmente pericolose (vedasi coperture in amianto), e si rende dunque necessario un riordino dell’organizzazione scolastica.
Ma quali modalità operative sono state scelte in merito?

Naturalmente, a parte l’ennesimo caso di perdita di territorio, a farne le spese saranno i cittadini, perché questa opzione prevede una serie di problematiche non risolte.

Ci saranno 110 bambini che saranno trasferiti in due strutture diverse, una fase transitoria che permetterà la ristrutturazione di due plessi scolastici che dovranno poi ospitare definitivamente bambini dei primi tre gradi scolastici.

Ma i dubbi non sono pochi.

Ad esempio: un edificio che li andrebbe ad accogliere attualmente non gode di buona salute strutturale, benché l’amministrazione ne abbia invece garantito la sicurezza, tant’è che lo scorso anno era dato buono solo per la demolizione. Inoltre le scuole che li dovranno ospitare presentano caratteristiche poco o per nulla conformi alle esigenze di bambini di tre anni, come gli spazi esterni, attualmente studiati per bambini più grandi, o l’area che dovrebbe essere dedicata al consumo dei pasti. O i piani di sicurezza, che prima erano tarati per un certo numero di bambini, e che ancora adesso non si sa come verranno modificati con l’incremento di numero. Ma a fronte di queste esternazioni, a distanza di pochi mesi dai traslochi, il tutto viene liquidato con promesse vaghe e spiegazioni per nulla esaurienti.

Ci saranno disagi di ogni tipo, dall’incremento del traffico intorno ai plessi scolastici, al continuo cambiamento di abitudine dei bambini, fino alla probabile variazione del personale addetto nelle scuole. Per non parlare della grande quantità di area verde che sarà sacrificata in nome di una scelta dettata esclusivamente dalla fretta di fare cassa. Ma le domande sono anche altre: cosa succederà se non si troveranno i soldi per attuare i progetti che prevedono la ristrutturazione delle due scuole definitive? I bambini rimarranno sfollati a vita? Esiste un “piano-B” che funga da alternativa a queste probabilità?

Nessuna risposta. Succede che un Comune si ritrovi nella condizione di dover intervenire sul Piano Scuola del suo territorio, e le linee guida cui è chiamato a rispondere gli impongano scelte importanti e sicuramente complesse, ma perché a farne le spese è sempre la cittadinanza?

Sono noti i casi di realtà comunali che hanno cercato di provvedere, al manifestarsi di queste situazioni, appoggiandosi alla disponibilità dei fondi pubblici o dei bandi europei, ma a quanto pare sembra che questi strumenti, dalla nostra amministrazione, non vengano neanche presi in considerazione.

A Grugliasco si continua a premere sull’acceleratore del cemento, si destinano intere aree veri all’edilizia privata, e il colmo è il continuo calo di residenti: in vent’anni se sono andati 3.300 residenti, ma si continua a costruire, forse sperando che questi tornino con degli amici.

Difficile, di questi tempi, soprattutto se poi si piazza, a un tiro di schioppo, un inceneritore che brucia rifiuti di ogni tipo per un totale previsto di 420.000 ton/anno.

La realtà è che si persegue il malefico pareggio di bilancio con il sacrificio degli spazi verdi alla soluzione-cemento, ma cosa succederà quando si saranno venduti tutti gli ori di famiglia? E soprattutto come sarà la nostra qualità di vita, allora?

La nostra associazione Grugliasco Comunità Sostenibile, di concerto con quelle realtà del territorio sensibili alla materia, è impegnata da tempo sul fronte della salvaguardia del (poco) verde che c’è ancora nella nostra città, e in questa vicenda si è dedicata ad appoggiare l’operato del Comitato Genitori Scuola Sicura nato con l’obiettivo di divulgare informazioni e contribuire alla partecipazione.

Coloro che si sono mossi in questa direzione lo hanno fatto in nome di quella che è riconducibile ad un’esigenza di sicurezza e di sostenibilità in una fase così delicata della ristrutturazione dei complessi scolastici della nostra Città. Naturalmente l’amministrazione, nella figura del suo Sindaco, ha preferito catalogare questo lavoro come un tentativo finalizzato ad ottenere “consenso politico” in ottica futura.

Al di là di queste puerili considerazioni è bene che i grugliaschesi si attivino per difendere il loro territorio per evitare di vederlo irrimediabilmente compromesso da scelte inopportune e sconsiderate.

“Associazione Grugliasco Comunità Sostenibile”