Incendio doloso alla Cavallerizza Reale: ‘Ndrangheta e Medioevo?

cavallerizza-incendio - foto: tg24.sky.it

La Cavallerizza Reale va al Rogo.

Il complesso storico, riconosciuto Patrimonio dell’Umanità dal 1997, era stato messo in vendita dal Comune di Torino nel 2013 dopo un processo di cartolarizzazione iniziato nel 2009. Secondo la logica arraffa-arraffa delle ultime legislature, anche la Cavallerizza avrebbe dovuto essere svenduta al miglior offerente.

La logica vorrebbe, che se una giunta comunale non è in grado di assolvere i propri compiti, è meglio che si dimetta prima di vendere l’intera città; invece, dopo aver sloggiato gli ultimi inquilini e interrotto tutte le attività culturali, la giunta Fassino decise della sua messa in vendita, nonostante l’Articolo 9 della Costituzione ricordi che la Repubblica ( e non lo Stato) tutelano il patrimonio storico e artistico della nazione. Il prezzo di questo bene inestimabile fu valutato intorno ai 20 milioni di Euro.

Il destino della Cavallerizza sembrava condannato ad un lungo e agonizzante abbandono fino al giorno della vendita commerciale, in cui i soliti ignoti avrebbero tratto enormi profitti e gli altri, noi, avremmo accettato di perdere una parte della città.

Fortuna volle che un gruppo di cittadini, che si identificheranno con il nome di Assemblea Cavallerizza 14.45, decisero di riappropriarsi di un luogo che per definizione era già loro, anzi nostro, e aprirlo nuovamente alla cittadinanza. E’ il 21 maggio 2014.

Durante l’estate le attività culturali si sono susseguite senza tregua, dal teatro al cinema, passando per i concerti e le assemblee pubbliche; la Cavallerizza è stata scenario di un movimento culturale e politico che non si vedeva da decenni nel Capoluogo. Il tutto gestito con precarietà, certo, con alti e bassi, crisi e momenti di sconforto, picchi di esaltazione e tutte le difficoltà che possono incontrare dei cittadini, come me e voi, mentre tentano di fare politica dopo decenni di azzeramento, di de-responsabilizzazione e di annichilimento.

Durante questo periodo di riappropriazione la scena partitica non si è quasi mai espressa, sperando forse in uno scoraggiamento interno; non sono mancate invece le minacce, più o meno velate, da parte di coloro che non vedevano di buon occhio un’iniziativa di questa portata.

L’ultimo gesto intimidatorio è avvenuto nella notte del 30 agosto dopo il concerto Jazz (gratuito come tutti gli eventi organizzati dall’Assemblea) offerto alla popolazione: alcuni individui si recano nelle stalle e imbevono delle coperte di benzina, lo stabile di legno e mattoni svanisce nel giro di poche ore.

I moventi sono tanti, così come i possibili mandanti.

Forse qualche invasato che nonvedeva di buon occhio questa iniziativa senza generis. Oppure i soliti fantasmi che abitano la storia della Repubblica, mandati per buttare il fumo negli occhi e far cadere l’esperienza della Cavallerizza sotto facili commenti da bar. Altri dicono che sia stata una mossa finanziaria: la Cavallerizza perderebbe gran parte del suo valore dopo questo incendio, rischiando  di uscire dal primato dell’UNESCO. Questo permetterebbe al comune di dribblare gli impedimenti alla vendita e abbasserebbe il prezzo dell’immobile, riproponendo l’ormai nota accoppiata: svalutazione/ speculazione.

Oltre al gusto della cronaca però, questo accadimento dovrebbe portarci a riflettere sullo scarso valore dato al ruolo di cittadini.

Il rogo di origine dolosa dovrebbe mettere in allarme tutti e tutte, non solo perché si tratta di un bene protetto dall’UNESCO (l’Italia, l’unico paese al mondo ad avere oltre 50 siti protetti sul suo territorio), ma sopratutto perché la Cavallerizza aveva ripreso a vivere, respirare  e gemere da maggio di quest’anno, grazie alla partecipazione della cittadinanza. Era stata liberata da un gruppo di persone (di vocazione, sesso e origine diverse) che stavano tentando di creare uno spazio comune dove proporre una realtà aggregativa diversa dal vodka and beer che ritma le serate del Capoluogo, diversa dai tanti spazi concessi per conoscenze e facili appetiti, che spremono interi quartieri e poi svaniscono senza lasciare frutti (il tristemente famoso fenomeno di gentrification).

Poco importa la mancanza di professionalità, l’incertezza, l’imprecisione con il quale il gruppo Assemblea Cavallerizza 14.45, con l’aiuto del Circolo dei Beni Demaniali, è riuscito a resuscitare uno spazio spento e abbandonato; poco importa anche di sapere, ai fini di una riflessione che guarda oltre l’attualità, se l’incendio sia stato causato dai “cattivi” o dai “cattivissimi”. Ciò che importa è che un processo politico reale, uno dei rari processi politici che avvengono nella nostra città,  è stato bruscamente interrotto, anzi pretestuosamente ferito.

Assordante il silenzio dei politici intorno alla vicenda, nessuna dichiarazione per denunciare pubblicamente la violenza effettuata contro tutti i cittadini, contro tutti coloro che per diritto e per dovere sentono di dover intervenire attivamente per una riqualificazione culturale della propria città.

Nessuna dichiarazione per rassicurare la cittadinanza ed esortarla a continuare con delle iniziative come quelle dell’Assemblea Cavallerizza 14.45, a non cedere alla violenza, alla minaccia e allo sconforto. La solidarietà dovrebbe essere espressa nei confronti di tutte e tutti coloro che hanno partecipato e parteciperanno alle attività della Cavallerizza per rassicurarli: andate avanti! La lotta per la libertà, passa attraverso la partecipazione.

Ludovico Lanni

Un commento

  1. E’ una vergogna che la giunta Fassino regali ai palazzinari che l’hanno sostenuta e che la sostengono i bene che ci appartengono, la Cavallerizza in primis, ma il palazzo di Gramsci a speculatori edilizi, un’area detta Continassa alla Juventus, e tantissimi altri esempi. Che svendano le loro cose se proprio vogliono regalare e sdebitarsi… La Città di Torino, nel senso dei suoi abitanti, diventa così sempre più povera regalando soldi, palazzi, aree edificabili ai soliti potenti!!!

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