Biotopo umido di Levego (BL), dall’origine alla distruzione (breve cronistoria per immagini)

Biotopo di Levedo
Riceviamo e pubblichiamo.

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Spett. le Salviamo il Paesaggio,
segnalo quanto è accaduto in questi mesi a Levego (BL), dove è stata completamente distrutta un’area umida ricca di biodiversità per far spazio a strade e capannoni industriali.

La cronistoria nelle immagini in fondo all’articolo.

La distruzione definitiva prima dell’arrivo del cemento nel video di oggi 14 maggio 2015:

https://www.facebook.com/federico.balzan/videos/10205845252802383/?pnref=story

La distruzione ha interessato verosimilmente specie di Allegato II e IV della Direttiva 1992/43/CEE e Allegato I e II alla Direttiva 2009/147/CE. Tra le altre da me avvistate: rospo comune, rospo smeraldino, rana verde, cannareccione, nitticora, germano reale, alzavola ecc.

Dopo aver inutilmente tentato di fermare lo scempio in questi tre anni, ho tentato almeno di far intervenire il Corpo Forestale dello Stato e la Polizia provinciale in questi giorni poiché, anche se su terreno di proprietà e con permessi incredibilmente in regola, non si può ovviamente compiere lavori uccidendo centinaia di esemplari di fauna. Alludo a quella meno mobile come gli anfibi. Agli uccelli, che verosimilmente saranno volati via (ma non tutti visto il mio rinvenimento di alzavola morta, verosimilmente rimasta nascosta nel fitto fino all’uccisione) comunque è stato distrutto l’habitat.

Purtroppo, pur avendo allertato gli organi di Polizia competenti con ben 7 telefonate, non ho avuto, almeno nel mio periodo di presidio sull’area assieme a quello degli amici, mai notato alcuna presenza o movimento in tal senso. L’impressione è stata quella di un triste ed incredibile disinteresse. Per quanto sia irrimediabilmente tardi, vista la vostra esperienza, sono graditi commenti, segnalazioni, suggerimenti su come possiamo agire da adesso in poi. In questi ultimi tre anni, in questo caso, informare e lottare non è purtroppo servito a nulla. Grazie e un saluto.

Federico Balzan

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CRONISTORIA PER IMMAGINI

 

 

7 commenti

  1. In emilia romagna (specialmente in provincia di Ferrara e Ravenna) abbiamo assistito, talvolta sotto gli occhi delle istituzioni consapevoli, a diverse distruzioni di questo tipo in zone tutelate come SIC-ZPS (Rete Natura 2000), alcune sanzionate, alcune punite, alcune del tutto impunite. Se quando l’Italia era meta di tutte le arti e le culture per i suoi paesaggi, beni naturali, geomorfologia e insediamenti umani stupendi, il periodo si chiamava Rinascimento, ora come lo dovremmo chiamare?

  2. Io credo che quando vengono individuate zone umide, ricche di avifauna, anfibi, ecc. è il caso di allertare subito chi potrebbe, o direttamente (amministratori, sindaci, assessori, ecc. che abbiano una certa sensibilità ambientale) o indirettamente (consiglieri di minoranza, associazioni ambientaliste, ecc.), fare in modo di attivare quegli strumenti legislativi che possano blindare la zona tramite la creazione di biotopi, parchi, riserve, ecc. Capisco che a dirlo sia semplice, ma bisogna veramente in un modo o nell’altro stoppare questo indiscriminato modo di erodere territorio, e a maggior ragione quando si tratta di zone ad alto pregio naturalistico.

  3. Tristissimo e quasi scontato, anzi “normale”, epilogo… Un grazie comunque al difensore di Madre Terra e autore di questo intervento.

  4. Federico, far presente al comune, alle associazioni, ai gruppi ambientalisti provinciali che esistono capannoni inutilizzati in zone limitrofe e proporre la rinaturalizzazione con percorsi per fruire del posto assieme ad altre località vicine che abbiano qualche interesse naturalistico o storico. Insistere sulla scelta di fare industria utilizzando capannoni già costrutti e inutilizzati in zone vicine. Un capannone su 4 in Veneto e’ vuoto.

  5. E che dire dell’isola di Bertolla alla confluenza del Po con la Stura,nota per la permanenza di rare biodiversità e facente parte del Regio Parco di Torino (il primo e il più grande esempio di parco “di paesaggio,” impropriamente detto “all’inglese”) progettato alla fine del Cinquecento? L’isolotto è stato devastato così come continua ad esserlo il famoso (per gli studiosi, non certo per gli assessori) Regio Parco, citato da tanti poeti e storici, tra cui Torquato Tasso.

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