Stop all’incentivazione delle rinnovabili speculative!

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Pubblichiamo il documento inviato da diverse associazioni ambientaliste a tutti i Ministri per porre urgentemente freno ad una Green Economy deviata ed interessata a consumare il verde rurale invece di valorizzarlo e salvaguardarlo.

Diverse Associazioni ambientaliste hanno inoltrato, al Presidente del Consiglio dei Ministri e a tutti i Ministeri competenti, un dettagliato documento con il quale, pur evidenziando l’importanza e l’urgenza di ridurre i gas serra e di diffondere gli impianti alimentati da fonti di energia rinnovabile così come previsto dalle politiche energetiche ambientali dell’UE, caratterizzate inizialmente dalla strategia “20-20-20” per l’anno 2020 ed oggi dai nuovi obiettivi “40-27-27” per l’anno 2030, fanno presente che altrettanto rilevante deve essere la salvaguardia del suolo agricolo, la difesa del paesaggio, dell’ambiente e della salute dei cittadini.

Purtroppo in diverse regioni d’Italia si è assistito al rilascio di titoli autorizzativi, ai sensi dell’art. 12 del D.Lgs. n. 387/2003, per la realizzazione di mega impianti industriali alimentati da fonti di energia rinnovabile (FER) in aree verdi, con la conseguente e strumentale adozione di variante urbanistica da terreno agricolo ad industriale al momento dell’ottenimento dell’Autorizzazione Unica. Impianti che molto spesso sono stati realizzati per la sola convenienza economica della società proponente legata all’elargizione dei corposi incentivi statali, senza peraltro far diminuire l’uso delle fonti fossili, ma causando danni rilevanti ancora non completamente quantificabili al territorio e all’agricoltura interessati.

Tra gli impianti alimentati da fonti di energia rinnovabile rientrano anche gli impianti solari termodinamici a concentrazione (CSP) che occupano generalmente estese superfici agricole con significative ricadute sul paesaggio e sull’ambiente. Proprio quel paesaggio e quell’ambiente le cui esigenze di tutela sono spesso subordinate all’interesse economico privato, indiscutibilmente legato ad una eccessiva incentivazione statale dettata, in passato, dal D.M. 6 luglio 2012 ed oggi dalla previsione di un nuovo decreto ministeriale.

Con l’invio del documento, condiviso da tante realtà locali che si battono per la difesa del territorio, è stata chiesta la non adozione di alcun decreto ministeriale che continui a incentivare la realizzazione di impianti industriali solari termodinamici a concentrazione (CSP) e di ulteriori impianti eolici, geotermici o altri impianti FER che comportano consumo di suolo agricolo oltre ad un alto impatto ambientale, paesaggistico e territoriale. È stato chiesto inoltre, che la politica energetica indirizzata alla promozione di impianti FER non trascuri la sostenibilità e la congruenza degli stessi sul territorio e la sempre più marcata esigenza di puntare, oltre che sulla produzione, anche sul risparmio energetico, sull’efficienza energetica, sugli impianti termici e sugli impianti FER da non realizzare a spese dell’agricoltura o dell’ambiente naturale.

Nel documento sono stati riportati i casi esemplari di CSP della Regione Basilicata e Sardegna, quali esempi di una malsana Green Economy concepita in un ottica speculativa e nel mancato rispetto dell’art. 12 c. 4 e 7 del D.Lgs. n. 387/2003 con i quali si prevede, rispettivamente, il ripristino dello stato dei luoghi dopo la dismissione dell’impianto e la possibilità di collocare impianti FER in aree agricole purché ciò avvenga nel rispetto delle tradizioni agroalimentari, delle disposizioni in materia di sostegno del settore agricolo, della biodiversità, del paesaggio rurale e del patrimonio culturale. Previsioni normative che sarebbero disattese dalle proposte progettuali presentate in Basilicata ed in Sardegna dove si vorrebbero autorizzare centrali termoelettriche ibride a concentrazione solare (CSP), denominate impianti “solari termodinamici”, estesi ciascuno su aree di oltre 200 ettari, aventi potenza elettrica nominale di 50-55 MW, alimentati da fonte rinnovabile solare nonché da fonte non solare non rinnovabile, quale il gas metano o gasolio; sottoposti alla Direttiva Seveso III in quanto attività a rischio d’incidente rilevante; produttori di non trascurabili emissioni di inquinati in atmosfera; smisurato consumo d’acqua a discapito degli usi alimentari e del settore agricolo ivi presente; impianti che sarebbero causa di devastanti sbancamenti della sede d’impianto, impermeabilizzazioni, cementificazioni tramite migliaia di pali di fondazione in cemento armato con relativa compromissione irreversibile di centinaia di ettari. Impianti che, secondo le Associazioni e Comitati, non andrebbero collocati in aree agricole bensì in terreni non altrimenti utilizzabili, come le aree desertiche, le aree industriali dismesse o le discariche esaurite, rinunciando a megalomani potenze elettriche da installare e commisurando le dimensioni dell’impianto alle aree effettivamente disponibili nel rispetto del territorio e di coloro i quali lo abitano.

Le Associazioni e Comitati sono concordi nell’affermare che gli impianti alimentati da fonti d’energia rinnovabile sono la scelta giusta ed intelligente, a patto di prevenire gli effetti collaterali e dannosi, e le perdite non sanabili già oggi in essere, di installazioni indiscriminate e dissennate in aree agricole, con ripercussioni anche per le generazioni future.

Coordinamento “Salviamo il Paesaggio” del Vulture – Alto Bradano (PZ), Associazione Intercomunale Lucania (PZ), Associazione per il Miglioramento delle Condizioni Ambientali “A.Mi.C.A.” (PZ), Comitato NO Megacentrale Guspini (VS), Comitato Terra che ci Appartiene Gonnosfanadiga (VS), Federazione Nazionale Pro Natura, Associazione nazionale Verdi Ambiente e Società (V.A.S.), Associazione nazionale Accademia Kronos (Onlus), Italia Nostra Sardegna, Rete Campana per la Civiltà del Sole e della Biodiversità (R.C.C.S.B.), Circolo Legambiente Napoli Centro Antico, Comitato Diritto alla Salute di Lavello (PZ), Comitato Sa Nuxedda Free – Vallermosa (CA), Comitato Terrasana – Decimoputzu (CA), Comitato Fuori dalla Pale – Villanovaforru (VS), Comitato S’Arrieddu per Narbolia (OR), Associazione Progetto Comune – Villacidro (VS), Gruppo d’Intervento Giuridico (Sezione Oristano), Comitato No al Termodinamico – Cossoine, Comitato Basso Campidano Aria-Terra-Acqua, Comitato per la Tutela e Salvaguardia di Torregrande (Oristano).

8 commenti

  1. Vedo che tra i firmatari c’è anche Legambiente Napoli.
    Ma dov’erano nel 2010 quando Legambiente Nazionale voleva realizzare su aree Agricole un IMMENSO impianto fotovoltaico a Cutrofiano, che grazie ad alcuni coraggiosi Circoli, Italia Nostra e vere Associazioni Pugliesi, bloccarono questa speculazione.
    Per chi vuole conoscere: cliccare Cutrofiano Legambiente.
    P.S. In Lombardia dal 2007 al 2011, sono stati realizzati oltre 100 impianti fotovoltaici su fertili aree agricole (oltre 10.000.000 di mq.)nel TOTALE silenzio di tue le Associazioni Ambientaliste.

  2. Non posso concordare, Un conto è contestare impianti sbagliati, un altro conto è contrastare ogni forma di incentivazione alle rinnovabili in un Paese in cui tutte le forme di sostegno alle rinnovabili sono ormai bloccate per la felicità di emiri, terroristi islamici, gazprom e trivellatori vari. Io da ambientalista difenderò sempre il suolo, dai progetti di infrastrutture, dalle speculazioni (anche quelle energetiche), dalla agricoltura di rapina. proprio perchè penso che il suolo è la principale risorsa su cui il nostro Paese può e deve contare. Ma non sono ancora così orbo da non rendermi conto che se rinunciamo a produrre energia rinnovabile sul nostro suolo, dedicando superfici a questa produzione così come decidiamo di dedicarne altre parti a produrre mais, orzo o frumento, allora vuol dire che per difendere il nostro sacro suolo decidiamo di mandare in vacca il clima. E questo no, è davvero troppo, è da ambientalisti schizofrenici.

  3. giusto giustissimo, bisogna continuare a produrre energia elettrica con il carbone e l’olio combustibile e magari con i rifiuti, prima di tutto perchè quelli non sono speculatori energetici, non occupano suolo agriccolo, tutt’alpiù inquinano solo 447.000 ettari di terreno, ma che importa, e poi a noi che ce ne frega se in quelle zone (aree SIN) muoiono di tumore a decine, sono solo il 49% in più l’incidenza dei tumori rispetto alla media, possiamo andare fieri abbiamo superato TARANTO.
    Finalmente primi in qualcosa.

    1. Quindi secondo il tuo ragionamento, SE si evita l’incentivazione delle rinnovabili speculative (cioè alla fine dei conti di andare a buttare soldi per arricchire pochi, facendo più danni che altro), ALLORA si è costretti a produrre energia inquinando e facendo morire di tumore la gente.

      Sai che sei intelligente, io non c’ero mica arrivato. Grazie!

    2. ..incentivare le fonti di energia rinnovabili (FER) è giusto e doveroso ma non nel modo in cui è stato fatto fino ad ora, bisogna infatti dirottare gli incentivi ai piccoli impianti solari ed eolici, quelli che in pratica permettono una diffusione capillare sui tetti di aziende e case private, in tal modo si risolve il problema della distribuzione e trasporto ddll’energia, inferiori perdite, risparmio di suolo e risorse ambientali,diminuzione di C02,aumento di potere economico e contrattuale dei piccoli privati cioè del cittadino medio….come è stato fatto fino ad ora, favorisce il “mercato delle vacche”, foraggiando grandi investitori e speculatori di cui il solo intento è il profitto economico, in pratica si continua a dare acqua al mare..

  4. Giustissime osservazioni. Basta con le rinnovabili speculative che devastano i territori e arricchiscono gli speculatori.

  5. Ci sono aree particolramente ventose su terreni agricoli: ci possiamo permettere di non utilizzarle solo perche’ sono agricole?

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