L’economia circolare in agricoltura: è lombarda la prima azienda agricola in Europa a metterla in pratica

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Presentata il 22 settembre ad Expo Milano 2015 la Cassinazza e un docu-video divulgativo per diffondere conoscenza sui principi e sul potenziale dell’agricoltura circolare

Milano, 22 settembre 2015 – Si è svolto oggi presso il padiglione del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali il convegno “La circolarità del Mondo Agricolo. L’applicazione dei principi dell’economia circolare in agricoltura”, che ha visto un panel di esperti confrontarsi sulle prospettive offerte dall’economia circolare rispetto alla maggiore sfida che l’agricoltura dovrà affrontare nei prossimi anni: sfamare quasi 10 miliardi di persone – tanti saranno gli abitanti della Terra nel 2050 – cui dovremo fornire anche acqua pulita e combustibile.

Al Convegno odierno sono intervenuti voci autorevoli del settore come Vincenzo Lavarra (Consigliere del Ministro on. Martina), Paolo De Castro (Commissione Agricoltura Parlamento UE), Senatore Stefano Vaccari (Segretario Commissione Ambiente al Senato), Marco Acutis (Professore ordinario di Agraria presso il Dipartimento di Scienze Agrarie e Ambientali dell’Università degli Studi di Milano) e Francesco Natta (Amministratore Delegato Acqua&Sole srl). Ad arricchire il convegno anche il contributo video di Janez Potocnik, (Presidente RISE Foundation, già Presidente Commissione ambiente UE).

L’agricoltura moderna applica i principi dell’economia lineare: prende, usa e getta. Ha bisogno dall’esterno di continui apporti di materie prime, che vanno esaurendosi, e produce rifiuti che non trovano corretta collocazione e finiscono per inquinare mari e fiumi. Un sistema agricolo così concepito non è sostenibile e pertanto destinato al collasso, specie sotto la crescente pressione demografica. Per sfamare quasi 10 miliardi di persone l’agricoltura dovrebbe essere in grado, in meno di 40 anni, di raddoppiare l’attuale produzione di soia e carne, e di incrementare di un terzo quella di cereali.

L’agricoltura moderna, inoltre, con l’utilizzo di fertilizzanti chimici che mancano di elementi organici preziosi, favorisce la perdita di sostanza organica del terreno, il che a sua volta comporta erosione del suolo, che diventa sempre più fragile, e favorisce inondazioni e frane sempre più diffuse sul nostro territorio. A causa dell’erosione si perdono ogni anno nel mondo 24 miliardi di tonnellate di suolo, che la natura riesce a ricostituire annualmente solo per una centesima parte: ciò vuol dire che la natura impiegherà 100 anni per recuperare ciò che l’uomo sta dissipando ogni anno.

Una risposta a questi problemi può venire dall’agricoltura circolare, ovvero dalla possibilità di recuperare le risorse sottratte al terreno ma ancora in circolo (i rifiuti, gli scarti) anziché importarle dall’esterno. Le risorse residue a disposizione sono gli scarti derivanti delle industrie agro-alimentari, dai reflui civili e dal letame delle stalle, sostanze esclusivamente organiche derivanti dalle attività di trasformazione e consumo dei prodotti agricoli. Recuperare queste sostanze crea un’agricoltura sostenibile che non ha bisogno, se non in parte, di risorse esterne (fertilizzazione chimica), preserva la fertilità del terreno grazie ad una ricostruita biodiversità, e inoltre consente di trovare un corretto impiego per scarti e rifiuti organici.

Un esempio di eccellenza di agricoltura circolare, la prima in tutta Europa, arriva dall’Italia: dal territorio neorurale della Cassinazza, situato tra le province di Pavia e Milano.

“Dal 1996 abbiamo intrapreso un percorso di rinaturalizzazione dell’azienda in linea con la Politica Agricola Comunitaria e finalizzata a ripristinare la giusta sintonia con gli elementi naturali e territoriali persi con la industrializzazione dell’attività agricola, introducendo correzioni che hanno permesso di massimizzare l’uso produttivo del territorio rendendolo compatibile con la maggiore biodiversità possibile” ha spiegato Francesco Natta, Amministratore Delegato di Acqua&Sole srl. “Restituire al terreno il suo ciclo naturale, ovvero ripristinare la fertilità dei terreni agricoli – da cui dipende il 99,7% di ciò che mangiamo – attraverso il recupero degli elementi nutritivi asportati dai raccolti e scartati nelle successive fasi di utilizzo ci ha resi autonomi da un punto di vista degli elementi nutritivi, riducendo l’inquinamento da nitrati e fosfati con effetti positivi sull’economicità del progetto”.

I numeri del lavoro pioneristico fatto alla Cassinazza parlano da soli: in quasi un ventennio sono aumentate del 170% le specie di uccelli presenti, del 146% le specie di libellule, del 105% le specie di farfalle diurne, dell’81% le specie di mammiferi e dell’80% le specie di cavallette. Il tutto si traduce in una fertilità del suolo incrementata, oltre alle migliorate caratteristiche del paesaggio, visibili a tutti.

Per aiutare gli operatori del settore e l’opinione pubblica a comprendere meglio il potenziale innovativo dell’agricoltura circolare è stato realizzato e presentato oggi un docu-video sul tema, disponibile sul sito internet www.neorurale.net.

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Mattia Zanetti, mattiaz@nowpr.it | Sara Di Betta, sarad@nowpr.it

Un commento

  1. Penso che dovremmo fare immediatamente una legge per convertire quello esperimentato qui in prassi ordinaria

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