L’Enciclica di Papa Francesco: il paesaggio come identità comune da curare per migliorare la società

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Il dialogo e la trasparenza nelle scelte sulle grandi opere che modificano l’ambiente. L’impegno di associazioni e comitati che, con la difesa del paesaggio, migliorano la società. C’è anche questo nell’Enciclica di Papa Francesco sulla cura della Casa Comune.

La lettera enciclica LAUDATO SI’ dello scorso maggio ha posto al centro dell’attenzione la visione ambientalista di Bergoglio. Analizzando l’ampia riflessione (più di 200 pagine, a questo link il testo completo) si scopre come, all’ambito puramente religioso, si alterna un’analisi scientifica dei problemi. In queste parti del documento, ricche di proposte concrete, si affronta anche il tema del Paesaggio, parola che compare tre volte nel testo.

Partecipazione nei processi decisionali per non trascurare le problematiche locali

Si parla di Paesaggio nel capitolo dedicato all’Ecologia definita integrale, che deve essere al tempo stesso economica e sociale, ambientale e culturale. Un ambito quindi molto vasto che diventa però Ecologia “della vita quotidiana”. Si parte ovviamente dalla conservazione: “Sia nell’ambiente urbano sia in quello rurale, è opportuno preservare alcuni spazi nei quali si evitino interventi umani che li modifichino continuamente”. Una conclusione che arriva a seguito della riflessione sul valore della cura degli spazi pubblici. Qui si cita chiaramente il Paesaggio “urbano o rurale”, costituito da diversi elementi da integrare, perché tutti questi, insieme, formano un luogo, dove rispecchiarsi ma non rinchiudersi.

Come ci si aspetta, nell’ottica del carattere religioso del testo, si ricorda che gli elementi da armonizzare sono “tutti creati di Dio”. Meno prevedibile invece è la riflessione sull’importanza della partecipazione nei processi decisionali e la visione urbanistico-architettonica dello sviluppo. Sembra un indiretto ma chiaro riferimento ai conflitti generati dalle grandi opere imposte dall’alto l’espressione che sottolinea come “la visione consumistica” e l’ ”economia globalizzata”, gli interessi quindi dei più forti, portano a “trascurare la complessità delle problematiche locali, che richiedono la partecipazione attiva degli abitanti.”

Anche dal punto di vista urbanistico, il Papa sottolinea che non basta la bellezza e non va bene neanche “distruggere e creare nuove città ipoteticamente più ecologiche”. E’ fondamentale integrare il patrimonio storico artistico e culturale. In più: “è tanto importante che il punto di vista degli abitanti del luogo contribuisca sempre all’analisi della pianificazione urbanistica”. Allargando l’orizzonte dell’analisi, parla anche di “grave mancanza di alloggi in molte parti del mondo”: è chiaro però che tale aspetto va collocato nelle diverse realtà. In quelle a maggior degrado ambientale, come la nostra, è l’inaccessibilità a case già realizzate che genera tale scompenso sociale.

I grandi progetti senza analisi accurate intaccano profondamente la vita di un luogo

Il Paesaggio ritorna anche nel capitolo dedicato ad “alcune linee di orientamento e di azione” dove si sottolinea ancora, in un apposito paragrafo, l’importanza del dialogo e della trasparenza nei processi decisionali. Un approccio alle decisioni che deve basarsi su un “confronto tra rischi e benefici ipotizzabili per ogni possibile scelta alternativa”. Perchè i progetti, e quì si torna al riferimento delle grandi opere, impattano ovviamente sull’ambiente e possono portare ad un “mutamento significativo nel paesaggio”. Il pericolo è chiaramente spiegato “alcuni progetti, non supportati da un’analisi accurata, possono intaccare profondamente la qualità della vita di un luogo” sotto numerosi aspetti, che cita, a partire dall’inquinamento acustico fino agli effetti dell’uso dell’energia nucleare.

Si segnala anche il pericolo dell’eccessiva e inopportuna semplificazione: “La cultura consumistica, che dà priorità al breve termine e all’interesse privato, può favorire pratiche troppo rapide o consentire l’occultamento dell’informazione”.

Interventi a favore del bene comune migliorano la società

Un bel concetto è quello dell’Amore civile e politico che ritroviamo nell’ultimo capito, dove si cita per la terza volta il Paesaggio e dove si trova un particolare riconoscimento dell’importanza dei comitati: “Non tutti sono chiamati a lavorare in maniera diretta nella politica, ma in seno alla società fiorisce una innumerevole varietà di associazioni che intervengono a favore del bene comune, difendendo l’ambiente naturale e urbano”.
C’è quindi chi si preoccupa di un luogo pubblico, piazza o monumento, ma anche chi si occupa del Paesaggio da proteggere e conservare come già sottolineato in precedenza. Così facendo si risana e migliora l’ambiente e la società, coltivando il concetto del bene comune.

Dalla conservazione e trasmissione di questa identità comune, scaturisce anche un importante senso di solidarietà. Si arriva quindi al concetto che ritorna più volte nel testo dell’Enciclica: il collegamento tra tutela dell’ambiente e solidarietà verso i più poveri. All’opinione pubblica possono sembrare elementi lontani ma non è così e fa bene il Papa in più punti a spiegarne l’intrinseco legame. Un legame che, se compreso e riconosciuto, darà ancor più valore alle battaglie per la tutela dell’ambiente e del territorio.

Luca D’Achille (@LucaDAchille)