“Salviamo il paesaggio” diventa opportunità concreta a Roma e Torino, con Paolo Berdini e Guido Montanari

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Un grandissimo risultato per Salviamo il Paesaggio. Per le loro competenze ma soprattutto per l’impegno profuso in difesa del territorio, Paolo Berdini e Guido Montanari sono stati scelti alla guida degli assessorati all’urbanistica di due importanti città come Roma e Torino.

Nelle nuove Giunte comunali che amministreranno la prima e l’attuale capitale d’Italia ci saranno Guido Montanari, assessore all’urbanistica e vicesindaco del capoluogo piemontese, e Paolo Berdini, assessore all’urbanistica della capitale. Tra i primi a firmare il manifesto fondativo del Movimento Stop al Consumo di Territorio, i tecnici Montanari e Berdini, con le loro apprezzate analisi ed eccellenti proposte, sono da sempre vicini al Forum “Salviamo il Paesaggio”. È grazie alle loro indiscutibili competenze, ma anche e soprattutto per le battaglie civili intraprese da tempo sul tema del consumo di suolo che sono stati scelti in questi ruoli strategici con un compito ben preciso: cambiare il modo di concepire il territorio ed il paesaggio nell’interesse pubblico in città che, come tante altre sparse per l’Italia, hanno sofferto da troppo tempo per scelte inopportune quanto dannose.

Paolo Berdini

paolo-berdiniPaolo Berdini è urbanista e scrittore. È stato presidente dell’Istituto Nazionale di urbanistica e – grazie alla sua grande esperienza e competenza – collabora con importanti quotidiani e televisioni. Sul sito del Forum si possono leggere i suoi articoli sulle speculazioni edilizie a Roma (Roma cemento Eterno e Fermare l’espansione urbana per salvaguardare la ricchezza dei lavoratori), sul progetto del nuovo stadio della Roma (perché lo pagheremo anche noi) e sul fallimento del Piano Casa della Regione Lazio: un piano basato su sovradimensionamento e finte motivazioni sociali. Attento ai collegamenti politica, territorio, economia e informazione, le approfondisce sottolineando l’importanza di salvare ciò che resta del paesaggio italiano. Si è occupato anche degli sviluppi normativi in tema di consumo di suolo e grandi opere (come illustrato ad esempio nell’intervento all’Assemblea nazionale del Forum Salviamo il paesaggio del 2014) nonché dei contenuti necessari per un’efficace legge nazionale (Disegno di legge sul consumo di suolo: questa volta un decreto serviva davvero).

Guido Montanari

montanari-smallGuido Montanari è docente di storia dell’architettura ed ha coordinato studi ed incontri sui temi della città e del territorio. Come assessore all’edilizia, urbanistica e paesaggio del comune di Rivalta (TO) ha già messo in pratica innovative politiche di riduzione del consumo di suolo e di rinuncia ai diritti edificatori per far tornare le aree libere. In questa intervista (quando il rinnovamento è governato dai cittadini) ha spiegato come, per vincere il degrado ambientale, il consumo irrefrenabile di suolo e la mancanza di tutela dei bisogni sociali si possono mettere in pratica soluzioni quali il recupero dei fabbricati esistenti, la promozione della mobilità sostenibile e la riqualificare gli spazi pubblici proteggendo al tempo stesso  gli spazi verdi e agricoli. Una scelta ed un modello che merita sicuramente di essere replicato.

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Riportiamo qui di seguito un interessante articolo di Giuseppe Salvaggiulo su La Stampa:  

Virginia Raggi e Chiara Appendino hanno indicato come assessori due «urbanisti gemelli»: Paolo Berdini e Guido Montanari. Nomi pesanti con radici accademiche, noti nelle città per le numerose battaglie civili, stessi maestri e una comune radice culturale, «prima che la sinistra buttasse alle ortiche l’urbanistica». Le loro idee: stop al consumo di suolo, revisione al ribasso dei piani regolatori, più trasporto pubblico, no alla privatizzazione del patrimonio immobiliare comunale. Proclamano «la fine dell’urbanistica neoliberista» e una soluzione di continuità con le giunte di centrosinistra.

Berdini e Montanari si riconoscono negli insegnamenti di Edoardo Salzano, Pierluigi Cervellati, Vezio De Lucia. Negli ultimi anni si sono ritrovati sia su temi nazionali che su battaglie locali. L’ultima è quella sulla Cavallerizza di Torino, il complesso tutelato dall’Unesco su cui il Comune ha lanciato un’operazione finanziaria (con Cassa Depositi e Prestiti) di ristrutturazione.

Montanari è nel comitato «Cavallerizza Bene Comune», che ha occupato gli spazi e riaperto lo splendido giardino per opporsi alla privatizzazione. Prima si era battuto contro i grattacieli e la trasformazione in centro commerciale del Palazzo del Lavoro di Pierluigi Nervi, che nel ’61 ospitò la celebrazione del centenario dell’Unità d’Italia. Tutte operazioni targate Pd. Tutte battaglie su cui ha incrociato i militanti del Movimento 5 Stelle. A una manifestazione Chiara Appendino, dopo averlo ascoltato, si avvicinò per conoscerlo. La frequentazione si è consolidata in vista delle elezioni, quando gli ha chiesto di collaborare al programma. Poi l’ha scelto come assessore.

Si sono trovati subito su alcuni capisaldi. Primo: il patrimonio comunale di valore storico e architettonico deve restare pubblico, sia per la proprietà che per la gestione. Spiega Montanari: «I gioielli di famiglia non si toccano. Le esigenze finanziarie? Non si può chiedere a un povero di vendersi cornee e reni».

Secondo: «Il territorio non deve essere un bancomat per un Comune assetato di oneri di urbanizzazione». Montanari vuole una revisione «dalla A alla Z» del piano regolatore del 1995. «Erano previsti 10 milioni di metri quadri di nuove edificazioni. Ne sono stati realizzati poco più della metà. Il residuo va ripensato, quartiere per quartiere, secondo le esigenze reali di un mercato cambiato, con 50 mila alloggi vuoti. I piani che comportano consumo di suolo si bloccano, le trasformazioni di aree già edificate, come quelle ex industriali, si orientano diversamente: no residenze e centri commerciali, ma piccole attività artigianali e commerciali e servizi collettivi». E poi sconti fiscali per interventi di riqualificazione ed efficienza energetica, investimenti nelle periferie («Le Spine, i quartieri nati negli ultimi vent’anni, sono disastrosi»), difesa delle destinazioni produttive («Meglio una fabbrica abbandonata che un centro commerciale: prima o poi qualcuno torna a produrre»).

Idee che Montanari ha sperimentato negli ultimi anni come assessore a Rivalta, comune dell’hinterland torinese, e illustrato qualche settimana fa all’associazione costruttori. «Ci dicono che noi siamo per l’opzione edilizia zero, per la decrescita? Ma la decrescita c’è già, lo dicono i costruttori. L’edilizia è già a zero. In Comune arrivavano 30 pratiche a settimana, ora 3. Questa è urbanistica del no, la nostra è urbanistica della felicità». È vero che anche le associazioni di categoria negli ultimi anni hanno cambiato rotta su questi temi, ma restano nodi non sciolti. Dove trovare le risorse per fare tutto questo, se si riducono gli incassi degli oneri di urbanizzazione? Resta un margine di vaghezza, oltre l’impegno a racimolare 5 milioni di euro dal taglio di sprechi e consulenze del Comune.

Berdini è sulla stessa lunghezza d’onda. Spiega che «lo stop all’espansione sull’agro romano (15 mila ettari decisi dal Piano di Veltroni nel 2008) non è ideologica, ma pragmatica. Roma è una città fallita perché dal 1993 ha inseguito gli interessi immobiliari privati». Non vuole bloccare tutti i progetti edilizi, ma solo quelli che «provocano un aggravio di spesa pubblica per portare i servizi e gestirli. Sulle aree già urbanizzate si può andare avanti». Altri capisaldi: più trasporto pubblico e stop a grandi opere (tipo centro congressi Eur o stadio del nuoto a Tor Vergata, esempi di spreco e abbandono). «Vogliamo dirottare gli investimenti su interventi nelle periferie della devastazione sociale».

Berdini non si nasconde «i rischi» di un approccio così radicale. Le questioni finanziarie che si possono aprire, i rapporti con le categorie interessate. «Ma qui è in gioco la tenuta patrimoniale delle famiglie. Nelle periferie il valore delle case è calato già del 30-35%. Vogliamo aumentare ancora l’offerta, nonostante la crisi di domanda?». E i palazzinari? «La filiera della casa non funziona, lo sanno anche loro. Sarà dura, ma non ne temo l’ostilità. Ne conosco alcuni, ci capiranno».

Un commento

  1. Berdini non e’ piu’ il nostro assessore:altra pagina amara della storia di Roma e dell’Italia!!

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