No consumo di suolo: intellettuali e lavoratori uniti per il consumo di suolo zero

di Salvatore Lo Balbo, Responsabile Dipartimento Politiche Territorio, Aree Urbane e Abitative della CGIL Sicilia.

Il 18 gennaio 2018 la CGIL Sicilia ha organizzato a Catania un convegno regionale su “Consumo di Suolo Zero – Lavoro, Sviluppo e rilancio dei Centri Storici, delle Periferie e delle Aree Urbane ”. La mia relazione e gli interventi di De Lucia, Munafò, Viviani e Ziparo sono pubblicati nella pagina del sito https://www.cgilsicilia.it/aree/diparimento-politiche-territorio-aree-urbani-abitative/ .

Il 4 febbraio 2018 è stato presentato un disegno di legge, elaborato da 75 esperti, e pubblicato nella pagina del sito http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2018/02/una-legge-diniziativa-popolare-per-arrestare-il-consumo-di-suolo-la-proposta-del-forum-salviamo-il-paesaggio/ .

Entrambe le iniziative, oltre alla coincidenza temporale sono unite non solo dai nomi dei partecipanti, ma da un cambio di marcia nei contenuti e nei luoghi. 

Per quanto riguarda i contenuti, il ddl recentemente presentato afferma con chiarezza, a differenza di quanto i più hanno scritto e detto dal ddl dell’ex ministro Catania in poi, che l’obiettivo di una legge nazionale non deve essere né la convivenza né la resilienza con il consumo di suolo, ma il blocco totale dello stesso consumo. Gli ultimi dati ISPRA ci dicono che gli obiettivi di riduzione e resilienza di fatto sono stati raggiunti: dagli otto metri quadri al secondo degli anni 2000 si è passati a tre metri quadri al secondo del 2015.
Ciò è successo non per volontà politica di amministratori, costruttori, cementificatori, burocrati, mafiosi, caporali, professionisti, faccendieri, tecnici vari, etc… ma semplicemente per “merito” della crisi economica strutturale che ha colpito l’Italia dal 2008 in poi e per il fatto che il costruito è così saturo che viene difficile (ma non impossibile) allargare ancora i confini urbanizzati delle nostre aree urbane.

Anche l’attuale quantità della impermeabilizzazione è largamente superiore rispetto ai fabbisogni. I dati sull’impermeabilizzato ci dicono che il non utilizzato è così ampio che veramente non c’è più bisogno di “nuovo”, facendo venire meno la dicitura tutta italiana di “Consumo di suolo netto” (ad alcuni sembrava più accettabile).
La quantità di immobili civili, industriali, commerciali, agricoli e turistici pubblici e privati inutilizzati è così ampia che non c’è bisogno di grandi esperti per accorgersi di quanto macroscopica sia la quantità di immobili e strutture vuote, inutilizzati o sottoutilizzati.

Altro che convivenza o resilienza. Lo STOP AL CONSUMO DI SUOLO è semplicemente banale ed evidente. Lo stop deve coinvolgere anche i certificati di edificabilità rilasciati e non realizzati e ogni previsione di ulteriore impermeabilizzazione prevista dai vari strumenti urbanistici decisionali.

Per quanto riguarda il cambio di marcia territoriale non possiamo non sottolineare che nel convegno di Catania, la CGIL ha affrontato questo tema senza indecisioni e con estrema chiarezza. Oltre all’analisi locale, mi preme evidenziare che le proposte avanzate coniugano la necessità di non consumare più suolo e utilizzare al massimo il grande patrimonio immobiliare pubblico e privato presente in Sicilia.
Le proposte, che saranno oggetto di una vertenzialità diffusa nel territorio e per le quali abbiamo ben chiaro chi sono le controparti, sono:

PRIMO: Utilizzare gli immobili e le aziende della filiera delle costruzioni sequestrate o confiscate alla mafia. Lo Stato in Sicilia dispone di un abbondante patrimonio immobiliare che, visto il fallimento gestionale, riteniamo deve essere gestito, attraverso l’istituto della coadiuvazione, tramite gli ex-IACP o le società immobiliari pubbliche.
Per questo riteniamo che si debba realizzare una sinergia operativa e gestionale di questo enorme patrimonio immobiliare tra IACP e gli Uffici Misure di Prevenzione dei Tribunali e l’ANBSC;

SECONDO: Accelerare ed incrementare le attività di ristrutturazione, rigenerazione, risparmio ed efficienza energetica, etc.. sia del patrimonio immobiliare pubblico (case popolari) sia dei quartieri dove esso insiste. Qualora ci sia necessità di incrementare l’offerta di case popolari, sia l’utilizzo degli immobili sequestrati o confiscati sia, se necessita, l’acquisizione di immobili sul mercato a noi sembra essere il modo più corretto per dare soddisfazione alla domanda che migliaia di famiglie o di singoli fanno alla regione, ai comuni e agli IACP. Per noi è meglio acquistare, dopo averne determinato condizioni, qualità dei manufatti e allocazioni, immobili presenti sul mercato che costruire ex-novo su terreno non impermeabilizzato;

TERZO: Utilizzare le aree impermeabilizzate pubbliche per destinarle ad edilizia e ambienti pubblici, dalle case popolari ai luoghi di aggregazione sociali, compreso la realizzazione di ville, giardini e parchi urbani.

QUARTO: Valutare una serie di interventi agevolativi come l’esenzione dagli oneri di urbanizzazione e di costruzione da ogni altro carico economico di competenza regionale per i trasferimenti volumetrici da aree sensibili non impermeabilizzate ad aree già impermeabilizzate o di compensazioni tra Enti locali per un assetto coerente dei territori ricadenti tra enti confinanti;

QUINTO: Predisporre e finanziare piani di de-cementificazione di tutte le aree sensibili e fragili del nostro territorio. L’impermeabilizzazione del territorio è reversibile e va sostenuta sia culturalmente sia finanziariamente, a partire dai luoghi di proprietà pubblica.

Elaborazione e proposte per essere arricchite e portate avanti non necessitano di una legge nazionale. Già oggi, con la legislazione esistente è possibile con una vertenzialità territoriale porre fine al consumo di suolo e utilizzare al massimo il patrimonio immobiliare e l’impermeabilizzato esistente.

Mi sembra evidente, pertanto, che questo cambio di passo può essere praticato in tutto il territorio nazionale non solo con le indispensabili analisi e riflessioni ma, principalmente, con iniziative di lotta e mobilitazione contro quei soggetti che hanno il potere decisionale di governare il territorio. 

In Sicilia, la CGIL ha le idee chiare. Ogni Ente Locale e Istituzione Pubblica che pratica il CONSUMO DI SUOLO ZERO è un passo in avanti per attuare l’obiettivo individuato nel convegno della CGIL della Sicilia a Catania.

 

2 commenti

  1. Complimenti alla CGIL per le idee chiare e forti contro il consumo di suolo e per l’intelligenza e praticabilità delle sue proposte

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