Piacenza Logistica, avanti tutta…

Ancora 190.000 mq di logistica ai Dossi di Roncaglia, fra la Caorsana e l’autostrada A21, che si vanno ad aggiungere ad altri 190.000 mq di area attrezzata in funzione della logistica a Borgoforte, a due passi del Capitolo. Due frazioni di Piacenza fagocitate da un carico sempre più asfissiante, sia dal punto di vista dell’inquinamento atmosferico che sotto il profilo della pura congestione del traffico e dei camion. A cui si deve aggiungere l’impatto del polo logistico già esistente, più la centrale termoelettrica, l’inceneritore, il cementificio e il traffico delle cave infinite di Ca’ Morta e cascina Stanga; una miscela esplosiva che i residenti della zona non sono più disposti ad accettare.

Ma non bisogna commettere l’errore di confinare il problema alle due frazioni perché questo è “IL” problema della città di Piacenza. Per questo Legambiente rimane sconcertata dalla leggerezza con cui questa “nuova” pratica urbanistica, che si trascina dal 2006, sia stata approvata dalla Giunta Comunale.
Non vogliamo entrare nel merito dei tecnicismi della pratica stessa ma rileviamo solamente che se il mondo cambia anche le decisioni amministrative devono adeguarsi a tali cambiamenti.
Tale area di trasformazione produttiva infatti era stata approvata dal Consiglio Comunale per realizzare 49 capannoncini artigianali, a seguito del fallimento della Mandelli, per cui originariamente era stato previsto il cambio di destinazione d’uso del terreno agricolo. Sacrificio di suolo giustificabile se rapportato al contributo di occupazione qualificata che avrebbe prodotto all’epoca dell’industria di meccatronica.
Sacrificio un po’ meno giustificabile ma ancora comprensibile per i 49 edifici destinati a imprenditori artigianali.
Sacrificio ingiustificato per la destinazione logistica, con il suo portato di traffico e di inquinamento.

Ma un’altra cosa è cambiata dal 2006 ad oggi. Nel 2015 infatti la frazione di Roncaglia è stata drammaticamente investita da un’alluvione che ha creato danni e disagi alla popolazione, ancora molto vivi. La decisione della Giunta Comunale di Piacenza non è quindi solo sbagliata ma anche irriguardosa nei confronti dei cittadini che con pale e carriole si sono liberati del fango portato dalla tracimazione del Nure. Cittadini che non sono disposti a correre nuovi rischi, causati da un’ulteriore impermeabilizzazione del suolo.

Come Legambiente ci impegniamo ad approfondire la procedura tecnica appena approvata e i pareri espressi dagli Enti nella Conferenza dei Servizi per verificare la sussistenza di eventuali elementi validi per un ricorso amministrativo.
In ogni caso anticipiamo che se questo volesse rappresentare il cavallo di Troia per dilagare nel prospettato ampliamento della logistica per 1,3 milioni di mq, questa volta l’“Ulisse” di turno troverà pane per i suoi denti, perché i piacentini non possono più ignorare che i cambiamenti climatici non sono solo problemi degli altri ma drammaticamente anche nostri e soprattutto dei nostri figli.

I veri diritti acquisiti sono quelli alla salute, nel momento in cui nasciamo, e non esiste ragione al mondo per cui gli speculatori immobiliari – peraltro sempre i medesimi – possano conculcarli, a nostro danno.

Legambiente Piacenza, circolo Emilio Politi.

 

Documento di Proposte e Osservazioni della Consulta Territorio, Frazioni e Sviluppo Economico presentato il 16 ottobre 2018.

La Consulta Territorio e Ambiente, sin dal suo insediamento, si è occupato dei problemi urbanistici sul tappeto in tre successive Assemblee, in cui l’Assessore Opizzi ha illustrato le posizioni dell’Amministrazione e si è confrontata con le Associazioni facenti parte della Consulta.
A seguito dell’istruttoria e del confronto compiuti, documentati dai relativi verbali, la Consulta ha ritenuto opportuno redigere uno specifico documento in cui illustra le proprie osservazioni e proposte da sottoporre all’attenzione della Commissione Consiliare Urbanistica e dei Consiglieri del Comune di Piacenza.

Prima di illustrare le osservazioni sui Criteri di valutazione delle Manifestazioni di interesse ritiene tuttavia necessario avanzare una premessa fondamentale.
Come i Consiglieri Comunali sanno la nuova Legge Regionale Urbanistica n. 24 del 2017 definisce all’art. 1 i principi fondamentali a cui si ispira proponendosi di:

A) contenere il consumo di suolo quale bene comune e risorsa non rinnovabile,

B) favorire la rigenerazione dei territori già urbanizzati,

C) tutelare e valorizzare il territorio nelle sue caratteristiche ambientali.

Inoltre all’art. 3 stabilisce che i Comuni, per assicurare la celere e uniforme applicazione delle disposizioni stabilite dalla nuova legge, avviino il processo di adeguamento della pianificazione urbanistica vigente entro il termine perentorio di tre anni (gennaio 2021) per concluderlo nei due anni successivi (gennaio 2023).

La redazione del PUG sarà anticipato dalla VALSAT (Valutazione di sostenibilità ambientale e territoriale), regolata dall’art. 18. Tale rapporto ambientale e territoriale dovrà costituire una parte integrante del Piano, sin dalla prima fase della sua elaborazione, con riferimento alle principali scelte pianificatorie, e alle ragionevoli alternative idonee a conseguire gli obiettivi perseguiti e i relativi effetti sull’ambiente e sul territorio.

In sostanza la nuova programmazione territoriale, modificando l’impostazione fin qui seguita, non dovrà basarsi sulla disponibilità dei terreni privati o sulle richieste di completamento del territorio già urbanizzato, ma SOLO su una RIGOROSA VALUTAZIONE DEGLI IMPATTI AMBIENTALI connesse alle ALTERNATIVE DISPONIBILI.

Tenuto conto di questo decisivo cambio di paradigma – almeno stando alla lettera dell’articolato della nuova legge – sarebbe opportuno che la Delibera di indirizzo, con cui il Consiglio Comunale stabilirà i criteri di priorità, i requisiti e i limiti in base ai quali valutare la rispondenza all’INTERESSE PUBBLICO delle proposte di accordo operativo avanzate dai soggetti interessati, per dare immediata attuazione delle previsioni contenute nei vigenti PSC, sia ispirata all’obiettivo che la nuova Legge Urbanistica si propone, cioè sostanzialmente al CONTENIMENTO DEL CONSUMO DI SUOLO.

In sostanza questa fase transitoria dovrebbe essere considerata semplicemente come una “finestra” attraverso la quale rendere attuabili solo alcune proposte già previste dalla pianificazione vigente, anche se NON conformativa poichè il POC non è mai stato approvato, ma coerenti con il perseguimento dell’interesse pubblico e soprattutto con lo sguardo proiettato agli obiettivi richiamati dalla nuova legge urbanistica.

Fatta questa doverosa premessa rileviamo che le manifestazioni di interesse presentate da privati cittadini e operatori economici superano i 2 milioni di mq di superficie territoriale, già depurati dall’eliminazione preliminare, e squisitamente tecnica, operata dagli uffici comunali di quelle proposte che risultavano incoerenti con la normativa vigente o che avrebbero necessitato specifica Variante Urbanistica.
Solo questo semplice dato dimostra quanto il messaggio espresso dalla nuova legge urbanistica NON sia stato effettivamente recepito e di conseguenza quanta attenzione debba essere dimostrata dal Consiglio Comunale per garantire il rispetto dell’interesse pubblico.

Per questo motivo chiediamo che la redazione del PUG sia il più partecipata possibile dalla cittadinanza e rappresenti una sorta di convocazione di “Stati Generali” attraverso i quali la Comunità piacentina possa esprimere davvero la direzione del proprio sviluppo e del proprio futuro, interrogandosi sui seguenti sulle seguenti criticità:

1) svuotamento del centro storico a vantaggio delle frazioni e dei Comuni di cintura che ha prodotto un preoccupante processo di desertificazione della città.

2) Proliferazione indiscriminata della grande distribuzione e dell’e-commerce invece che decise misure di tutela del commercio di vicinato rispetto.

3) Ulteriore sviluppo della logistica invece che virtuosi processi di re-industrializzazione manifatturiera basati sulla ricerca e sull’innovazione tecnologica.

4) Progressiva riduzione delle risorse destinate alla gestione del verde anziché un Piano Strategico del Verde che consideri il sistema delle aree pubbliche, private e anche quelle ancora agricole, come una grande opportunità di conservazione e sviluppo dei servizi eco-sistemici.

5) Sottovalutazione della progressiva crescita della popolazione immigrata (in parte già con cittadinanza italiana), ignorando il fabbisogno di abitazioni di carattere economico, o prevedere soluzioni abitative che impediscano pericolosi processi di ghettizzazione e mancata integrazione.

In attesa che il percorso di redazione partecipata del PUG abbia inizio, chiediamo una seduta “aperta” della Commissione Consigliare Territorio in cui le associazioni che hanno lavorato sull’argomento, nell’ambito della Consulta “Ambiente e Territorio”, abbiano la possibilità di esprimere le conclusioni del proprio lavoro.

Conclusioni che possono essere sintetizzate nei seguenti punti, che ci auguriamo possano essere positivamente considerati nella redazione della “Delibera di indirizzo”.

1) Settore produttivo: Stop a nuova logistica
Il polo logistico piacentino è nato e cresciuto all’insegna della mancata organizzazione di un disegno unitario. Ha rappresentato un grave incremento dell’impermeabilizzazione del territorio (prima provincia in Italia per incremento percentuale, secondo il VII rapporto ISPRA del 2010), con conseguente idrogeologiche, dovute alla necessità di veloce deflusso delle acque di pioggia e di innalzamento delle temperature estive. Grave accrescimento dell’inquinamento atmosferico dovuto alla straordinaria crescita del traffico su gomma non adeguatamente mitigato dalla prevista sostituzione del trasporto di merci su rotaia. Il previsto trasferimento dello scalo merci dall’attuale stazione ferroviaria non è mai stato realizzato, dagli inizi degli anni 2000, e solo ora si stanno creando le condizioni per una possibile concretizzazione, con esiti ancora tutti da definire e “normare”.
Molte misure di mitigazione (aree verdi, vasche di laminazione delle acque, impianti fotovoltaici sui tetti dei capannoni, realizzazione di strutture di servizio per gli operatori dei trasporti, ecc.) sono solo parzialmente attuale e mai correttamente monitorate.
A questo va aggiunto il capitolo del personale, assunto mediante cooperative il cui rispetto delle norme a tutela dei diritti contrattuali e di sicurezza dei lavoratori (in maggioranza immigrati soprattutto per le mansioni esecutive) è stato più volte e drammaticamente oggetto della cronaca locale per lo sviluppo di situazioni al limite della legalità. La parte minoritaria degli addetti assunta direttamente dagli operatori della logistica, è prevalentemente ingaggiata con contratti a tempo determinato e solo in minima parte a tempo indeterminato e con funzioni tecniche o direzionali.
Non si vede quindi quali siano realmente i vantaggi che la comunità piacentina potrebbe ottenere mediante l’ulteriore espansione della logistica, peraltro per la considerevole superficie di 1,3 milioni di mq, praticamente la metà della superficie dl polo attualmente urbanizzato (2,7 milioni di mq).
Non rassicura affatto la considerazione secondo cui l’espansione verrebbe realizzata mediante procedura APEA (Area Produttiva Ecologicamente Attrezzata), perché la diffidenza sul rispetto delle prescrizioni stabilite dagli accordi e anche dalle Convezioni urbanistiche non solo sono giustificate da ciò che possiamo verificare nel polo logistico attuale ma anche dalle gravi carenze verificabili nell’APEA dell’ex zuccherificio di Sarmato (piantumazioni, seccate, vasche dello zuccherificio private dell’acqua, ecc.).

2) Forte cautela alle proposte di nuova urbanizzazione nelle frazioni.
Come si deduce dalle manifestazioni di interesse avanzate, il residuo mercato immobiliare più vitale è quello che risponde alla domanda di abitazioni nelle frazioni (Vallera, Pittolo, Mucinasso, I Vaccari, ecc.) o nei Comuni di cintura. Le ragioni sono quelle consolidate: terreni a prezzi competitivi (anche se non sempre), disponibilità di aree verdi, private o pubbliche, illusione di minore inquinamento, il paesaggio della campagna, ecc. L’accoglimento di tale richieste consoliderebbe il processo di distruzione del suolo agricolo che ha drammaticamente caratterizzato gli ultimi decenni. Inoltre produrrebbe problemi non più sostenibili dovuti alla crescita della mobilità privata e del relativo inquinamento. Crescita della domanda di infrastrutture a carico del Comune (fognature, acquedotto, depuratori, strade, marciapiedi, asili, scuole, palestre, piste ciclabili, ecc.. ). Dal rapporto ISPRA del 2016 è stato calcolato che un ettaro di suolo urbanizzato ci costa fino a 55.000 euro, ben di più degli oneri di urbanizzazione incassati…. Certo, gli oneri si incassano subito mentre i costi ricadranno sulle future amministrazioni ma questo non è un agire previdente e amministrativamente decoroso.
Inoltre il processo centrifugo della popolazione produce l’impoverimento e la desertificazione del centro storico, anche dovuto all’invecchiamento della popolazione e alla progressiva sostituzione con la popolazione immigrata, determinando situazioni di concentrazione che non favorisce sicuramente auspicabili processi di integrazione.

3) Salvaguardia delle aree verdi ancora esistenti nel territorio urbanizzato di enorme valore ecologico e testimoniale.
Sono state avanzate alcune manifestazioni di interesse per le aree comprese fra via Da Saliceto e Via Campesio, per l’area del campetto da calcio di Via Morigi, ecc. Occorre ribadire che tali aree, indipendentemente dalla loro dimensione quantitativa, rivestono un enorme valore sotto il profilo ecologico e testimoniale, per cui vanno assolutamente preservate. Non lo dicono solo le associazioni ambientaliste ma la stessa nuova legge urbanistica che all’art. 21, comma 2 afferma: “Rientrano tra le dotazioni ecologiche e ambientali anche gli spazi di proprietà privata che concorrono al raggiungimento delle finalità di cui al comma 1 (contrasto dei cambiamenti climatici, miglioramento della qualità dell’ambiente urbano, ecc.).

4) Seria valutazione delle proposte di nuovi insediamenti commerciali di media o grande distribuzione.
Nell’ottica di una valutazione di medio periodo, che superi quanto meno l’arco temporale di un’amministrazione, occorre porsi seriamente il problema delle prospettive del commercio di vicinato, tenuto conto non solo della tutela di una categoria di operatori economici ma del ruolo che tale funzione produce in termini di servizio e anche di rapporti di relazione di una comunità. Oggi tale tipologia di commercio è fortemente in crisi per molteplici motivi: 1) la crisi dei consumi che intacca la società italiana dal 2008; 2) lo sviluppo esponenziale dell’e-commerce; 3) l’invecchiamento della popolazione del centro storico e la riduzione dei relativi consumi; 4) la sostituzione, soprattutto in alcune zone della città, della popolazione straniera – con minore disponibilità di reddito – a quella autoctona; 5) l’accentuarsi dell’accerchiamento da parte della media e grande distribuzione. Basti pensare che oltre ai centri commerciali di più antica data sono in cantiere diverse strutture distributive anche all’interno di progetti di “rigenerazione urbana” (vedi Terre Padane), che per la loro rilevanza, anche sotto il profilo dell’impatto sulla mobilità, sulle trasformazioni sociali di quartiere, rischiano di produrre repentine mutazioni radicali in direzione ostinata e contraria agli obiettivi che la “rigenerazione” intenderebbe proporsi.

PREVISIONI di SUPERFICI destinate a COMMERCIALE
Terre Padane 14.500 mq
+ 3 comparti a servizi (anche commerciali) da 2.500 mq = 7.500 mq
Ex Manifattura Tabacchi 4.750 mq
Ex Mazzoni di Via Calciati 1.500 mq
Penny market Via Conciliazione 1.950 mq
Ex ENEL di Via Emila Pavese 1.500 mq

TOTALE circa 31.500 mq

E’ vero che l’intervento di Terre Padane o dell’ex Manifattura Tabacchi o dell’area ex Mazzoni di Via Calciati non determinano, se non in misura limitata, nuovo consumo di suolo, essendo aree già antropizzate o cementificate, ma vanno comunque seriamente valutate per il loro impatto sullo sviluppo complessivo della città, indipendentemente dalla qualità puramente architettonica dei progetti. Non possono quindi essere approvati se non a seguito di una seria e approfondita valutazione ambientale, sociale e strategica, come complesso di funzioni fortemente integrate. Non devono quindi essere considerati come progetti autonomi e rispondenti solo alla domanda del mercato immobiliare. ma valutati per gli impatti che producono e possono produrre anche nel medio-lungo periodo.

5) La Delibera di indirizzo dovrà infine essere espressa anche in relazione ad una profonda riflessione sui bisogni effettivi della popolazione attuale e futura della città. In particolare alla popolazione immigrata che è destinata a incidere sempre di più numericamente sul totale della popolazione, a causa dello squilibrio fra tassi di natalità e mortalità della popolazione piacentina, e che è attualmente confinata in alcuni quartieri “ghetto” (per intenderci), con gravi ripercussioni sulla sua capacità di integrazione e con effettivi problemi di sicurezza. Occorre affrontare il problema non solo con misure di controllo ma anche di prevenzione, che oculati e lungimiranti interventi urbanistici possono sicuramente favorire. Per esempio lo studio di nuove soluzioni per il recupero del patrimonio edilizio esistente a condizioni agevolate e la messa a disposizione degli alloggi in affitto con un fondo di garanzia per i locatori. Ciò stimolerebbe il settore delle costruzioni attualmente in profonda crisi, senza intaccare nuovo suolo agricolo.

Firmato per la Consulta: il Coordinatore, Edmondo Ioannilli

3 commenti

  1. Bisogna considerare che l’area interessata è sostanzialmente inserita nel settore più importante del territorio comunale per la protezione della biodiversità. Vi nidificano specie come la cutrettola, il passero mattugia e l’albanella. Sono aree di foraggiameto per uccelli sempre più rari come l’airone rosso, la rondine ed il gruccione. Mentre le altre province emiliane creano un giro d’affari sulla “food valley” noi continuiamo a costruire capannoni.

  2. Terrificante, se poi aggiungiamo: l’inceneritore, la clementi rossi che che brucia pneumatici esausti, il polo logistico già esistente, la centrale di levante, le centrali a biogas e biomasse a ridosso del fiume po’, il traffico veicolare dell’A1 è dell’A21 e tutto il resto che non cito ma che cmq è presente appena fuori dai confini cittadini, penso che l’apoellativo Terra dei Fumi sia strameritato per il nostro territorio, grazie a tutti gli amministratori che in questi anni hanno rovinato il nostro ambiente e la nostra salute, speriamo che se in Dio esiste c’è ne renda merito.

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