Colosso nuragico a Cagliari? Monumento alla nullità pura…

A cura di Gruppo d’Intervento Giuridico onlus e Amici della Terra.

A Cagliari dev’esserci qualche luogo segreto dove gli esponenti politici – preferibilmente di centro-destra, a dir la verità – distillano da una brodaglia colloidale indistinta, ma fertile, delle trovate geniali.

Cagliari, rendering del Colosso nuragico.

Indimenticabile quella dell’Amministrazione comunale cagliaritana (“l’assessore al turismo Carlo Porceddu primo sponsor”, informava L’Unione Sarda, edizione del 17 aprile 2000) della corsa dei cammelli in Via Roma o al Poetto, purtroppo non concretizzata nonostante i buoni rapporti allora esistenti con Bin Zayed Al Nahyan, il buon sultano di Abu Dhabi, che avrebbe potuto fornire la materia prima quadrupede: “perché non dare vita a una sorta di gemellaggio? Siamo tutti popoli mediterranei”, aveva osservato un amministratore comunale, pur essendo Abu Dhabi uno dei sultanati degli Emirati Arabi ed affacciandosi, in realtà, nel Golfo Persico, a qualche migliaio di chilometri dal Mediterraneo.

Per non parlare dello straordinario progetto della funivia sulla Sella del Diavolo, con partenza da Marina Piccola, un bel punto panoramico e l’immancabile ristorantino da affidare a qualche solito noto.

E possiamo forse dimenticare le proposte (“meglio un pollo oggi che un fenicottero domani”) di qualche anno fa di pranzi a base di Fenicotteri, cascate d’acqua, cemento a vanvera fra lo Stagno di Molentargius e Cala Mosca effettuate dal recordman di preferenze elettorali Gianni Chessa?

E ora il frutto del lavoro indefesso di Raffaele Onnis, consigliere comunale dei Riformatori Sardi, subito supportato dai consiglieri comunali del centro-destra, financo dall’ex parlamentare Piergiorgio Massidda: un colosso nuragiconell’area portuale, in mezzo alla pineta di viale Colombo-Su Siccu o nel piazzale di fronte al Lazzaretto di Sant’Elia”.

Geniale davvero!

E, allora, perché non un mega nuraghe alto 500 metri, visibile fin dal mare aperto e dai satelliti, finanziato magari con i fondi comunitari (tanto si sprecano…), sì da costituire davvero “un’opera monumentale identitaria” del nulla totale di certa classe dirigente di questa povera Isola alla deriva (sotto tutti gli aspetti) nel mezzo del Mediterraneo?

Roba da far invidia alla Grande Muraglia cinese.

E darebbe lavoro a progettisti, muratori, imprese edilizie e del calcestruzzo, marketing manager e inutili pesi della Terra d’ogni risma, rigorosamente made in Sardinia.

Capiamo benissimo la disperata esigenza di visibilità degli esponenti politici in vista delle prossime elezioni regionali 2019 anche a prezzo di scempi ambientali e finanziari, ma se si occupassero decentemente di cose serie e realmente utili per i cittadini sarebbero forse più apprezzati.

Ulteriori informazioni su: http://gruppodinterventogiuridicoweb.com