Al via la sperimentazione della tecnologia 5G

di Alessandro Mortarino.

Sto per toccare un tema un tantino scabroso e controverso, di quelli che difficilmente riescono a trovare concordi quanti credono che la tecnologia – e qualunque tecnologia – rappresenti una conquista “malgré tout” e quanti ritengono che occorrano, innanzitutto, cautela e il rispetto del principio di precauzione prima di ogni scelta innovativa di forte impatto sull’ambiente e sulle persone. Oltretutto l’argomento riguarda più la sfera della salute che quella della tutela paesaggistica e potreste, quindi, ritenere questo contributo “fuori tema“. Bene, se le mie considerazioni vi turbano, chiudete e passate ad altre letture. Se, viceversa, anche per voi la salute e qualunque rischio sanitario vengono prima di ogni altra cosa, allora procedete: sto per aprire una (preoccupata) finestra sul futuro…

La notizia è che alcune “smart cities” (Milano, Prato, L’Aquila, Matera e Bari) saranno i primi sperimentatori dell’esposizione della popolazione alle tre bande della tecnologia 5G, una rete wireless di nuova generazione (ribattezzata “l’internet delle cose“) che renderà possibile le connessioni mobili superveloci: antenne, modem che verranno implementati sugli smartphone, base station che sui tetti diffonderanno il segnale.
E 120 piccoli comuni d’Italia sono stati individuati in un apposito elenco che determina la fascia di popolazione che per prima dovrà essere “coperta” dal nuovo servizio.

Non è fantascienza ma realtà. E non è solo un fatto di velocità di connessione ma un passo avanti della tecnologia applicata alle comunicazioni che potrebbe permettere di superare le prestazioni dell’attuale ADSL e favorire l’utilizzo di servizi di streaming (video in particolare) soppiantando le connessioni in fibra. Potremo così giocare online senza la necessità di disporre di macchine potenti, essere sempre connessi senza più passare continuamente da Wi-Fi a rete mobile, videosorvegliare, guidare droni o auto senza conducente, leggere i sensori dei cassonetti dell’immondizia per sapere quando svuotarli, telecomandare i robot senza bisogno di cavi, consentire ai medici di curare un paziente anche a distanza, indicare i prodotti scaduti presenti nei nostri frigoriferi, permettere ai nostri orti di richiedere di essere annaffiati e chissà che altro.

Tecnologia al servizio dell’uomo.

Ma senza rischi?

Secondo il giornalista Maurizio Martucci, autore del libro “Manuale di autodifesa per elettrosensibili” (Terra Nuova Edizioni), l’esposizione massiccia della popolazione a livelli di elettrosmog destinati ad aumentare a dismisura, con mini-antenne (ogni 10-12 case nelle aree urbane) collocate ovunque e persino sui lampioni della luce, rappresenta un rischio da non sottovalutare.
Il 5G viaggerà su frequenze altissime e mai usate finora, fino a 27,5 GHz (mentre con il 4G si arriva al massimo a 2,6 GHz): un’energia 11 volte superiore, ma che ha una “durata” di viaggio limitata. Queste onde vengono infatti facilmente assorbite dal terreno e sono “riflettenti”, non attraversano i palazzi. Per poter connettere tra loro fino a un milione di oggetti per chilometro quadrato, bisognerà installare migliaia di piccole antenne che rilanceranno il segnale proveniente da un’antenna base più grande.
L’esposizione umana alle onde elettromagnetiche aumenterà così in modo esponenziale e i rischi per la salute aumenteranno altrettanto esponenzialmente, favorendo la possibile alterazione del funzionamento delle cellule: la prestigiosa rivista scientifica Lancet ha presentato uno studio importante che dimostra gli effetti biologici e sulla salute causati dall’esposizione dell’uomo ai campi elettromagnetici con un aumento “statisticamente rilevante” del numero dei tumori, rarissimi schwannomi, al cervello e al cuore.
Anche in Italia l’Istituto Ramazzini di Bologna ha sviluppato la stessa ricerca, giungendo alle medesime conclusioni.

Più di 180 scienziati e medici provenienti da 37 paesi hanno da tempo diffuso un appello per avvertire dei potenziali gravi effetti del 5G sulla salute umana e richiesto una moratoria: fermiamo lo sviluppo del 5G finché gli scienziati indipendenti non potranno garantire che 5G e il livello totale di radiazioni causati da RF-EMF (5G insieme a 2G, 3G, 4G e WiFi) non siano dannosi ai cittadini dell’UE, in particolare a neonati, bambini e donne in gravidanza, nonché all’ambiente.
La preoccupazione tra i cittadini sta crescendo e la neonata “Alleanza nazionale STOP 5G” ha organizzato lo scorso 2 marzo a Vicovaro (Roma) il primo meeting nazionale per sensibilizzare l’opinione pubblica sul problema e chiedere con forza una moratoria.

A fronte dei rischi, occorre registrare un’ulteriore situazione particolarmente sorprendente: i 120 comuni selezionati a far da “cavie” non ne sanno nulla. E’ quanto stiamo scoprendo in Piemonte (la Regione con più comuni prescelti), dove diversi nostri aderenti hanno ricevuto da noi la notizia che il loro comune di residenza risulta inserito nella lista degli sperimentatori. Allarmati, sono corsi a chiedere lumi ai loro Sindaci e Tecnici comunali e si sono sentiti rispondere “non ne sappiamo nulla“. Nessuna comunicazione pare essere loro arrivata da AGCOM o dal Ministero dello Sviluppo Economico e questo sembra essere il motivo per cui le amministrazioni non hanno preventivamente discusso con i propri concittadini la convenienza di appartenere al club dei comuni “cavie”.
Il nostro comitato locale della provincia di Asti non si è accontentato di ricevere risposte “a voce” dai Sindaci e ha anche trasmesso via posta elettronica certificata una richiesta di accesso a tutti gli atti in possesso dei comuni astigiani. Altrettanto ha fatto Italia Nostra, sezione di Alba, nei confronti dei comuni delle Langhe.
Le prime risposte confermano il “non ne sappiamo nulla“.

Franca Biglio, sindaco di Marsaglia e anche presidente dell’Associazione dei Piccoli Comuni di Italia, assieme ai colleghi primi cittadini di Paroldo e Roascio, ha dichiarato che «le nostre amministrazioni non hanno mai chiesto né di essere inserite nella sperimentazione 5G, né dato alcuna disponibilità in tal senso. Inoltre ad oggi non è pervenuta alcuna comunicazione ufficiale da parte delle autorità competenti e qualora ciò si verificasse, sarà nostra cura e premura acquisire le dovute informazioni tecniche al fine di verificare i pro e i contro a difesa dell’ambiente e dell’imprescindibile tutela della salute dei nostri cittadini. Tale importante decisione verrebbe, in ogni caso, assunta solo ed esclusivamente di concerto con la cittadinanza».

Questa risposta ci è stata riportata integralmente anche dal comune di Vigliano d’Asti attraverso una formale risposta, verbalmente riassunta anche da tutti gli altri sindaci astigiani.

Ma ora queste amministrazioni comunali sono informate e hanno fonti scientifiche di riferimento su cui riflettere.

Possiamo quindi attenderci una loro rapida azione nei confronti delle Autorità competenti per – quanto meno – discutere dell’avvenuto inserimento del loro territorio nell’elenco dei Comuni “sperimentatori” e un conseguente momento di riflessione/decisione con i cittadini?

E non pensate che sia utile una vostra azione formale nei confronti di tutti i Sindaci dei comuni compresi nell’elenco?

Se mi avete seguito fino a qui, credo siano opportune ancora due segnalazioni: la prima è – ovviamente – l’elenco dei comuni individuati dall’AGCOM per le prime “coperture” (e tenete in mente che nei prossimi anni tutti i comuni saranno nelle stesse condizioni!) e una serie di articoli/siti di riferimento per approfondire la questione. Trovate tutto a seguire.

Una raccomandazione finale: non prendetela con leggerezza, perchè se “prevenire è meglio che curare“, allora il principio di precauzione deve essere il nostro faro…

Elenco dei comuni pertinenti all’obbligo di cui all’art. 12, comma 4 della Delibera AGCOM n. 231/18/CONS:

ABRUZZO:
1 Gagliano Aterno L’Aquila
2 Civita d’Antino L’Aquila
3 Morino L’Aquila
4 Castiglione a Casauria Pescara
5 Brittoli Pescara
6 Canistro L’Aquila
7 Introdacqua L’Aquila
8 Barete L’Aquila
9 Tossicia Teramo
10 Montebello di Bertona Pescara
11 Fresagrandinaria Chieti

CALABRIA:
12 Sorbo San Basile Catanzaro
13 Sorianello Vibo Valentia
14 Canolo Reggio Calabria
15 Capistrano Vibo Valentia

CAMPANIA:
16 Letino Caserta
17 Savignano Irpino Avellino
18 Raviscanina Caserta
19 San Gregorio Matese Caserta
20 Montecorice Salerno

EMILIA ROMAGNA:
21 Vernasca Piacenza
22 Bore Parma
23 Ventasso Reggio Emilia

FRIULI VENEZIA GIULIA:
24 Pontebba Udine Friuli
25 Tramonti di Sopra Pordenone
26 Bordano Udine
27 Resiutta Udine
28 Lauco Udine
29 Ragogna Udine
30 Comeglians Udine

LAZIO:
31 Nespolo Rieti
32 Pozzaglia Sabina Rieti
33 Rocca Sinibalda Rieti
34 Pico Frosinone
35 Varco Sabino Rieti
36 Petrella Salto Rieti
37 Trivigliano Frosinone
38 Cittareale Rieti
39 Santopadre Frosinone
40 Morro Reatino Rieti

LIGURIA:
41 Nasino Savona
42 Zignago La Spezia
43 Prelà Imperia
44 Vendone Savona
45 Rezzoaglio Genova
46 San Colombano Certenoli Genova
47 Valbrevenna Genova

LOMBARDIA:
48 Cergnago Pavia
49 Oltressenda Alta Bergamo
50 Tartano Sondrio
51 Val di Nizza Pavia
52 Rosasco Pavia
53 Tornata Cremona
54 Canevino Pavia
55 Bianzano Bergamo
56 Crotta d’Adda Cremona
57 Brallo di Pregola Pavia
58 Santa Margherita di Staffora Pavia
59 Mezzana Rabattone Pavia
60 Rognano Pavia
61 Comazzo Lodi
62 Lanzada Sondrio

MARCHE:
63 Genga Ancona
64 Monte Grimano Terme Pesaro e Urbino
65 Montegallo Ascoli Piceno

MOLISE:
66 Conca Casale Isernia
67 San Pietro Avellana Isernia
68 Fossalto Campobasso
69 Pietracupa Campobasso
70 Cercemaggiore Campobasso
71 Pizzone Isernia

PIEMONTE:
72 Sambuco Cuneo
73 Isasca Cuneo
74 Sabbia Vercelli
75 Valloriate Cuneo
76 Falmenta Verbano-Cusio-Ossola
77 Rossa Vercelli
78 Valmala Cuneo
79 Campiglia Cervo Biella
80 Cortandone Asti
81 Celle Enomondo Asti
82 San Giorgio Scarampi Asti
83 Villaromagnano Alessandria
84 Solonghello Alessandria
85 Paroldo Cuneo
86 Prasco Alessandria
87 Druogno Verbano-Cusio-Ossola
88 Premia Verbano-Cusio-Ossola
89 Brondello Cuneo
90 Trezzo Tinella Cuneo
91 Cerretto Langhe Cuneo
92 Pontestura Alessandria
93 Ricaldone Alessandria
94 Revigliasco d’Asti Asti
95 Avolasca Alessandria
96 Roascio Cuneo
97 Vigliano d’Asti Asti
98 Marsaglia Cuneo
99 Montemarzino Alessandria
100 Gabiano Alessandria
101 Montabone Asti

SARDEGNA:
102 Segariu Medio Campidano
103 Pompu Oristano
104 Noragugume Nuoro

SICILIA:
105 Sclafani Bagni Palermo

TOSCANA:
106 Monteverdi Marittimo Pisa

TRENTINO ALTO ADIGE:
107 Valfloriana Trento
108 Sover Trento
109 Castel Condino Trento
110 Terragnolo Trento

VALLE D’AOSTA:
111 Bionaz Aosta
112 Perloz Aosta
113 Cogne Aosta

VENETO:
114 Laghi Vicenza
115 San Germano dei Berici Vicenza
116 La Valle Agordina Belluno
117 Cinto Euganeo Padova
118 Bevilacqua Verona
119 Gambugliano Vicenza
120 Vallada Agordina Belluno

Qualche Fonte per approfondire:

TERRANUOVA

IL CAMBIAMENTO

NOGEOINGEGNERIA

IL FATTO QUOTIDIANO

OASISANA 1

OASISANA 2

ALTRITASTI

14 commenti

  1. Credo che sviluppare nuove tecnologie senza provare che questo possa nuocere alla salute sia quantomeno criminale. E lo stato dovrebbe prima di tutto garantire la salute dei cittadini. Invece si continua a pensare solo al profitto

  2. Certo non saranno le ditte che installano e vendono i sistemi ad effettuare misurazioni e controlli…. Prima di installare reti di quel tipo deve essere varata un’apposita Legge che fissi limiti di inquinamento accertati scientificamente, in modo da non causare danni alla salute umana innanzitutto….. ma chi farà una Legge di quel tipo, i partiti che stanno al governo e/o in parlamento? Non lo faranno mai, ecco perchè si profila all’orizzonte reale, esattamente ció che voi definite paranoie, allucinazioni e/o catastrofismo…. l’unica soluzione “teorica” sarebbe di eleggere un governo con movimenti ambientalisti e quindi con partiti extraparlamentari (non di destra ovviamente)
    , cosa che per primi voi che scrivete, non farete mai….. e questa è la sacrosanta realtà

  3. Tutto il male possibile. Credo che una moratoria su questa tecnologia sia d’obbligo fino a quando tutta la comunità scientifica non si sarà espressa in modo certo e univoco sulla sua pericolosità o meno per l’uomo e per gli animali.

  4. Il solito articolo come i tanti che riportano un mare di sciocchezze tecniche che ormai si leggono quotidianamente per terrorizzare con i possibili “pericoli del 5G”, diffuse ( e credute) per lo più da ignoranti in materia. I campi elettromagnetici sono un agente fisico, misurabile e quantificabile, ed i loro effetti, per lo più giè noti, vanno indagati ed affrontati scientificamente e razionalmente. Certo non bisogna sottovalutare possibili problemi ma chi vuol seminare paura, invece, spesso sconfina nella pseudoscienza o lo fa perchè ne ha un tornaconto personale (vendita di libricini, gadgets e dispositivi perfettamente inutili). Non va bene. E certo non si risolve così il problema. Bisogna fare ( e richiedere) rilevazioni, progetti accurati, piani antenne, misure strumentali, ecc, ossia lavorare seriamente, e non propagare le ormai trite e ritrite enormi bufale sugli stermini di massa, “sperimentazioni” sulla salute e altre assurdità, che portano solo a paranoie e “proteste da tastiera” sterili ed inutili mentre i campi elettromagnetici restano tali e quali (o aumentano).

  5. I sindaci di questi comuni sono stati informati dagli “enti” preposti alla sperimentazione? Credo e spero di si, dovendo montare o aggiornare le antenne avranno ben visto i mezzi dei tecnici.
    Se si, hanno il dovere di informare i loro concittadini. A quel punto se la maggioranza di questi non é d’accordo non possono farlo.

    Inoltre, la sperimentazione per valutare i rischi per la salute non si puó fare anche in parte in laboraorio magari con dipendenti volontari delle multinazionali che investono in tali tecnologie? Se secondo loro non sono dannose, saranno ben disposti a dimostrare a tutti che loro si esporrebbero tranquillamente agli esperimenti.

  6. Penso che sia fuorilegge fare esperimenti senza informare in modo adeguato chi vive sul territorio interessato. Non siamo cavie o carne da macello ma cittadini che pagano le tasse e partecipano alla vita e allo sviluppo del paese e non esseri inutili. Uno stato che non e’ trasparente nei confronti dei cittadini e non ha a cuore il loro benessere non merita foducia.

  7. È vero che il progresso non si può fermare però dovremmo essere più informati da chi abbiamo scelto per governarci e dalle fonti ufficiali scientifiche, per sapere che futuro si sta preparando per tutti noi, nessuno escluso. Chi ha già studiato gli effetti negativi del 5G sa già come contenerli/contrastarli? Se non possiamo opporci al suo utilizzo, almeno sapere come difenderci. È possibile? Cordiali saluti, Cesarina Ghelfi

  8. Ho appena letto e girato l’articolo ad un caro amico che soffre di Parkinson in stadio avanzato e ha sempre sostenuto di essere un soggetto elettrosensibile, venendo per questo sbeffeggiato dai medici. Sul versante clinico non mi pronuncio. Ma su quello politico-amministrativo sì: popolazioni messe a fare da cavie inconsapevoli? La conquista di far inserire a livello europeo il “principio di precauzione” disatteso non solo dal vertice ministeriale competente ma anche dall’Autorità che dovrebbe essere Garante (AGCOM)? Ci siamo bevuti il cervello? Forse sì, visto che scienziati “scissi” come il professor Bellelli, ordinario di Biochimica a La Sapienza di Roma, possono asserire pubblicamente [ IlFattoQuotidiano 18.03.2019 ] «In un paio di secoli abbiamo consumato la metà del petrolio formato in decine o centinaia di milioni di anni sul pianeta e non rinnovabile; e per farlo abbiamo inquinato aria, acqua e terra dell’unico mondo sul quale possiamo vivere» sapete dove? in un articolo intitolato «Greta Thunberg, ascoltarla è giusto. Ma seguirla è da superficiali». La gogna per chi osi dire “il Re è nudo”. Tanto più la mia gratitudine e apprezzamento ad Alessandro Mortarino. Gabriella Lalìa

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