Colorare vestiti e accessori utilizzando tinte 100% naturali realizzate con gli scarti agricoli, come le foglie del carciofo bianco, le “tuniche” delle cipolle ramate, le scorze del melograno, i ricci del castagno o i residui di potatura del ciliegio e dell’ulivo. E’ solo una delle best practice protagoniste dell’iniziativa di Donne in Campo Cia-Agricoltori Italiani e ISPRA, dedicata agli agri-tessuti che fanno bene all’ambiente, tenutasi a Roma all’Auditorium Giuseppe Avolio.
Storie di eccellenza green –presentate per l’occasione da Beti Piotto dell’Accademia di scienze forestali, moderatrice dell’iniziativa- come portare in passerella, per la prima volta, una collezione moda di abiti di origine forestale, prodotti da filati di cipresso, pelle di fungo e tessuti in sughero, eucalipto e faggio- testimoniati da Anna Maria Russo (IID) e Francesca Dini (Pfec)– conquistando così un posto d’onore al Palazzo di vetro delle Nazioni Unite di New York. O anche creare il primo allevamento di alpaca in Italia, come ha fatto Gianni Berna, costruendo una filiera completa dell’agro-tessile, che parte dal gregge, passa per la tosatura e filatura della lana e arriva fino al confezionamento di maglioni, sciarpe e coperte.
L’evento nasce da un accordo firmato dalla già Presidente Donne in Campo Mara Longhin con Ispra e da un questionario ad hoc, illustrato da Valerio Silli e Roberto Daffinà, sulla produzione sostenibile di fibre e tessuti da fonti naturali e di recupero, i cui risultati hanno dato vita al volume “Filare, tessere, colorare, creare. Storie di sostenibilità, passione ed eccellenza”, presentato all’incontro, che raccoglie i “campioni” italiani del settore, esempi di biodiversità, innovazione ed economia circolare.
Sono tanti i vantaggi delle tinture naturali, collegate all’uso di fibre vegetali e animali (dalla lana alla seta e al lino). Si va incontro alle esigenze di una quota crescente di popolazione che avverte problemi dovuti ai coloranti sintetici -sottolineano Donne in Campo Cia-Agricoltori Italiani e ISPRA-. Soprattutto, recuperando piante e scarti di coltivazione a uso tintorio, si contribuisce a riqualificare aree dismesse o degradate, e a consolidare i versanti, grazie all’elevato adattamento pedo-climatico, tutelando al contempo biodiversità e paesaggio.
E’ quello che ha fatto, per esempio Assunta Perilli, un’archeologa tessitrice dell’Aquilano, che ha riscoperto un’antica varietà di lino autoctona, e le sue lavorazioni tradizionali, arrivando a confezionare il kilt donato a Carlo d’Inghilterra dal sindaco di Amatrice nella sua visita dopo il terremoto del Centro Italia. E poi c’è il riciclo, che trasforma il rifiuto in risorsa, come succede nel Consorzio biellese rappresentato da Nigel Thompson che raccoglie la lana grezza prodotta dagli allevamenti ovini da latte e da carne italiani e trasforma quello che è considerato un sottoprodotto da smaltire (con costose procedure) in filati di pregio, dopo processi di lavorazione e lavaggio con detergenti biologici e biodegradabili e tinte naturali.
Un problema di sostenibilità della lana italiana che è stato approfondito da Elena Pagliarino dell’Istituto di Ricerca del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Moncalieri (To). Non è mancato un interessantissimo approfondimento sulla conservazione dei tessuti ed abiti antichi svolto da Angela Lombardo restauratrice e Ugo Vittorio Vicari Docente presso l’Accademia di Belle Arti di Catania. Ma è tenere in vita gli antichi modi di lavorazione, come fa Gustavo Scipioni con la sua bottega artigiana nell’antica Abbazia di Farfa dove produce tessuti di lino e cotone per la sua produzione tessile, una delle attività al centro del Convegno.
Ricostruire le tracce, apparentemente scomparse, della conoscenza ed uso delle piante coloranti e la loro potenzialità nelle filiere innovative e sostenibile del colore è stato invece il compito di Enrica De Falco del Dipartimento di Farmacia dell’Università di Salerno. L’incontro è proseguito con il contributo di Emanuele Francioni che da Carpegna in provincia di Pesaro e Urbino ha presentato le tele stampate a ruggine: aceto, farina e ruggine per un tipo di stampa tradizionale e sostenibile della regione storica del Montefeltro a cavallo tra Marche e Romagna.
Ha ricevuto il titolo di migliore donna manager europea dalla European Women Association per i risultati raggiunti nel campo dell’innovazione e della creatività: è Daniela Troina Magrì che ha presentato i suoi lavori artistici sulla seta pura, scelta nelle Seterie del Comasco, dove i suoi dipinti finiscono in foulards, cravatte, scialli, sciarpe, kaftani. Una vita dedicata alle colorazioni naturali dei tessuti con l’Associazione Casa Clementina è quella di Stefano Panconesi che in provincia di Biella, mette a sua disposizione la grande esperienza maturata in questo campo. “La vicinanza tra le donne e il tessere è vivissima, nella storia e ancora oggi, come testimonia il grande interesse del mondo femminile alla sostenibilità della filiera dei tessuti naturali, cui apportano valore aggiunto e spiccata sensibilità”, ha detto Pina Terenzi, Presidente nazionale Donne in Campo di Cia-Agricoltori Italiani.
Con questo evento, ha aggiunto rivolgendosi al sottosegretario alle Politiche agricole Alessandra Pesce, che, ospite dell’iniziativa, ha accolto con favore la richiesta “chiediamo di avviare con il Mipaaft e i Ministeri dell’Ambiente e dello Sviluppo economico, in collaborazione con l’ISPRA, un percorso condiviso e partecipato per la costituzione di tavoli di filiera a sostegno della produzione certificata di fibre naturali per la produzione di agri-tessuti”.
“Saluto l’Assessore all’agricoltura della Regione Lazio, che è la mia regione, Enrica Onorati auspicando una piena e fattiva collaborazione nella costruzione di tale filiera”.
“Le testimonianze di oggi, le buone pratiche rappresentate da agricoltori e artigiani -ha aggiunto Lorenzo Ciccarese, responsabile dell’Area per la protezione della biodiversità terrestre e per la gestione sostenibile dei sistemi agro-forestali dell’ISPRA- sono esempi che promuovono la necessità di sviluppare nuovi sistemi di produzione agricola e zootecnica che possano avere un ruolo positivo nello sviluppo di processi di riduzione dell’inquinamento e di degrado ambientale, di riciclo delle risorse e di mitigazione dei cambiamenti climatici”.
La richiesta dell’ONU, emersa dall’ultima riunione dell’Assemblea per l’Ambiente, di pensare oltre i modelli prevalenti e di vivere entro limiti sostenibili è un messaggio che deve risuonare all’interno del business del tessile nel suo complesso, chiamato come gli altri settori a riformare se stesso: metodi di produzione più sostenibili, come l’uso di tinture che sprecano meno acqua, l’uso di rifiuti come materia prima e lo sviluppo di soluzioni innovative al problema dei rifiuti tessili. Dopo il saluto dell’Assessore Onorati, il Presidente nazionale di Cia- Agricoltori Italiani Dino Scanavino, nel concludere l’incontro ha ricordato come la volontà delle donne dell’agricoltura di rimanere presidio del territorio riattualizzi e rilanci nel futuro attività, come quella oggetto dell’incontro, improntate ad una sostenibilità anche economica e sociale”.