Dopo quattro sedute e aspre critiche da parte di associazioni ambientaliste e cittadini, il Consiglio Regionale della Liguria ha approvato il disegno di legge che incide come un bisturi la già delicata situazione in cui versano le sue aree naturali, con un “taglio” di quasi 540 ettari dei confini dei Parchi dell’Antola, dell’Aveto e delle Alpi Liguri, il cambio di classificazione per 42 aree protette in provincia di Savona (22mila ettari ora non più regionali, ma provinciali) e mettendo la parola “fine” al progetto di creazione del Parco del Finalese, mai nato dal 1995 per carenza di risorse.
Il provvedimento cancella inoltre vasti tratti di “area contigua” tra i terreni vincolati e quelli a edificazione libera, che creano le condizioni per rendere gli ettari sottratti ai parchi disponibili per l’edificazione – al pari di qualunque altro terreno – e, naturalmente, a disposizione dei cacciatori.
Interventi davvero evitabili, in una Regione molto fragile dal punto di vista idrogeologico che, al contrario, dovrebbe godere di attenzioni massime e di un repentino azzeramento delle previsioni “cementificatorie“.
Il WWF ligure ha già segnalato che la legge approvata presenta alcuni elementi che potrebbero spingere il Governo ad impugnarla davanti alla Corte costituzionale. È noto, infatti, che l’assenza di gestori di parchi e aree protette aumenta i rischi di cementificazione e quindi di consumo del suolo e diminuisce la tutela dei sistemi naturali che sono essenziali nella prevenzione delle frane e smottamenti che, già in passato, hanno creato seri danni alle popolazioni locali.
Da parte della maggioranza (di centro-destra), la scelta fatta con l’approvazione della legge regionale viene sbandierata come necessaria per incoraggiare nuove costruzioni in grado di rappresentare un antidoto alla fuga degli abitanti dall’entroterra, mentre le restrizioni delle aree Parco vengono promosse come nuovo volano turistico…