Si moltiplicano le segnalazioni di tagli indiscriminati di boschi e alberate

Silvi Marina, alberatura del Lungomare (cartolina d’epoca anni ’50 del secolo scorso)

Negli ultimi mesi la nostra redazione è stata quasi quotidianamente avvertita da cittadini, associazioni e comitati di azioni improvvise da parte di innumerevoli amministrazioni comunali ai danni di viali alberati e boschi: pare davvero una situazione di “guerra” totale al patrimonio arboreo esistente.

Una situazione che stride con le iniziative e le richieste di procedere con nuovi impiantamenti, utili per contribuire al contrasto del cambiamento climatico. Più che mai, oggi, viene da chiedersi se la prima delle priorità non debba essere proprio quella di difendere il verde esistente…

Il Gruppo d’Intervento Giuridico onlus nei giorni scorsi ha inoltrato (20 ottobre 2019) una specifica istanza di accesso civico, informazioni ambientali e adozione degli opportuni provvedimenti riguardo il progettato taglio di una bella parte della Faggeta del Lago di Vico, sui Monti Venere e Fogliano, nel Comune di Caprarola, nel viterbese (https://gruppodinterventogiuridicoweb.com/2019/10/20/la-faggeta-del-lago-di-vico-non-si-tocca/), e per impedire il taglio di numerosi esemplari di Pinus sul Lungomare – Via Garibaldi di Silvi Marina in provincia di Teramo (https://gruppodinterventogiuridicoweb.com/2019/10/14/i-pini-del-lungomare-di-silvi-marina-non-si-possono-tagliare/).

In positivo possiamo, invece, registrare una iniziativa che vede Roma come Parigi, Londra, Berlino e altre capitali europee. Aree verdi abbandonate o parchi in cattivo stato di manutenzione, in centro e in periferia, saranno recuperate grazie al voto e all’impegno dei romani.
Al termine delle votazioni per il Bilancio Partecipativo di Roma Capitale 2019, il progetto “Un orto urbano per quartiere: coltiviamo la città” è risultato il secondo più votato su 111 progetti che avevano superato il vaglio tecnico e una prima tornata di votazioni questa estate.

Finalmente gli orti urbani e i giardini condivisi di Roma, che già contano oltre 200 realtà, avranno una accelerazione. “Si può fare”, il messaggio alla base del lavoro di Zappata Romana, associazione proponente il progetto secondo classificato, sembra essere stato accolto dai romani che hanno deciso di “fare” qualcosa per se stessi e per il resto della comunità recuperando, facendo manutenzione del verde e riqualificazione urbana.

Gli orti e giardini condivisi sono palestre di cittadinanza attiva, non sono solo luoghi per coltivare. In questi spazi coltivare è la scusa per fare altro: si promuove l’educazione ambientale con le scuole; si custodisce e diffonde la biodiversità; si integrano diversamente abili e migranti; si rafforza l’appartenenza al territorio e alla comunità; si trasformano le aree verdi abbandonate in luoghi di incontro; si rafforza la sicurezza e il presidio del territorio; si crea coesione sociale; si sperimenta modelli di coprogettazione; si costruiscono oasi di creatività, di recupero di antichi saperi e di produzione culturale; si consolidano reti alternative di produzione e commercio alimentare; si scoprono e recuperano beni comuni; si offrono occasioni di partecipazione e democrazia.

Auspichiamo che la realizzazione di 100 nuovi orti, uno per ogni quartiere della città, spinga Roma Capitale a ripensare la sua politica sugli orti urbani e i giardini condivisi assumendo un ruolo attivo” spiegano i proponenti della proposta votata dai romani. “Speriamo che avvenga a Roma quello che è avvenuto in tante altre città: l’amministrazione utilizzi gli orti e i giardini condivisi quale strumento di politiche pubbliche di contrasto al cambiamento climatico, di integrazione delle politiche sociali, ambientali e culturali, per costruire una Food Policy per la città di Roma”.

Il giardinaggio urbano, organizzato in maniera collettiva, presenta una elevata capacità innovativa dell’attivismo civico e della pianificazione urbana perché restituisce spazi di giustizia. Gli orti e giardini condivisi sono uno spazio politico.

Si pianta una zucchina, si coltiva con mani comuni, si raccolgono relazioni e democrazia.