Parco Agricolo e riduzione complessiva del consumo di suolo: una proposta ecologista per la Provincia di Varese

Lo scorso 20 ottobre 2020 il Comitato Salviamo il Paesaggio e la Terra di Cislago (VA) e la Federazione dei Verdi della Provincia di Varese – Europa Verde hanno presentato insieme alcune osservazioni e proposte al rapporto preliminare messo a disposizione nell’ambito della revisione del Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale della Provincia di Varese.

Il procedimento in corso è finalizzato all’aggiornamento sulle ridefinizioni degli ambiti agricoli di interesse strategico, sugli obiettivi e sulle misure generali di tutela paesaggistica ed un adeguamento alla legge sul consumo di suolo (L.R. 31/2014). Dalla collaborazione tra il gruppo locale e la federazione provinciale del partito ecologista è nato un documento incentrato sia sulla proposta di costituzione del Parco Agricolo Prealpino Sovracomunale sia sugli aspetti più generali relativi al consumo di suolo che non ha risparmiato questa provincia.

La proposta del Parco Agricolo Prealpino Sovracomunale

La proposta del Comitato Salviamo il Paesaggio – Cislago relativa al Parco Agricolo Prealpino Sovracomunale è un progetto lanciato nel 2014 e che nel 2017 era già stato presentato alla Provincia. Il contributo, già citato nel documento di scooping, sottolinea l’obiettivo principale che è quello di mantenere la funzionalità agricola di quelle aree. La fase attuale, si richiede nel documento, implica ora un’indagine più specifica del territorio oggetto della proposta anche in un’ottica di scala interprovinciale considerando la connessione con la rete ecologica della provincia di Como.
Per questo con le osservazioni è stata trasmessa una valutazione preliminare sulla perimetrazione.

Quali sono le opportunità e i vantaggi collegati al progetto del Parco Agricolo Prealpino Sovracomunale? L’osservazione n. 1 presentata alla Provincia di Varese le riassume, e vanno dalla tutela della salute, esigenza ancor più sentita in questo periodo di pandemia, alla​ conservazione di un territorio vitale dal punto di vista agricolo (non ci sono terreni lasciati incolti), una rarità in contesti dall’elevato grado di urbanizzazione e ridotti dal passaggio dell’Autostrada Pedemontana; dal collegamento di aree agricole e boschive dal grande valore paesistico e ambientale (il Parco del Lura, il Bosco del Rugareto e il Parco Pineta in direzione di Tradate) all’opportunità di sviluppo di una filiera corta e di acquisti a “Km zero”.
Un paesaggio che merita di essere liberato da abnormi siepi di Prunus laurocerasus che potrebbero nascondere attività improprie e abusi nonché arrecare pericolo anche a pedoni e ciclisti. Da ultimo, ma non meno importante, deturpano il paesaggio e la visuale verso gli spazi aperti e le montagne.
Alcuni numeri della proposta: 7 comuni coinvolti (Cislago, Turate, Limido Comasco, Cirimido, Mozzate, Rovellasca, Fenegrò ), con circa 70.000 residenti, più indotto, il sostegno di Sindaci, amministratori locali e popolazione, che si è espressa sottoscrivendo una petizione che ha raccolto circa 500 firme.

«La concretizzazione di questo parco è auspicabile anche per gli operatori della zona che svolgono attività agricole e allevamenti» precisa Maurizio Cremascoli portavoce del comitato Salviamo il Paesaggio e la Terra di Cislago. «Ci sono giovani già impegnati nella cura di coltivazioni e boschi e il parco rafforzerebbe queste occasioni di lavoro».
«C’è bisogno della condivisione e del supporto di tutti i portatori di interesse da quelli di settore (Coldiretti e Confederazione Italiana Agricoltori) a quelli per la tutela dell’ambiente come Legambiente e WWF» aggiunge. «Importanti esponenti politici, di tutti gli schieramenti, approvano il progetto. Anche l’Ente Regionale per i Servizi all’Agricoltura e alle Foreste è interessato. Mancherebbe solo l’ufficializzazione e l’aggiornamento dei piani di fattibilità riunendo tutti i Sindaci di tutti i comuni coinvolti».

Il consumo di suolo in provincia di Varese e la proposta di azzeramento

Nella provincia di Varese è ormai superato il valore del 20% di suolo consumato, confermato dai dati ISPRA 2019. E’ quarta provincia a livello nazionale per consumo di suolo, dopo Monza, Napoli e Milano. In alcuni comuni (Saronno, Gallarate, Olgiate Olona, Ferno, Solbiate Arno) si è già superata la soglia del 50% di territorio consumato mentre in altri (Castellanza, Caronno Pertusella, Busto Arsizio) il superamento di questo limite, non solo simbolico, è molto vicino.
«Serve un piano di azzeramento del consumo di suolo» sostengono i promotori delle osservazioni. Non deve essere considerata solo la perdita di superficie agricola ma fermato il consumo senza distinzione sulla collocazione, sia all’interno che all’esterno del Tessuto urbano consolidato (TUC). Un azzeramento richiesto dalle indicazioni europee [COM (2011) 571], che ne prevedono il raggiungimento entro il 2050.
Per ridurre il consumo devono essere considerate significative riduzioni di previsioni insediative dei PGT. Si può fare: è riconosciuta dalla giurisprudenza l’inesistenza dei diritti edificatori nel caso di semplice previsione stabilita dagli strumenti urbanistici ma non attuata. In più è evidente che i reali fabbisogni residenziali e produttivi devono essere riconsiderati nei confronti delle precedenti stime molto spesso sovradimensionate.
Per recuperare suolo libero è importante attuare una vera e propria de-impermeabilizzazione e ri-naturalizzazione dei suoli dovunque è possibile, soprattutto nelle aree degradate.
«Il consumo di suolo deve essere correttamente valutato anche in riferimento agli impatti diretti e indiretti su fertilità, permeabilità, stoccaggio carbonio organico, ecc.» si sottolinea ancora aggiungendo che la «gravità della situazione provinciale relativamente al consumo di suolo, si traduce in conseguente degrado ambientale e aumento dei costi sociali».
Le soluzioni ci sono, si legge nel documento: «gli obiettivi in tema di adattamento ai cambiamenti climatici impongono una gestione del territorio di nuova concezione, ad esempio, con interventi di forestazione che si possono attuare, ovviamente, solo con la conservazione di aree libere e permeabili e con l’estensione delle aree tutelate».

Massimiliano Balestrero e Maurizia Punginelli – , co-portavoce della Federazione dei Verdi della Provincia di Varese – Europa Verde, aggiungono: «Da anni, nel nostro Paese, non esiste più correlazione tra crescita demografica e aumento del consumo di suolo! Cresce più il cemento che la popolazione. Nella provincia di Varese la situazione è comunque grave e deve avvenire un’inversione di tendenza. Soluzioni che aumentano il consumo di suolo vanno combattute. La nostra è una provincia morfologicamente eterogenea, sconsiderate politiche di aumento del consumo di suolo possono acuire criticità in aree colpite da dissesto idrogeologico così come inasprire perdite in termini di produttività agricola, così come deturpare in modo irreversibile il territorio. Innumerevoli i casi di degrado del territorio martoriato da strutture fatiscenti e inutilizzate. Una nuova cementificazione non migliora questi aspetti crea solo la condizione per altri “rifiuti”. Tutto ciò non è più sostenibile! La creazione di un nuovo Parco Agricolo Prealpino Sovracomunale sarà un importante segnale di quell’auspicata inversione di tendenza tesa a conservare il territorio e non ad abusare di questa importante risorsa».

Luca D’Achille@LucaDAchille