La scheda di Occhio al Paesaggio: le cave di marmo di Carrara (MS)

di Frederick Bradley.

Questo mese proponiamo un paesaggio il cui significato offre lo spunto per riflettere sul dualismo che alcuni territori possono mostrare tra valore identitario e valore ambientale. In effetti, sembra paradossale ma non sempre i due aspetti coincidono e quando questo avviene la percezione del paesaggio porta necessariamente a valutazioni contrastanti tra chi in quel territorio ci vive da sempre e chi ha di esso una visione dettata dalla tutela del territorio a prescindere dalla sua economia perché insostenibile dal punto divista ambientale.
Purtroppo le cave di Carrara ormai trascendono questa condizione mostrando un quadro in aperto conflitto con entrambi i valori. Buona lettura…

Il paesaggio delle cave di marmo di Carrara (MS)

Il paesaggio testimonia come l’escavazione del marmo sia l’attività economica su cui si basa l’esistenza di Carrara fin dalla sua fondazione, avvenuta nel Medio Evo, ma le cui radici risalgono all’Epoca Romana. Oggi, nei versanti ricoperti dai detriti delle cave il carrarino non vede la distruzione dell’ambiente naturale, bensì l’espressione della millenaria cultura della lavorazione del marmo a cui si devono molte tra le più importanti realizzazioni artistiche e architettoniche, storiche e contemporanee, dell’umanità. A questa condizione percettiva, l’abitante locale aggiunge la fierezza di sentirsi in qualche misura coinvolto in tali realizzazioni ma soprattutto il fatto che nella devastazione della montagna c’è la sua storia e la sua cultura di popolo cavatore. La distruzione assume cioè un preciso valore identitario e come tale viene valutata e giustificata al punto di affermare con convinzione che la sua causa, quindi le stesse cave, migliorano un paesaggio altrimenti poco espressivo.
E’ tuttavia ormai evidente come l’intensità della coltivazione degli ultimi due secoli e l’attuale capacità produttiva, abbiano impresso nei bacini marmiferi a monte della cittadina modifiche fisiografiche e strutturali dei rilievi tali da compromettere l’intero ecosistema.

Tra i principali elementi del paesaggio (A – Cave di versante; B – Cave di crinale; C – Ravaneti, discariche di detriti di marmo; D – Carrara) il segno più eclatante della criticità ambientale raggiunta è l’abbattimento dei crinali che denota la non applicazione di una politica di uno sfruttamento consapevole degli effetti di un’escavazione esasperata.

Tuttavia, almeno in un caso, l’abbattimento del crinale è stato bloccato perché ritenuto lesivo del suo significato identitario per la popolazione di Carrara. Dopo un lungo contenzioso il Consiglio di Stato ha stabilito definitivamente che lo Zuccotto di Bettogli non può essere abbattuto in quanto la sua eliminazione verrebbe a determinare una sicura incisione su un profilo paesaggistico, modificando significativamente lo skyline del monte come osservato dalla città. Una sentenza che, pur in ottemperanza all’articolo 17 comma 3 del Pit (Piano di Indirizzo Territoriale) che reclama la «protezione di elementi geomorfologici che connotano il paesaggio, quali crinali», inspiegabilmente non viene applicata ai molti crinali ugualmente distrutti ma non visibili da Carrara.
E’ uno dei segnali di come sia ormai ineludibile il conflitto tra l’interesse economico legato alle cave e l’identità culturale che la stessa attività estrattiva ha contribuito a produrre. Un conflitto che si estende anche e soprattutto alla questione ambientale, che tuttavia non ha ragion d’essere per le molte cave che producono essenzialmente carbonato di calcio, minerale industriale ovviamente privo di significati identitari e la cui attività non trova alcuna giustificazione del danno arrecato a un habitat di assoluto rilievo come quello delle Alpi Apuane, neppure in termini di ritorno economico per la popolazione locale.

Così, il messaggio dell’attuale paesaggio delle cave appare inequivocabile: la distruzione ha raggiunto un livello tale da non poter più essere considerata un aspetto secondario, pena pesantissime ripercussioni non solo sull’ambiente ma anche sulla stessa cultura che l’ha prodotta.

Tratto da http://www.wikitinera.it/index.php/cave-di-marmo-carrara-ms-toscana

Un commento

  1. La restituzione “plastica” dell’Antropocene, in cui l’Homo Sapiens letteralmente “si mangia” il Pianeta.

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