Il sacco del Veneto: così Zaia ha costruito il suo potere sul consumo di suolo

Chiara Mazzoleni, docente di urbanistica allo IUAV di Venezia, ha affidato al quotidiano “Domani” una sua approfondita analisi sulle trasformazioni del territorio regionale veneto, caratterizzato da cifre molto preoccupanti: il Veneto è la seconda regione con la più elevata incidenza di suolo consumato (preceduta dalla sola Lombardia), ha la densità di consumo di suolo più elevata (il rapporto tra suolo consumato e superficie territoriale è di 3,72 m²/ha, rispetto a una media nazionale di 1,72), presenta la maggiore incidenza (il 12,4 per cento) del suolo consumato in aree vincolate (contermini a coste, laghi e fiumi, soggette a tutela paesaggistica)…

Il Governatore del Veneto, Luca Zaia

Come ha fatto la Lega a consolidare il suo consenso in Veneto fino a superare il 60 per cento nelle ultime elezioni regionali, con un risultato senza precedenti del presidente in carica Luca Zaia al suo terzo mandato? Un sentiero poco praticato, seguendo il quale si possono trovare molti indizi di questo successo, è quello del governo delle trasformazioni del territorio. Un territorio che, con l’affermarsi delle rivendicazioni autonomiste, è stato declinato al plurale e non è più riconoscibile come un bene comune ma è diventato appannaggio di chi ne può derivare un arricchimento privato e di una forza politica di maggioranza che ha consentito a una parte consistente della popolazione di trarne vantaggio.

Il quadro regolamentare a livello regionale comprende norme e parametri specifici sul consumo di suolo o prevede obiettivi sul suo contenimento in leggi sul governo del territorio approvate nel corso del primo decennio del 2000. Eppure i monitoraggi ufficiali denunciano un incremento costante delle coperture artificiali. Che non mostra segnali di rallentamento, anche nel corso dell’ultimo monitoraggio, relativo al 2020, nonostante i mesi di blocco di gran parte delle attività economiche durante il lockdown.

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Un commento

  1. la tesi che Zaia sia il responsabile politico del consumo di suolo del Veneto è azzardata e forte. Non da ultimo si è speso per includere le colline del prosecco come sito Unesco, e ora è in fase di approvazione anche per il massiccio del Monte Grappa.
    Il consumo di suolo non dipende da rivendicazioni autonomiste, semmai vi sono processi sociali,economici e amministrativi non coerentemente gestiti.
    Lo spirito autonomista dovrebbe accompagnarsi con il senso di identità, e di valorizzazione del proprio territorio.
    Quindi non farei l’associazione autonomismo con consumo di suolo. Il problema sta altrove, semmai si tratta di decongestionare il territorio dalla forte pressione dovuta alle varie attività sociali ed economiche che insistono su di esso (ma è tema generale appunto che richiederebbe una forte regolamentazione centrale). In altri termini, occorre orientamento al benessere della collettività; il che vuol dire gestire le risorse in proprio, che sono date proprio da quella generazione di quel PIL che ha anche causato svantaggi ambientali, dirottando le risorse verso una maggiore sostenibilità.

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