Toscana: la Regione avvia la demolizione della legge Marson

Alla fine, dopo molte piccole revisioni e ampie manovre sulla sua struttura portante, la legge toscana sul governo del territorio – pur considerata la migliore legge urbanistica in vigore in Italia – ha iniziato a subire qualche pesante colpo di piccone da parte della politica locale.

E’ di pochi giorni fa, infatti, l’approvazione da parte del consiglio regionale di alcune modifiche alla legge fortemente voluta dall’allora Assessore Anna Marson. Modifiche non di poco conto, che in molti ritengono saranno foriere di «rovinosi effetti sul paesaggio e sull’ambiente, in stridente controtendenza con le richieste di contenere il preoccupante cambiamento climatico e il consumo di suolo», come ha ricordato Italia Nostra richiamando la catastrofica proroga di ben cinque anni dei vecchi strumenti urbanistici riguardo alle previsioni edilizie fino ad ora non utilizzate (e che quindi avrebbero dovute essere cancellate).
«Si pensi agli effetti negativi che la proroga di 18 mesi, concessa dalla Regione al Comune di Firenze, ha prodotto in città, consentendo pesanti ristrutturazioni di tanti palazzi e altri edifici storici, con loro trasformazione per lo più in residence e hotel di lusso».

Tra le modifiche approvate brillano, appunto, la proroga a cinque anni dei piani operativi in scadenza che avrà l’effetto di rimandare al 2026 il recepimento della legge Marson e del piano paesaggistico, la possibilità di inserire casette mobili e attrezzature agricole attenendosi solo alle norme previste dal settore agricoltura, una nuova formulazione degli interventi sottoposti al permesso a costruire che comprende anche l’ampliamento degli interventi di ristrutturazione edilizia e la possibilità di comprendere anche interventi di aumento di volumetria.

Il tutto all’insegna di una “semplificazione” (termine che oramai ritroviamo aggredire ovunque vi siano delle regole di buon senso!…) che prevede procedure autorizzative di tipo “silenzio/assenso” e anche l’incentivazione di rapporti esclusivi tra il Comune e il soggetto privato, nel pieno dell’onda di quella “urbanistica contrattata” di cui, al contrario, ci dovremmo rapidamente sbarazzare avendone ormai compreso il valore di “zavorra” per l’armonico sviluppo delle nostre comunità.

Scriveva Anna Marson a giugno, quando le manovre politiche già facevano prevedere l’attacco – ora riuscito – alla sua legge: «Oggi questa riforma coraggiosa, già resa zoppicante da mancate attuazioni e ripetute modifiche, corre il rischio di essere definitivamente azzerata. Nella campagna per le elezioni regionali Italia Viva aveva promesso di smontarla. La nuova giunta Giani traveste ora l’ennesima proposta di modifica della legge di governo del territorio da atto dovuto per il recepimento di normative nazionali, con contenuti davvero sconcertanti: rinuncia a verificare gli effetti territoriali dei piani settoriali e a garantire conseguentemente l’integrazione delle diverse politiche, legittimazione degli aumenti di volume per gli edifici localizzati in aree a rischio idrogeologico, proroga delle previsioni urbanistiche non utilizzate che dopo cinque anni non possono più essere cancellate, e così via. Una serie di portatori di interessi privati, ovviamente, plaude all’innovazione».

E, amaramente e lapidariamente, concludeva: «Se le competenze regionali vengono esercitate in questo modo, tanto vale che lo Stato se le riprenda».

Parole, purtroppo, assolutamente condivisibili…

Un commento

  1. ecco un altro mito, la Toscana, che cade rovinosamente. Ancora il profitto che vince la sfida, Peccato

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