Manifestare in difesa del verde è un diritto che non si tutela a manganellate

Come rappresentanti del Comitato torinese del Forum Salviamo il Paesaggio Difendiamo i Territori, sabato 15 gennaio volevamo partecipare alla passeggiata informativa in quartiere (tra Cenisia e San Paolo) proposta dal comitato “Esse Non” (di cui facciamo parte) per sensibilizzare la collettività e volantinare relativamente alla devastante trasformazione che dovrebbe cancellare per sempre il giardino su via Borsellino e gli alberi, gli spazi aperti e le aule studio dell’associazione culturale Comala, per costruire un grande centro commerciale di Esselunga.

Al nostro arrivo abbiamo trovato l’area praticamente militarizzata, con molte camionette della polizia e decine di agenti già schierati in tenuta antisommossa. Raggiungiamo il gruppo, gioioso, colorato: tanti ragazzi e ragazze, bimbi, rappresentanti di varie realtà.
Un cordone della polizia impedisce al corteo di partire, bloccando corso Ferrucci, e a un certo punto comincia a spingere le persone e a manganellare. Il gruppo decide di raggiungere il Giardino, ma viene bloccato dietro i campi sportivi e, di nuovo, viene aggredito dagli agenti dopo pochi minuti.

A questo punto succede qualcosa di incredibile: una volta che il corteo si appresta a tornare sul corso Ferrucci, viene chiuso nel piccolo vialetto che si trova tra i campi sportivi e Comala, grazie a cordoni della polizia che bloccano sia l’entrata sia l’uscita. Si crea così una pericolosa condizione di assembramento e schiacciamento, che termina con un altro attacco alle persone da parte dei poliziotti che bloccano l’entrata del vialetto.

Ma l’azione violenta delle forze dell’ordine non è ancora terminata: una volta liberate le persone dal vialetto, la polizia lascia defluire il corteo, che fino all’ultimo non ha desistito nell’intento di poter realizzare pacificamente la passeggiata prevista. Nel primo isolato di via Vinadio le persone vengono bloccate dalla polizia, che ricomincia a manganellare in modo deciso decine di persone.

Questo l’atto finale della giornata, che da pacifica iniziativa di cittadini e cittadine, a tutela dell’area verde e dei centri di socialità del quartiere, si è trasformata in un’orrenda rappresentazione, protagoniste le forze dell’ordine, quelle realtà che dovrebbero difendere i cittadini e invece, per oscuri motivi, hanno rivolto le loro armi verso persone inermi.
Oltre dieci i ragazzi feriti, con profonde ferite alle teste, altri doloranti.

Chiediamo che chi è responsabile degli atti commessi in questo pomeriggio di pura follia paghi le conseguenze di quello che ha fatto. E invitiamo il Sindaco e gli Amministratori torinesi a farsi parte diligente per favorire una positiva conclusione di questa vicenda, che evidenzia preoccupanti aspetti della città, diametralmente opposti non solo alla transizione ecologica e alla resilienza, ma anche al rispetto dei più elementari principi di democrazia e socialità.
Saremo sicuramente presenti alla prossima assemblea di Esse Non, in programma giovedì 20 gennaio, più convinti di prima della necessità di difendere dal basso i nostri quartieri, contro progetti che non hanno alcun rispetto per il benessere della collettività.

Qualche ulteriore spunto:

La manifestazione era stata organizzata dall’assemblea “Esse Non” per cercare di difendere gli spazi di socialità e l’area verde che verrebbero cancellati dalla trasformazione prevista nell’area c.d. Ex-Westinghouse Nebiolo (a Torino, tra corso Vittorio Emanuele II, via Borsellino, via Borsellino 38, via Bixio, corso Ferrucci).
Il progetto prevede la realizzazione di un Centro Congressi da 5.000 posti, un albergo, attività commerciali e un Centro Commerciale Esselunga (circa 4.500 mq). Quest’ultimo e il relativo parcheggio verrebbero costruiti al posto del Giardino Caserma Lamarmora, con la conseguente eliminazione di quasi tutti i 160 alberi ad alto fusto (querce, faggi, e aceri) presenti nell’area verde, una delle ultime in piena terra rimaste in città, più precisamente nella Circoscrizione III, tra quelle più carenti di verde.
Inoltre sparirebbero essenziali spazi di aggregazione, in quanto verrebbe eliminata l’area esterna dell’ex Caserma Lamarmora, in cui hanno sede una bocciofila, una sezione ANPI e l’associazione Comala, importante spazio di socialità per i giovani.
L’area fa parte dell’Ambito 8.18/1 SPINA 2 – Programma Integrato, la cui attuazione è normata dall’Accordo di Programma “Lancia-Framtek-Spina 2” risalente al 1998 e da ultimo modificato nel 2016. Sempre nel 2016 l’area è stata ceduta ad Amteco&Maiora (poi sostituita da Esselunga), con la costituzione di un diritto di superficie 99nnale e trasferimento della proprietà superficiaria dei fabbricati, a fronte di un corrispettivo di 19,7 milioni di euro. Deve essere ancora approvato il PEC, strumento esecutivo.
Anche il guadagno per il Comune è illusorio, se si considera che la città nel 2005 pagò 16,5 milioni di euro all’architetto Bellini per il progetto della biblioteca (poi non realizzato) nell’area dove dovrebbe sorgere il Centro Congressi e che i costi della bonifica saranno a carico del Comune.
Quando l’area fu messa all’asta, nel 2013, l’operazione fu fortemente contestata da cittadini e associazioni, attraverso manifestazioni, presentazione di osservazioni e una petizione, scarsamente ascoltate dalle Istituzioni. Negli ultimi mesi del 2021 è stato reso noto che sarà Fiera Milano ad occuparsi del Centro Congressi e ci sono le condizioni affinché tutta l’operazione si concretizzi.