Torino: nasce “Resistenza Verde”, rete dei Comitati contro il consumo di suolo

Il 22 aprile scorso, in occasione della Giornata mondiale della Terra, centinaia di persone hanno pedalato per le strade di Torino al grido di “Fermate il consumo di suolo nella nostra città”, toccando alcuni dei luoghi interessati da progetti che, da diversi mesi, sono oggetto di vibranti contestazioni da parte dei cittadini. “In Bici contro il cemento e il greenwashing” è stata la prima iniziativa organizzata dalla rete “RESISTENZA VERDE TORINO”, coordinamento dei comitati costituitosi da poche settimane.

Siamo movimenti di cittadini riuniti dal basso e ognuno, nel proprio quartiere e sul proprio pezzo di terra, sta lottando contro la galoppante speculazione edilizia che divora, mandato dopo mandato, la città di Torino. Dal Meisino alla Pellerina, per citare i due più recenti progetti di questa amministrazione comunale, dal Parco Artiglieri di Montagna fino al Pratone di Parella, vogliamo unirci per lanciare un messaggio chiaro e critico all’amministrazione comunale: Basta consumare il Suolo!”. Si sono presentati così i rappresentanti dei vari comitati, il 20 aprile scorso, durante la conferenza stampa che ha ufficializzato la nascita della rete e annunciato il suo primo evento.

Gli effetti dei cambiamenti climatici a Torino sono una tragica realtà, il suolo è una delle strategie per farvi fronte

È stato ricordato che la risorsa suolo è fragile, finita e non rinnovabile, fondamentale per mitigare l’effetto isola di calore e assorbire grandi quantità d’acqua, e che la sua tutela rappresenta una delle migliori strategie per far fronte ai cambiamenti climatici, i cui effetti sono già una tragica realtà: una siccità da record sta colpendo il Piemonte (e tutto il Nord Italia), mentre aumenta l’intensità degli eventi di pioggia estrema: “L’attuale amministrazione comunale non sembra capace di leggere questi cambiamenti e per questo noi cittadini e cittadine ci uniamo per far sentire una voce dialogante ma critica rispetto a tali politiche scellerate”.

I comitati che formano Resistenza Verde sono accomunati dalla volontà di non rassegnarsi di fronte alle trasformazioni che il governo cittadino sta cercando di portare avanti in questo periodo: ennesimi progetti che distruggono il territorio, addirittura andando a cementificare ampie parti di parchi pubblici consolidati o eliminando gli ultimi terreni vergini rimasti. Da decenni ormai, a Torino, le politiche urbanistiche non sono più ispirate al soddisfacimento delle esigenze collettive, quanto a favorire le operazioni immobiliari, da cui il Comune trae il ritorno economico legato agli oneri di urbanizzazione. E l’attuale amministrazione non si discosta da questa politica.

“In Bici contro il cemento e il greenwashing”, evento organizzato da Resistenza Verde Torino, 22 aprile 2023

A rischio cementificazione anche Parchi pubblici consolidati

Nel Parco della Pellerina, usando 185 milioni di euro forniti da Inail, Comune e Regione intendono costruire un grande nuovo ospedale, che occuperà 60.000 mq di terra permeabile, senza tenere conto delle problematiche idrogeologiche, e nonostante l’esistenza di aree dismesse nelle vicinanze che potrebbero ospitare il nuovo insediamento.

L’anno scorso, il Comune ha presentato un progetto che prevede la realizzazione, nel Parco del Meisino, di una Cittadella dello Sport, con attrezzature all’aperto (per biathlon, skiroll, pump track, ciclocross) fortemente impattanti, che dovrebbero essere installate sui prati e nelle parti boscate, oltre a un bar e una palestra di arrampicata nell’ex galoppatoio; tutto ciò nel parco più naturale della città (Zona di Protezione Speciale e Riserva Naturale). Il progetto è finanziato da fondi del PNRR: 11,5 milioni di euro, che verrebbero utilizzati per snaturare un’oasi di bellezza, invece di essere destinati alla manutenzione e protezione del parco o alla riattivazione di impianti sportivi abbandonati esistenti in zona.

Nel Giardino Artiglieri di Montagna, in piena terra, dovrebbe essere realizzato un Ipermercato Esselunga, in una Circoscrizione piena di supermercati e priva di aree verdi, con l’abbattimento di oltre cento alberi; si tratta, in questo caso, di un progetto approvato nel 2013, rispetto al quale il comitato EsseNon chiede un passo indietro.

E poi ci sono gli Alberi, che in questo periodo a Torino vengono abbattuti a migliaia, per costruire strade e supermercati o in nome della “sicurezza”; “gli alberi adulti”, dicono i comitati di Resistenza Verde, “sono invece un patrimonio che non può essere rimpiazzato da giovani alberelli, che produrranno benefici ecologici tra decine di anni”.

Per ora fanno parte della rete Resistenza Verde i seguenti comitati: EsseNon, Salviamo il Meisino, Salviamo Barca & Bertolla, Salviamo la Pellerina, Difesa del Parco della Pellerina, NO TAV Torino&Cintura, Acqua Pubblica Torino, LEA Laboratoria Ecologista Autogestita, Salviamo i prati, Salviamo il Paesaggio Torino, Toroller Collective, Fridays For Future Torino, Climate Social Camp.

Comitato Torinese del Forum Salviamo il Paesaggio, Difendiamo i Territori

salviamoilpaesaggio.torino@gmail.com

Il nuovo Ospedale Maria Vittoria dovrebbe essere costruito all’interno del Parco della Pellerina

3 commenti

  1. Occorre fermare l’abbattimento degli alberi di corso Belgio, anche se dicono di voler ripiantare alberelli giovani e nuovi, questi moriranno in fretta per la mancanza di acqua. Nel tratto tra corso Farini e corso Tortona ne hanno piantati diversi per completare il viale, e sono già moribondi per la mancanza d’acqua. La stessa cosa succederà con i nuovi che verranno piantati. Gli alberi vecchi e grandi che sono sopravvissuti alla siccità grazie alle loro radici profonde e all’ombra che si fanno tra loro vanno mantenuti. Quelli nuovi non riusciranno a sopravvivere, sarà solo uno spreco di risorse europee per piante che alla prima lunga siccità moriranno. Parlate coi giornali, visto che per ora pubblicano solo il punto di vista del Comune! Grazie e buon lavoro

  2. Rimane da vedere se le istituzioni torinesi saranno realmente disposte a confrontarsi sulla base di proposte alternative al consumo di suolo, per un’idea diversa di città in cui la natura, e non il cemento, sia la protagonista.

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