Palazzina degli uffici direzionali, ora demolita, dell’ex acciaieria Lonardi, San Pietro in Cariano. ©Gabriele_Fedrigo

Valpolicella paesaggisticamente alla deriva: nuovi capannoni industriali a San Pietro in Cariano

Prosegue la cementificazione delle terre dell’Amarone, già deformate dalla speculazione edilizia e dalla monocoltura della vite

Riceviamo e pubblichiamo la lettera inviata da Gabriele Fedrigo, scrittore e abitante della Valpolicella, al Sindaco di San Pietro in Cariano (Verona), relativa alla costruzione di nuovi edifici industriali al posto delll’ex acciaieria Lonardi, già demolita, per la nuova sede della Isap Packaging, produttrice di prodotti di plastica monouso. L’insediamento coprirà una superficie grande come dieci campi da calcio, con nuova impermeabilizzazione di suolo, incremento del debito ecologico e danno al paesaggio.

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Negrar di Valpolicella, 10 novembre 2024

Al Sindaco del Comune di San Pietro in Cariano Dott. Gerardo Zantedeschi

Ai Consiglieri del Consiglio Comunale di San Pietro in Cariano

All’Ufficio Tecnico edilizia privata del Comune di San Pietro in Cariano Dott. Andrea Marzuoli

Al Soprintendente di Verona Dott. Andrea Rosignoli

Isap Packaging Parona (Vr)

p.c. alle associazioni in indirizzo

alla cittadinanza della Valpolicella

agli organi di stampa

Oggetto: Lettera sul futuro dell’area ex Lonardi – San Pietro in Cariano (Verona)

Signor Sindaco,

è da tempo che le volevo scrivere, precisamente da quando ho saputo della demolizione di un muro storico nella frazione di Castelrotto; un muro storico reo di essere stato costruito in un borgo medievale prima che i SUV potessero girare per strada. Se lo ricorda quel bellissimo muro? Ora al suo posto ce n’è uno che sembra uscito da un computer tanto sa di finto. Un capitolo tristissimo per la storia di quella frazione e per tutta quella Valpolicella che non smette di amare «disperatamente i segni del passato in quanto bellezza» (P.P. Pasolini).

Poiché sono fedele a quanto mi insegna la saggezza degli uomini: Mors certa, hora incerta, non vorrei finire improvvisamente sotto terra senza prima averle espresso tutta la mia contrarietà alla pratica edilizia n. 16580 rilasciata dall’Ufficio Tecnico del suo Comune alla Ditta Immobiliare Cameri Srl (gruppo Cordifin). La conosce quella pratica edilizia, vero? Sì, quella che vedrà la nascita di uno dei capannoni più impattanti della Valpolicella sull’area ex Lonardi. Un nuovo scempio, come se non ce ne fossero già abbastanza in una Valpolicella paesaggisticamente alla deriva in cui i segni nefasti dell’ingordigia di profitto del capitale agrario e industriale si riversano non solo sulla sua storia, cancellandola, ma anche su chi la abita. Un capannone a ridosso delle colline di Castelrotto; un capannone industriale da delirio edilizio viste le dimensioni. Un capannone grande come dieci campi da calcio, per un colossale trasloco dell’Isap Packaging di Parona. Un capannone che sorgerà prospiciente il poggio dove c’è Villa Fumanelli. E che vuole che sia? lei mi dirà. E la vista sulle colline? E l’impatto ambientale? Ma dico, e la Soprintendenza? Se c’è, dov’è? La Soprintendenza dovrebbe essere al corrente del vincolo paesaggistico della Valpolicella. La responsabilità della Soprintendenza in questo ennesimo gioco al massacro del paesaggio non può essere sottaciuta. Come si è pronunciata la Soprintendenza sull’impatto paesaggistico di questo nuovo mostro, dopo quelli che la Valpolicella ha dovuto ingoiare in questi ultimi anni?

E così dopo la lavorazione dell’acciaio della Lonardi ora arriva in Valpolicella la plastica dell’Isap. Ci mancava solo questa! Sì, plastica, naturalmente una produzione sostenibile, attenta all’ambiente, ecc. Ma si può sapere di quale sostenibilità? La storia della sostenibilità chi la beve più? Come se la produzione di bioplastica fosse a zero emissioni e non comportasse allo stato attuale alcun costo ambientale, come invece riportato, fra gli altri, dall’inchiesta giornalistica di Aryn Baker del Time del 28 novembre 2023, The dirty secret of alternative plastic.

La produzione di una tonnellata di cemento causa l’emissione di una tonnellata di CO2. Il debito ecologico della demolizione e della costruzione della nuova Isap a quanto ammonta? Lo possiamo sapere? Signor Sindaco, lei lo sa? E la nuova impermeabilizzazione del suolo, le dice proprio niente in epoca di riscaldamento globale e di alluvioni? E che dire della futura dismissione dell’Isap che, se non sbaglio, è a Parona dal 1963? Su quell’area non sono forse puntati già da anni gli occhi per un’altra mega operazione di speculazione edilizia nel martoriato Parco dell’Adige, come già avvenuto con la lottizzazione della gated community denominata VerdeAdige? Ma quali saranno mai gli attori di questa futura mega-lottizzazione nel Parco dell’Adige?

Fa specie che la cittadinanza della Valpolicella venga a sapere dai giornali e da facebook il destino dell’area ex Lonardi fagocitata da un progetto di tali dimensioni e di tale impatto paesaggistico e ambientale. La cittadinanza non ha avuto alcuna voce in capitolo in questa vicenda. O mi sbaglio? Le chiedo allora: perché non ha convocato un’assemblea aperta a tutti i cittadini in cui informare quanto si stava approvando? Possibile che la cittadinanza venga sempre a sapere di ciò che avviene sul territorio quando i giochi sono già chiusi? Nel prossimo Consiglio Comunale del 13 novembre 2024 si ratificherà di fatto quel che è già stato deciso altrove. Possiamo sapere dov’è questo altrove? Possiamo conoscere l’iter che ha portato a tale scelta paesaggisticamente scellerata?

Quando ho visto i lavori di demolizione dei capannoni dell’ex Lonardi, non volevo credere ai miei occhi. Sì, mi sono ben fatto la domanda: e ora, tutte quelle macerie di rifiuto speciale dove andranno a finire? Lei lo sa? Possiamo conoscere la discarica in cui verrà smaltito questo enorme ammasso di macerie? Eppure le confesso che vedere l’orizzonte libero dai capannoni mi ha galvanizzato come non mi era mai successo prima, quanto meno qui in Valpolicella, dove vivo la mia alienazione e quella di chi mi circonda.

Pensavo che con questa demolizione di capannoni fatiscenti dell’ex Lonardi il Comune di San Pietro in Cariano avesse voluto svoltare definitivamente pagina e mostrare a tutti che anche qui in Valpolicella è ora di dire basta a decenni di sfruttamento e di maltrattamento di Madre Terra. Un sindaco e un’amministrazione finalmente all’altezza dell’emergenza climatica e ambientale che stiamo tutti vivendo e subendo a causa di una conduzione economica rapace, onnivora e distruttiva. Un sindaco e un’amministrazione che dicono un solenne NO! a chi vuole ancora cementificare e a chi pensa alla terra come mero strumento di profitto. Un sindaco e un’amministrazione che finalmente decidono di impiantare migliaia di alberi all’ex Lonardi forse per saldare un po’ i conti con l’ambiente. Che illuso! Ma quali alberi? Cemento, cemento, e ancora cemento… per un’attività produttiva retta da mere logiche di profitto e di crescita. Quella stessa crescita che sta portando la nostra specie all’autodistruzione…

Possiamo sapere che ne viene alla cittadinanza della Valpolicella da questo ennesimo scempio, che non sia la solita solfa di chi benedice l’attività produttiva del privato che porta lavoro? E a vantaggio di chi porterebbe lavoro? Forse a vantaggio dell’operaio che aliena la sua vita in fabbrica?

Non pensa che sia la comunità a dover decidere il proprio destino e il destino del proprio territorio?

In attesa di riscontro.

Le scrivo da cittadino della Valpolicella e da cittadino del mondo. Le scrivo da amante della bellezza.

Gabriele Fedrigo

2 commenti

  1. ANCORA ODORE DI MORTE NEL TRENTINO “AMMAZZA-ORSI”

    Gianni Sartori

    Sembra proprio che ormai la Provincia di Trento quando si tratta di eliminare qualche orso non guardi in faccia nessuno. Dopo M90 e KJ1 anche M19 è stato abbattuto per decreto.

    Qualche mese fa, in aprile, un giovane orso di due anni, munito di radiocollare e denominato M19 (usare una sigla invece di un nome evidentemente “facilita” l’eventuale eliminazione), aveva – sfortunatamente – incontrato un turista (si presume un “amante della Natura” ma solo se adeguatamente addomesticata e reificata) forse eccessivamente emotivo dalle parti di Molveno. Costui non aveva trovato altro di meglio da fare che lanciargli pietre e minacciarlo con un bastone. Sicuramente l’atteggiamento meno indicato in simili circostanze.

    Tuttavia l’orso, evidentemente di buon carattere e meno impressionabile del bipede, si era allontanato per i fatti suoi senza reagire alle provocazioni. Mostrando quindi una totale mancanza di aggressività

    Avrebbe poi, sempre l’orso, commesso un’altra “colpa” imperdonabile agli occhi dell’amministrazione. Quella di essersi troppo avvicinato agli abitati per cercare nutrimento nei cassonetti cosiddetti “liberi” ossia non protetti con adeguati dispositivi. Soluzione a cui da tempo avrebbe dovuto provvedere l’amministrazione trentina.

    Quanto mai rapida e determinata – invece – nel decretarne la condanna a morte .

    Così M91 è stato giustiziato nella notte tra l’1 e il 2 dicembre su ordinanza del presidente della provincia autonoma di Trento, tale Maurizio Fugatti.

    Tra la firma dell’autorizzazione a procedere nell’abbattimento e l’esecuzione erano trascorse soltanto poche ore. Senza la possibilità per le associazioni protezioniste di impugnare il provvedimento. Ricorrendo a quella che Michela Brambilla (Lega Italiana Difesa Animali e Ambiente) ha definito “una prassi inaccettabile che deve finire una volta per tutte”.

    Amaro, ma non rassegnato, il commento delle associazioni Leal, Leidaa e Oipa: ”Interverremo nelle opportune sedi giudiziarie per dimostrare l’illegittimità del decreto con conseguente danno alla fauna selvatica e uccisione di un animale (protetto) non necessitata. M91 era un giovane orso di circa due anni, monitorato attraverso tecnologie come il radiocollare. La decisione di abbatterlo è stata presa a dispetto delle necessità di preservare la fauna selvatica e nella fattispecie rappresenta l’ennesima sfida da parte della Provincia a chi con serietà e professionalità tutela animali e ambiente”.

    Indignazione è stata espressa anche dalla LAV contro “un decreto tanto sanguinario quanto assurdo perché ha condannato a morte un orso che doveva invece essere preso ad esempio per non avere risposto alle molteplici provocazioni subite nel tempo”.

    Ancora più determinata la presa di posizione dell’Ente Nazionale Protezione Animali (ENPA) che intende presentare denuncia in sede europea contro Fugatti per il reato di uccisione di animali: “M91 è un’altra vittima del ‘metodo Fugatti’ che consiste nell’emanazione di ordinanze lampo e nella loro esecuzione a tempi di record, solitamente nel pieno della notte o alle prime luci dell’alba, con il chiaro obiettivo di negare ai portatori d’interesse l’esercizio del proprio diritto costituzionale ad agire in giudizio. Una lesione gravissima che denunceremo in sede europea”

    Inoltre vari esponenti di associazioni ambientaliste, animaliste e protezioniste hanno lanciato un vibrante appello al boicottaggio turistico del Trentino.

    Gianni Sartori

     
     
     
     
     
     

  2. spero che il sig. Fedrigo e i suoi compaesani abbiano ricevuto una risposta riflessiva, degna di una sensibilità umana (se ancora esiste da qualche parte)
    Anna Lanaro

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