www.salviamoilpaesaggio.it http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog Forum italiano dei movimenti per la difesa del paesaggio e lo stop al consumo di suolo Fri, 19 Apr 2024 22:15:28 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.2.5 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/wp-content/uploads/2011/08/cropped-logo_salviamoilpaesaggio-32x32.jpg www.salviamoilpaesaggio.it http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog 32 32 Due anni per salvare il mondo http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2024/04/due-anni-per-salvare-il-mondo/ http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2024/04/due-anni-per-salvare-il-mondo/#respond Fri, 19 Apr 2024 22:15:24 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=16485 Secondo Simon Stiell, Segretario esecutivo delle Nazioni Unite per i cambiamenti climatici, è urgente un nuovo accordo internazionale sui finanziamenti per il clima, anche attraverso la riduzione del debito dei Paesi che ne hanno più bisogno

Di seguito è riportata la traduzione del discorso pronunciato dal Segretario esecutivo delle Nazioni Unite per i cambiamenti climatici SIMON STIELL il 10 aprile 2024 alla Chatham House di Londra.

Sulla pagina dell’UN Climate Change si trova la trascrizione in lingua originale. E’ possibile guardare il video integrale su Youtube.

Buon pomeriggio,

Alcuni di voi potrebbero pensare che il titolo dell’evento di oggi sia eccessivamente drammatico. Persino melodrammatico. Permettetemi quindi di cominciare spiegando brevemente perché i prossimi due anni sono così essenziali per salvare il nostro pianeta.

Innanzitutto, conosciamo la posta in gioco. Mi avete già sentito parlare di caldo record, di danni enormi alle economie e di come non ci sia spazio per le mezze misure. Prendiamo tutto questo come un dato di fatto.

In secondo luogo, siamo all’inizio di una corsa che determinerà i maggiori vincitori di una nuova economia dell’energia pulita. E con l’indice del tenore di vita in costante mutamento in tutto il mondo, le risposte climatiche di ciascun Paese saranno la chiave per salire o scendere di livello. Se prospereranno o sopravviveranno a malapena.

In terzo luogo, per molti Paesi sarà possibile attuare nuovi piani significativi solo se quest’anno si assisterà a un salto di qualità nei finanziamenti per il clima.

In quarto luogo, si tratta del funzionamento dell’Accordo di Parigi.

Ad oggi, i piani nazionali sul clima- chiamati Contributi Nazionali Determinati o NDC – presi nel loro insieme, taglieranno appena le emissioni entro il 2030.

Abbiamo ancora la possibilità di far crollare le emissioni di gas serra con una nuova generazione di piani nazionali per il clima. Ma abbiamo bisogno di piani più robusti, ne abbiamo bisogno ora.

E mentre ogni Paese debba presentare un nuovo piano, la realtà è che le emissioni del G20 rappresentano circa l’80% delle emissioni globali. Quindi la leadership del G20 deve essere al centro della soluzione, come lo è stata durante la grande crisi finanziaria. È stato allora che il G20 è diventato maturo e ha dimostrato che le principali economie sviluppate e in via di sviluppo possono lavorare insieme per evitare catastrofi economiche globali.

Quinto e ultimo punto: ogni cittadino di ogni Paese ha l’opportunità di partecipare a questa transizione.  Ogni voce fa la differenza. Quest’anno e il prossimo avremo bisogno di ogni voce più che mai.

Pensiamo per un attimo a cosa potremmo ottenere se riuscissimo a far sì che i prossimi due anni incidano realmente. Nuovi e coraggiosi piani nazionali per il clima costituiranno una fonte di posti di lavoro e un trampolino di lancio economico per far salire i Paesi sulla scala globale degli standard di vita.

Di fronte a siccità che distruggono i raccolti, un’azione climatica molto più coraggiosa per ridurre le emissioni e aiutare gli agricoltori ad adattarsi aumenterà la sicurezza alimentare e ridurrà la fame.

Ridurre l’inquinamento da combustibili fossili significherà migliorare la salute e risparmiare enormemente sia per i governi che per le famiglie.

Il potenziale trasformativo di azioni audaci per il clima – insieme a misure per promuovere l’uguaglianza di genere – è uno dei modi più rapidi per allontanarsi dal business as usual.

A chi dice che il cambiamento climatico è solo una delle tante priorità, come porre fine alla povertà, alla fame, alle pandemie o migliorare l’istruzione, dico semplicemente questo: nessuno di questi compiti cruciali – anzi, nessuno degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile – potrà essere svolto se non avremo sotto controllo la crisi climatica.

Di fatto, il business as usual renderà più profonde le gravi disuguaglianze tra i Paesi e le comunità più ricche e più povere del mondo, diseguaglianze acuite dagli impatti climatici incontrollati. Queste disuguaglianze sono la kryptonite per un’azione cooperativa globale sul clima, e ogni economia, ogni Paese e i suoi abitanti ne pagano il prezzo.

Per iniziare a curare questo cancro globale della disuguaglianza, dobbiamo favorire l’attivazione da parte di tutte le nazioni di nuovi e coraggiosi piani nazionali sul clima, che proteggano le persone, incrementino i posti di lavoro e promuovano una crescita economica inclusiva. E ne abbiamo bisogno entro l’inizio del prossimo anno.

La prossima generazione di piani nazionali sul clima deve essere un piano di investimenti per economie sostenibili e forti.

 Ciò ci riporta all’importanza cruciale dei finanziamenti per il clima… Perché è difficile per qualsiasi governo investire nelle energie rinnovabili o nella resilienza climatica quando le casse del Tesoro sono vuote, i costi del servizio del debito hanno superato la spesa sanitaria, nuovi prestiti sono impossibili e i lupi della povertà sono alle porte.

Un salto di qualità quest’anno nei finanziamenti per il clima è essenziale e del tutto realizzabile.

Ogni giorno, ministri delle finanze, amministratori delegati, investitori e banchieri per lo sviluppo dirigono trilioni di dollari. È ora di spostare questi soldi dall’energia e dalle infrastrutture del passato verso un futuro più pulito e resilienteE di garantire che a beneficiarne siano i Paesi più poveri e vulnerabili. Quest’anno, alla COP29 di Baku, dobbiamo concordare un nuovo obiettivo per il finanziamento del clima che risponda alle esigenze dei Paesi in via di sviluppo. Ma non basta concordare un obiettivo.

Abbiamo bisogno di un nuovo accordo sui finanziamenti per il clima, tra Paesi sviluppati e in via di sviluppo.

Questo accordo dovrebbe avere quattro componenti chiave. Primo, più finanziamenti agevolati. Soprattutto per i Paesi più poveri e vulnerabili. In secondo luogo, abbiamo bisogno di nuove fonti di finanziamento internazionale per il clima, come quelle a cui stanno lavorando il G20, l’Organizzazione marittima internazionale e altri. In terzo luogo – come hanno chiarito il Primo Ministro Mottley e il Presidente Ruto – dobbiamo riformare le banche per lo sviluppo per farle operare meglio per i Paesi in via di sviluppo, inserire il clima nel loro processo decisionale e costruire un sistema finanziario adatto al ventunesimo secolo. Quarto, ridurre il debito dei Paesi che ne hanno più bisogno per dare loro lo spazio fiscale per gli investimenti sul clima. L’anno scorso i Paesi in via di sviluppo hanno speso più di quattrocento miliardi di dollari per il servizio del debito.

Gli esperti hanno dimostrato che se facciamo tutto questo insieme, possiamo soddisfare le esigenze dei Paesi in via di sviluppo, mobilitando centinaia di miliardi di dollari.

Una cooperazione sempre più stretta tra le istituzioni internazionali è più importante che mai. Offro la collaborazione dell’UN Climate Change (Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici) ovunque possa contribuire a sostenere risultati più forti e più rapidi in materia di clima. Alla Banca Mondiale e al Fondo Monetario Internazionale in occasione dei prossimi incontri di primavera. Al G7, al G20 e ai loro ministri delle Finanze. Insieme possiamo rendere questo accordo reale.

Insieme dobbiamo accelerare il passo. Gli incontri di primavera non sono una prova generale. Evitare una catastrofe economica causata dal clima è l’attività centrale. Non può scivolare tra le fessure dei diversi mandati.

Non possiamo permetterci lunghe discussioni senza chiari passi avanti, quando c’è l’opportunità di fare progressi reali su ogni parte del nuovo accordo di finanziamento del clima di cui tutte le nazioni hanno bisogno.

Durante gli incontri di primavera è necessario un ambizioso ciclo di ricostituzione dell’Associazione Internazionale per lo Sviluppo della Banca Mondiale. Questo potrebbe far uscire dalla povertà centinaia di milioni di persone e aumentare l’accesso all’energia pulita, soprattutto in Africa.

I progressi compiuti a Washington DC nella revisione dei requisiti patrimoniali della Banca Mondiale potrebbero liberare altri miliardi per i prestiti agevolati, senza chiedere più soldi ai donatori.

Inoltre, per contribuire a dare ai Paesi lo spazio fiscale necessario all’azione per il clima, il FMI può aiutare un maggior numero di Paesi a far fronte ai debiti aggravati dai cambiamenti climatici e dalla pandemia. Ad esempio, utilizzando maggiormente il Catastrophe Containment Relief Trust (Fondo per il contenimento delle catastrofi).

Il lavoro della Banca Mondiale sulle Clausole di Debito Resilienti al Clima – che permettono ai Paesi che affrontano le tempeste più violente di concentrarsi sulla ripresa – sono un altro gradito passo nella giusta direzione.  L’ammissibilità dovrebbe ora essere estesa oltre i piccoli Stati e gli Stati insulari a un maggior numero di Paesi e a un maggior numero di impatti climatici.

Anche il G7 ha un ruolo cruciale, quest’anno presieduto dall’Italia. I governi del G7 sono i principali azionisti della Banca Mondiale e del FMI. In realtà, forniscono sia capitale che direzione. Con la loro voce, queste istituzioni possono fare molto di più per utilizzare tutti gli strumenti a loro disposizione per ottenere impatti su larga scala sul territorio.

È nell’interesse di tutti i Paesi del G7 intraprendere un’azione climatica molto più coraggiosa a livello nazionale e internazionale, anche per quanto riguarda i finanziamenti per il clima.

In primo luogo, perché un serio progresso sui finanziamenti per il clima è un prerequisito per nuovi e coraggiosi piani nazionali per il clima da parte dei Paesi in via di sviluppo, senza i quali tutte le economie, compresa quella del G7, saranno presto in grave e permanente difficoltà. In secondo luogo, perché la costruzione della resilienza è altrettanto urgente per proteggere le catene di approvvigionamento da cui dipendono tutte le economie. Abbiamo appena visto cosa hanno provocato all’inflazione, alle famiglie e alle imprese le interruzioni della catena di approvvigionamento causate dalla crisi economica. E c’è da scommettere che queste perturbazioni e gli impatti inflazionistici non potranno che peggiorare drasticamente, senza un’azione climatica più coraggiosa.

Allo stesso modo, il mondo ha bisogno che il G20 sia all’altezza di questo momento. Siamo tutti consapevoli delle sfide geopolitiche. Non le minimizzo. Ma non possono essere una scusa per la timidezza, in un momento di crisi sempre più grave. Sarò sincero: lo scaricabarile non è una strategia. Mettere da parte il clima non è una soluzione a una crisi che decimerà tutte le economie del G20 e che ha già iniziato a far male.

Pertanto, la potenza finanziaria che il G20 ha messo in campo durante la crisi finanziaria globale dovrebbe essere nuovamente mobilitata e puntare con decisione a frenare le emissioni in fuga e a costruire la resilienza ora.

Il Brasile, che ospita anche la COP30, ha un ruolo fondamentale da svolgere per dare il via all’azione ambiziosa di cui abbiamo bisogno.

Sono incoraggiato dal fatto che il G20, sotto la guida del Brasile, stia esplorando modi per trovare nuovi finanziamenti per il clima e lo sviluppo. Il Brasile stesso sta sperimentando nuovi modi per ridurre i costi irragionevoli dei prestiti per l’energia pulita, che potrebbero funzionare anche per altri Paesi in via di sviluppo.

In definitiva, non è sufficiente investire in energia pulita e infrastrutture resilienti senza misure che accelerino anche il declino dei combustibili fossili. È essenziale un maggiore progresso a livello nazionale nella determinazione del prezzo del carbonio per riflettere i reali costi economici dei combustibili fossili, compresi gli enormi costi sanitari ed economici dell’inquinamento da gas serra, che non dovrebbero essere scaricati sul governo, sulle famiglie e su altre industrie.

Quando dico che abbiamo due anni per salvare il mondo, mi viene da chiedere: chi ha esattamente due anni per salvare il mondo? La risposta è ogni persona su questo pianeta.

Sempre più persone vogliono un’azione per il clima in tutte le società e in tutti gli schieramenti politici, in gran parte perché sentono l’impatto della crisi climatica nella loro vita quotidiana e nei loro bilanci familiari… Aumento dei costi per i trasporti alimentati da combustibili fossili… per il riscaldamento e il raffreddamento… per l’energia… aumento dei prezzi dei prodotti alimentari a causa dei disastri climatici che colpiscono la produzione e le catene di approvvigionamento… per citarne solo alcuni.

Un recente sondaggio condotto da Gallup su 130.000 persone in 125 Paesi ha rivelato che l’89% desidera un’azione climatica più incisiva da parte dei governi.

Eppure, troppo spesso vediamo che l’azione per il clima scivola in fondo alle agende dei governi.

C’è una disconnessione, perché nei salotti di tutto il mondo l’impatto e i costi del clima stanno salendo rapidamente nella lista delle preoccupazioni delle famiglie.

L’unico modo sicuro per inserire il clima nell’agenda dei governi è che un numero sufficiente di persone alzi la voce.

Quindi il mio messaggio finale oggi è per le persone di tutto il mondo. Ogni voce è importante. La vostra non è mai stata così importante.

Se volete un’azione climatica più coraggiosa, è il momento di far valere la vostra.

Grazie.

SIMON STIELL, Segretario esecutivo delle Nazioni Unite per i cambiamenti climatici. Discorso pronunciato il 10 aprile 2024 alla Chatham House di Londra

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Venezia: Audizione al Parlamento europeo per fermare scavo Canale Petroli e del Montiron http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2024/04/venezia-audizione-al-parlamento-europeo-per-fermare-scavo-canale-petroli-e-del-montiron/ http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2024/04/venezia-audizione-al-parlamento-europeo-per-fermare-scavo-canale-petroli-e-del-montiron/#respond Thu, 18 Apr 2024 17:37:45 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=16482 di Italia Nostra

Comunicato stampa dell’11 aprile 2024

Il 9 aprile le associazioni Italia Nostra, Lipu, WWF, Venezia Cambia, CAAL, Ecoistituto del Veneto Alex Langer, e ISDE Medici per l’Ambiente, rappresentate da Lidia Fersuoch, Consigliere nazionale di Italia Nostra e già presidente della sezione di Venezia, sono state audite dalla Parlamento Europeo sulla tutela della Laguna di Venezia dai possibili danni che verrebbero causati dallo scavo per allargare il Canale Petroli e il Canale Montiron.

Dopo aver ascoltato le ragioni della petizione “Tutela della Laguna di Venezia” la Commissione per le Petizioni del Parlamento europeo ha accettato la richiesta e adesso l’Europa manderà una lettera allo Stato italiano, alla Regione Veneto e al Comune di Venezia per chiedere il rispetto delle normative previste e possibili alternative al marginamento e lo scavo, in ottemperanza dei criteri minimi stabiliti dal Ministero dell’Ambiente per le ZPS caratterizzate da zone umide come la Laguna.

Lidia Fersuoch ricorda che esistono alternative: per il Montiron la soluzione proposta è quello di scavare un piccolo canale che colleghi quelli esistenti nell’area di Burano a quello di Tessera; per il Canale Petroli, esistono progetti di tutela delle sponde con materiali tradizionali volti a trasformare le onde in fattore di vivificazione, considerando comunque che gli approdi interni alla Laguna sono solo provvisori e, come sostiene l’Unesco e il decreto del 2021, il traffico di navi di grandi dimensioni, commerciali e croceristiche deve essere spostato fuori Laguna.

Italia Nostra – Associazione nazionale per la tutela del patrimonio storico, artistico e naturale della nazione

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“Sul consumo di suolo è necessario agire subito”. Il Forum Salviamo il Paesaggio si confronta con le forze politiche a Roma http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2024/04/sul-consumo-di-suolo-e-necessario-agire-subito-il-forum-salviamo-il-paesaggio-si-confronta-con-le-forze-politiche-in-senato/ http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2024/04/sul-consumo-di-suolo-e-necessario-agire-subito-il-forum-salviamo-il-paesaggio-si-confronta-con-le-forze-politiche-in-senato/#respond Wed, 17 Apr 2024 12:24:02 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=16479 Il 12 aprile 2024, presso la Sala Matteotti della Camera dei Deputati, il Forum nazionale Salviamo il Paesaggio ha invitato i rappresentanti dei Partiti rappresentati in Parlamento per riflettere sulla legge a contrasto del consumo di suolo, emergenza nazionale ancora priva di interventi del Legislatore.

Dal 2011, il “Forum Salviamo il Paesaggio”, formato da più di 1000 organizzazioni e da decine di migliaia di singoli aderenti individuali,  sollecita i Governi e i Parlamenti che via via si sono succeduti ad approvare una legge – urgente ed emergenziale – in grado di contrastare efficacemente il perdurante fenomeno del consumo di suolo. Fin dal 2012, dopo la presentazione del primo DDL in materia da parte del Governo Monti allora in carica, il Forum ha prodotto molteplici osservazioni e proposte di miglioramento ai testi presentati, registrando con rammarico i continui stop o le regressioni sull’efficacia di questa norma, tanto attesa quanto necessaria, fino a giungere alla determinazione che fosse necessario fornire un ulteriore contributo mettendo in campo un’organica proposta di legge elaborata direttamente dal Forum stesso.

Così, tra l’ottobre 2016 e il gennaio 2018, un Gruppo di Lavoro Tecnico-Scientifico, formato da 75 Esperti selezionati, ha elaborato, dopo un lungo e approfondito confronto, un testo di legge coerente e puntuale, che agli occhi degli aderenti al Forum rappresentasse una visione organica e multidisciplinare in tema di tutela del suolo, mettendolo a disposizione di tutte le forze politiche. Finora, solamente una di queste, il Movimento 5 Stelle, si è riconosciuto appieno sui contenuti di questa proposta normativa, tanto da presentarla a entrambe le Camere il giorno dell’insediamento nella passata legislatura. La norma fu poi incardinata al Senato, Commissioni congiunte Ambiente e Agricoltura, e per più di due anni fu dibattuta, ospitando anche un centinaio di audizioni di esperti  per poi finire in un binario morto e decadere al termine della medesima legislatura. 

Dal novembre 2022 il contributo normativo del Forum è tornato all’attenzione del Parlamento, questa volta alla Camera dei Deputati, e si accompagna ad una ventina di altri testi di legge in tema di consumo di suolo e/o di rigenerazione urbana depositati in entrambi i rami parlamentari. Ma sono già passati più di diciassette mesi dall’avvio della nuova legislatura e nessun iter è stato avviato, benché “l’emergenza suolo” resti evidente, come ci confermano i puntuali dati dell’annuale Rapporto sul consumo di suolo prodotto dall’Istituto Superiore di Protezione e Ricerca Ambientale (ISPRA).

Per questo motivo il Forum “Salviamo il Paesaggio” ha voluto organizzare un  confronto pubblico con tutte le forze politiche rappresentate in Parlamento, con l’intento di stimolare uno scatto di responsabilità da parte dei rappresentanti politici eletti , scatto che consenta il definitivo riavvio di un iter legislativo urgente, necessario, ora quanto mai indispensabile. 

Il Forum ha invitato tutte le forze politiche a convocare per il 12 aprile un loro Rappresentante competente in materia per confrontare le proprie posizioni con quelle del Forum. I quesiti posti sono estremamente chiari: ai parlamentari è stato chiesto

  • se condividano l’urgenza di riprendere l’iter parlamentare di un DDL a tutela del suolo e attraverso quali azioni intendano favorirlo;
  • se condividano l’idea di dare priorità a una norma a contrasto del consumo di suolo e non a una per la rigenerazione urbana, quest’ultima da noi ritenuta parte integrante della prima e non norma-guida a sé stante;
  • quali considerazioni rivolgano al testo di legge proposto dal Forum che, pur a distanza di sei anni, rappresenta ancora un contributo serio e concreto, utile per consentire un mirato dibattito – e la messa a punto di possibili emendamenti opportuni – in grado di licenziare in tempi brevi una legge non più rinviabile; a patto, ovviamente, che si tratti di una “buona” legge e non certamente di una legge qualsiasi.
  • e come intendano dare seguito a quanto previsto dal Piano per la transizione ecologica, (PTE), già trasmesso dal nostro Paese all’Unione Europea e dunque difficilmente  “rinnegabile”, che ha fissato l’obiettivo di arrivare ad un consumo netto del consumo di suolo pari a zero entro il 2030, allineandosi così alla data fissata dall’Agenda Globale per lo sviluppo sostenibile.

Esaurita la premessa, la partecipazione alla giornata di confronto è stata piuttosto “tiepida” da parte delle forze politiche: al di là della presenza dell’onorevole Stefania Ascari del Movimento5Stelle, prima firmataria di un disegno di legge ispirato alla proposta del Forum, di Annalisa Corrado, responsabile nazionale Ambiente del Partito Democratico (Pd), e del collegamento da remoto degli onorevoli Angelo Bonelli di Alleanza Verdi Sinistra (Avs) e Fabio Scionti, responsabile nazionale per la tutela del territorio e delle acque di Azione, non ci sono stati altri interventi da parte di figure politiche. Di particolare rilievo l’assenza dei partiti di maggioranza: nessun rappresentante è intervenuto da parte di Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia. Va detto che se anche non tutte le segreterie nazionali hanno risposto all’appello a confrontarsi, diversi membri delle Commissioni Agricoltura e Ambiente – sia del Senato e sia della Camera – hanno mostrato interesse ma hanno dovuto declinare l’invito ad intervenire a causa di altri impegni già prefissati (la campagna elettorale è evidentemente già in pieno sviluppo). 

La partecipazione limitata è la dimostrazione di come l’indispensabile confronto pubblico  rappresenti un ulteriore momento di lento (lentissimo) avvicinamento al tema, a cui dovranno seguire altre nuove e ripetute sollecitazioni. Il Forum Salviamo il Paesaggio continuerà a mobilitarsi intorno alla necessità di una legge che dica “stop” al consumo di suolo. 

Dichiarazioni dei relatori

Come ha spiegato Michele Munafò, responsabile Ispra, Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, il suolo è una risorsa che viene consumata, erosa continuamente a un ritmo di 2,4 metri quadrati al secondo. Oggi, il 7,14% dell’Italia è cementificato (con punte di cementificazione che toccano il 25% nelle fasce costiere), quando la media europea si attesta intorno al 4%. Solamente nell’ultimo anno, si sono aggiunti 77 chilometri quadrati di terreno cementificato. Ispra monitora il consumo di suolo dal 2006 e dal 2012 a oggi, spiega Munafò, non aveva mai registrato un’accelerazione del consumo di suolo così preoccupante. 

“È evidente che le commissioni parlamentari non conoscano i dati dell’Ispra”, ha  provocatoriamente affermato Federico Sandrone, responsabile tecnico del Forum Salviamo il Paesaggio, e continuando: “Attualmente, ci sono 9 disegni di legge sul contenimento del consumo di suolo, tutti proposti dalle forze di opposizione. Ci sono poi una ventina di proposte sulla rigenerazione urbana, di cui sei sono approdate in commissione (per una di queste siamo stati auditi come Forum nei giorni scorsi dinanzi all’ottava Commissione).  Registriamo  troppe deroghe, che vanificano le politiche di pianificazione del territorio. Infine, una proposta: i partiti facciano sintesi al loro interno, poiché si continuano a depositare 4-5 proposte di legge per ciascun gruppo parlamentare anziché convergere su un solo testo rappresentativo. Metodologicamente è davvero inconcepibile”.

In un passaggio del suo intervento, l’urbanista Paolo Berdini ha segnalato che “I valori immobiliari delle aree più periferiche in Italia sono vicini allo zero: con 1000 euro si comprano immobili nei centri storici abbandonati. A Milano, dove la cultura della valorizzazione immobiliare ha vinto, il fondo Blackstone ha acquistato un immobile di pregio per 15mila euro al metro quadrato. Una sproporzione sulla quale dobbiamo lavorare: per ricominciare a governare il territorio è necessario ripartire da questo ragionamento”. 

L’architetto Riccardo Picciafuoco, che insieme a Paolo Venezia (che ha condotto e moderato l’incontro), Munafò, Sandrone e Berdini è  tra i 75 estensori della Proposta di legge sull’arresto del consumo di suolo del Forum Salviamo il paesaggio, ha aggiunto: “Non c’è più tempo da perdere, non possiamo aspettare il 2030 o il 2050. Dobbiamo agire subito, senza incentivare a costruire ulteriormente. Prendiamo una regione come le Marche, da dove vengo: i piani regolatori dei soli comuni con più di 30mila abitanti prevedono l’insediamento di 500mila nuovi abitanti. Noi, in tutta la regione, siamo 1,5 milioni e la popolazione è in calo. È un trend nazionale. Io chiedo ai politici: davvero possiamo permetterci ancora di costruire nuove case, nuovi capannoni, nuove infrastrutture?”.

Il dato di Casavatore (provincia di Napoli) dove il 91,43% della superficie comunale risulta già oggi impermeabilizzata, “brilla all’orizzonte”: un ammonimento concreto a non tardare ancora… 

Prossimi appuntamenti

L’azione del Forum intanto prosegue con la consegna ai componenti della ottava Commissione del Senato di una corposa memoria documentale collegata alla rigenerazione urbana e al consumo di suolo. Proseguirà poi a Verbania il 11 e 12 maggio  per  l’annuale Assemblea nazionale. Un’occasione per valutare le iniziative sviluppate negli ultimi mesi dalla rete – tra cui la campagna “Tutti i costi ecosistemici del suolo” lanciata in inverno –  e per rilanciare l’attenzione sulla sempre più urgente legge nazionale a contrasto del consumo di suolo.

La videoregistrazione dell’incontro/confronto dello scorso 12 aprile è  a disposizione a  questo link: https://www.facebook.com/salviamoilpaesaggio/ 

Per approfondire:

Maggiori informazioni si trovano sul sito www.salviamoilpaesaggio.it, alla mail redazione@salviamoilpaesaggio.it e sui canali social (Facebook e Instagram) del gruppo. 

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http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2024/04/sul-consumo-di-suolo-e-necessario-agire-subito-il-forum-salviamo-il-paesaggio-si-confronta-con-le-forze-politiche-in-senato/feed/ 0
Quale legge contro il consumo di suolo? Il 12 aprile, confronto pubblico tra esperti e forze politiche http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2024/04/quale-legge-contro-il-consumo-di-suolo-il-12-aprile-confronto-pubblico-tra-esperti-e-forze-politiche/ http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2024/04/quale-legge-contro-il-consumo-di-suolo-il-12-aprile-confronto-pubblico-tra-esperti-e-forze-politiche/#comments Mon, 08 Apr 2024 08:02:55 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=16475 VENERDÌ 12 aprile 2024, dalle 9.30 alle 12,30. Camera dei Deputati – Palazzo Theodoli-Bianchelli – Sala Matteotti, via del Corso, 380 – Roma

Il Forum Italiano Salviamo il Paesaggio – Difendiamo i territori organizza un confronto tra esperti e forze politiche sull’urgente e non più rinviabile avvio di un iter parlamentare che porti alla promulgazione di una efficace legge nazionale per il contrasto al perdurante consumo di suolo, partendo dall’analisi dei diversi Disegni di Legge presentati alla Camera e al Senato in materia di tutela del suolo e del paesaggio.

Oltre ai Rappresentanti delle Forze politiche, il confronto vedrà la partecipazione di alcuni Esperti del Gruppo di Lavoro estensore della proposta di legge del Forum Salviamo il Paesaggio:

  • MICHELE MUNAFÒ (Dirigente Sistema Informativo dell’ISPRA, esperto di monitoraggio dell’uso del suolo e trasformazioni del territorio, docente Tecnica e pianificazione urbanistica presso l’Università Sapienza di Roma): Lo stato del consumo di suolo in Italia
  • PAOLO BERDINI (Urbanista, Saggista): Le periferie al centro delle leggi
  • RICCARDO PICCIAFUOCO (Architetto, Pianificatore): Pianificare la città del futuro tra rigenerazione urbana e consumo di suolo zero
  • FEDERICO SANDRONE (Coordinatore del Gruppo normativo del Forum Salviamo il Paesaggio, Tecnico comunale): Un quadro sulle proposte di legge sul contrasto al consumo di suolo depositate in Parlamento. Focus sulla proposta di Salviamo il Paesaggio

A seguire DIBATTITO con il pubblico.

Registrazione partecipanti dalle ore 9. 

È possibile seguire la diretta Facebook dalla Pagina Facebook “SALVIAMO IL PAESAGGIO, DIFENDIAMO I TERRITORI”.

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DDL sulla Rigenerazione Urbana: il punto di vista del Forum Salviamo il Paesaggio http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2024/04/ddl-sulla-rigenerazione-urbana-il-punto-di-vista-del-forum-salviamo-il-paesaggio/ http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2024/04/ddl-sulla-rigenerazione-urbana-il-punto-di-vista-del-forum-salviamo-il-paesaggio/#comments Mon, 08 Apr 2024 07:27:25 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=16469 Lo scorso mercoledì 3 aprile il nostro Forum nazionale è stato convocato per un’audizione in ottava Commissione del Senato, interamente dedicata ai sei Disegni di Legge in discussione connessi al delicato tema della Rigenerazione Urbana. Un tema importante su cui il nostro Forum da anni offre spunti e sollecitazioni al Legislatore, ritenendolo elemento centrale per rendere coerenti e concorrenti gli obiettivi – entrambi strategici – di aumentare la qualità dei nostri centri urbani di recente costruzione e contestualmente operare in modo deciso ed efficace per la tutela del suolo.

Un punto, infatti, ben presente anche nel testo normativo che il Forum ha offerto a tutte le forze politiche sin dal 2018. Oggi, con sorpresa, annotiamo come il tema della Rigenerazione Urbana sia stato incardinato come iter disgiunto da quella che continuiamo a ritenere l’indispensabile legge primaria, ovvero quella per l’arresto del consumo di suolo e per il riuso dei suoli urbanizzati. La rigenerazione urbana, a nostro avviso, per essere utile e sostenibile non può che essere una rigenerazione senza consumo di suolo.

Questo elemento basilare è stato ribadito a tutti i Commissari, con estrema chiarezza, nella prima parte della nostra audizione da Federico Sandrone (che è il coordinatore, assieme ad Alessandro Mortarino, del Gruppo di Lavoro Tecnico-Scientifico multidisciplinare estensore della nostra Proposta di Legge).

A seguire, l’architetto Luisa Calimani (componente del Gruppo estensore) ha riassunto alcune tra le osservazioni ai DDL individuate dal Forum, che ha anche annunciato la preparazione di un più articolato dossier di analisi che verrà trasmesso a tutti i Commissari nei prossimi giorni.

Qui potete leggere l’intervento introduttivo di Federico Sandrone e qui una sintesi delle considerazioni espresse da Luisa Calimani.

La videoregistrazione integrale è, invece, disponibile sul sito del Senato a questo link (dal minuto 47,10 circa): https://webtv.senato.it/4621?video_evento=245305

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http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2024/04/ddl-sulla-rigenerazione-urbana-il-punto-di-vista-del-forum-salviamo-il-paesaggio/feed/ 1
La prospettiva del suolo per scegliere i candidati alle elezioni europee http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2024/04/la-prospettiva-del-suolo-per-scegliere-i-candidati-alle-elezioni-europee/ Fri, 05 Apr 2024 09:26:43 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=16462 di Paolo Pileri – Pubblicato su Altreconomia – 4 Aprile 2024

Analizzare gli ettari cementificati o le posizioni assunte in merito al più importante regolatore climatico dopo gli oceani da parte di chi ha avuto incarichi amministrativi è un metro di giudizio necessario. Il caso di Bari, ad esempio, dice cose interessanti. Perché non è più il tempo delle buone intenzioni. L’analisi di Paolo Pileri

Sono giorni e ore di febbrili attività partitiche per “scegliere” i candidati da portare in Europa. In quel Parlamento che faticosamente a fine febbraio 2024 ha approvato una mezza direttiva sulla rigenerazione della natura (Nature restoration law) – poi bloccata, anche a causa del veto italiano – e che ancora non riesce a mettere a punto una direttiva seria sullo stop al consumo di suolo. Non è difficile scegliere i candidati: basterebbe andare a vedere se e come si sono pronunciati sulla questione suolo e, qualora avessero avuto l’onore di essere sindaci, governatori, consiglieri regionali o parlamentari, quali sono gli indicatori di consumo di suolo del Comune o della Regione che hanno amministrato.

Nei giorni appena passati il Partito democratico ha fatto una prima scelta sui candidati. La prima per la circoscrizione Sud è Lucia Annunziata, nota giornalista. Non è stata sindaca, quindi non ci sono statistiche da esporre. Non ricordo prese di posizione rilevanti sulla difesa del suolo ma forse me le sono perse io. Il secondo in lista è l’attuale sindaco di Bari, Antonio Decaro, di cui la segretaria del Pd ha elogiato l’attività definendolo – leggo dalla stampa – un ottimo amministratore, “tra i migliori“. Sono corso subito a sfogliare i rapporti nazionali sul consumo di suolo dell’Ispra per cercare di leggere attraverso la lente di terra se e come l’amministrazione Decaro si sia distinta per il non consumo di suolo o per il contenimento di tale consumo, o viceversa. I dati sono riportati nella tabella che segue.

Non metto in dubbio le tante azioni e politiche virtuose di cui il sindaco di Bari sono certo si sia contraddistinto (sebbene non le abbia trovate sui giornali insieme alla scoppiettante notizia di candidatura), ma sul fronte dell’uso del suolo i dati non giocano a favore della sua politica amministrativa locale. E bisogna prenderne atto. Tra il 2016 e il 2022 nel solo Comune di Bari sono stati ben 104 gli ettari cementificati, una media di 17,3 all’anno. Nello stesso periodo, nella provincia o città metropolitana – di cui ricordo che il sindaco del capoluogo è primo cittadino – gli ettari cementificati sono stati ben 761, una media di 126,8 all’anno. Una cifra che pone quella città metropolitana tra i top-consumer al pari dell’intera Regione Basilicata (nel 2022 ha consumato “solo” 100 ettari) o del Trentino-Alto Adige, 130 ettari nel 2022.

La popolazione della città metropolitana è pure diminuita tra il 2016 e il 2022: da 1,26 milioni a 1,22. Idem quella del Comune di Bari: dati Istat alla mano, da 324.198 nel 2016 a 316.736 nel 2022. Voglio ricordare che una delle azioni politiche chiave di un sindaco è proprio quella di guidare in un verso o nell’altro la trasformazione urbanistica del Comune che amministra. Mi chiedo allora perché non usare l’uso del suolo come termometro per valutare la buona, meno buona o per nulla buona condotta amministrativa di un sindaco.

Ricordate Matilde Casa, sindaca di Lauriano, in provincia di Torino, per tre mandati? Ecco, lei tolse edificabilità dal suo piano urbanistico dando prova concreta di ridurre il consumo di suolo. Per questo fu mandata a processo (penale) da cui ne uscì senza pena dopo due anni travagliati. Lei non è stata mai scelta per nessuna candidatura (peraltro era una sindaca vicinissima al Partito democratico). Mi pare di poter dire che è ancora il mondo al contrario di alcuni anni fa. Essere virtuosi in tema di uso del suolo non paga, politicamente parlando. Esserne invece dei consumatori, sì, paga.

Rimane il fatto che sul tavolo del futuro ci sono temi come la pace e la lotta agli armamenti (innanzitutto), ma subito dopo il grande tema ecologico del surriscaldamento del Pianeta che si declina lungo mille rivoli, incluso il suolo che, lo ricordo ancora, è il più grande regolatore climatico dopo gli oceani e ben prima degli alberi (che peraltro senza suolo e senza biodiversità del suolo manco esisterebbero). Quindi “fa strano” che questo tema non sia preso affatto come filtro per decidere le candidature.

Ovviamente non sul lato delle buone intenzioni e delle promesse che tutti sono in grado di fare, ma sul lato dei fatti che chi ha amministrato ha il dovere di dimostrare. Ecco, se fossi io a suggerire le indicazioni per la selezione dei candidati, saprei a quali dati guardare. Non solo al suolo, si intende, ma nemmeno zero considerazione per il suolo. Altrimenti la credibilità di un grande o piccolo partito si scioglie come neve al sole. E invece siamo di nuovo all’anno zero e il tema non è ancora entrato nel discorso politico.

Quindi le cittadine e i cittadini alzino la voce, facciano domande, portino dati, verifichino se e come i candidati alle elezioni europee che hanno un passato da amministratori si siano battuti ed esposti sull’argomento. Facciano loro domande per verificare che cosa sanno concretamente (e non astrattamente) di suolo, di ecologia, di biodiversità, di clima, di inquinanti, anche di impatto delle rinnovabili. Fare domande a chi si candida è un diritto dei cittadini, un’azione legittima di cittadinanza.

Paolo Pileri è ordinario di Pianificazione territoriale e ambientale al Politecnico di Milano. Il suo ultimo libro è “L’intelligenza del suolo” (Altreconomia, 2022)

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Assemblea nazionale 2024 di Salviamo il Paesaggio – 11/12 maggio a Verbania http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2024/03/assemblea-nazionale-2024-di-salviamo-il-paesaggio-11-12-maggio-a-verbania/ Sat, 30 Mar 2024 21:56:53 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=16458 Suolo, territorio e paesaggio chiedono aiuto: il nostro Forum risponde

La prossima Assemblea nazionale del Forum Salviamo il Paesaggio – Difendiamo i Territori si terrà a:

VERBANIA Intra sul Lago Maggiore nei giorni 11 e 12 maggio 2024.

Per chi arriverà Sabato 11 maggio è previsto un programma di escursioni o visita guidata e cena conviviale (maggiori info sul volantino e sul modulo d’iscrizione).

Domenica 12 maggio si svolgerà l’Assemblea nazionale.

I delegati dei vari comitati presenti sul suolo nazionale, i rappresentanti delle associazioni ambientaliste nazionali e locali che aderiscono al Forum, i singoli cittadini sottoscrittori e simpatizzanti di Salviamo il Paesaggio sono attesi domenica 12 maggio a Intra di Verbania (VB). Alle ore 9,00 sarà effettuata la registrazione dei partecipanti presso la Casa Ceretti in via Roma n°42, in pieno centro del capoluogo provinciale piemontese.

Ore 9,00 registrazione partecipanti e avvio Assemblea Forum

Ore 13,00 pranzo: catering sul posto Casa Ceretti, quota a pagamento

Ore 17,00 chiusura lavori e saluti

Ordine del Giorno:

  1. Valutazione sulle iniziative sviluppate negli ultimi mesi per rilanciare l’attenzione sulla sempre più urgente legge nazionale a contrasto del consumo di suolo
  • Nuova campagna nazionale “Tutti i costi del suolo perduto”
  • Approfondimenti sulla corretta interpretazione dell’articolo 42 della Costituzione sulla funzione sociale della proprietà privata (dopo il webinar del 25 marzo scorso tenuto da Paolo Maddalena).
  • L’esperienza del Comune di Terre Roveresche e del suo sindaco Antonio Sebastianelli, con l’analisi del vigente regolamento comunale attuato (per beni immobili privati abbandonati e acquisiti dal Comune senza indennizzo).
  • Confronto pubblico tra Forum e tutte le Forze politiche rappresentate in parlamento per il riavvio dell’iter normativo legato al contrasto del consumo di suolo (Roma, Camera dei Deputati, 12 aprile 2024).

2. Situazione e prospettive della proposta di Direttiva Europea sul Suolo.

3. Criticità attuali da dibattere:

  • Lo sviluppo non pianificato degli impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili.
  • Il suolo libero e l’avanzata dei poli logistici.
  • Il ruolo delle Aree Protette per la tutela di suolo, territorio e paesaggio.

4. Varie ed eventuali.

5. Proposte, discussione e decisioni assembleari.

MODULO di ISCRIZIONE necessario

Per partecipare all’Assemblea nazionale del 12 maggio occorre iscriversi compilando l’apposito modulo, disponibile in formato Word. Dopo la compilazione, il file dovrà essere salvato con un nuovo nome che identifica il partecipante e rispedito via email all’indirizzo del comitato locale che organizza: salviamoilpaesaggio.valdossola@gmail.com

E’ altrimenti possibile iscriversi compilando lo stesso modulo ma in formato digitale sulla piattaforma Forms di Google, aprendo, compilando e inviando telematicamente questo link.

Il comitato locale che organizza è Salviamo il Paesaggio Valdossola, i cui referenti sono disponibili fin da subito per ogni chiarimento, risoluzione problemi e/o informazioni necessarie, ai seguenti numeri telefonici:

Sonia 348 882 8001Filippo 338 613 2825

Sul modulo di iscrizione troverete anche altre informazioni e alcune scelte alternative, a riguardo di:

  • Gli eventuali vostri interventi programmati in Assemblea;
  • La prenotazione del pranzo a buffet del 12 maggio;
  • La cena conviviale, sempre del giorno 11 maggio, sabato sera.
  • Un eventuale soggiorno con pernotto del sabato 11 maggio (o di più giorni);
  • Le proposte di attività turistiche nel zona del Verbano (Parco nazionale Val Grande e giardini botanici del Lago Maggiore) di sabato 11.05;

Il tutto da scegliere a vostra cura e gradimento, al fine di potervi organizzare la nostra migliore accoglienza.

Info utili

Ricordiamo che Verbania è facilmente raggiungibile in treno da Milano in poco meno di un’ora e mezza di viaggio, con treni locali e rapidi pressoché ogni ora del giorno, a partire dalle ore 6,12 fino alle ore 21,25. Dalla stazione di Verbania Pallanza è possibile prendere il bus urbano che porta fino in centro a Intra. In auto con l’autostrada A26 direzione Gravellona Toce; in aereo fino a MXP, poi in treno o in navetta su prenotazione.

Se può esservi utile qui trovate un elenco delle strutture ricettive della zona di Verbania.

Vi preghiamo infine di non aspettare l’ultimo momento per iscriversi all’Assemblea, ma di provvedere al più presto. Questo ci darà modo di prenotare per tempo i servizi.

Allo stesso modo, avrete maggiori possibilità di scelta per la prenotazione del vostro eventuale soggiorno sul Lago Maggiore.

Arrivederci a presto, e diffondete il più possibile l’evento presso le vostre conoscenze interessate a paesaggio, suolo e territori.

Filippo Pirazzi e Sonia Vella

referenti Comitato Salviamo il Paesaggio VALDOSSOLA

tel. 338 613 2825 ; 348 882 8001 ; e-mail salviamoilpaesaggio.valdossola@gmail.com

gruppo FB: Salviamo il Paesaggio Valdossola

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Il paesaggio e l’ambiente non sono asserviti alla produzione di energia da fonti rinnovabili http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2024/03/il-paesaggio-e-lambiente-non-sono-asserviti-alla-produzione-di-energia-da-fonti-rinnovabili/ Thu, 28 Mar 2024 13:00:00 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=16445 del Gruppo d’Intervento Giuridico – pubblicato il 4.2.2024

Il Tribunale Amministrativo Regionale per la Sardegna ha recentemente scritto una pagina molto importante in relazione ai complessi rapporti fra tutela del paesaggio e del territorio e la produzione energetica da fonti rinnovabili.

La sentenza T.A.R. Sardegna, Sez. II, 30 gennaio 2024, n. 63 ha autorevolmente ricordato che l’interesse a una transizione energetica verso la produzione da fonti rinnovabili non può comportare il sacrificio degli interessi alla salvaguardia ambientale del territorio, qualora l’impatto ambientale sia ritenuto insostenibile.

Nel caso di specie il procedimento di valutazione d’impatto ambientale (V.I.A.) relativo al progetto di una centrale eolica di cospicue dimensioni (15 aerogeneratori della potenza di 4,2 MW ciascuno e relative opere di servizio e connessione, per una potenza complessiva di 50,4 MW, da realizzarsi in un’area montana della Sardegna centrale) è terminato con un provvedimento finale negativo frutto di un’approfondita e ponderata valutazione degli interessi in esame, in quanto  “non risulta in realtà non espressivo dell’esercizio del potere discrezionale del MASE e mancante di valutazione comparativa degli interessi coinvolti, per aver acriticamente recepito i pareri della Commissione VIA, della Regione del MIC; in realtà, semplicemente, tutti gli atti adottati si esprimono nel senso della non compatibilità ambientale con i plurimi interessi pubblici coinvolti dei quali ciascuno degli enti è portatore e la valutazione conclusiva del Ministero dell’Ambiente è conforme sul punto a negare prevalenza all’interesse di cui è portatrice la ricorrente”.

Infatti, nel caso concreto, in un’area ricca di bosco e macchia mediterranea evoluta, come evidenzia la Regione autonoma della Sardegna nel suo parere endoprocedimentale, “l’effetto ambientale e paesaggistico di gran lunga più evidente dell’impianto eolico è rappresentato dall’asportazione della vegetazione spontanea dei luoghi, sia essa erbacea, arbustiva o arborea, su una superficie complessiva di circa 4,5 ettari, a cui vanno a sommarsi le aree necessarie per la realizzazione delle trincee di guardia al fine di garantire l’allontanamento delle acque superficiali e le aree da destinare a piazzole di supporto per la gru ausiliaria, non conteggiate con le precedenti. Se è vero che l’asportazione della copertura vegetale è in buona parte solo temporanea, in quanto strettamente legata alla fase di cantiere e successivamente oggetto di ripristino, una parte di essa è invece denaturalizzata definitivamente (circa 50 metri quadrati/aerogeneratore, occupati dalla flangia)”.

Un pesante impatto sulle risorse naturali a cui si aggiunge l’incombenza su beni storico-culturali (complesso Nuragico di Su Romanzesu di Bitti, Su Tempiesu di Orune, numerosi nuraghi) tutelati dal Codice dei beni culturali e del paesaggio (artt. 10 e ss. del decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i.) e dal piano paesaggistico regionale (P.P.R. – 1° stralcio costiero, esecutivo con decreto presidenziale R.A.S. n. 82 del 7 settembre 2006), come puntualmente evidenziato dal Ministero della Cultura (“L’area in progetto presenta … un’altissima densità archeologica e si delinea pertanto un forte impatto sul patrimonio archeologico, sia quello noto, caratterizzato dal grande numero di siti archeologici di tutte le epoche e funzioni, sia quello sepolto e non ancora conosciuto, a forte rischio in considerazione della grande estensione e notevole profondità degli interventi di scavo previsti. Per questo la realizzazione del parco eolico in progetto risulta altamente critica tanto da non rendere compatibile la sua realizzazione con la tutela del relativo contesto di giacenza”).

Inoltre, il parere istruttorio reso dalla Commissione VIA/VAS evidenzia come abbia manifestato forte contrarietà anche l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare perchè “l’area dove insisterebbe il parco eolico è sito candidato ad ospitare il futuro osservatorio di onde gravitazionali Einstein Telescope, progetto sottomesso per l’aggiornamento 2021 della roadmap ESFRI (European Strategic Forum on Research Infrastructures) dal Ministero dell’Università e della Ricerca (MUR), con il supporto della Regione Sardegna, dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN), dell’Istituto Nazionale di Astro-Fisica (INAF), dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) e delle due Università sarde, Sassari e Cagliari. L’Italia è il leader del progetto sottoscritto anche da altri quattro governi europei e sostenuto da una moltitudine di istituti di ricerca di altri paesi europei”, progetto oggetto di specifici accordi finanziati con cospicui fondi pubblici e interventi già in esecuzione con la “realizzazione (attualmente in corso d’opera) di un laboratorio sotterraneo (SARGRAV) all’interno della miniera di Sos Enattos dedicato alla realizzazione di esperimenti scientifici in condizioni di bassissimo rumore ambientale”.

La motivata valutazione complessiva operata dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica nell’ambito del procedimento di V.I.A. ha, per giurisprudenza costante, natura discrezionale e “non può dimenticarsi … che ‘l’apprezzamento compiuto dall’Amministrazione preposta alla tutela è quindi sindacabile, in sede giudiziale, esclusivamente sotto i profili della logicità, coerenza e completezza della valutazione, considerati anche per l’aspetto concernente la correttezza del criterio tecnico e del procedimento applicativo prescelto, ma fermo restando il limite della relatività delle valutazioni scientifiche, sicché, in sede di giurisdizione di legittimità, può essere censurata la sola valutazione che si ponga al di fuori dell’ambito di opinabilità, affinché il sindacato giudiziale non divenga sostitutivo di quello dell’Amministrazione attraverso la sovrapposizione di una valutazione alternativa, parimenti opinabile’ (ex multis Consiglio di Stato sez. VI, 04/09/2020, n. 5357; T.A.R. Sardegna, Sez. II, n. 857/2022)’”.

Secondo i Giudici amministrativi sardi – in linea con la giurisprudenza costante – è ben chiaro che le disposizioni normative finalizzate a rendere più agevole la transizione energetica dalla produzione di energia da fonti fossili a quella da fonti rinnovabili coerentemente con gli obiettivi europei di decarbonizzazione del sistema energetico entro il 2030 e di completa decarbonizzazione entro il 2050, “’non hanno affatto comportato l’affermazione che la tutela dei valori culturali e paesaggistici assume rispetto a tale interesse valore recessivo, restando la loro tutela affidata alle valutazioni – connotate da margini di discrezionalità tecnica pressoché insindacabili dal giudice amministrativo – degli organi competenti (T.A.R. Sardegna, n. 192/2023)”.

Il Collegio giudicante conclude rilevando, “in uno con parte della dottrina, che se è vero che l’implementazione degli impianti di energia da fonte rinnovabile si pone in una chiara logica di tutela dell’ambiente, oggi rafforzata dalla modifica dell’art. 9 Cost., nondimeno è nella polisemicità insita nella nozione giuridica di ambiente che si annida l’erroneità di una visione totalizzante del pur riscontrabile favor legislativo per gli impianti F.E.R.       Invero, il ‘territorio’ quale componente dell’’ambiente’, costituisce il medesimo oggetto di disciplina, assumendo peraltro, nella sua veste culturale ed identitaria, la connotazione di ‘paesaggio’, evocativo di altri valori costituzionali sottesi (artt. 9 e 32 Cost.) e di altri interessi da comporre”. (T.A.R. Sardegna, Sez. II, 19.10.2023, n. 776 )”.

Una decisione, pertanto, lineare e di grande rilievo per la salvaguardia ambientale e il corretto utilizzo delle fonti rinnovabili di produzione energetica.

(foto S.D., archivio GrIG)

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Vincolata l’area di Morcone e S. Croce del Sannio http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2024/03/vincolata-larea-di-morcone-e-s-croce-del-sannio/ Wed, 27 Mar 2024 23:32:14 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=16447 La Soprintendenza riconosce il notevole interesse pubblico dell’area caratterizzata dal Regio Tratturo Pescasseroli-Candela

di Italia Nostra Campania – Comunicato del 25.3.2024

La Presidente di Italia Nostra professoressa Antonella Caroli ha voluto esprimere a tutti i soggetti istituzionali coinvolti il più vivo apprezzamento per la Dichiarazione di notevole interesse pubblico di un’area, appartenente ai comuni di Morcone e S. Croce del Sannio, e ringraziare il Soprintendente di Caserta e Benevento e i suoi collaboratori per l’impegnativo lavoro che ha condotto a questo risultato. “L’aver salvaguardato aree caratterizzate dalla presenza del Regio Tratturo Pescasseroli – Candela, già autorevolmente recensite nella Carta archeologica del percorso beneventano del Regio Tratturo e del comune di Morcone di La Rocca e Rescigno, 2010 è un risultato di non poco conto, in un contesto nel quale, per effetto della marginalizzazione delle zone interne e della forte spinta all’ insediamento di impianti eolici e di allevamenti intensivi, il rischio di compromissione del patrimonio culturale e paesaggistico è fortemente avvertito”.
Anche il Presidente regionale di Italia Nostra, Dott. Massimo Maresca, ha espresso il più vivo compiacimento: “con il provvedimento in questione, la Soprintendenza ha introdotto un tassello preziosissimo per la tutela del patrimonio culturale e paesaggistico dell’area. Si tratta di un territorio nel cuore del Sannio, ricchissimo di testimonianze storiche ed archeologiche, le cui eccellenze sono il sito di Saepinum e quello di Bebio, legato alla deportazione dei Liguri Bebiani in terre sannite, e non a caso posti sul Regio Tratturo Pescasseroli – Candela. Si ricorda che la transumanza è stata inserita nel 2019 dall’UNESCO nella Lista del Patrimonio Culturale Immateriale.

Regio Tratturo: termini lapidei © Italia Nostra Campania

E’ anche un’area in continuità con il Parco Nazionale del Matese, per la cui compiuta realizzazione Italia Nostra è impegnata ad ogni livello, grazie alla passione delle sezioni e dei militanti che svolgono una costante azione di presidio e proposta.
L’auspicio è che il nostro impegno, insieme a quelle di tutto il ricco tessuto associativo locale, incontri anche per il futuro, come in questo caso, la sensibilità, degli organi istituzionali. Le zone interne della Campania sono ricche di bellezza e pregi naturali e paesaggistici, e di un patrimonio culturale diffuso, che vanno difesi e valorizzati, anche come contrasto alla marginalizzazione e allo spopolamento.

Vincolo Morcone S. Croce del Sannio, Saepinum, asse Pietrelcina_Castelpetroso

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Pale eoliche e pannelli fotovoltaici, non è così che si cura l’ambiente http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2024/03/pale-eoliche-e-pannelli-fotovoltaici-non-e-cosi-che-si-cura-lambiente/ Wed, 27 Mar 2024 18:10:33 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=16442 Secondo Salvatore Settis è in corso una sorta di metaforica sostituzione etnica: aerogeneratori in luogo degli olivi, sfruttamento industriale del territorio anziché tutela dei paesaggi

I crinali e le pianure del nostro Paese sono oggetto di una aggressione sempre più forte da parte delle industrie eoliche e fotovoltaiche, un vero e proprio assalto al suolo agricolo e forestale, all’ambiente, alla biodiversità, al paesaggio e alle economie locali, che potrebbe essere evitato e governato attraverso una pianificazione volta ad individuare un giusto equilibrio tra la tutela del territorio e le esigenze energetiche.

Ci sembra quindi utile ricordare le importanti riflessioni di Salvatore Settis, che in modo semplice ed autorevole, da tempo sottolinea la gravità e le contraddizioni di questo fenomeno. Riportiamo due articoli del prof. Settis pubblicati su La Stampa.

PALE EOLICHE E PANNELLI FOTOVOLTAICI NON È COSÌ CHE SI CURA L’AMBIENTE

Ecco gli aspetti più critici della transizione ecologica contenuti nel Piano nazionale di rilancio e resilienza

SALVATORE SETTIS – La Stampa 1.7.2023

Prof. Salvatore Settis © Feltrinelli

Il ritardo culturale del nostro Paese sul fronte delle energie rinnovabili è rivelato dall’esultanza con cui fu accolto il cambio di etichetta da «ministero dell’Ambiente» a «ministero della Transizione ecologica». Quasi che tale formula sia l’abracadabra che dischiude da solo le porte del paradiso ecologico che tutti desiderano. Perfino all’arcigno Garante dei Cinque Stelle quelle due parolette parvero garanzia sufficiente, pur in assenza di contenuti e impegni ben definiti, per deliberare il pieno appoggio del suo partito al governo Draghi. Ma ora che è arrivato il momento della verità è il caso di chiedersi di quale transizione ecologica stiamo parlando.

Un analisi dei dati e dei rischi che sia mirata al vantaggio del Paese e al bene delle generazioni future deve fondarsi sulla sostanza dei problemi, e non su pregiudiziali schieramenti pro o contro questo o quel governo. Le scelte di oggi avranno conseguenze di lunghissimo periodo; perciò non possiamo ignorare che il cuore del problema non è l’opzione astratta per le energie rinnovabili, ma come esercitare in concreto le scelte di fondo. Gli impianti eolici e fotovoltaici, infatti, possono avere effetti positivi, ma anche un impatto assai negativo su valori di grande rilevanza ecosistemica, a cominciare dal paesaggio e dall’agricoltura di qualità. Se l’intensificazione di pannelli solari e torri eoliche dovesse comportare la devastazione di preziosi paesaggi storici, quali saranno le nostre priorità? Il bivio è simile a quello, non meno drammatico, fra il diritto al lavoro e il diritto alla salute. Come si è visto a Taranto, se lavorare in una fabbrica comporta gravi danni alla salute, la soluzione non è scegliere fra due valori che sono (entrambi) costituzionalmente protetti, ma assicurare il rispetto di entrambi. Mantenere i posti di lavoro e proteggere al massimo la salute dei lavoratori.

Nel Pnrr la transizione ecologica comporta un grande investimento complessivo (quasi 70 miliardi di euro), con l’obiettivo di raggiungere il 30% di energia rinnovabile entro il 2030, portando questa percentuale al 50% entro il 2050. Di fronte a obiettivi così ambiziosi, le gravi preoccupazioni espresse da Italia Nostra meritano la massima attenzione da parte del governo.

Negli ultimi due decenni, già si è moltiplicata oltre ogni misurara gionevole la presenza di turbine eoliche alte fino a 250 metri, distribuite sul territorio con scarsa considerazione per le caratteristiche paesistiche; per non dire delle grandi estensioni di terreno sottratte all’agricoltura per cospargerle di pannelli solari. Ma l’Italia non può e non deve gareggiare per numero dei nuovi impianti con altri Paesi di ben diverse dimensioni: per fare un solo esempio, mentre lanostra popolazione e quella della Francia sono assai simili (poco più di 60 milioni), e hanno dunque gli stessi bisogni di energia, la Francia ha una superficie quasi doppia (550.000 kmq contro i 300.000 dell’Italia); e di conseguenza la nostra densità di popolazione (206 abitanti per kmq) è quasi doppia di quella francese (117 abitanti per kmq). L’Italia ha pochi spazi pianeggianti, che dovrebbero essere dedicati all’agricoltura onde assicurare non solo il nostro sostentamento ma la produzione di cibo sano e di qualità; ma questi spazi, dalla pianura padana alla Campania, sono stati devastati da un consumo di suolo che è il più alto d’Europa, superiore anche a quello della Germania che ha più abitanti. E tuttavia il disegno di legge inteso a limitare il consumo di suolo, dopo nove anni di traversie parlamentari, è stato da poco affossato in Senato. Intanto sono rallentati manutenzione e incremento dei bacini idroelettrici, che producono il 15% del fabbisogno di energia elettrica, per giunta non intermittente, e dunque più affidabile di eolico o fotovoltaico. Mettendo in sicurezza le dighe e ripulendo i fondali dai detriti si potrebbe non solo aver cura dell’ambiente ma anche accrescere la produzione, riducendo la corsa a nuove fonti di energia.

Non dobbiamo chiudere gli occhi di fronte al pericolo di danneggiare in modo irreversibile un Paese, il nostro, che fu un tempo il «giardino d Europa» e di assecondare la messa in opera di torri eoliche e pannelli solari facendo l’interesse delle imprese (in gran prevalenza non italiane) che li producono ma non di chi vive in Italia e ha diritto a un contesto paesaggistico rispondente alle caratteristiche del Paese.

I bei paesaggi sono Luoghi che curano (questo il titolo di un bel libro di Paolo Inghileri, Ed. Cortina), mentre i paesaggi deturpati danneggiano la salute dell’anima e della società. A questi temi l’Italia di oggi sembra insensibile: come si può altrimenti spiegare il duro contrasto fra il Regolamento europeo 2021/ 241, secondo cui le misure Pnrr devono proteggere gli ecosistemi senza produrre alcun danno ambientale, e il Dl «Semplificazioni,» dove tale principio è sostanzialmente ignorato? E che cosa saprà fare l’Italia, dove la tutela del paesaggio è fra i principi fondamentali dello Stato (art. 9 Cost.) di fronte a un Europa che propaganda il Green New Deal senza menzionare il paesaggio e il patrimonio storico-artistico e archeologico? Che cosa faremo per regolare la scelta di luoghi idonei ad accogliere i nuovi impianti, o per lavorare d’anticipo coprendo sin dal principio il costo dello smantellamento di tali impianti, e non lasciarlo in eredità ai nostri figli e nipoti? Franosità, fragilità idrogeologica, alta sismicità, densità di popolazione da un lato; ricchezza di paesaggi, ecosistemi, produzione agricola e monumenti preziosi dall’altro: sapremo tener conto di questi fattori e del loro combinarsi? O li cancelleremo dalla memoria storica in nome di una transizione ecologica ciecamente concentrata solo su se stessa?

LA GIUNGLA DELLE NUOVE PALE EOLICHE, L’ENERGIA PULITA CHE DEVASTA IL PAESAGGIO

ll Pnrr le premia e i progetti si moltiplicano. A rischio la Laguna di Orbetello e i Monti dell’Uccellina

SALVATORE SETTIS – La Stampa 27.7.2023

Chi teme l’eccesso di turismo in Italia sarà lieto di sapere che in alcune aree siamo alla vigilia di un forte calo delle presenze. Tali sono, per esempio, la Maremma toscana, le dolci colline fra la Laguna di Orbetello (tombolo della Giannella), il promontorio di Talamone coi Monti dell’Uccellina e il mirabile borgo di Magliano in Toscana con la sua cinta muraria quattrocentesca. Nove gigantesche pale eoliche, alte 200 metri (contro i 130 delle mura di Magliano), e per giunta collocate in parte su una collina, provvederanno a rendere irriconoscibile quel paesaggio, secondo la proposta di Apollo Wind srl. Questo progetto di parco eolico è comparso il 6 luglio sul sito del Comune di Orbetello e già ieri sono scaduti i termini per formulare osservazioni. Troppo facile profezia è che la sindrome della fretta indotta dal Pnrr, la diffusa insensibilità politica e la crescente rassegnazione dei cittadini avranno la meglio su ogni obiezione.

Nessuno nega l’urgenza della crisi energetica, per la micidiale tenaglia in cui siamo presi, fra l’emergenza climatica e la guerra in Europa. Ma, come già due anni fa ho scritto su questo giornale (il primo e l’8 luglio 2021), il cuore del problema non è l’opzione astratta per le energie rinnovabili, ma come esercitare in concreto le scelte di fondo.

È possibile collocare gli impianti eolici o fotovoltaici senza devastare i paesaggi storici, senza alterare in misura irreversibile i valori ecosistemici né mortificare il lungo lavoro di tutela di Soprintendenze e Comuni? L’Italia, ce lo andiamo ripetendo come una litania, è stato il primo Paese al mondo a porre in Costituzione, fra i principi fondamentali dello Stato, la «tutela del paesaggio e del patrimonio storico e artistico della Nazione» (art. 9). E allora come mai, di fronte all’avanzata inesorabile di torri eoliche sparse a caso dappertutto, non si sono stabiliti criteri adeguati a pilotare le ipotesi progettuali, scegliendo luoghi idonei non solo per la frequenza o l’intensità dei venti, ma anche per il rispetto dei valori paesaggistici e delle attività agricole? Come mai, anzi, c’è chi accusa le Soprintendenze di frenare la transizione ecologica con la scusa di difendere i paesaggi storici? Nella guerra suicida fra le nozioni giuridiche di “paesaggio” da tutelare e “ambiente” da proteggere mediante le rinnovabili, quale è la posizione di chi ci governa?

A dire il vero, c’è una normativa (DM 219/2010) che regola l’impatto visivo dei parchi eolici, in quanto «visibili in qualsiasi contesto territoriale». L’alterazione visiva «deve essere riferita all’insieme delle opere previste per la funzionalità dell’impianto», e pertanto «la localizzazione e la configurazione progettuale, devono esser volte al recupero di aree degradate e alla creazione di nuovi valori coerenti con il contesto paesaggistico». In altri termini, l’impianto eolico dovrebbe essere l’occasione per «il progetto di un nuovo paesaggio», ma solo laddove quello esistente sia in qualche modo deteriorato. Si vedono migliaia di torri eoliche in tutta Italia, ma non saprei indicare un solo luogo in cui questa norma sia stata rispettata, e il progetto di Orbetello è anche a questo riguardo esemplare. E forse degradata, l’area dove verranno installate le nove altissime torri?

E le mura senesi di Magliano che vantaggio avranno da quell’incombente presenza? Nel progetto presentato, al borgo di Magliano viene assegnato un Vp (valore paesaggistico) assai basso, 1,2 su 4: chiunque vi sia stato una sola volta non può che trasecolare. Si sostiene che l’indice di visibilità da Magliano sul campo eolico sia paria zero, con bassissimo indice di affollamento degli aerogeneratori (nove!), che invece, a pochi chilometri dalla cinta muraria, saranno ovviamente più che visibili.

Intanto, sotto la pressione del Pnrr, si moltiplicano in tutta Italia i progetti di campi eolici: una decina solo nel Viterbese, più o meno tutti nella valle del Marta, fra Tarquinia e Bolsena. Saranno tutte aree degradate? E che speranza può mai esserci, se perfino in vista del Duomo di Orvieto, una delle cattedrali più importanti e nobili d’Europa, la società Rwe Renewables Italia sta per piantare sette torri eoliche alte 200 metri? Di questo parco eolico la sola cosa davvero appropriata è il nome, Phobos (che in greco vuol dire paura). Paura, o fobia, di chi o di che cosa? Saranno i turisti a fuggire spaventati dagli aerogeneratori giganti? O chi le ha volute, quelle torri, aveva paura di un paesaggio ancora intatto?

Eppure sono caduti nel vuoto non solo l’accorato appello di Ernesto Galli della Loggia, ma anche le vibrate proteste di otto associazioni (fra cui Lipu, Pro Natura, Associazione Bianchi Bandinelli, Gruppo di intervento giuridico). Tutto vano: il progetto risulta approvato. Eppure i cittadini (gli ambientalisti veri) non demordono, tanto è vero che alcuni da Orvieto hanno partecipato a un’assemblea di pochi giorni fa a Orbetello. Nel miope localismo che ci assedia, la convergenza di analisi e proteste fra cittadini di aree diverse è sempre un buon segnale, e un possibile asse Orvieto-Orbetello è un caso simile alla sintonia fra cittadini di Milano, Parma e Roma contro infelicissimi progetti di nuovi stadi: di questa loro eco-resistenza si è parlato in questo giornale lo scorso 19 giugno.

Solo facendo rete tra loro i cittadini possono contrastare la deriva in cui i governi hanno gettato la politica delle energie rinnovabili in Italia, affidandola interamente al caso.

In assenza di qualsivoglia piano regionale di localizzazione, è sempre e solo l’impresa proponente a prendere l’iniziativa, che i poteri pubblici, dal comune alla regione allo Stato, possono passivamente accettare o rallentare mediante «osservazioni». Sembra di là da venire una forte e mirata iniziativa pubblica, che capovolga questa dissennata procedura partendo dall’identificazione delle aree più idonee agli impianti, nel pieno rispetto delle attività agricole e delle norme di tutela (nonché delle Soprintendenze che vigilano su di esse), e solo dopo individui le imprese a cui affidare i progetti.

Invece, negli ultimi anni si va addensando sulle norme la fitta nebbia di una stratificazione normativa frammentaria, tortuosa e confusa, ma comunque ispirata da un chiaro indirizzo: il trionfo del mercato contro le pubbliche istituzioni, il guadagno immediato dei pochi contro l’interesse di tutti nei tempi lunghi. Come diceva Andrea Zanzotto, «un bel paesaggio una volta distrutto non torna più, e se durante la guerra c’erano i campi di sterminio, adesso siamo arrivati allo sterminio dei campi: fatti che, apparentemente distanti fra loro, dipendono tuttavia dalla stessa mentalità».

All’insegna della crisi energetica, è in corso una sorta di metaforica sostituzione etnica: aerogeneratori in luogo degli olivi, sfruttamento industriale del territorio anziché tutela dei paesaggi, la vista corta del Pnrr con le sue scadenze invece dell’interesse delle generazioni future, la retorica di corto respiro di un falso ambientalismo del profitto in luogo dello sguardo lungimirante della Costituzione —

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