Campania – www.salviamoilpaesaggio.it http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog Forum italiano dei movimenti per la difesa del paesaggio e lo stop al consumo di suolo Wed, 27 Mar 2024 23:32:17 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.2.5 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/wp-content/uploads/2011/08/cropped-logo_salviamoilpaesaggio-32x32.jpg Campania – www.salviamoilpaesaggio.it http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog 32 32 Vincolata l’area di Morcone e S. Croce del Sannio http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2024/03/vincolata-larea-di-morcone-e-s-croce-del-sannio/ Wed, 27 Mar 2024 23:32:14 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=16447 La Soprintendenza riconosce il notevole interesse pubblico dell’area caratterizzata dal Regio Tratturo Pescasseroli-Candela

di Italia Nostra Campania – Comunicato del 25.3.2024

La Presidente di Italia Nostra professoressa Antonella Caroli ha voluto esprimere a tutti i soggetti istituzionali coinvolti il più vivo apprezzamento per la Dichiarazione di notevole interesse pubblico di un’area, appartenente ai comuni di Morcone e S. Croce del Sannio, e ringraziare il Soprintendente di Caserta e Benevento e i suoi collaboratori per l’impegnativo lavoro che ha condotto a questo risultato. “L’aver salvaguardato aree caratterizzate dalla presenza del Regio Tratturo Pescasseroli – Candela, già autorevolmente recensite nella Carta archeologica del percorso beneventano del Regio Tratturo e del comune di Morcone di La Rocca e Rescigno, 2010 è un risultato di non poco conto, in un contesto nel quale, per effetto della marginalizzazione delle zone interne e della forte spinta all’ insediamento di impianti eolici e di allevamenti intensivi, il rischio di compromissione del patrimonio culturale e paesaggistico è fortemente avvertito”.
Anche il Presidente regionale di Italia Nostra, Dott. Massimo Maresca, ha espresso il più vivo compiacimento: “con il provvedimento in questione, la Soprintendenza ha introdotto un tassello preziosissimo per la tutela del patrimonio culturale e paesaggistico dell’area. Si tratta di un territorio nel cuore del Sannio, ricchissimo di testimonianze storiche ed archeologiche, le cui eccellenze sono il sito di Saepinum e quello di Bebio, legato alla deportazione dei Liguri Bebiani in terre sannite, e non a caso posti sul Regio Tratturo Pescasseroli – Candela. Si ricorda che la transumanza è stata inserita nel 2019 dall’UNESCO nella Lista del Patrimonio Culturale Immateriale.

Regio Tratturo: termini lapidei © Italia Nostra Campania

E’ anche un’area in continuità con il Parco Nazionale del Matese, per la cui compiuta realizzazione Italia Nostra è impegnata ad ogni livello, grazie alla passione delle sezioni e dei militanti che svolgono una costante azione di presidio e proposta.
L’auspicio è che il nostro impegno, insieme a quelle di tutto il ricco tessuto associativo locale, incontri anche per il futuro, come in questo caso, la sensibilità, degli organi istituzionali. Le zone interne della Campania sono ricche di bellezza e pregi naturali e paesaggistici, e di un patrimonio culturale diffuso, che vanno difesi e valorizzati, anche come contrasto alla marginalizzazione e allo spopolamento.

Vincolo Morcone S. Croce del Sannio, Saepinum, asse Pietrelcina_Castelpetroso

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Campi Flegrei: analizzati gli andamenti del sollevamento del suolo e della sismicità http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2022/12/campi-flegrei-analizzati-gli-andamenti-del-sollevamento-del-suolo-e-della-sismicita/ Sun, 18 Dec 2022 07:17:21 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=15692 Un nuovo studio analizza il lento sollevamento del suolo dei Campi Flegrei e l’attività sismica che lo accompagna, per misurarne la rapidità e comprenderne l’evoluzione.

Nel periodo 2000-2020 sono stati riconosciuti e misurati, attraverso i dati acquisiti dal Sistema di Posizionamento Globale (GPS) e dalla rete sismica, due andamenti sovrapposti del sollevamento del suolo e della sismicità nell’area dei Campi Flegrei: una accelerazione su scala decennale e oscillazioni periodiche.

Questi i risultati dello studio “Data analysis of the unsteadily accelerating GPS and seismic records at Campi Flegrei caldera from 2000 to 2020”, recentemente pubblicato sulla rivista ‘Scientific Reports’ di Nature condotto da un team di ricercatori dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), della Scuola Normale Superiore di Pisa e delle Università di Buffalo, Tufts e Penn State (USA).

La caldera dei Campi Flegrei è interessata, fin dagli anni ‘50, da significativi movimenti del suolo, fra cui il lento sollevamento tuttora in corso da quasi vent’anni. Questo fenomeno è chiamato bradisismo ed è caratterizzato da una sequenza di episodi di deformazione accompagnati da incrementi nell’attività sismica.

L’obiettivo dello studio è stato quello di comprendere la rapidità del fenomeno bradisismico e la sua possibile evoluzione. Inoltre, gli scienziati hanno indagato la presenza di fenomeni di periodicità negli episodi di deformazione del suolo e della sismicità più intensa.

A tal fine i ricercatori hanno analizzato matematicamente la velocità e l’accelerazione del sollevamento del suolo della caldera, il numero degli eventi sismici e la loro energia cumulativa anche comparando i dati registrati nel periodo 1983-2000 con quelli registrati nel periodo 2000-2020. Questa analisi ha permesso il riconoscimento di due andamenti temporali sovrapposti: una accelerazione su scala decennale e oscillazioni ricorrenti di varia frequenza.

Le nostre analisi“, spiega Flora Giudicepietro, ricercatrice dell’Osservatorio Vesuviano dell’INGV e coautrice dello studio, “mostrano un aumento della velocità del sollevamento del suolo e un aumento della frequenza di accadimento dei terremoti a partire dal 2005. Il 90-97% del loro incremento è stato registrato dopo il 2011 e il 40-80% dopo il 2018. Il sollevamento del suolo sta tuttora proseguendo e nel mese di ottobre 2022 presso la stazione del Rione Terra di Pozzuoli lo spostamento verticale rispetto ai valori registrati nel 2005 ha raggiunto circa 100 cm, così come riportato nei Bollettini periodicamente emessi dall’Osservatorio Vesuviano”.

Un ulteriore risultato dello studio ha riguardato i tempi di ricorrenza delle oscillazioni periodiche dei segnali.

“Le velocità registrate presentano oscillazioni coerenti fra i segnali di sollevamento e il numero degli eventi sismici”, spiega Andrea Bevilacqua, ricercatore della Sezione di Pisa dell’INGV e primo autore dello studio. “Abbiamo osservato sette principali picchi di oscillazione a partire dal 2000, uno ogni 2,8-3,5 anni circa, con oscillazioni secondarie circa a metà di questi intervalli. Dai segnali si è individuato anche un ciclo di periodo più lungo, pari a 6,5-9 anni”.

Lo studio di dettaglio dell’accelerazione su scala decennale ha permesso anche stime ulteriori.

“Per poter stimare le proprietà dell’accelerazione su scala decennale, abbiamo applicato un modello rappresentativo della dinamica che conduce alla rottura nei materiali elastici fragili sottoposti a uno sforzo costante”, continua Andrea Bevilacqua. “Questo ci ha permesso di calcolare dei tempi limite teorici per questa accelerazione, potenzialmente rappresentativi di uno stato critico del sistema, nell’ordine di 10 o 20 anni a seconda che si considerino rispettivamente i dati dell’attività sismica o quelli di deformazione del suolo. È importante sottolineare che il modello è valido nell’ipotesi che gli andamenti osservati negli ultimi due decenni proseguano in futuro nello stesso modo”.

“La stima dell’accelerazione decennale registrata dal 2005″, conclude Augusto Neri, ricercatore dell’INGV e coautore dello studio. “è un aspetto particolarmente rilevante emerso dall’analisi. È bene chiarire che i limiti temporali stimati non corrispondono a probabilità assolute dell’accadimento di eventi eruttivi a causa della natura semplificata del modello adottato e, soprattutto, perché l’accelerazione decennale finora osservata nei dati potrebbe modificarsi nel futuro, sia rallentando che accelerando maggiormente. I risultati dello studio rappresentano comunque un ulteriore stimolo a mantenere alta la guardia sull’evoluzione futura della caldera Flegrea”.

La ricerca pubblicata ha una valenza essenzialmente scientifica, priva al momento di immediate implicazioni in merito agli aspetti di protezione civile.

Link: https://www.nature.com/articles/s41598-022-23628-5

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La frana di Ischia e le lacrime di tanti coccodrilli… http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2022/11/la-frana-di-ischia-e-le-lacrime-di-tanti-coccodrilli/ Mon, 28 Nov 2022 06:46:31 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=15651 A rischio il completamento della Carta Geologica d’Italia. É il grido d’allarme lanciato dall’ISPRA in occasione dell’incontro “La memoria del territorio a garanzia del futuro: il Progetto CARG” che si è svolto il 14 novembre 2022 a Roma, per evidenziare la necessità di attivare nella legge di bilancio dello Stato un capitolo di spesa dedicato al Progetto CARG e consentire il completamento della Carta Geologica d’Italia alla scala 1:50.000 che, a conclusione dei fogli avviati nell’ultimo triennio, arriverebbe solo al 55% della copertura del territorio nazionale.

Un’esigenza che non può essere procrastinata, in considerazione della vulnerabilità del nostro territorio, costretto di continuo ad affrontare eventi estremi derivanti dal dissesto idrogeologico e dal cambiamento climatico.

Il Direttore Generale dell’ISPRA, Maria Siclari nell’occasione aveva sottolineato come la conoscenza del territorio e del suo sottosuolo rappresenti un passaggio fondamentale per la prevenzione di disastri, oltreché per l’individuazione delle risorse idriche, energetiche e minerarie e la gestione dei territori: “Dobbiamo consolidare uno strumento fondamentale di conoscenza, qual è il Progetto CARG, che potrà contribuire alla prevenzione di eventi catastrofici e consentire di allineare l’Italia agli altri Paesi Europei che hanno già da tempo completato la copertura geologica del loro territorio e avviato la fase di ulteriore aggiornamento”.

Avviato alla fine degli anni Ottanta, il Progetto CARG prevede la realizzazione di 636 fogli geologici e geotematici alla scala 1:50.000 sull’intero territorio nazionale. Finanziato con una certa regolarità fino al 2000, per poi subire una battuta di arresto per assenza di finanziamenti, ha potuto riprendere la sua attività grazie alle risorse economiche stanziate nelle tre ultime leggi di bilancio.

In questi anni lo studio, le sperimentazioni, il confronto tra i vari esperti, la crescita culturale dal punto di vista della conoscenza geologica del nostro territorio, hanno reso la cartografia del progetto CARG indispensabile al raggiungimento degli obiettivi finalizzati ad uno sviluppo sostenibile, temi al centro dell’agenda della COP27. Quella a rischio, quindi, non è una semplice carta colorata, ma una sofisticata importante infrastruttura di ricerca strategica per la Nazione, che oggi rappresenta lo strumento più completo per leggere il passato e il presente del nostro territorio.

Un vero e proprio heritage culturale e scientifico, strumento fondamentale di conoscenza per il nostro Paese, cittadini e amministratori del territorio, che rischia – con l’esaurimento delle risorse stanziate nel 2022 – di decretare il suo stop.

Il 26 novembre, cioè 12 giorni dopo questo grido di allarme, ISPRA ha così commentato la frana di Ischia: «Un forte nubifragio ha colpito nella notte l’isola di Ischia causando allagamenti, le piogge cadute in maniera violenta all’alba hanno causato una frana nella zona del Celario.

Secondo i dati del Rapporto ISPRA sul dissesto idrogeologico in Italia: pericolosità e indicatori di rischio – Edizione 2021, complessivamente il 93,9% dei comuni italiani (7.423) è a rischio per frane, alluvioni e/o erosione costiera. 1,3 milioni di abitanti sono a rischio frane e 6,8 milioni di abitanti a rischio alluvioni. Le regioni con i valori più elevati di popolazione a rischio frane e alluvioni sono Emilia-Romagna, Toscana, Campania, Veneto, Lombardia, e Liguria. Le famiglie a rischio sono quasi 548.000 per frane e oltre 2,9 milioni per alluvioni. Su un totale di oltre 14,5 milioni di edifici, quelli ubicati in aree a pericolosità da frana elevata e molto elevata sono oltre 565.000 (3,9%), quelli ubicati in aree inondabili nello scenario medio sono oltre 1,5 milioni (10,7%)».

Ogni commento ci pare superfluo, così come preferiremmo evitare di ascoltare le tante (troppe…) frasi commosse pronunciate a gran voce dinanzi alle telecamere accese: è ora di accantonare le parole vacue e di avere il coraggio di investire in prevenzione e manutenzione del territorio e di arrivare all’approvazione di una seria legge per l’arresto del consumo di suolo…

Concludiamo con le parole del prof. Paolo Pileri che su Altreconomia così ci ricorda che la difesa del suolo deve essere in cima all’agenda. “Ma così non è –commenta amaramente Pileri – come dimostrano le scarse risorse previste nel Pnrr“…

(Immagine e dichiarazioni tratte dal sito web di ISPRA).

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Legge rigenerazione urbana della Campania: profili di illegittimità http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2022/07/legge-rigenerazione-urbana-della-campania-profili-di-illegittimita/ Fri, 29 Jul 2022 09:28:48 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=15500 Le associazioni Italia Nostra Campania, Attuare la Costituzione, Ranuccio Bianchi Bandinelli e il Comitato scientifico Iclafi di Icomos italia hanno consegnato il documento con le osservazioni al ddl regionale sulle nuove norme per la rigenerazione urbana e la semplificazione, con il quale chiedono al Consiglio regionale della Campania di rigettare la proposta della Giunta per gli evidenti contrasti con la Costituzione.

Il ddl replica i contenuti di analoghe disposizioni di leggi della Calabria e della Sardegna già cassate dalla Consulta che ha all’esame altre simili della Lombardia e della Sicilia. Gli evidenti profili di illegittimità della proposta sono stati persino evidenziati dagli stessi uffici regionali, ma le esigenze della politica restano evidentemente indifferenti, a scapito dei territori.

Italia Nostra Campania
Attuare la Costituzione
Associazione Ranuccio Bianchi Bandinelli
Comitato Scientifico Icalfi di Icomos Italia

(Immagine tratta da: https://www.italianostra.org/sezioni-e-consigli-regionali/campania/rigenerazione-urbana-campania-stamattina-le-associazioni-consegnano-le-osservazioni-al-provvedimento/)

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Rinnovabili, i furbetti del frazionamento dei progetti http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2022/07/rinnovabili-i-furbetti-del-frazionamento-dei-progetti/ Fri, 15 Jul 2022 12:26:00 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=15467 di Fabio Modesti.

Ancora tentativi di aggirare le norme sulla valutazione di impianti di rinnovabili. La Regione Campania si accorge dello spacchettamento artificioso di un progetto da oltre 86 MW in due progetti presentati a sette anni l’uno dall’altro. Il Consiglio di Stato conferma il fattaccio.

Morcone è un Comune della Campania sannita non lontano dalle meraviglie archeologiche della molisana Sepinum, oggi Sepino, e di Altilia. I due paesi sono sorti sul tratturo Pescasseroli-Candela. Lì, in quelle terre bellissime e ricche di testimonianze storiche ed archeologiche, una società che realizza impianti eolici industriali ne ha realizzato uno, denominato “Morcone, da 57 MW e, dopo sette anni, ne ha proposto il completamento con un altro, denominato “Lisa”, da 29,92 MW. La Regione Campania ha ritenuto che in realtà si trattasse non già di un completamento dell’originario impianto ma di un “artato frazionamento” di un progetto unitario al fine di ottenere vantaggi in termini di incentivi e di procedure semplificate (DIA – dichiarazione di inizio attività – invece del PAUR – provvedimento autorizzativo unico regionale -) ed ha archiviato l’istanza ritenendo che la competenza in sede di valutazione d’impatto ambientale fosse quindi, per soglia dimensionale, del Ministero dell’Ambiente.

I diversi orientamenti dei giudici amministrativi

Il Tar Campania, attivato su ricorso della società di impianti eolici, non ha invece ravvisato l’artato frazionamento in ragione del lasso di tempo trascorso tra i due progetti (sette anni, appunto). La Regione Campania si è così rivolta al Consiglio di Stato che si è espresso con una sentenza depositata il 30 giugno scorso. I giudici di Palazzo Spada hanno confermato la legittimità dell’operato della Regione Campania stabilendo che di artato frazionamento in effetti si tratta perché «se infatti, la presentazione delle istanze in momenti differenti e la loro peraltro limitata distanza non valgono ai fini del riconoscimento dei due impianti come distinti, tuttavia, come stabilito dalla giurisprudenza amministrativa di primo grado e d’appello, l’amministrazione competente può legittimamente trarre la conclusione di trovarsi al cospetto di un unico progetto, con la conseguenza di assoggettare il medesimo a verifica di compatibilità ambientale, in caso di superamento delle soglie di potenza previste dalla normativa di settore, come avviene nel caso in esame»; inoltre «il collegamento funzionale tra le istanze può ben desumersi da alcuni elementi indiziari o sintomatici della unicità della operazione imprenditoriale, quali la unicità dell’interlocutore che ha curato i rapporti con l’Amministrazione, la medesimezza della società alla quale vanno imputati gli effetti giuridici della domanda di autorizzazione (presenti nel caso in esame) e, per finire, la unicità del punto di connessione». Secondo il Consiglio di Stato «nel caso di realizzazione di diversi impianti sostanzialmente avvinti dal vincolo della complessità è necessario, infatti, avere riguardo non solo alle dimensioni del progettato ampliamento di opera già esistente, bensì alle dimensioni dell’opera finale, risultante dalla somma di quella esistente con quella nuova, perché è l’opera finale nel suo complesso che, incidendo sull’ambiente, deve essere sottoposta a valutazione. […].

I tre elementi dell’artato frazionamento

Esattamente nella direzione testé indicata – conclude il Consiglio di Stato – si muove il provvedimento impugnato che ha ravvisato i tre elementi sintomatici della unitarietà del progetto nel fatto che gli impianti sono localizzati in aree vicine, sono riconducibili al medesimo “centro di interessi”, condividono lo stesso punto di connessione, dimodoché tali caratteristiche hanno fatto ritenere che il progettato impianto “Lisa” di cui all’istanza del 22 ottobre 2020 non sia un impianto funzionalmente autonomo dall’esistente impianto “Morcone”, ma ne costituisca invece la modifica (l’ampliamento) al fine di realizzare un impianto finale da 86,2 MW».

Tratto da: https://www.fabiomodesti.it/rinnovabili-i-furbetti-del-frazionamento-dei-progetti/

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A Napoli si vuole privatizzare il patrimonio culturale http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2022/04/a-napoli-si-vuole-privatizzare-il-patrimonio-culturale/ Mon, 11 Apr 2022 08:22:08 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=15303 Petizione del gruppo campano di “Mi Riconosci”, per opporsi alla gestione privatistica del patrimonio culturale nel Comune di Napoli.

Il 14 marzo il Comune di Napoli ha presentato al Teatro Mercadante le linee di indirizzo del Piano della Cultura 2022-2026. La forma di gestione individuata per i beni culturali della città sarebbe quella di una fondazione per la cultura. 

L’istituto della fondazione sancisce una gestione pubblico-privata; come dimostrato però, una gestione privatistica del settore culturale porterebbe nel tempo molti benefici al privato e perdite per il pubblico. Tra i beni che finirebbero in questa fondazione spiccano Castel dell’Ovo, Castel Nuovo, il Pan. Il Cimitero delle Fontanelle, chiuso da due anni, viene citato tra i siti da gestire tramite un partenariato pubblico-privato, un cimitero che è chiaramente sempre stato comunale, pubblico e gratuito.

Il sindaco guarda con favore al modello della Fondazione Musei Civici di Venezia: un esempio fortemente criticato per la dichiarata priorità data agli introiti derivanti dal turismo di massa, a discapito della fruizione pubblica; una fondazione che, al pari di un’azienda, ha chiuso i battenti per mancanza di introiti durante la pandemia e che, anche quando avrebbe potuto riaprire, ha prorogato le chiusure e ha continuato a tenere in cassa integrazione i lavoratori, perché continuavano a mancare i turisti.

Non appoggiamo il modello della fondazione. Queste fondazioni infatti, una volta preso in gestione un bene culturale, tendono sempre ad alzare i prezzi dei biglietti e a risparmiare sul costo del lavoro: inseguendo tendenzialmente l’obiettivo del pareggio di bilancio e avendo dei margini maggiori di flessibilità quanto alla gestione del personale, ricorrono al volontariato sostitutivo, adottano contratti non adeguati, spesso a chiamata e senza le necessarie tutele, e in caso di perdita chiedono aiuti allo Stato. Il regime privato in cui operano permette loro di non ricorrere a concorsi pubblici trasparenti per assumere personale, facilitando assunzioni spesso clientelari e arbitrarie, che tagliano fuori professionisti qualificati e innescano favoritismi. In più, a causa dell’opacità stessa dello strumento giuridico della fondazione, rimangono problematiche le possibilità di recesso degli enti pubblici, per cui ogni conferimento si configura di fatto come perpetuo.

Riteniamo che finora sia stato fatto troppo poco e male per i cittadini nel settore culturale: troppo spesso beni storico artistici, un tempo gratuiti o chiusi al pubblico, sono stati affidati in gestione a enti privati o appartenenti al terzo settore che hanno adottato strategie imprenditoriali svantaggiose per i lavoratori, per i visitatori e per l’istituzione pubblica, dando prova di poca trasparenza. Questo ha portato nel tempo a un’estrema parcellizzazione del sistema e all’impossibilità di fruire di quei beni se non a pagamento, piegando la natura civica del patrimonio culturale alla logica dell’economia turistica, per sua natura fragile e veicolo di precarizzazione del lavoro.

Troppo spesso queste politiche di turistificazione e privatizzazione sono state presentate come partecipative o frutto di co-progettazione, con l’obiettivo di neutralizzare in partenza critiche e conflitti da parte della cittadinanza attiva e realmente vitale per il territorio. Una retorica opportunista che ha favorito la progressiva deresponsabilizzazione delle istituzioni cittadine nei confronti del patrimonio culturale, nel quadro di una mancanza di visione pubblica sistemica per la gestione della cultura sull’intero tessuto urbano, che ha accentuato l’esclusione delle aree esterne al circuito turistico.

Riuscire a sfruttare la chiave partecipativa, la co-progettazione e i movimenti spontanei di rivendicazione delle politiche urbane creando nuove istituzioni e difendendo i beni comuni è possibile, come mostra questa città, a patto di tenere ben distinte le sfere del pubblico e del privato, resistendo alla retorica dell’impresa sociale e all’imperativo della sostenibilità economica, del marketing urbano e della generazione del consenso.

Il popolo napoletano merita che i beni culturali del Comune restino liberi e gratuiti, o a prezzi molto accessibili: vanno evitati fenomeni come l’innalzamento improvviso dei biglietti, la conseguente inaccessibilità economica e l’ulteriore marginalizzazione sociale di cui soffre una città come Napoli.
Sottoscrivendo questa petizione, chiediamo pertanto:

  1. Che Castel dell’Ovo e il Cimitero delle Fontanelle restino gratuiti; che il Pan e Castel Nuovo rimangano a gestione pubblica e aperti alla cittadinanza, senza alcuna maggiorazione di biglietti d’ingresso;
  2. Che nessuna nuova fondazione di partecipazione venga creata per gestire il patrimonio pubblico, né venga messa in atto alcuna altra forma di privatizzazione dei beni culturali del Comune;
  3. Che l’amministrazione comunale si impegni in una riflessione su come garantire l’interesse pubblico nella gestione dei luoghi della cultura e la dignità del lavoro culturale, senza sfociare nella turistificazione;
  4. Che si guardi al futuro con un approccio sistemico e integrato della gestione dei beni culturali, per favorire una maggiore chiarezza, agevolazioni per i pubblici, e partecipazione da parte dei cittadini; che si garantisca produzione e fruizione culturale sull’intero territorio cittadino.

Promotori:

Mi Riconosci – Campania
Napoli Monitor
Villa Medusa – Casa del Popolo
Comitato San Martino Napoli
Ex OPG – Je so’ pazzo
Potere al popolo – Napoli
Emergenza Cultura
Circolo Legambiente La gabbianella e il gatto – Napoli
Lavoratrici e Lavoratori dello spettacolo Campania (LLSC)
Italia Nostra Napoli
Rete Set (Sud Europa Turistificazione)
Scugnizzo Liberato
GRIDAS – Gruppo risveglio dal sonno
Chi rom e…chi no
Ecomuseo Urbano di Scampia
L’Asilo

Firmatari:

Federazione provinciale napoletana del Partito della Rifondazione Comunista
Santa Fede liberata
Sergio Staino
Fabio Tirelli – Consigliere Municipalità
Gennaro Ferrillo – Altro Modo Flegreo
Concetta Casolaro
Anna Stefanelli
Luigi De Magistris
demA – Democrazia e Autonomia
Alessandra Clemente
Associazione Ranuccio Bianchi Bandinelli
Quelli del Maggio
Stefano De Caro
Annalisa Porzio
Nicola Spinosa
Luigi Abetti
Gruppo parlamentare “ManifestA”

Le associazioni che desiderano firmare questa petizione possono inviare mail a campania.miriconosci@gmail.com

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Dopo la sentenza del Consiglio di Stato, sospiro di sollievo per S. Clementina, ora si pensi al Parco dell’Antica Via Appia http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2022/02/dopo-la-sentenza-del-consiglio-di-stato-sospiro-di-sollievo-per-s-clementina-ora-si-pensi-al-parco-dellantica-via-appia/ Thu, 10 Feb 2022 08:51:55 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=15166 Con sentenza n. 02798/2021 pubblicata il 23 dicembre 2021, il Consiglio di Stato sez. IV ha accolto il ricorso in appello del Comune di Benevento, che aveva impugnato la sentenza del TAR Campania, con la quale si annullava la dichiarazione di non sussistenza dell’interesse pubblico per il progetto della Giustino Costruzioni SpA su Santa Clementina.
Il Consiglio di Stato, recependo in toto le richieste del Comune di Benevento, ha ritenuto l’erroneità della pronuncia del TAR Campania che non aveva colto il discrimine tra discrezionalità tecnica e discrezionalità politica.

Ha, perciò, rigettato tutte le richieste della Giustino Costruzioni, condannandola anche al pagamento di ogni spesa del processo. Il risultato è stato ottenuto grazie all’impegno appassionato e di alto spessore professionale del nostro concittadino, prof. avv. Francesco Petrillo, di ruolo presso l’Università del Molise, amministrativista di chiara fama, con studio in Roma, incaricato dal Comune.
Infine è da registrare un bel risparmio per il Comune di Benevento! Non costretto a pagare il significativo indennizzo richiesto dalla Giustino Costruzioni Di circa 350.000.000,00 di Euri.

Accantonate le minacce, prima dell’Housing Sociale, poi del Depuratore, si apre adesso la possibilità di ragionare su un progetto che riguardi tutte le preziose risorse contenute in quell’area.

RISORSE ARCHEOLOGICHE

Con la ripresa degli scavi a via De Rienzo, l’anno scorso, si è avuta l’ulteriore riprova dell’enorme ricchezza di cui è dotata l’area, puntualmente fotografata e narrata dalla cronaca locale.
Già nel 2012 con la ripubblicazione del volume “Lungo la Via Appia e Traiana” (Delta 3 Edizioni – Grottaminarda – AV) contenente le fotografie di Robert Gardner e Thomas Ashby, ora conservato alla British School di Roma, la Soprintendenza ai Beni Culturali aveva aggiunto un nuovo capitolo contenente i risultati delle prospezioni eseguite nei pressi della chiesa di S. Clementina con le foto delle tombe e dei corredi funerari rinvenuti. Inoltre erano illustrati i risultati della ricerca eseguita, in collaborazione con l’Università di Salerno, sul tracciato della via Appia dalla C/da Serretelle a Ponte Rotto di Apice.

Negli anni successivi questo ha spinto la stessa Università di Salerno ad iniziare una campagna di scavi dell’area di Nuceriola nei pressi di Masseria Grasso/Piano Cappelle, scoprendo una vasta area artigianale destinata a funzione di servizio alla via Appia. E’ imminente la pubblicazione dei risultati di tutto il lavoro svolto fino ad oggi.

Ritornando a S. Clementina, da sempre è bene visibile il nucleo cementizio, sormontato da un crocefisso: si tratta di un mausoleo funerario trasformato in religiosità popolare, di cui parlano gli autori del libro già nel 1913. Sullo stesso lato affiorano, a livello di terra, basamenti della stessa natura. Sul lato opposto, sotto la scarpata della strada attuale, si conserva un lungo muro di contenimento di età romana, che in alcuni punti presenta ancora il paramento in opera mista. Nonostante la fitta vegetazione, lungo questo versante sono stati individuati, in almeno tre punti, i basamenti di altrettanti edifici funerari.
Tale documentazione restituisce l’immagine di un tratto della via Appia che, immediatamente prima del suo ingresso in città, era delimitata su entrambi i lati da monumenti sepolcrali, così come ben conosciamo da altre realtà meglio conservate (Roma, Capua).

La Soprintendenza, diretta dal dott. Mario Pagano con responsabile per Benevento l’archeologo Simone Foresta, ha in mente un progetto di sondaggio al fine di approfondire natura e caratteristiche di tali monumenti e della stessa strada, presupposto indispensabile per la loro valorizzazione.

A completamento del quadro bisogna ricordare che nelle immediate vicinanze dell’area di Santa Clementina vi sono il Ponte Leproso, l’Anfiteatro di Benevento, il criptoportico Santi Quaranta, il Parco verde archeologico di Cellarulo, il Ponte Fratto: tutti monumenti e luoghi bisognosi di sistemazione e da rendere fruibili per i cittadini. Il nuovo impulso per il riconoscimento UNESCO dell’Antica Via Appia lascia bene sperare in una positiva soluzione per tutte queste questioni.

RISORSE AGRICOLE

Secondo il Piano Urbanistico Comunale vigente l’area di S. Clementina, ma anche quelle di Pantano e Serretelle, sono inquadrate come aree ad “Agricoltura protetta”: pertanto bisognerà, insieme agli operatori, organizzare un Parco Agricolo con le sue attività.
In queste aree, preservare il germoplasma immenso della cultura agricola del Sannio, è la nuova sfida. Una battaglia supportata dai nuovi trend di consumo volti in particolare alla diversificazione ed alla qualità. Una banca delle essenze botaniche è un primo passo. In parallelo è d’obbligo avviare lo studio di nuove filiere corte, come la vendita diretta, i Gruppi di Acquisto Solidale, mercatini locali che supportino le imperfezioni delle attuali iniziative: al fine di garantire un modello di introito agricolo da diffondere sul territorio è d’obbligo.

La funzionalità primaria del Parco sarà, quindi, quella di costituire un retaggio di specie agricole, ad iniziare dalla vite, l’olivo, i cereali e gli ortaggi, da conservare, curare e far esplodere e diffondere negli usi e costumi del tessuto sociale. Inoltre bisognerà prevedere il recupero delle vecchie masserie e piccoli casali presenti in quest’area, patrimonio architettonico che versa in uno stato di totale abbandono.

Non si potrà fare a meno di seguire le indicazioni della riforma della Politica Agricola Comune che prevede una relazione tra attività agricole e tutela dell’ambiente e del paesaggio.
Tra le attività previste nel Parco si potrà pensare a momenti didattici destinati alle scolaresche ed ai cittadini.
Potranno essere organizzate visite, passeggiate alla scoperta delle attività agricole e dei beni paesaggistici e culturali.

RISORSE AMBIENTALI, PAESAGGISTICHE E CONSERVAZIONE DELLA BIODIVERSITA’ SPONTANEA

Il corridoio ecologico rappresentato dal fiume Sabato, individuato nel PTCP e nel PUC, svolge un’importante funzione ambientale per la fauna selvatica, in particolare uccelli tra i quali i vistosi cormorani, aironi, anatre, ma anche specie più schive come la gallinelle d’acqua, il corriere piccolo, il piro piro piccolo, il rondone maggiore, il picchio rosso maggiore e numerosi passeriformi che trovano l’ambiente ideale non solo nell’ambiente fluviale ma anche nella rigogliosa vegetazione ripariale costituita da pioppi e salici spesso di notevoli dimensioni.

La funzione di un corridoio ecologico è soprattutto quella di realizzare la continuità tra due ambienti, consentendo il transito non solo di mammiferi ed uccelli, ma anche della fauna minore (anfibi, rettili e insetti) ed infine anche polline e semi di specie vegetali. Pertanto, l’attuale situazione va tutelata e migliorata: si cita il progetto di educazione ambientale “Adotta un fiume” avviato, in maniera corale, dal WWF Sannio, dal Rotary Club Benevento e dalla LIPU Sezione di Benevento nella primavera del 2021 ed il coinvolgimento di diverse scuole con attività di monitoraggio delle condizioni, azioni di pulizia, ripopolamento faunistico nel tratto urbano del fiume Sabato.

Nei punti di restringimento coincidente dal passaggio dei fiumi nella città c’e una criticità, quindi è giusto prevedere una buona presenza di alberi e aiuole sui marciapiedi.
La biodiversità spontanea presente lungo i corsi d’acqua è molto ricca, tanto che nel 2007 la Provincia di Benevento ha istituito l’oasi di protezione faunistica “Zone Umide Beneventane” che si estende su 886 ettari di territorio lungo circa 17 km del fiume Calore. L’oasi, affidata in gestione alla LIPU, assume di anno in anno una crescente importanza faunistica e ricreativa, non solo perché comprende una delle due più importanti zone umide della provincia di Benevento con l’ampio bosco igrofilo alla confluenza del Serretelle nel Calore, ma anche per la pista ciclo-pedonale alle porte della città.

Infine, l’osservazione scientifica ha sancito che la presenza di aree ricche di biodiversità spontanea, oltre al valore paesaggistico ambientale, ha anche la funzione di miglioramento qualitativo – quantitativo della produzione agricola.

LIPU – Sezione di Benevento
Associazione WWF Sannio
CAI Club Alpino Italiano – Sezione di Benevento
Forum Salviamo il Paesaggio – Comitato di Benevento
FAI Fondo Ambiente Italiano – Delegazione di Benevento
Comitato di quartiere Santa Clementina
SLOW FOOD Benevento
Archeoclub d’Italia – Sez. di Benevento

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A Chiaiano è pronta la nuova scuola pubblica. Però è abusiva… http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2022/02/a-chiaiano-e-pronta-la-nuova-scuola-pubblica-pero-e-abusiva/ Mon, 07 Feb 2022 08:13:37 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=15159 Sono quasi ultimati i lavori per l’edificazione a Napoli, in via Rotondella ai Camaldoli, di un nuovo edificio scolastico progettato per accogliere 400 alunni. Mancano ancora alcune finiture, le porte e le finestre ma è questione di dettagli per giungere al completamento dell’opera.
C’è solo un “piccolo” particolare: la struttura, pur essendo un’opera pubblica pensata come essenziale per una zona in cui da sempre vi è carenza di edifici scolastici, è abusiva. Ed è, dunque, da abbattere.

Abusiva perché si trova nel bosco che fa parte del Parco metropolitano delle Colline, a Chiaiano, un’area sottoposta a vincolo paesaggistico nella quale è fatto divieto costruire: il comune di Napoli, che l’aveva edificata una decina di anni fa, ora la deve abbattere dopo la richiesta formale della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio.

Stiamo parlando di un progetto che prevedeva la costruzione di tre complessi (scuola d’infanzia, elementare e media), con una spesa di 6 milioni di euro, poi ridotti a 1,5 milioni per realizzare solo l’edificio per la scuola d’infanzia, su un’area di proprietà comunale di 3.500 metri quadrati, di cui 1.746 coperti. Un progetto di vent’anni fa: nel 2004 arrivò l’autorizzazione al progetto definitivo, approvato anche dal ministero dell’Istruzione e nel 2008 fu approvata la variante per farne un edificio più moderno dal punto di vista ambientale. Il 14 luglio 2010 però i lavori furono sospesi per attendere il parere di competenza del ministero per i Beni e le Attività Culturali e l’adozione della necessaria variante allo strumento urbanistico vigente nel Comune di Napoli. Mancavano, in sostanza, i permessi della Soprintendenza e l’autorizzazione paesaggistica.
Da allora la scuola è rimasta abbandonata e lasciata in un triste degrado.

Ora dalla Soprintendenza giunge la richiesta di demolizione e la domanda che tutti i cittadini si pongono è se sia più utile per la comunità salvare la scuola e i fondi investiti, a spese del paesaggio, oppure salvare il paesaggio a spese della scuola e dei fondi investiti.

La risposta è certamente difficile. Noi propenderemmo per la seconda risposta ma, al contempo, chiederemmo alle Istituzioni – tutte, nessuna esclusa – di indagare sulle probabili “leggerezze” con cui il progetto ha incardinato il suo iter, sui danni registrati, sulle responsabilità che vanno individuate e punite.

Di certo risulta difficile dover accettare, nonostante l’utilità sociale dell’opera in questione, che sia proprio l’Istituzione pubblica a derogare il dovere di rispettare le regole e consentire che l’abusivismo possa essere condonato quando è il “Pubblico” che si rende responsabile del suo reato: verrebbe considerato come un esempio. Negativo. Non accettabile…

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La corte costituzionale conferma la prevalenza del piano paesaggistico sul Piano casa Regione Campania http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2022/01/la-corte-costituzionale-conferma-la-prevalenza-del-piano-paesaggistico-sul-piano-casa-regione-campania/ http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2022/01/la-corte-costituzionale-conferma-la-prevalenza-del-piano-paesaggistico-sul-piano-casa-regione-campania/#comments Tue, 04 Jan 2022 08:46:01 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=15040 A cura di Italia Nostra.

La Corte Costituzionale ha dichiarato il 24 novembre scorso l’illegittimità costituzionale dell’art. 12-bis, commi 2, 3 e 4, della legge della Regione Campania 28 dicembre 2009, n. 19 (Misure urgenti per il rilancio economico, per la riqualificazione del patrimonio esistente, per la prevenzione del rischio sismico e per la semplificazione amministrativa), nella parte in cui prevedono che gli interventi edilizi disciplinati dalla medesima legge regionale possano essere realizzati in deroga alle prescrizioni della legge della Regione Campania 27 giugno 1987, n. 35 (Piano urbanistico territoriale dell’Area Sorrentino-Amalfitana) quando queste non prevedono limiti di inedificabilità assoluta.

Ancora una volta la Corte Costituzionale salva pezzi pregiati del territorio campano dai rigurgiti della speculazione edilizia – sottolinea Luigi De Falco, Presidente Italia Nostra Napoli La decisione della Consulta farà scuola per l’intero territorio nazionale, confermando quanto Italia Nostra sostiene da sempre, ovvero l’intangibilità dei Piani Paesaggistici attraverso l’azione unilaterale delle Regioni. Ciò che appare sconvolgente è che quanto già chiaramente il Codice dei Beni Culturali stabilì nel 2008, debba essere travisato da rappresentanti di un organo costitutivo della Repubblica Italiana, che meriterebbe almeno la competenza, sicuramente il rigore, che da anni non registriamo”.

Il Consiglio di Stato aveva sollevato la questione di legittimità costituzionale nel confermare la sentenza del Tar Campania che aveva accolto il ricorso di Mario e Michele Apreda ed aveva annullato il permesso a costruire rilasciato dal Comune di Sorrento alle società Aldebaran srl  e Fg Buildings srl. Il permesso autorizzava la demolizione degli ex cantieri  Aprea Mare, in via Santa Lucia, a Sorrento, e la costruzione di un nuovo edificio per fini residenziali con il trenta per cento in più di cubature. 

La Corte ha dato ragione alle tesi dell’avvocato Francesco Saverio Esposito che rappresentava Mario e Michele Apreda, di Italia Nostra e dell’Associazione Fare Ambiente rappresentata del prof. De Caterini circa l’incostituzionalità degli articoli in questione: “La sentenza emessa dalla Corte Costituzionale il 27 dicembre ha un rilievo che travalica i confini della Costiera Sorrentino Amalfitana e, in pratica, compromette ed, anzi, esclude che possa applicarsi il piano casa in deroga ai limiti fissati dalla pianificazione paesaggistica e ciò in tutte le aree regionali per le quali risulta approvato un piano paesistico: Area Flegrea, isole, Parco del Vesuvio, Parco del Cilento e del Vallo di Diano, ecc…- ha sottolineato l’avvocato Esposito – L’Art. 12 bis della L.r. 19/09 annullato dalla Corte nei proponimenti del Legislatore regionale non costituiva deroga ai piani paesistici in generale ed al PUT nel caso concreto perché consentiva l’applicabilità della normativa premiale del piano casa solo nelle aree sottrate a vincoli di inedificabilità assoluta. E però come correttamente osservato dalla Corte, ove applicato detto principio, “avrebbe compromesso l’impronta unitaria della pianificazione paesaggistica assunta dalla normativa statale  quale valore imprescindibile da porre al riparo dalla pluralità e dalla parcellizzazione degli interventi delle amministrazioni locali”.

E, dunque, l’applicazione in concreto delle disposizioni del piano casa, indipendentemente dalla edificabilità o meno delle aree, avrebbe compromesso e sconvolto quel principio del proporzionamento degli interventi possibili su territori ad alta valenza paesaggistica e ambientale che è l’essenza di qualsivoglia pianificazione in materia. Sarebbe venuto meno  uno dei capisaldi su cui reggono i criteri ai quali devono uniformarsi i piani paesaggistici come indicato dalla Legge 431/85 cd “Legge Galasso”. Il PUT della costiera sorrentino-amalfitana impone che ogni ulteriore attività edilizia, non solo di tipo residenziale ma anche volta a realizzare servizi e standard, debba rispondere a criteri di proporzionamento che ne giustifichino la realizzazione.

Si immagini la situazione in cui versano i Comuni della costiera sorrentina dove i vani residenziali censiti già superano, e non di poco, il numero dei residenti tanto che gli strumenti generali generalmente prevedono nuovi vani solo di edilizia pubblica e unicamente per sostituire vani malsani o sovraffollati. I vani previsti con il piano casa, in quanto non individuati dalla programmazione dello strumento urbanistico generale dei vari enti locali, sarebbero, pertanto, ulteriori e tali da aggravare il divario tra vani esistenti e residenti. Il che, peraltro, finirebbe per attrarre nuova immigrazione con prevedibili conseguenze su un territorio già carente di servizi e standard. Anzi l’edificazione di nuovi vani ad uso residenza richiederebbe fatalmente una nuova programmazione e con essa l’ipotesi, in relazione a vani edificati al di fuori del proporzionamento, di un ulteriore consumo di suolo ove allocare i necessari standards. Come ha correttamente rilevato la Corte sarebbe “Compromessa l’impronta unitaria della pianificazione paesaggistica” e con essa i principi che hanno indotto il Legislatore statale ad imporre i piani  in ambiti di grande rilievo ambientale, storico e paesaggistico. Ma la sentenza emessa dalla Corte fissa un nuovo importante principio: neppure finalità di agevolazione dell’attività edilizia o di carattere economico e sociale possono far venir meno, come afferma la Consulta, “la natura cogente e inderogabile delle previsioni del codice dei beni culturali e del paesaggio adottate dal legislatore statale nell’esercizio della propria competenza esclusiva in materia di “tutela dell’ambiente, dell’ecosistema e dei beni culturali, trattandosi di competenza che si impone al legislatore regionale che eserciti la propria competenza nella materia edilizia e urbanistica”.

Nemmeno, quindi, finalità economiche o sociali, pur considerevoli, sono bastevoli a giustificare il superamento di quanto dettato dall’art. 145 del D.Lgs 42/04 che, sul presupposto che la tutela del paesaggio sia bene prevalente costituzionalmente garantito, dispone la prevalenza delle norme contenute nella pianificazione paesaggistica su ogni altra disposizione contenuta negli atti di pianificazione ad incidenza territoriale. In breve la prevalenza delle norme paesaggistiche su quelle degli strumenti urbanistici comunali generali o di attuazione. Il che, poi, lascia emergere anche la inutilità di varare PUC o PUA in contrasto con il PUT salvo a creare motivi di contenzioso e incertezza. Eppure ancora nei Comuni costieri c’è la rincorsa a varare PUA che violano le norme del PUT o deliberati che, sulla scorta di presunti interessi pubblici, derogano a tutto anche alla ragionevolezza che dovrebbe sempre assistere funzionari e amministratori pubblici.  C’è da sperare che sia stato messo un punto fermo e che da questo momento i Comuni dell’area finalmente prendano atto che le regole costituzionali vanno rispettate senza varare o tentare di varare  piani urbanistici o di attuazione di fatto inattuabili perché in contrasto con disposizioni paesaggistica. Atti che creano solo confusione e sono forieri di contenziosi anche dolorosi perché in qualche caso si coinvolgono persone estranee alle scelte legislative o amministrative ma che, tuttavia, pagano le conseguenze di avventure politiche e di esperimenti o alchimie tecniche fin troppo ardite. La decisione come tutte le decisioni della Corte  – ha concluso l’avvocato Esposito – avrà comunque anche un riverbero nazionale perché non poche saranno situazioni del genere in altre regioni e per cui una sentenza come quella adottata a fine anno dalla Consulta potrà essere di riferimento”.

Per consultare la sentenza:
https://www.cortecostituzionale.it/actionSchedaPronuncia.do?anno=2021&numero=261

Per consultare la rassegna stampa:

https://www.stylo24.it/consulta-piano-casa-legge/

https://www.stylo24.it/consulta-boccia-il-piano-casa/

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http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2022/01/la-corte-costituzionale-conferma-la-prevalenza-del-piano-paesaggistico-sul-piano-casa-regione-campania/feed/ 1
Cetara, modifiche al Put per cementificare in vincolo paesaggistico http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2021/07/cetara-modifiche-al-put-per-cementificare-in-vincolo-paesaggistico/ Fri, 23 Jul 2021 10:18:47 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=14640 La denuncia di Italia Nostra Salerno e Unesco Club Amalfi.

Cambiare il Piano Urbanistico Territoriale di Cetara per costruire 43 mila metri cubi di alloggi in un’area sottoposta a vincolo paesaggistico. E’ questo l’indirizzo dell’amministrazione comunale del sindaco Fortunato Della Monica, che ha già avviato l’iter. A denunciare quanto sta accadendo senza troppi clamori nel comune della Costiera amalfitana, sono le associazioni Italia Nostra Salerno e il Club per l’Unesco di Amalfi, dopo aver esaminato la documentazione acquisita che ricostruisce i passaggi destinati a modificare il Put (L.R. n.35/97) per superare i vincoli normativi che tutelano paesaggio e ambiente. Con le modifiche richieste allo strumento di pianificazione territoriale, si intende costruire in 3 aree, a ridosso del centro storico e a Fuenti, dei cosiddetti “alloggi sociali” (in controtendenza al netto calo demografico) nonché un Centro di Raccolta rifiuti e una Stazione dei Carabinieri.

L’iter per la cementificazione è partito nel giugno 2019 quando l’amministrazione comunale, già dotata di Puc ancora fresco di approvazione, dà un primo incarico a uno studio di Architettura di Salerno (al costo di 10.000 euro oltre oneri fiscali) per fare una “ricognizione delle aree del territorio comunale dove dislocare un’area di espansione urbana (3C) per l’insediamento di edilizia residenziale sociale non caratterizzate da livelli di pericolosità”.

Poiché queste aree – dichiara Raffaella Di Leo, presidente di Italia Nostra Salerno – sono invece oggetto di vincolo paesaggistico che comporta l’inedificabilità assoluta, a questo punto si danno indicazioni per avviare la modifica del PUC, ma soprattutto la variazione del PUT regionale visto che il vincolo nasce proprio dallo strumento normativo sovraordinato a cui i piani comunali sono tenuti ad adeguarsi”.

Così a febbraio 2020 viene approvata dalla Giunta comunale una relazione tecnica (approntata da professionisti esterni) che individua 4 aree per realizzare un volume edificabile complessivo di ben 43.000 metri cubi, cioè due volte e mezzo la dimensione dell’intervento previsto nel PUC di mc. 17.500.

Le 4 aree indicate si riducono poi a 3 e sono localizzate una a ridosso del centro storico di Cetara (in zona territoriale “1 a” del Put, di tutela ambientale di primo grado), e due nella frazione Fuenti (in aree classificata 1B, di tutela naturale di 2 grado), quindi aree in cui è assolutamente vietata dal PUT vigente la nuova edificazione. Il percorso adottato per ‘forzare’ il vincolo è lo strumento dell’Accordo di Programma. E così, insieme al programma di alloggi sociali, viene proposto un altro Accordo di Programma per due opere pubbliche: un Centro di Raccolta rifiuti e una ‘Stazione dei Carabinieri’; tuttavia solo quest’ultimo progetto viene “comunicato” con enfasi alla stampa, facendo quasi immaginare l’imminente trasferimento della stazione dei carabinieri da Vietri sul Mare a Cetara.

L’amministrazione conferisce così, sempre allo stesso Studio associato di Salerno, la redazione di due studi preliminari di Accordo di programma: per gli alloggi sociali e per le opere pubbliche (Centro di Raccolta rifiuti e Stazione dei Carabinieri).

La Giunta comunale approva il nuovo Accordo di Programma nel cuore della scorsa estate, esattamente il 3 agosto 2020, svolgendo una conferenza preliminare di servizi, e un’altra decisoria (il 23 novembre 2020), nella più assoluta discrezione. Ma l’Autorità di Bacino Distrettuale dell’Appennino Meridionale, concede solo il nulla osta per gli alloggi sociali mentre non ritiene ammissibili la realizzazione delle opere pubbliche del centro di raccolta e l’intervento di ristrutturazione con incremento di volume edilizio dell’impianto sportivo destinato ad accogliere la Stazione dei Carabinieri, perché ubicate in zone a Rischio elevato (R3) e Pericolosità elevata (P3)”.

Anche il Parco regionale dei Monti Lattari, per due dei tre interventi proposti per l’edilizia residenziale ha evidenziato che “ricadono in zona B del Parco e, per i punti 2 e 3 delle norme di salvaguardia vigenti in quella zona non sono consentiti interventi di nuova edificazione e, pertanto, gli stessi non risultano essere compatibili con le vigenti norme”. A loro si aggiunge la Soprintendenza di Salerno, che rilascia una valutazione complessa diversa dalle mani libere chieste dal comune.

L’amministrazione comunale di Cetara però non demorde e con una delibera di Giunta (n. 22 del 18.2.2021) invece conferisce un altro incarico per la redazione di una progettazione riguardanti le aree in frazione Fuenti (Zona B del Parco dei Monti Lattari) che erano già da ritenersi escluse con l’acquisizione del parere negativo dell’Ente Parco.

L’amministrazione sembra andare avanti – denuncia il Club per l’Unesco di Amalfi – senza considerare che anche l’intervento sull’unica zona non esplicitamente ‘bocciata’, quella che ricade in zona 1a del PUT regionale (tutela dell’Ambiente Naturale di primo grado), a ben leggere il parere rilasciato dalla Soprintendenza di Salerno, non può essere considerata edificabile secondo il progetto comunale: non riusciamo a pensare ad un Ente di tutela che autorizzi uno sfregio al paesaggio in una delle residue zone a verde a ridosso del centro storico”.

La cementificazione programmata appare inoltre illogica, considerato che Cetara ha perso negli ultimi anni circa 400 residenti (a fine 2020 gli abitanti superano di poco le 2.000 unità) a fronte di previsioni del PUC che li stimano in almeno 2400 unità per giustificare un eventuale intervento di nuova edilizia.

Spera forse il sindaco Della Monica – alla vigilia delle elezioni amministrative – nella “distrazione” della Regione Campania per vedersi autorizzare la modifica del PUT, con una legge regionale che ne smentisce un’altra? Se non esistono ragioni demografiche sufficienti a giustificare il progetto, quali logiche stanno dietro a questa traumatica cementificazione nel cuore della Costa d’Amalfi Patrimonio dell’Umanità’? Inoltre, perché si continuano a spendere preziose risorse comunali (altri 25.000 euro per l’ultima progettazione prevista, che si aggiungono ai 10 mila già spesi) solo per redigere progetti che non potranno essere realizzati in considerazione di tutti i vincoli esistenti?

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