Fiumi e dighe – www.salviamoilpaesaggio.it http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog Forum italiano dei movimenti per la difesa del paesaggio e lo stop al consumo di suolo Tue, 28 Nov 2023 20:48:57 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.2.5 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/wp-content/uploads/2011/08/cropped-logo_salviamoilpaesaggio-32x32.jpg Fiumi e dighe – www.salviamoilpaesaggio.it http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog 32 32 Veneto, i Comitati in marcia per difendere i fiumi Zero e Dese. http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2023/11/veneto-i-comitati-in-marcia-per-difendere-i-fiumi-zero-e-dese/ Mon, 20 Nov 2023 14:05:22 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=16215 di Maurizio Bongioanni.

Domenica 22 ottobre si è tenuta una marcia in difesa dei fiumi Zero e Dese, fiume quest’ultimo che dopo aver raccolto le acque dello Zero nel comune di Quarto d’Altino, sfocia nella laguna di Venezia. Entrambi sono fiumi di sorgiva che nascono da fontanazzi della pianura trevigiana così come il loro fratello più famoso che si chiama Sile e che attraversa Treviso (e anche lui, deviato nel vecchio corso del Piave, finisce in Laguna).

La marcia del comitato guidato dal gruppo Salviamo il Paesaggio di Mogliano Veneto – insieme a molte altre associazioni – ha l’obiettivo di stipulare all’inizio del prossimo anno una “Carta del Dese e dello Zero”, documento che impegni Sindaci e Consigli comunali a diventare parte attiva nella difesa delle acque di superficie.

Infatti, i fiumi Dese e Zero sono periodicamente vittime di sversamenti inquinanti che, a detta del comitato organizzatore, “rimangono quasi sempre impuniti”, cioè subiscono danni ambientali che ne impoveriscono la qualità delle acque e ne riducono la biodiversità.

La Carta proposta ai Comuni ha l’obiettivo di raggiungere i seguenti obiettivi:

  • informare con cadenza almeno annuale la cittadinanza sulla risorsa ecosistemica, potenzialmente garantita da questi due fiumi di risorgiva (corridoi ecologici di biodiversità);
  • verificare le aziende, agricole e no, a ridosso dei due corsi d’acqua, per quanto riguarda il trattamento dei residui delle loro attività;
  • vigilanza 24 ore su 24 gestita in comune dalle nove amministrazioni competenti da parte di una figura specificamente deputata, oppure con incarico a ARPAV;
  • valutazione periodica dello stato degli inquinanti rilevati da ARPAV per predisporre interventi correttivi e verifica della eventuale necessità di aumento delle centraline di rilevamento;
  • avvio collaborazioni tra Università e studenti e cittadini per una citizens science
  • creazione di un riferimento telefonico di pronto intervento, in caso i cittadini verifichino comportamenti illeciti o situazioni di inquinamento in atto;
  • potenziamento al massimo delle attività di corretta gestione manutentiva sulla rete idrografica da parte del Consorzio Acque Risorgive.

A queste osservazioni si aggiungono due gravi episodi di inquinamento sullo Zero che si sono verificati questa estate, in orario serale e senza possibilità di pronto intervento. Risultato: tonnellate di pesci morti. “Questa situazione non può più essere solo una questione che riguarda ARPAV, Sindaci, che dovrebbero essere custodi della salute pubblica, Consorzio di bonifica e tecnici vari. La questione riguarda tutti noi cittadini”, ha spiegato alla fine della marcia Paolo Favaro di Salviamo il Paesaggio, comitato di Mogliano Veneto. “Al momento non sappiamo chi siano i responsabili”.

Lo Zero e il Dese sono affiancati soprattutto da aziende agricole e zootecniche. Un problema, quindi, potrebbero essere i pesticidi utilizzati in agricoltura, soprattutto insetticidi ed erbicidi. In Italia, dove si monitorano le acque superficiali il 55% dei punti di monitoraggio segnalano la presenza di pesticidi, anche se sotto il limite di soglia, che si riduce al 23% invece di quelle sotterranee monitorate. In Veneto, secondo il Programma di Sviluppo Rurale 2023 – 2027, per quanto riguarda fungicidi, erbicidi e insetticidi il monitoraggio 2016-2019 nell’87% dei casi questi sono sotto soglia; sopra i 50 mg/litro l’ 1,6% nelle acque superficiali e il 2,1% di quelle sotterranee: cioè inquinamento acclarato. “Nella nostra zona inoltre, appena a nord, c’è una strana presenza di mercurio in falda”, aggiunge Favaro.

“Questi pochi elementi ci fanno capire che dobbiamo cominciare tutti a preoccuparci e tentare di recuperare partendo dal basso con azioni che costringano i nostri amministratori e i consorzi di bonifica a darsi da fare, ovviamente nei limiti delle loro competenze“, conclude Favaro. “Di certo i Sindaci non sono presenti a Bruxelles quando si parla di proroga per l’uso del glifosato, recentemente ri-approvato dall’Unione europea”. Ma alla marcia hanno i Sindaci hanno camminato a fianco e in testa al corteo. Un segno di speranza che le cose possono (e devono) cambiare.

]]>
Le guide ambientali escursionistiche del Molise e dell’Abruzzo contro il progetto dell’Enel “Pizzone II” http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2023/11/le-guide-ambientali-escursionistiche-del-molise-e-dellabruzzo-contro-il-progetto-dellenel-pizzone-ii/ Tue, 07 Nov 2023 17:32:05 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=16191 Comunicato stampa

Preoccupati per l’impatto sull’ambiente, sul territorio, sulla salute e delle possibili ricadute sulla sfera professionale, le guide ambientali escursionistiche esprimono il proprio dissenso e preoccupazione per il progetto dell’Enel in parte realizzato nel Parco d’Abruzzo, Lazio e Molise.

L’8 agosto 2023, a ridosso delle vacanze estive, la società Enel Produzione Spa ha comunicato tramite posta elettronica ai comuni di Pizzone, Castel San Vincenzo, Montenero Val Cocchiara ed Alfedena, l’intenzione di realizzare sul loro territorio, una mega centrale idroelettrica da 300 Mw (a fronte di 94 Mw di potenza installata in tutto il Molise) denominata “Pizzone II”.

Nell’opera realizzata da Enel Green Power è prevista la costruzione di 10 km di gallerie (producendo circa 1 milione di mc di inerti), condutture forzate ed elettrodotti per diversi chilometri, in aree rientranti nel perimetro di siti di Rete Natura 2000, nel Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise e nell’area contigua dello stesso, con ripercussioni inevitabili sul benessere e l’equilibrio degli ecosistemi, sulle possibilità di sopravvivenza di specie animali e vegetali, tra cui non possiamo dimenticare l’orso bruno marsicano, endemismo simbolo del parco.

L’idea progettuale, essendo basata sullo spostamento, continuo, delle risorse idriche dal lago di Castel San Vincenzo a quello della Montagna Spaccata e viceversa, provocherà notevoli innalzamenti ed abbassamenti delle acque contenute negli invasi artificiali, rendendo le aree di ricreazione attorno ai due bacini, per motivi di sicurezza, e non solo, inutilizzabili. Tali circostanze avranno un impatto notevole sull’economia locale, già afflitta da dinamiche di spopolamento ed invecchiamento demografico, il cui potenziale di sviluppo verrebbe ridotto drasticamente.

Per fortuna, qualche giorno prima del termine di scadenza per la presentazione delle osservazioni alcuni cittadini sono venuti a conoscenza del suddetto progetto, presentando delle rimostranze e dando vita, in poco più di una settimana, ad un coordinamento denominato NO PIZZONE II per fermare sul nascere l’omonimo progetto.

Come si legge sui canali social: “il coordinamento si costituisce come entità autonoma avente l’obiettivo prioritario di contrastare il progetto di Enel Green Power per la realizzazione della mega centrale idroelettrica chiamata appunto PIZZONE ed è composto e autorganizzato da associazioni e singoli abitanti del territorio, nonché da esperti, attivisti e cittadini da tutta Italia che si battono contro ogni opera di sfruttamento e devastazione dell’ecosistema con effetti deleteri anche sulla salute.”

A ciò si aggiungono le reazioni dei comuni e di alcuni enti che, tramite dichiarazioni pubbliche, osservazioni e delibere consiliari hanno espresso parere negativo rispetto alla realizzazione del progetto. Sono state diverse le azioni e le iniziative organizzate finora dal coordinamento: si sono tenute assemblee pubbliche a Castel San Vincenzo, ad Alfedena, a Campobasso e un presidio davanti al consiglio regionale della Regione Molise. Inoltre, il coordinamento ha avuto un incontro a Pescasseroli per confrontarsi con i referenti del Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise e recentemente a Campobasso con il Consiglio della regione Molise per ribadire il proprio no all’opera.

L’Ente Parco, in un documento ufficiale, si è espresso il 6 settembre 2023 affermando che: “l’istanza della Società Enel Produzione Spa, presentata per l’avvio del procedimento di Valutazione di Impatto Ambientale del progetto, deve ritenersi assolutamente improcedibile”, per ragioni legate allo speciale regime di tutela e gestione dell’area protetta, al rischio di compromettere la salvaguardia del paesaggio e degli ambienti naturali tutelati e in ultimo al divieto, previsto dalla legge 394/1991, di modificazione del regime delle acque. Lo stesso Cannata, presidente del PNALM, ha dichiarato: “Alla luce di quanto rappresentato, anche formalmente non ci resta che ribadire, visto lo stato attuale delle problematiche ambientali, che urge sempre più dare senso pieno e dignità alla parola sostenibilità, intendendo nella sua accezione più forte e olistica, senza previsione alcuna della piena sostituibilità tra capitali ambientale, economico e sociale. Un risultato al quale è possibile dare seguito solamente attraverso decisioni nette e azioni programmatiche chiare.

Stefano Orlandini, presidente di Salviamo l’Orso, associazione per la conservazione dell’orso bruno marsicano ha dichiarato: “Se il progetto dovesse andare avanti tutti gli impegni presi dalle Regioni e dal Ministero per quanto riguarda la conservazione dell’orso sarebbero stracciati, la sentenza della Cassazione a sezioni unite ripresa dal direttore del Parco per rigettare il progetto sarebbe ignorata, la tranquillità e il futuro turistico delle comunità di Pizzone, Alfedena e Castel San Vincenzo compromessi per sempre.”

Le guide ambientali escursionistiche e tutti gli operatori turistici del Molise e dell’Abruzzo esprimono il loro dissenso nei riguardi dell’intero progetto, ritenendo questo assolutamente contrario ai principi di tutela, conservazione e sviluppo sostenibile, principi contenuti nella carta costituzionale, in leggi nazionali, comunitarie e internazionali. Le guide manifestano la loro preoccupazione per l’entità dei lavori previsti nel progetto poiché andrebbero a modificare e devastare un territorio dove gli ecosistemi sono protetti.

La distruzione di un luogo così importante per il patrimonio naturalistico delle due regioni e delle comunità che lo vivono, ma non solo, andrebbe a incidere fortemente anche sulla qualità del lavoro svolto dai professionisti dell’outdoor in natura e lungo i sentieri del Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise. Le guide GAE in accordo con le posizioni prese dal coordinamento NO PIZZONE II, da alcune associazioni molto attive sul territorio e dall’Ente Parco auspicano che il progetto venga archiviato e che si parli sempre più di come preservare, proteggere e sviluppare in modo lungimirante l’intero territorio.

Firme guide ambientali escursionistiche:

MOLISE

Stefano Vitale

Daniela Pietrangelo

Guglielmo Ruggiero

Michele Permanente

Luciano Di Berardino

Matteo Iannaccio

Valeria Fabrizio

Giulia Trivelli

Francesco Galasso

Pierdomenico Amodei

Diego Perrella

Erennio Amatuzio

Antonio Meccanici

Ludovic Capaldi

Rino Danilo Tucci

Giuseppe Carrino

Gaetano de Santo

Simone Carlomagno

Francesco Cimino

Ernesto Rossi

Simona Martino

Andrea Rossi

Andrea Imbrosciano

ABRUZZO

Claudia Di Sanza

Simone Bucci

Stefania Toppi

Mario Fracasso

Flavia Ranalli

Maria Cristina Vincenti

Claudio Benedetti

Riccardo D’Addario

Danny Cirone

Julien Leboucher

Pasquarelli Michela

Giada Ricci

Alessandro Cicchitti

Ivan De Ingegnis

Rocco Panetta

Enrico Lamberti

Elena De Simone

Mario Finocchi

Bruna di Giannantonio

Marco Buonocuore

Matteo Gabriele

Daniela Sales

Coordinamento No Pizzone II

Info: 3203616271

]]>
Lago del Pertusillo: un sito di interesse comunitario tra i pozzi di petrolio http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2023/10/lago-del-pertusillo-un-sito-di-interesse-comunitario-tra-i-pozzi-di-petrolio/ Mon, 09 Oct 2023 15:38:36 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=16113 di Serena Mattia

Nel cuore della Val d’Agri, in Basilicata, sorge il lago del Pertusillo, un invaso artificiale costruito tra il 1957 e il 1963 a sbarramento del fiume Agri, delimitato a sud da una diga lunga 380 metri e alta 95. 

Il lago è stato riconosciuto dall’Unione Europea come Sito di interesse comunitario (Sic) della rete Natura 2000 e si trova nel Parco Nazionale dell’Appennino Lucano Val d’Agri Lagonegrese.

È un’oasi di notevole interesse dal punto di vista naturalistico che ha dato vita a un ecosistema ricco di biodiversità: qui, infatti, si trovano specie rare o minacciate di estinzione, come il moscardino, il gatto selvatico, il gufo, il corvo imperiale, la lontra e la salamandra dagli occhiali; sono presenti, inoltre, anche alcune specie protette come il nibbio reale, il picchio rosso, il falco pecchiaiolo, l’upupa e lo sparviero. A fargli da cornice, alberi di faggio, cerro, castagno, nocciolo e rose selvatiche.

Questo invaso fornisce acqua destinata a uso potabile e irriguo a Puglia e Basilicata. Peccato, però, che lungo la sponda occidentale ci siano 27 pozzi di estrazione di petrolio del Centro Olio Val d’Agri di Viaggiano (COVA). 

In Val d’Agri, conosciuta come il “Texas d’Italia”, c’è la più grande  riserva di idrocarburi su terraferma d’Europa. L’80% del petrolio estratto in Italia viene proprio da qui.

E questo desta non poche preoccupazioni.

Succede, infatti, che a dicembre 2022 le acque verde-azzurro del lago si tingono di marrone scuro. L’anomalia inizia dalla sponda ovest, che dista solo un paio di chilometri da alcuni dei 27 pozzi di estrazione di petrolio del centro oli.

A seguito di diverse segnalazioni, l’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente (ARPAB) ha analizzato la chiazza marrone che si allarga sul lago. 

Per l’ARPAB questa colorazione anomala è dovuta a una fioritura algale che, in determinate condizioni, può dar luogo a una proliferazione fuori dal normale ma che non rappresenta un pericolo per la salute umana. Inoltre, sono state trovate quantità di azoto e fosforo superiori ai limiti di legge. 

Secondo l’Agenzia, le cause della proliferazione algale sarebbero da attribuire all’innalzamento della temperatura dell’acqua, agli scarichi industriali e ai pesticidi utilizzati dagli agricoltori. 

Queste conclusioni non hanno convinto l’associazione CovaContro che da anni monitora lo stato di salute del lago. Infatti, i risultati dei campioni prelevati dall’associazione hanno evidenziato anche la presenza di 311 microgrammi di idrocarburi pesanti per ogni litro di acqua. Un dato allarmante, visto che l’istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA) indica 350 microgrammi come soglia oltre la quale si può parlare di contaminazione.

Questa non è la prima anomalia che si registra. Associazioni, ambientalisti e comitati di cittadini sostengono che l’inquinamento del lago sia iniziato già nei primi anni del 2000, in concomitanza con l’inizio delle estrazioni di petrolio nella valle. Nel 2017 si verificò una fioritura algale simile a quella attuale. Esclusa la presenza di idrocarburi, L’ARPAB e l’allora presidente della Regione Marcello Pittella sostennero si trattasse di un “fenomeno naturale”. Uno studio pubblicato nel 2021 dalla rivista scientifica Remote Sensing ha però sostenuto che la presenza delle alghe fosse dovuta agli idrocarburi nelle acque.

È evidente che la presenza del centro oli in prossimità di un invaso le cui acque vengono utilizzate a scopo potabile dagli abitanti della Puglia e con la quale vengono irrigati i campi della Basilicata, rappresenta un grave pericolo per l’ambiente, per la sopravvivenza delle specie che popolano il lago e per la salute umana. 

Resta da capire come sia possibile che sia concesso tutto questo in un territorio dove l’acqua rappresenta una risorsa fondamentale, in una zona da sempre vocata all’agricoltura, in un territorio contraddistinto da un’elevata ricchezza biologica, all’interno di un Parco Nazionale.

]]>
Nuova diga di Genova: un progetto insostenibile http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2023/05/nuova-diga-di-genova-un-progetto-insostenibile/ http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2023/05/nuova-diga-di-genova-un-progetto-insostenibile/#comments Fri, 19 May 2023 08:07:32 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=15948 di Serena Mattia.

La prima pietra è stata posata, con un getto di ghiaia in mare è stato ufficialmente inaugurato il cantiere.  Parliamo della nuova diga foranea del porto di Genova, l’opera più costosa del PNRR, dal valore complessivo di 1,3 miliardi.

Lo scopo della diga è quello di proteggere il porto della città dal moto ondoso e andrà a sostituire quella attuale che, a causa della sua posizione di prossimità alle banchine, non permette l’accesso delle navi cargo più grandi.

L’opera sarà infatti realizzata a circa 450 metri più a largo di quella attuale, a una distanza di 800 metri dalla costa in modo da poter far entrare in porto enormi navi portacontainer (lunghe circa 400 metri) consentendo a queste uno spazio di manovra maggiore.

La lunghezza complessiva sarà di circa 6,2 chilometri. Per realizzare il basamento, che poggerà su fondali fino a una profondità di 50 metri, saranno impiegati 7 milioni di tonnellate di materiale roccioso, su cui verranno posati un centinaio di cassoni prefabbricati in cemento armato alti circa 33 metri. Sopra i cassoni verrà elevato un muro di coronamento che raggiungerà una quota sommitale di 7 metri, come la diga attuale.

Ma è davvero necessaria un’opera così grande? Secondo Piero Silva, uno dei massimi esperti di progettazioni portuali a livello internazionale e professore universitario di pianificazione portuale in Francia, la posa della prima pietra segna l’inizio di un progetto sbagliato.

Nella sua lettera pubblica spiega perché questo progetto “segnerà l’inizio di un incubo”. “Non essendo riuscito a convincere a modificare il progetto – pur avendo proposto un’alternativa tecnicamente sicura, a costi e tempi dimezzati e con tutti i vantaggi della soluzione dell’Autorità Portuale – desidero con questa lettera aperta mettere la mia lunga esperienza a disposizione dei cittadini affinché almeno siano coscienti di cosa li aspetta”.

Le critiche mosse da Silva riguardano diversi aspetti:

  • Costi e tempi: sia i costi (1,3 miliardi) che i tempi (fine dei lavori stimata entro la fine del 2026) sono assolutamente sottodimensionati. Secondo Silva saranno necessari tra i 2 miliardi e i 2 miliardi e mezzo di euro prevedendo almeno 12 anni per portare a termine i lavori
  • Layout inadeguato: la diga ha grossi problemi dal punto di vista della sicurezza della navigazione. La rotta di ingresso e uscita delle navi non è parallela alla diga, questo difetto, in caso di condizioni avverse, potrebbe causare impatti tra navi e diga stessa
  • Rischio tecnico: secondo Silva risulta essere altissimo, la diga infatti sarà costruita su uno spesso strato limo-argilloso inconsistente, a profondità dove la consolidazione di tale strato è indispensabile ma considerata impossibile dagli esperti
  • Conflitto porto e città: il progetto è in controtendenza con l’attuale impegno di realizzare “Green Ports”, a causa dello sviluppo di un terminale per grandi navi contenitori davanti ad un centro urbano e a causa della lunga durata di un cantiere marittimo di questa portata all’interno della città, che comporterà inevitabilmente gravi impatti (sonori, visivi, ambientali)

Alla luce di queste considerazioni Silva ritiene che la diga foranea proposta per il porto di Genova non abbia garanzie di fattibilità tecnica adeguate ritenendo indispensabile correggere questo progetto in una diga diversa avente una fattibilità sicura, costi e tempi dimezzati.

Diverse perplessità arrivano anche da alcune associazioni ambientaliste secondo le quali la diga rischia di avere un grande impatto ambientale, interferendo con funzioni fondamentali dell’ecosistema dell’intero Mediterraneo.

Anche la trasmissione RAI Report ha dedicato parte del suo spazio ad un approfondimento sul porto di Genova, secondo gli esperti, il nuovo progetto potrebbe sconvolgere l’equilibrio marino del santuario dei cetacei, area marina protetta di Interesse Internazionale compresa tra il golfo ligure e la Costa Azzurra dove si stima la presenza di circa un migliaio di balene.

Del resto, aggiunge il biologo marino Maurizio Wurtz: “si ha l’impressione, leggendo il PNRR, che il mare non è stato considerato come ecosistema ma come strada per i grandi traffici oceanici. Quando si parla di ambiente ed ecologia insieme all’economia, di solito vince l’economia”.  

]]>
http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2023/05/nuova-diga-di-genova-un-progetto-insostenibile/feed/ 4
I cittadini di Pescia chiedono spiegazioni sul progetto idroelettrico http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2023/05/i-cittadini-di-pescia-chiedono-spiegazioni-sul-progetto-idroelettrico/ Fri, 05 May 2023 08:19:38 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=15933 Pubblichiamo la lettera del comitato di cittadini di Pescia rivolta ai candidati sindaci del comune in provincia di Pistoia.

Lungo la Pescia, in località Paradisino, potrebbe presto sorgere un impianto idroelettrico, del quale già si parlò nel 2015. L’azienda Mers Electric Uno srl ha ripresentato un progetto denominato “Pescia 1”. Il tracciato proposto copre con una strada un antico gorile sulla sinistra idrografica, cancellando così dalla nostra percezione un elemento storico delle aree periurbane della città, che alimentava gli orti e vecchi opifici (filanda, conce) e che attualmente svolge funzioni importanti di regimazione delle acque meteoriche; inoltre il progetto sottrae terre ad aziende agricole produttive e impatta, con la costruzione delle centrale di scambio elettrico, su un paesaggio di pregio che caratterizza il territorio appena a monte di Via della Torre, dove insistono una muraglia storica di pregio, il gorile ed emergenze ambientali. Il progetto inoltre non tiene conto che il prelievo di acqua dal torrente produrrà impatti sull’ecologia del tratto di asta fluviale interessato, sulla vita biologica delle fasce ripariali e sulle falde freatiche adiacenti che si impoveriranno, con danni per coloro che vi attingono acqua.

Nessuna valutazione di impatto ambientale è stata condotta, tanto più necessaria perché in località San Lorenzo, quindi immediatamente sopra al punto di prelievo sul torrente, esiste già un altro impianto idroelettrico. Considerato poi che ormai la ‘nostra’ Pescia da anni è soggetta a stress idrici sensibili, con periodi di secca non solo durante l’estate, ma anche nelle altre stagioni, il Comitato e molti cittadini (furono oltre 600 le firme che raccogliemmo nel 2015 per contrastare il progetto) si chiedono a cosa mai potrà servire un impianto che sconta, dal punto di vista industriale, questo deficit di risorse idriche prelevabili. Si parla continuamente di emergenza siccità e poi i pubblici poteri compiono scelte che contraddicono questa condizione di portata minima storica della Pescia, il cui alveo si restringe sempre più, come tutti possono vedere.

Il Sindaco e i candidati a succedergli cosa pensano del progetto? Ce lo chiediamo e li invitiamo a guardare il torrente per farsi un’idea concreta della questione. In questi giorni di campagna elettorale sentiamo le loro promesse di salvaguardia del territorio, di promozione e di amore per la città. Bene, allora vorremmo conoscere le valutazioni che ognuno di loro propone ai cittadini, rispondendo però a domande precise: questo progetto, che è regionale, lo approvano? Cosa intendono fare per evitare questo ulteriore scempio, che, ancora una volta, si vuole compiere senza prima averne messo a conoscenza la cittadinanza? E, per carità, evitiamo le risposte in ‘politichese’.

Grazie per l’attenzione

]]>
ISPRA: nell’ultimo trentennio diminuita del 20% la disponibilità idrica nazionale http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2023/03/ispra-nellultimo-trentennio-diminuita-del-20-la-disponibilita-idrica-nazionale/ Wed, 22 Mar 2023 16:01:00 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=15880 22 marzo 2023, Giornata Mondiale dell’Acqua.

È decisamente un trend in calo quello registrato in Italia a livello di disponibilità di risorsa idrica.
Nell’ultimo trentennio climatologico 1991–2020, con un valore che ammonta a più di 440 mm, la disponibilità di acqua diminuisce del 20% rispetto al valore di riferimento storico di 550 mm., circa 166 km 3 registrato tra il 1921–1950.
Anche le stime sul lungo periodo (1951–2021) evidenziano una riduzione significativa, circa il 16% in meno rispetto al valore annuo medio storico.

Questa riduzione, dovuta in gran parte agli impatti dei cambiamenti climatici, è da attribuire non solo alla diminuzione delle precipitazioni, ma anche all’incremento dell’evaporazione dagli specchi d’acqua e dalla traspirazione dalla vegetazione, per effetto dell’aumento delle temperature.
Sono le stime del BIGBANG, il modello idrologico realizzato dall’ISPRA che analizza la situazione idrologica dal 1951 al 2021 fornendo un quadro quantitativo e qualitativo delle acque in Italia.
Ancora in corso di valutazione l’anno 2022.

Le proiezioni climatiche future evidenziano, sia su scala globale che locale, possibili impatti dei cambiamenti climatici sul ciclo idrologico e sulla disponibilità di risorsa idrica, dal breve al lungo termine. Tale condizione non potrà mutare, se non saranno messe in campo efficaci azioni di riduzione delle pressioni antropiche, sia sul versante delle emissioni dei gas a effetto serra, sia su quello della gestione della risorsa idrica, in un’ottica di adattamento e sostenibilità dei relativi usi.
La siccità 2022, con un deficit di precipitazione, liquida e solida, e la persistenza di elevate temperature, ha di fatto ridotto la disponibilità di risorsa e le riserve idriche per i diversi usi (civile, agricolo, industriale) e per il sostentamento degli ecosistemi e dei servizi che essi erogano, evidenziando ancor più la necessità di affrontare le problematiche connesse alle pressioni antropiche. I nostri studi hanno già da tempo evidenziato un aumento statisticamente significativo della percentuale del territorio italiano soggetto a condizioni di siccità estrema su scala temporale annuale.
Le analisi sul bilancio idrico nazionale, condotte dall’Istituto in collaborazione con l’Istat, hanno inoltre evidenziato il ruolo significativo dei prelievi di acqua dai corpi idrici che, anche in anni non siccitosi e con larga disponibilità di acqua superiore alla norma, possono determinare condizioni di stress idrico. Ciò è avvenuto per l’Italia, ad esempio, nell’estate del 2019.

SINTESI DEI DATI

Fiumi e laghi
È buona la situazione dello stato ecologico delle acque superficiali interne – fiumi e laghi. In base alle prime analisi condotte a livello nazionale che pongono a confronto i dati relativi alla classificazione di stato dei corpi idrici per il periodo 2016-2021 con quelli dei 6 anni precedenti, oltre il 43% dei corpi idrici raggiunge l’obiettivo di qualità buono e superiore, mentre si raggiunge lo stato chimico buono per il 77%. Diminuisce, arrivando al 10%, la percentuale dei copri idrici ancora in stato sconosciuto quindi non ancora analizzati sia per l’ecologico che per il chimico. Rimangono invariate le percentuali relative allo stato di qualità dei fiumi, mentre sembra essere migliorato lo stato dei laghi.

Acque di transizione e marino costiere
Rispetto ai precedenti sei anni, nel periodo 2016-2021 si riduce anche la percentuale delle acque di transizione (le acque che si trovano in prossimità di una foce di un fiume, parzialmente di natura salina, ma sostanzialmente influenzate dai flussi di acqua dolce) e marino costiere, ancora non classificate.
Aumentano i corpi idrici in stato ecologico buono ed elevato di circa 10 punti percentuali (66% per le acque marino costiere e 15% per le acque di transizione), ma crescono anche quelli in stato chimico non buono (49% per le marino costiere 57% per le acque di transizione). Occorre considerare che dal 2015 la classificazione dello stato chimico include anche il monitoraggio di alcuni parametri negli organismi vegetali e animali presenti nell’ecosistema, non più solo nelle acque.
Rimane invariata la percentuale di corpi idrici in stato buono per le acque marino costiere (52%), mentre tale percentuale raggiunge il 39% per le acque di transizione.

Corpi idrici sotterranei
Buono lo stato chimico del 70% dei corpi idrici sotterranei nel periodo 2016-2021, valore in aumento rispetto al 58% dei sei anni precedenti e risulta in netto calo la percentuale di corpi idrici ancora non classificati (3%) rispetto al precedente 17%. Anche la classificazione dello stato quantitativo è stata estesa alla maggior parte dei corpi idrici sotterranei, con percentuali di non classificati in netta riduzione. I corpi idrici classificati in stato quantitativo buono raggiungono il 79% del totale, quelli in stato scarso il 19%.

Per approfondire: https://www.youtube.com/watch?v=67bRGWo1qjU

]]>
Allarme siccità: ondata di calore ed emergenza idrica senza precedenti http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2022/06/allarme-siccita-ondata-di-calore-ed-emergenza-idrica-senza-precedenti/ Wed, 22 Jun 2022 22:25:15 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=15419 In tutta Italia, così come in Europa, è in corso un’emergenza climatica collegata al caldo estremo e alla scarsità d’acqua. Manca l’acqua potabile e i fiumi sono in secca. Per gli scettici: non è una previsione di sciagure future ma la situazione attuale. Un’emergenza ufficialmente riconosciuta, da tutti.

La Regione Lombardia chiederà lo stato di emergenza in attesa di un supporto del governo che ha promesso un “decreto siccità”. Il Presidente Attilio Fontana ha riconosciuto che “stiamo vivendo una situazione eccezionale, di una gravità che non si era mai verificata in questi anni“. Si registrano difficoltà nella produzione di energia: due centrali idroelettriche della regione sono state chiuse. E’ positiva la presa di coscienza del fatto che si debba guardare “in prospettiva” ma sugli interventi strutturali necessari e improcrastinabili secondo il presidente, rimangono forti perplessità considerando che, in precedenza, è mancata l’attenzione. Le associazioni ambientaliste, tra cui Salviamo il Paesaggio, hanno chiesto da tempo un tavolo permanente per affrontare a livello regionale le emergenze ambientali, senza però essere minimamente ascoltate dall’Assessorato di riferimento che dovrebbe invece occuparsi proprio di Ambiente e Clima.

L’Autorità di Bacino distrettuale del fiume Po parla chiaramente di siccità gravissima e di “allerta rossa che richiederebbe lo stop totale e immediato dei prelievi”, trovandosi davanti “uno scenario desolante in cui la penuria diffusa di acqua disponibile condiziona e aggrava pesantemente le già acclarate difficoltà territoriali di agricoltura e habitat”. Confagricoltura Lombardia stima in due miliardi i danni per le campagne a causa di una percentuale dal 30 al 50% di raccolto in meno.

Anche il Consorzio di bonifica Est Ticino Villoresi, che con la sua rete fornisce acqua per usi irrigui e produttivi, di fronte al quadro climatico riconosciuto come “più siccitoso da numerosi decenni a questa parte” ha dichiarato l’emergenza idrica già lo scorso 18 maggio attivando misure gestionali specifiche di riduzione e turnazione. I fiumi sono in secca: il Lambro nel tratto che attraversa il centro Monza si è ritrovato asciutto ed era ben visibile la moria dei pesci.

Anche i gestori dei servizi idrici integrati, che cercano al momento di escludere specifiche restrizioni, invitano al contenimento dei consumi con raccomandazioni diffuse alla cittadinanza. Qualche comune ha deciso di emettere una specifica ordinanza come è successo a Tradate in provincia di Varese e ad Agrate Brianza in Provincia di Monza e Brianza.

Le parole d’ordine sono: divieto di innaffiare orti, giardini e superfici a verde di giorno, riduzione degli sprechi per evitare un razionamento che è già realtà in alcuni comuni della bergamasca e del Piemonte. Stop a lavaggio auto e piscine per conservare l’acqua per usi potabili e igienici.

Guardando oltre l’emergenza, quali sono però gli interventi strategici necessari?

Il dossier siccità realizzato da Europa Verde indica in maniera chiara cosa si dovrebbe fare per fronteggiare emergenze che potrebbero essere sempre più frequenti: attuare un piano nazionale per gli invasi d’acqua e uno operativo per la tutela del reticolo idrografico. Aumentare il recupero dell’acqua piovana (attualmente è solo dell’11%) e riutilizzare le acque reflue depurate in agricoltura e per usi industriali. Prevedere più fondi per ridurre le perdite della rete di approvvigionamento e per separare le reti fognarie da quelle dell’acqua piovana. Ridurre gli sprechi ma soprattutto, è sempre importante sottolinearlo, garantire una gestione pubblica della risorsa acqua.

Tutto è collegato: le emissioni clima alteranti e la cementificazione del suolo sono le cause di questa situazione. Cerchiamo di ricordarcelo nonostante l’afa sfiancante, perché prima, seppur a mente “fresca”, da molti non è stato capito.

Luca D’Achille (@LucaDAchille)

]]>
Diversità morfologica della laguna, cosa cambia con il Mo.S.E. http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2022/04/diversita-morfologica-della-laguna-cosa-cambia-con-il-mo-s-e/ Sat, 09 Apr 2022 13:14:04 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=15291 Un team di ricerca coordinato dall’Università di Padova evidenzia che l’utilizzo del sistema Mo.S.E., modificando l’idrodinamica e il trasporto di sedimenti, condiziona il mantenimento della preziosa diversità morfologica della laguna.

Se da un lato l’utilizzo del sistema Mo.S.E. a protezione della città di Venezia risolve, almeno temporaneamente, il problema delle acque alte che sempre più frequentemente minacciano Venezia e gli altri insediamenti lagunari, dall’altro avrà un impatto importante sull’evoluzione morfologica della laguna nel suo insieme. L’utilizzo del Mo.S.E. per la regolazione delle maree con livello previsto maggiore di 110 cm sul riferimento di Punta della Salute ha, infatti, importanti conseguenze sull’idrodinamica e sul trasporto di sedimenti all’interno della laguna. In particolare, la riduzione dei livelli di marea incrementa la risospensione dei sedimenti dai bassi fondali lagunari, favorendo l’interrimento dei canali e riducendo al contempo la capacità delle barene – formazioni pianeggianti tipiche degli ambienti lagunari – di sopravvivere al progressivo innalzamento del livello medio del mare. Se non opportunamente contrastati, tali processi porteranno nel tempo a un progressivo appiattimento della topografia lagunare, modificandone in modo sostanziale l’attuale morfologia.

Loss of geomorphic diversity in shallow tidal embayments promoted by storm-surge barriers, frutto della collaborazione tra centro interdipartimentale di Idrodinamica e morfodinamica lagunare (CIMoLa), Dipartimento di Ingegneria civile, edile e ambientale (ICEA) e Dipartimento di Geoscienze dell’Università di Padova, che ha coinvolto anche il Dipartimento di Scienze ambientali, informatica e statistica dell’Università Ca’ Foscari di Venezia e il Dipartimento di Ingegneria ambientale dell’Università della Calabria e che si è svolto nell’ambito del Progetto Venezia 2021, finanziato dal Provveditorato alle Acque di Venezia tramite CO.RI.LA – il Consorzio per il coordinamento delle ricerche inerenti al sistema lagunare di Venezia e pubblicato sulla rivista scientifica «Science Advances».

La ricerca, coordinata dai docenti Luca Carniello del Dipartimento ICEA e Andrea D’Alpaos del Dipartimento di Geoscienze dell’Università di Padova, ha analizzato gli effetti delle prime chiusure del Mo.S.E. avvenute nell’autunno 2020 sulla morfologia della laguna di Venezia.

Integrando strumenti modellistici e misure di campo, i ricercatori hanno analizzato gli effetti prodotti dall’utilizzo del sistema di paratoie mobili alle bocche di porto sul trasporto di sedimenti e sull’evoluzione morfologica della laguna di Venezia.

Una volta rimobilitati dalle onde, a causa del ridotto dinamismo delle acque lagunari causato dalla chiusura delle bocche di porto, i sedimenti tendono ad essere depositati all’interno dei canali, contribuendo così all’interrimento degli stessi, con conseguenze negative sul ricambio d’acqua in condizioni ordinarie e sull’aumento dei costi di dragaggio per mantenerne la navigabilità.

Allo stesso tempo, la riduzione dei livelli di marea in laguna contribuisce ad una sostanziale riduzione del volume di sedimenti depositato sulle barene.

Tali sedimenti, che sono di vitale importanza per permettere alle barene di sopravvivere all’innalzamento del livello medio del mare, vengono depositati su di esse in larga parte proprio durante gli eventi di acqua alta per i quali è prevista l’attivazione delle barriere del Mo.S.E.

Pertanto, l’utilizzo ripetuto e prolungato del Mo.S.E. rischia, se non opportunamente controbilanciato, di minare tale processo di accrescimento delle barene minacciandone l’esistenza e, con essa, l’espletamento dei numerosi servizi ecosistemici che queste forme lagunari forniscono.

Tratto da: https://www.unipd.it/news/diversit-morfologica-laguna-cosa-cambia-mose

]]>
Il fiume Po sta morendo ma nessuno lo osserva veramente http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2022/04/il-fiume-po-sta-morendo-ma-nessuno-lo-osserva-veramente/ Fri, 01 Apr 2022 07:27:23 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=15262 di Paolo Pileri.

Le immagini del grande fiume ridotto a un rigagnolo dovrebbero smuoverci e invece nessuno -a partire dalla classe politica nazionale e locale- sta prestando attenzione. Nel frattempo il greto e gli argini vengono usati come piste da motocross. Il racconto di Paolo Pileri.

Continua qui: https://altreconomia.it/il-fiume-po-sta-morendo-ma-nessuno-lo-osserva-veramente/

]]>
No alla centrale del Frido nel Parco del Pollino. Raccolta fondi per ricorso a tutela del fiume Frido http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2022/02/no-alla-centrale-del-frido-nel-parco-del-pollino-raccolta-fondi-per-ricorso-a-tutela-del-fiume-frido/ Sun, 06 Feb 2022 08:34:40 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=15135 Continua la battaglia civica delle associazioni ambientaliste contro il progetto della centrale idroelettrica sul torrente Frido, nel cuore del Parco Nazionale del Pollino, che provocherebbe danni irreparabili alla biodiversità. Il torrente ospita, infatti, specie di grande valore conservazionistico, come la lontra e la trota fario. Oggi questa battaglia allarga la sua rete. Non lo fa soltanto rafforzando la collaborazione tra associazioni e professionisti del settore ambientale ed energetico in Basilicata e, più in generale, a livello nazionale: lo fa anche promuovendo una raccolta fondi per la presentazione di un ricorso collettivo a tutela del fiume Frido.

L’iniziativa è stata ufficialmente lanciata attraverso un incontro online che si è svolto sabato 29 gennaio, incentrato sull’azione portata avanti contro la realizzazione della centrale sul Frido.

Un incontro organizzato con tre obiettivi: per non spegnere i riflettori sulla vicenda e sulla necessità di tutelare il territorio; per spiegare nel dettaglio le motivazioni di questa contrarietà al progetto; ma, soprattutto, per promuovere la raccolta fondi e presentare il ricorso.

Una vicenda che non riguarda solo il versante lucano del Pollino, ma che si declina a livello nazionale e si inserisce in una lunga lista di interventi sui territori, inizialmente autorizzati senza il preventivo riscontro della difesa dell’ambiente.

Promotori dell’incontro sono stati i volontari di LIPU, Italia Nostra, Associazione Italiana Wilderness e del Gruppo Lupi San Severino Lucano. Questi ultimi, per primi, posero sotto i riflettori la vicenda segnalando l’avvenuto sbancamento dell’area interessata. Nel luglio 2021, Lipu e Italia Nostra hanno presentato un ricorso al TAR della Basilicata, che ha demandato la questione al Tribunale delle Acque Pubbliche.
All’iniziativa hanno preso parte, nella scaletta ufficiale, Saverio De Marco dell’AIW Delegazione Basilicata, Emiliano Montanaro per la LIPU Puglia, Domenico Totaro di ITALIA NOSTRA Senisese-Pollino, Giorgio Berardi della LIPU Calabria, Ferrante De Benedictis, ingegnere e dottore in ricerca energetica e Vitantonio Iacoviello Consigliere Nazionale Italia Nostra.

LIPU e Italia Nostra hanno deciso di continuare la battaglia legale – spiega Saverio De Marco – e con la campagna appena iniziata si intende raccogliere fondi per il sostegno al ricorso in difesa del Frido: una campagna che produrrà vari eventi di informazione e sensibilizzazione nei prossimi mesi e che vede la sinergia di varie associazioni impegnate in difesa del Fiume Frido e dell’ambiente naturale in generale, contro un ecologismo di stampo industrialista che disconosce l’impatto ambientale delle energie rinnovabili. Un’occasione per fare fronte comune in difesa dei territori e per preservarli da progetti speculativi, anche nell’ottica di una democrazia partecipativa, che riempia i vuoti lasciati dalle istituzioni“.

Qui il video integrale dell’incontro:

LIPU Puglia
LIPU Calabria
Italia Nostra Senisese-Pollino
Delegazione Basilicata Associazione Italiana Wilderness
Gruppo Lupi San Severino Lucano

]]>