Parchi e aree protette – www.salviamoilpaesaggio.it http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog Forum italiano dei movimenti per la difesa del paesaggio e lo stop al consumo di suolo Thu, 21 Mar 2024 08:20:41 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.2.5 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/wp-content/uploads/2011/08/cropped-logo_salviamoilpaesaggio-32x32.jpg Parchi e aree protette – www.salviamoilpaesaggio.it http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog 32 32 Cislago: il nuovo PGT tuteli le aree verdi e agricole http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2024/03/cislago-il-nuovo-pgt-tuteli-le-aree-verdi-e-agricole/ Thu, 21 Mar 2024 08:03:59 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=16435 Il comitato locale di Salviamo il Paesaggio chiede di fermare il consumo di suolo e di estendere il Bosco del Rugareto

Lo scorso 1 marzo, presso la Villa Isacchi, il Comune di Cislago ha organizzato il primo incontro pubblico nell’ambito del percorso partecipativo sul Piano di Governo del Territorio (PGT), al fine di confrontarsi con la comunità locale, per condividere bisogni e idee sul presente e sul futuro del paese.

L’amministrazione ha presentato gli obiettivi del nuovo PGT, la cui elaborazione è stata affidata al Politecnico di Milano, a cui sta lavorando da circa un anno e per il quale è stata da poco avviata la procedura di Valutazione Ambientale Strategica.

Il comitato Salviamo il Paesaggio, attivo da anni sul territorio, è intervenuto per sottolineare l’importanza di preservare e valorizzare le aree verdi e agricole, in un luogo che ha visto la cementificazione di vaste aree, anche per la realizzazione della Pedemontana. Secondo i dati resi noti dal Comune dal 1999 al 2021 c’è stato un incremento del 24,3 % delle aree antropizzate.

Maurizio Cremascoli, portavoce del comitato, ha fatto notare che non si può pensare di consumare ulteriore suolo e che la priorità dovrebbe essere ristrutturare il patrimonio edilizio esistente (case, capannoni, edifici pubblici) e le infrastrutture, che spesso versano in condizioni critiche. Ha ricordato anche che la giurisprudenza consolidata afferma l’inesistenza dei diritti edificatori per i proprietari delle aree dichiarate edificabili nei piani regolatori.

Il comitato l’anno scorso ha consegnato le proprie osservazioni al PGT, che si riferiscono al progetto di estensione del Bosco del Rugareto, elaborato da Salviamo il Paesaggio con il supporto di esperti paesaggisti, agronomi e forestali. Si propone di ampliare verso Nord la superficie attuale del PLIS (Parco Locale di Interesse Sovracomunale), nella zona Oltrestazione. Il Parco attualmente comprende i comuni di Cislago (comune capofila), Gorla Minore, Marnate, e Rescaldina (i primi tre nella provincia di Varese, l’ultimo della Città Metropolitana di Milano). I comuni di Mozzate, Cirimido, Turate, Limido Comasco hanno già manifestato interesse per il progetto, prevedendo di restare nella costituzione del PLIS sotto la Provincia di Como.

Il Parco, la cui superficie è attualmente di circa 1.260 ettari, è costituito da una vasta area boscata (oltre il 70% della superficie) delimitata da distese prative e aree coltivate. L’ampliamento ha lo scopo di tutelare ulteriormente le preziose risorse naturali, paesistiche e storico-culturali del pianalto ad est della Valle del Fiume Olona, proteggendo l’ultimo corridoio ecologico della zona. Sul piano degli organi di gestione il tutto avverrebbe attraverso un accorpamento dell’esistente organigramma, evitando duplicazioni. Si porrebbe invece la necessità di realizzare alcune opere idrauliche, per far fronte alle criticità rappresentate dal rischio di dissesto idrogeologico cui diverse aree sono soggette, per la presenza dei tre torrenti.

Il tema dell’ampliamento è già stato portato anche all’attenzione dell’amministrazione provinciale, con cui Salviamo il Paesaggio ha un dialogo costante, nell’ambito della revisione del Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale, che, tra le altre cose, si focalizza sugli aspetti della difesa del suolo, della rigenerazione territoriale e della fruizione diffusa del paesaggio.

Il comitato ha inviato la PEC al Sindaco di Cislago ed è in attesa di un riscontro.

Comitato Salviamo il Paesaggio Cislago all’Istituto Falcone di Gallarate – 11 marzo 2024

Salviamo il Paesaggio è riuscito a rappresentare le aspettative di tante associazioni del territorio e ad informare e coinvolgere sempre più cittadini, anche giovanissimi. Il Comitato, nell’ambito del progetto Green School, l’11 marzo è stato coinvolto in una giornata dedicata all’ambiente insieme agli studenti e ai docenti dell’Istituto Superiore “Giovanni Falcone” di Gallarate, in occasione della Giornata Nazionale del Paesaggio che è stata festeggiata il 14 marzo. “Abbiamo proposto loro di coinvolgere parenti e amici e di fondare un comitato di Salviamo il Paesaggio nei comuni in cui vivono”, dice Cremascoli. “Fermiamo l’avanzata di cemento e asfalto nei campi agricoli, nei boschi e nei prati”.

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Gran Sasso, Zona Speciale di Conservazione. SOA e Italia Nostra: si pensi a gestire bene questo patrimonio http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2024/01/gran-sasso-zona-speciale-di-conservazione-soa-e-italia-nostra-si-pensi-a-gestire-bene-questo-patrimonio/ Wed, 24 Jan 2024 13:42:58 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=16308 Con una Delibera del 28 dicembre 2023 la Giunta Regionale dell’Abruzzo ha approvato la designazione del Gran Sasso come Zona Speciale di Conservazione. Le associazioni SOA e Italia Nostra chiedono ora che si risponda alla sfida della gestione di questo patrimonio paesaggistico e naturalistico unico con scelte appropriate.

Riportiamo il Comunicato stampa del 23-01-2024

di STAZIONE ORNITOLOGICA ABRUZZESE e ITALIA NOSTRA SEZIONE “CARLO TOBIA” L’AQUILA

GRAN SASSO, ZONA SPECIALE DI CONSERVAZIONE. SOA E ITALIA NOSTRA: POLEMICHE STRUMENTALI, SI PENSI A GESTIRE BENE QUESTO PATRIMONIO

Gran Sasso: perimetrazione della zona speciale di conservazione fondata su dati scientifici di università e massimi esperti di fauna e flora.

25 habitat di valore europeo; 9 specie di uccelli, 2 di mammiferi, 4 tra anfibi e rettili e 3 specie di piante inseriti negli elenchi comunitari delle specie con obbligo di tutela.

Stazione Ornitologica Abruzzese e Italia Nostra: ora una gestione compatibile, no ruspe per le piste da sci in epoca di riscaldamento globale ma servizi ai visitatori e programmi di turismo esperienziale tutto l’anno. Puntare sulle risorse comunitarie destinate all’ambiente e all’agricoltura sostenibile.

La Zona Speciale di Conservazione del Gran Sasso è stata individuata e perimetrata, come Sito di InteresseComunitario, nel lontano 1995 sulla base di un’enorme mole di ricerche scientifiche che hanno accertato la presenza di specie e habitat definite di particolare interesse comunitario sulla base della Direttiva 43/92/CE.

Pertanto la Stazione Ornitologica Abruzzese e Italia Nostra L’Aquila stigmatizzano le polemiche circa i confini della stessa non solo come strumentali e pretestuose ma anche del tutto infondate dal punto di vista tecnico.

Nel 1995 la Regione Abruzzo affidò a un gruppo di esperti, molti dei quali professori e ricercatori dell’Università di L’Aquila, il lavoro di individuazione delle aree aventi le caratteristiche ambientali richieste dalla Direttiva Comunitaria.

Le zone che hanno questi valori naturalistici devono obbligatoriamente essere protette secondo quanto stabilito dalle norme europee fin dal 1992. Chi parla di aree antropizzate evidentemente ignora che a pochi metri dalle piste di sci di Campo Imperatore si sviluppano numerosi habitat di prateria e di ghiaione rarissimi a livello comunitario in cui vi sono comunità vegetali sempre più minacciate. Lì vivono specie di animali di interesse comunitario.

Chi oggi contesta eventuali questioni di trasparenza e partecipazione in questo iter evidentemente non sa che già nel 2000 la Giunta regionale Pace assegnò alle province il compito di rivalutare i confini. In quell’occasione si svolsero anche partecipati tavoli di confronto con i portatori d’interesse. Alla fine in Abruzzo non solo furono confermati i confini ma si aggiunsero altri tre SIC non precedentemente individuati! Se qualcuno allora è stato disattento dovrebbe intanto fare autocritica e poi ammettere che le grandi politiche di respiro continentale non possono essere certo rimesse in discussione ogni anno.

Non basta. Nel 2013 la Regione destinò 3,5 milioni di euro per la redazione dei Piani di Gestione delle aree Natura2000. Stiamo parlando di documenti che contenevano non solo le misure di conservazione della biodiversità, cioè i vincoli, ma anche numerose misure di supporto alle comunità locali, anche per accedere a specifici fondi comunitari. Peccato che questi piani non siano mai stati approvati definitivamente per la miopia della politica regionale. Quindi sono rimasti i vincoli ma non sono state sfruttate appieno le misure di sviluppo da milioni di euro, ovviamente compatibili con questo patrimonio.

I politici che oggi parlano a sproposito attaccando i valori della biodiversità spesso sono stati i protagonisti in negativo delle occasioni perse per garantire tutela della fauna e della flora e accesso ai fondi comunitari.

Arriviamo a situazioni schizofreniche come quelle del Consigliere Pietrucci del PD che parla di necessità di ridurre le aree da tutelare sul Gran Sasso, peraltro in un Parco nazionale, quando nelle stesse settimane il suo partito a L’Aquila raccoglie le firme per contrastare il taglio dal perimetro della Riserva del Borsacchio a Roseto.

Per SOA e Italia Nostra il vero tema è quello di rispondere alla sfida della gestione di questo patrimonio paesaggistico e naturalistico unico con scelte appropriate. Al Colosseo si fa una discoteca o si promuovono eventi culturali?

Piste da sci e nuovi impianti significano ruspe e cemento che distruggono il patrimonio da proteggere, peraltro proposti in piena epoca di riscaldamento globale.

Promuovere pacchetti turistici che sfruttano il fascino e il silenzio di Campo Imperatore si può fare con una programmazione adeguata e poi mettendo sul campo personale preparato. E’ possibile che al parcheggio di Campo Imperatore ancora oggi non vi sia un’accoglienza di alto livello rivolta a chi arriva in quota, magari guide con qualche depliant anche per filtrare il turismo della domenica, a parte le problematiche della funivia che già da sole basterebbero a far capire che forse è il caso di affrontare prima le questioni di base?

Come mai se uno va a novembre in un parco nazionale in Croazia, per dire, nel mezzo della settimana trova i torpedoni dei turisti giapponesi che poi visitano l’area protetta su una semplice passerella di legno e a Campo Imperatore, a due ore da Roma, non vi è nessuno?

Evidentemente non si comprende che il silenzio e la magia di Campo Imperatore sono un valore che non può essere svilito con motoraduni, invasioni di camper e magari con un qualche DJset. Queste forme di fruizione invasive dovrebbero essere viste come una palla al piede al turismo, non certo l’obiettivo da perseguire.

Quali pacchetti vengono strutturati e offerti alla platea internazionale per presentare Campo Imperatore per quello che è, un luogo unico in Europa per paesaggio e biodiversità? Non converrebbe organizzare e indirizzare l’accesso alla piana e alle alte quote, almeno in determinati periodi e orari, con navette e guide locali come si fa in tantissime aree protette del mondo che funzionano egregiamente?

STAZIONE ORNITOLOGICA ABRUZZESE

ITALIA NOSTRA SEZIONE “CARLO TOBIA” L’AQUILA

Info: 3683188739

https://www.soabruzzo.it/ _ https://www.facebook.com/soaonlus

https://www.italianostra.org/ _ https://www.facebook.com/italianostralaquila

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Un blitz notturno in Regione Abruzzo azzera la riserva naturale…? http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2024/01/un-blitz-notturno-in-regione-abruzzo-azzera-la-riserva-naturale/ Fri, 19 Jan 2024 07:03:27 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=16291 Quasi cancellata, da alcuni consiglieri regionali di maggioranza, la riserva naturale costiera del Borsacchio: da oltre 1.000 ettari ad appena 24.

di Massimo Mortarino

Il nuovo anno sul fronte ambientalista è partito con il sit-in di protesta, organizzato proprio il 1° gennaio scorso da WWF Abruzzo nella riserva naturale costiera del Borsacchio, per denunciare il gravissimo atto della Regione che di fatto ha cancellato quasi totalmente una delle tre riserve naturali della provincia di Teramo. L’organizzazione ambientalista ha denunciato che, grazie alla presentazione di un emendamento alla Legge regionale di Bilancio (avvenuta alle 2.30 di notte del 29 dicembre, a cura di cinque consiglieri della maggioranza di centrodestra: Emiliano Di Matteo e Mauro Febbo di Forza Italia, Simona Cardinali e Federica Rompicapo della Lega e Umberto D’Annuntiis di Fratelli d’Italia, con la successiva approvazione dalla maggioranza), ha ridotto l’unica riserva regionale costiera della provincia di Teramo da oltre 1.000 ettari ad appena 24 ettari!.

Tutto questo, sottolinea il WWF Abruzzo “Senza alcun confronto pubblico, ma neppure una semplice discussione in aula, inserendo un emendamento in un provvedimento di tutt’altra natura, la maggioranza regionale di centrodestra ha tagliato un’area naturale protetta. La Riserva è stata talmente ridotta che tanto valeva eliminarla totalmente. Peraltro ora si dovrà ripartire per l’ennesima volta nella realizzazione del Piano di Assetto Naturalistico che, dopo essere stato adottato, era nella fase delle osservazioni e ora dovrà essere totalmente rivisto, considerato che la Riserva passa da oltre 1.000 a poco più di 20 ettari. Nel 2023 si dovrebbero istituire nuove aree protette e invece nell’Abruzzo di Marsilio vengono tagliate. La miopia amministrativa di questa maggioranza è senza limiti: è evidente l’incapacità di immaginare il futuro della nostra regione che vada oltre un misero tornaconto elettorale. Ma questa volta hanno veramente esagerato: i consiglieri regionali che hanno votato questa vergogna dovranno essere giudicati tra pochi mesi”. Durante il sit-in di protesta è stata ribadita la richiesta alla Regione di “bloccare subito questa vergogna, ripristinando il perimetro della riserva e approvando finalmente il Piano di Assetto Naturalistico”.

Legambiente Abruzzo ha sottolineato che la nuova perimetrazione, frutto dell’emendamento presentato e approvato dal centrodestra, “di fatto rappresenterebbe l’eliminazione dell’area protetta e l’azzeramento delle sue funzioni di conservazione e indirizzo di sviluppo sostenibile del territorio. Un atto di questo tipo, che di per sé vanificherebbe non solo il lavoro fatto in questi anni sul territorio ma anche la possibilità di una futura azione coordinata di tutela della biodiversità e sviluppo territoriale, in ogni caso non può essere presentato e votato con queste modalità, sottraendosi a un iter legislativo predeterminato. Proprio pochi giorni fa come associazione, con il Bilancio dell’Osservatorio Città Cima di Legambiente, abbiamo evidenziato come il 2023 sia stato un anno da bollino rosso per il clima e come sia necessario lavorare a tutti i livelli, dal nazionale al locale, sull’elaborazione di piani e strategie di adattamento alla crisi climatica: atti come questo, se confermato, vanno esattamente nella direzione opposta, rinunciando al doveroso compito istituzionale di supportare le comunità in una transizione ecologica giusta e condivisa”.

Una notizia positiva: il Consiglio di Stato blocca un cementificio nell’area di rispetto della Riserva Naturale Regionale Punta Aderci (Vasto)

Una magra consolazione per Legambiente e WWF Abruzzo sul fronte opposto, quello della tutela del suolo: il Consiglio di Stato, infatti, ha bloccato il Progetto per la realizzazione di un nuovo impianto produttivo di leganti idraulici e cemento sfuso e insaccato della ESCAL, nell’area di rispetto della Riserva Naturale Regionale “Punta Aderci” (Vasto), accogliendo i ricorsi in appello presentati contro le sentenze del TAR Pescara (n. 2/2023 e n. 3/2023), che avevano aperto la strada alla realizzazione dell’impianto stesso, superando i pareri negativi del Comitato di Gestione della Riserva e del Commissario ad acta, espressi nell’ambito della procedura di Valutazione di Incidenza Ambientale (VINCA). Secondo il Consiglio di Stato “È facoltà del privato interessato scegliere se ripresentare l’istanza con le modifiche ritenute opportune, ovvero proporre il superamento del diniego attraverso soluzioni alternative”.

L’avvocato Francesco Paolo Febbo, che ha curato il ricorso e gli appelli per le associazioni ambientaliste,  ha ricordato che “il contenzioso ha avuto inizio già nel 2018, con l’impugnativa da parte di Legambiente e WWF della VINCA favorevole al progetto emessa dal Comune di Vasto. Già allora il TAR Pescara, nell’accogliere il ricorso, con sentenza n. 203/2020, aveva decretato la necessità del parere favorevole del Comitato di Gestione”.

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Isola del Gran Sasso, ruspe devastano ettari di rarissimi habitat al Lago di Pagliara http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2023/11/isola-del-gran-sasso-ruspe-devastano-ettari-di-rarissimi-habitat-al-lago-di-pagliara/ Wed, 29 Nov 2023 09:46:46 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=16229 La Stazione Ornitologica Abruzzese denuncia i movimenti terra e il taglio indiscriminato di alberi e vegetazione ripariale. Depositato l’esposto

STAZIONE ORNITOLOGICA ABRUZZESE ONLUS

Comunicato stampa del 21 novembre 2023

Le ruspe hanno completamente devastato una delle rarissime aree umide del versante teramano del parco nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, il lago Pagliara a Isola del Gran Sasso, distruggendo preziosissimi habitat tutelati a livello europeo dove vivevano specie di anfibi, come i tritoni, e uccelli anch’essi protetti.

La Stazione Ornitologica Abruzzese mercoledì scorso 15 novembre ha depositato un esposto (testo qui sotto) alle autorità per chiedere l’immediata interruzione di ogni lavoro e di perseguire eventuali reati.

È desolante che in un’area protetta a livello europeo vengano rasi al suolo ettari ed ettari di rarissima vegetazione ripariale, che lo stesso parco definiva di elevatissimo valore naturalistico per la presenza di specie di piante e animali particolarmente protetti.

Non sappiamo se i lavori siano gli stessi per i quali il comune di Isola del Gran Sasso, al fine di realizzare una pozza utile per l’antincendio, aveva chiesto il nulla osta del parco che lo aveva concesso prescrivendo però una stretta tutela della vegetazione ed escludendo categoricamente lavori in alveo e movimento terra.

Se fossero proprio questi, sarebbe gravissimo sia per quelle che appaiono come palesi ed esplicite violazioni delle prescrizioni dell’Ente Parco sia perché addirittura sarebbero stati utilizzati fondi europei in totale contrasto con le direttive comunitarie che impongono la tutela di questi habitat e di queste specie.

Davanti a queste immagini di devastazione fa sorridere amaramente il ricordo delle note e surreali vicissitudini patite da un cittadino che aveva realizzato a mano e in buona fede degli stagni di pochi mq per favorire gli anfibi proprio all’interno del parco del Gran Sasso, perseguito per tale “misfatto” dalle autorità preposte fino a subire addirittura un processo penale.

Vedremo ora se gli enti preposti imporranno non solo lo stop ai lavori ma anche il ripristino degli ettari distrutti, oltre a valutare la posizione dei responsabili di tale intervento devastante.

Qui sotto l’esposto.

STAZIONE ORNITOLOGICA ABRUZZESE ONLUS

ESPOSTO

Pescara, 15/11/2023 – Esposto alle autorità:

Ministero dell’Ambiente – direzione Patrimonio Naturalistico

Regione Abruzzo – ufficio parchi

Regione Abruzzo – ufficio foreste

Regione Abruzzo – servizio Valutazioni ambientali

Ente Parco nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga

Carabinieri Forestali della Provincia di Teramo

Carabinieri Forestali del Parco del Gran Sasso

Carabinieri Forestali di Tossicia

URGENTE

OGGETTO: lavori in corso nel Parco nazionale del Gran Sasso al lago di Pagliara – Isola del Gran Sasso (TE) – distruzione degli habitat presenti tutelati – distruzione di aree di riproduzione e rifugio potenziale di anfibi – mancato rispetto delle prescrizioni del nulla osta del Parco – RICHIESTA DI IMMEDIATA INTERRUZIONE DEI LAVORI

Oggi pomeriggio è pervenuta all’associazione scrivente una inequivocabile documentazione fotografica e video (raccolta oggi stesso e che qui si allega) che mostra la completa alterazione dei rari habitat del lago di Pagliara nel Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, nel comune di Isola del Gran Sasso (TE).

Sono visibili ampi scavi realizzati con mezzi meccanici nel sedime del lago, con conseguente distruzione di stragrande parte della vegetazione presente, compresa quella arborea.

Basta osservare le foto dell’area prima dell’intervento per comprendere il notevolissimo valore di questa area umida.

Si tratta di una iniziativa a dir poco sconcertante all’interno di un parco nazionale e in siti Natura2000

protetti dalla UE.

Un’area di estremo valore naturalistico per la presenza di specie di fauna e flora e di habitat tutelati a livello europeo; si tratta di una delle pochissime aree umide dell’intero parco (si veda la dettagliata descrizione nel documento del Parco allegato).

Dalle prime informazioni raccolte sembrerebbe trattarsi di un intervento realizzato dal comune di Isola del Gran Sasso, progetto che ha ricevuto numerosissime e altrettanto inequivocabili prescrizioni nel nulla osta dell’Ente Parco che appaiono stridere con quanto si può rilevare nelle immagini.

Tra le prescrizioni dell’Ente Parco, a mero titolo di esempio, ricordiamo:

“è assolutamente vietata la realizzazione di scavi, lavori di movimentazione terra e costruzione di nuovi manufatti all’interno del lago.

j) è vietato l’accesso in alveo con qualsiasi mezzo, considerando che il lago va inteso nella sua ampia accezione di area umida e considerando che dovrà essere presa in considerazione la massima superficie di invaso come riscontrabile nelle stagioni più favorevoli;”.

E oltre:

“qualsiasi lavorazione di riprofilatura delle sponde e di pulizia della vegetazione dovrà essere effettuata solo manualmente o comunque senza accesso di mezzi d’opera in alveo”.

Tali prescrizioni erano formulate su una prima versione degli elaborati progettuali, in quanto, testualmente secondo il Parco il progetto depositato presentava “evidenti rischi di determinare incidenze negative molto significative di alcuni degli interventi previsti, con particolare riferimento alla realizzazione di scavi, lavori di movimentazione terra, impermeabilizzazioni del fondo del lago …”.

Nel nulla osta, il Parco richiedeva altresì di svolgere, prima dell’avvio dei lavori, rilievi dettagliati della vegetazione presente e delle sponde del lago, nonché un sopralluogo per concordare con   maggiore precisione le aree su cui intervenire in maniera selettiva (al contrario di quanto si può osservare nelle immagini).

In ogni caso, il nulla osta escludeva anche la modifica sostanziale del fondo del laghetto, intervento proposto – incredibilmente, verrebbe da dire, trattandosi di alterazione completa di ambienti tutelati da numerose norme comunitarie e nazionali (a partire dai divieti della Legge 394/1991; si veda non a caso quelli richiamati nel nulla osta del Parco) – dal comune.

Aggiungiamo che abbiamo inutilmente cercato sui siti istituzionali la documentazione della Valutazione di Incidenza Ambientale svolta dal comune, nonostante i precisi obblighi di pubblicità e trasparenza dettati dalle Linee guida nazionali sulla Vinca. Addirittura sembrerebbe, a leggere il nulla osta, che sia stato effettuato il solo “screening” Vinca. Se così fosse, si tratterebbe anch’essa di una evidente violazione delle Linee guida in quanto lo stesso nulla osta del parco evidenzia potenziali (e pesanti) incidenze negative per le specie e gli habitat protetti dalla UE.

Riservandoci ogni altro intervento e approfondimento, chiediamo:

1) di fermare immediatamente i lavori in corso presso il lago onde evitare più gravi conseguenze sulla fauna, sulla flora e sugli habitat protetti a livello nazionale e comunitario;

2) se effettivamente si tratta dei lavori proposti dal comune di Isola del Gran Sasso;

3) in tal caso, di valutare tutte le inosservanze rispetto al nulla osta;

4) di valutare la sussistenza di eventuali reati, ivi compreso quello previsto dall’articolo 733bis del Codice Penale;

5) sulla base di quanto previsto dal D.lgs.33/2013 e dal D.lgs.195/2005, al solo Ente Parco: a) copia del verbale del sopralluogo svolto preventivamente ai lavori così come prescritto nel nulla osta; b) copia del parere reso in sede di V.Inc.A.; c) copia dei rilievi prescritti relativamente allo stato del laghetto; d) copia degli studi di incidenza e degli elaborati progettuali depositati dal comune; e) copia della determina del comune di Isola del Gran Sasso di conclusione del procedimento di V.Inc.A.

PS: certo davanti a queste immagini non possono non tornare alla mente le note e surreali vicissitudini patite da un cittadino che aveva realizzato a mano e in buona fede degli stagni di pochi mq per favorire gli anfibi all’interno del Parco del Gran Sasso, perseguito per tale “misfatto” dalle autorità preposte fino a subire addirittura un processo penale.

Siamo certi che ora vi sarà occasione per attivarsi anche con maggiore impegno, zelo e solerzia visto che in questo caso la rara e preziosa vegetazione preesistente, patrimonio del parco e dell’Europa, è stata devastata direttamente dalle ruspe.

CertI di un immediato riscontro, alleghiamo la documentazione citata nonché le immagini di prima (di alcuni anni or sono) e ora.

Augusto De Sanctis

Consigliere Stazione Ornitologica Abruzzese

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L’antico bosco dell’Arneo rischia di essere cancellato per sempre dall’ampliamento della pista Porsche http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2023/11/lantico-bosco-dellarneo-rischia-di-essere-cancellato-per-sempre-dallampliamento-della-pista-porsche/ http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2023/11/lantico-bosco-dellarneo-rischia-di-essere-cancellato-per-sempre-dallampliamento-della-pista-porsche/#comments Fri, 17 Nov 2023 19:02:53 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=16208 di Serena Mattia

La casa automobilistica tedesca Porsche, in accordo con la Regione Puglia, abbatterà un’ampia porzione di foresta per ampliare le piste del Nardò Technical Center.

Dicono si tratti di un intervento di pubblica utilità.

Il contesto

Siamo nella Riserva Naturale Orientata Regionale Palude del Conte e Duna Costiera dove rischiano di essere cancellati 200 ettari dell’ultimo lembo dell’antico bosco mediterraneo dell’Arneo.

La Riserva comprende due siti di interesse comunitario (SIC): il SIC “Palude del Conte – Dune di Punta Prosciutto” e il SIC “Porto Cesareo”, fondamentali per la conservazione degli habitat naturali e delle specie animali e vegetali di interesse comunitario. Parliamo dunque di un’area di notevole importanza naturalistica, interessata da vincoli ambientali molto stretti.

Cosa prevede?

Il centro prove proprietà della Porsche si sviluppa su una superficie di 700 ettari e comprende piste, impianti, officine e uffici.

Il progetto di ampliamento prevede la costruzione di altre piste di prova, un parcheggio, edifici tecnici e amministrativi, una mensa, un nuovo centro di logistica e manutenzione e una stazione di servizio.

Secondo la Direttiva Habitat, progetti che ricadono all’interno delle aree Natura 2000 e quelli che ricadono all’esterno ma che possono comportare ripercussioni significative su di esse, devono essere oggetto della valutazione di incidenza (VINCA).

Il comitato VIA (Valutazione di impatto ambientale) e VINCA della Regione Puglia ha affermato che “gli impatti su tali componenti sono negativi e significativi”. Anche l’Ufficio Parco del Comune di Porto Cesareo, ha definito “significativamente negativa e rilevante” l’incidenza dell’intervento richiesto da Porsche.

La Direttiva Habitat, in caso di valutazione negativa, prevede che l’assenso può sopraggiungere solo in presenza di rilevante interesse pubblico e previa progettazione di misure compensative. Ma Porche ha pensato anche a questo. Ha elaborato infatti un piano per il “miglioramento ambientale”, miglioramento che andrà a distruggere l’antico bosco mediterraneo per un progetto di riforestazione che avrà luogo nei terreni di privati, che saranno pertanto espropriati. Inoltre, sono previsti un centro di elisoccorso attrezzato con eliporto e annesse strutture sanitarie e l’implementazione di un centro di sicurezza antincendi. Tutto questo andrà a giustificare la pubblica utilità. E il gioco è fatto.

Quali saranno le conseguenze del progetto?

Circa 200 ettari dell’antico bosco dell’Arneo saranno distrutti per far posto all’ampliamento del circuito, in una regione che si posiziona, secondo l’ultimo rapporto ISPRA, al terzo posto per consumo di suolo.

La riforestazione avverrà su 351 ettari di terreno appartenenti a 134 diversi proprietari che saranno espropriati, molti dei quali perderanno le loro attività agricole. Inoltre, il valore ecologico di questa foresta non potrà essere sostituito da un impianto artificiale. La capacità di un bosco di questo tipo di assorbire anidride carbonica, stoccare carbonio, regolare il clima, ospitare la fauna selvatica, è sicuramente maggiore rispetto alla capacità delle giovani piante messe a dimora.

Ma quello che più preoccupa è che la procedura adottata rischia di creare un precedente pericoloso per aggirare la protezione di altre aree naturali, facendo passare l’interesse privato per interesse pubblico.

Per tutelare questo habitat così ricco di biodiversità, il comitato Custodi del Bosco dell’Arneo ha lanciato una petizione online: firmatela e contribuite a salvare questo bene comune.

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Asfalto sulla brughiera per far posto al progetto “Masterplan Malpensa 2035” http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2023/11/cemento-sulla-brughiera-per-far-posto-al-progetto-masterplan-malpensa-2035/ http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2023/11/cemento-sulla-brughiera-per-far-posto-al-progetto-masterplan-malpensa-2035/#comments Fri, 03 Nov 2023 15:35:19 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=16188 di Serena Mattia

Non c’è pace per la brughiera nel Parco regionale del Ticino.

È da poco uscito l’ultimo rapporto dell’ISPRA sul consumo di suolo e la Lombardia si giudica il primo posto per consumo di suolo per il terzo anno di fila.

Sarà perché la regione non intende rinunciare a questo triste primato che si vogliono cementificare altri 44 ettari di suolo occupati dalla brughiera più meridionale d’Europa per estendere l’area cargo dell’aeroporto di Malpensa.

Il progetto “Masterplan Malpensa 2035”, localizzato nella Provincia di Varese e nei territori comunali adiacenti, prevede la costruzione di una nuova area dedicata ai voli cargo, strutture edilizie a servizio dell’attività aeroportuale e interventi di riordino del sistema della viabilità interna.

Tutto questo a discapito della brughiera, un habitat estremamente raro in Italia, ricco di biodiversità, contraddistinto da una composizione floristica particolare che lo differenzia dalle brughiere del centro Europa.

L’Università dell’Insubria e l’Università di Pavia hanno condotto una serie di indagini floristiche e vegetazionali che hanno permesso di implementare le conoscenze sulle valenze ecologiche del sito. L’analisi della flora ha consentito di censire 332 taxa, molti dei quali sottoposti a diverse tipologie di protezione.

Per quanto riguarda l’avifauna, qui sono presenti 184 specie di uccelli, di cui 52 di interesse comunitario, tra cui il falco pecchiaiolo, il succiacapre e l’averla piccola.

Trovano poi l’habitat ideale la ninfa delle brughiere (Coenonympha oedippus), una delle cinque farfalle più minacciate d’Europa e l’invernina delle brughiere (Sympecma paedisca), una libellula classificata come in pericolo critico dall’Unione Mondiale per la Conservazione della Natura (IUCN).

Con il Decreto ministeriale 282 dell’8 giugno 2023 il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica aveva provato a salvare quest’area, aveva infatti dato il via libera al piano generale di espansione dello scalo di Malpensa, a condizione che la crescita della zona merci non fosse uscita dal sedime aeroportuale attuale. Per valutare la fattibilità del progetto, era stata eseguita anche una valutazione di impatto ambientale (VIA) che aveva approvato l’ampliamento dell’aeroporto stabilendo che questo non avrebbe dovuto danneggiare la brughiera circostante.

Insomma, una giusta soluzione per poter coniugare ambiente ed economia.

Inoltre, la Commissione VIA riteneva necessario che la Regione assumesse decisioni in merito alla proposta di istituzione del SIC/ZPS (sito di interesse comunitario/zona a protezione speciale) “Brughiere di Malpensa e Lonate”, come proposto dal Parco regionale del Ticino.

Ma il Parlamento ha annullato la decisione del Ministero dell’Ambiente. Con un emendamento al decreto Aria, convertito in legge lo scorso 24 ottobre, ha di fatto reso inutile il contenuto del DM 282 dell’8 giugno 2023, stabilendo che il progetto dovrà essere riconsiderato.

In questo modo potrà essere rivalutato il piano originale di SEA, la società che gestisce l’aeroporto, piano che prevedeva di costruire l’area cargo sulla brughiera, proprio su quell’area che andrebbe protetta, a dimostrazione del fatto che la tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi continua ad essere ignorata, nonostante sia tra i principi fondamentali della nostra Costituzione.

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Piemonte, il Parco Nazionale Val Grande estende i propri confini http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2023/10/piemonte-il-parco-nazionale-val-grande-estende-i-propri-confini/ http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2023/10/piemonte-il-parco-nazionale-val-grande-estende-i-propri-confini/#comments Tue, 31 Oct 2023 11:43:35 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=16171 di Filippo Pirazzi e Sonia Vella, referenti Comitato Salviamo il Paesaggio Valdossola.

Finalmente una buona notizia: il Parco nazionale Val Grande, il secondo parco nazionale del Piemonte, sito nella provincia del Verbano-Cusio-Ossola tra le alture sopra il Lago Maggiore e la Valdossola, vede concretizzarsi il via libera del Governo, del Ministero e del Presidente Mattarella all’ingresso di nuovi territori dei comuni di Verbania, Mergozzo, Ornavasso, Caprezzo e Vogogna. Ne siamo sinceramente compiaciuti e plaudiamo alla notizia. L’ampliamento dei confini di un Parco nazionale, o di un’area protetta, è sempre un fatto positivo per l’ambiente naturale e per chi ce l’ha a cuore.

Lo testimoniano, alla divulgazione della voce, tutte le condivisioni e le manifestazioni di interesse e d’affetto di una gran parte di opinione pubblica, espresse sui principali “social” e sulle “app” di comunicazione di massa.

Ciò significa, che molti di noi ancora credono che la difesa di quel residuo di Natura, rimastaci più o meno indenne all’infrastutturazione disordinata della montagna, sia prioritaria rispetto al consumo di suolo, alla cementificazione delle terre, all’urbanizzazione infinita, all’aumento disperato della CO2 in atmosfera, alla corsa al riscaldamento climatico, al maltrattamento dei corpi idrici, siano essi ghiacciai, sorgenti, fiumi, laghi, mari, oceani o falde acquifere, all’abbattimento degli alberi “perché le foglie in terra sporcano”, alla soppressione della fauna selvatica a scopo ludico o per ataviche e ingiustificate paure, allo sfruttamento in generale delle risorse del Pianeta, come se non ci fosse un domani. 

A nostro modesto parere, la crescita economica non può essere più un obiettivo primario, sia alla scala globale che a quella locale, se a farne le spese è l’Ambiente e se la sostenibilità degli interventi e dei programmi di sviluppo è solo apparente o pura speculazione. Questo vale per chi persegue da sempre l’ambientalismo, ma anche per chiunque abbia un minimo di coscienza e di ragionevolezza, compresa una percezione oggettiva di bellezza. 

Leggiamo sui giornali che sottoporre a tutela ambientale una parte di territorio comunale affinché si passi nel Parco, sia una “nuova occasione di sviluppo” per le comunità locali. Siamo d’accordo, l’elemento naturale della nostra casa comune, La Terra, è il più importante patrimonio “bene comune” su cui investire energie, concentrare l’attenzione e le nostre cure per il benessere presente e futuro del genere umano, per garantire la vita e l’esistenza su di essa. Lo dicono tutti i saggi del mondo e lo afferma pure il Pontefice della Chiesa di Roma nella sua ultima enciclica, il seguito di “Laudato sì”. Proprio per queste finalità, i Parchi si occupano di ecologia, proteggono e conservano gli ambienti naturali, a garanzia dei servizi ecosistemici di cui beneficia l’intera umanità: aria, acqua, suolo, salute pubblica, habitat, biodiversità. Queste sono le uniche, vere, nuove occasioni di sviluppo.

E dunque, con il Decreto del Presidente della Repubblica pubblicato in G.U. l’undici ottobre scorso, Il Parco nazionale Val Grande passerà da 15.689 ettari a 18.112 (ha), accogliendo una richiesta dei territori formulata più di tre anni fa

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Firmato il Decreto Ministeriale che limita il Parco Nazionale di Portofino a soli tre Comuni http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2023/10/firmato-il-decreto-ministeriale-che-limita-il-parco-nazionale-di-portofino-a-soli-tre-comuni/ http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2023/10/firmato-il-decreto-ministeriale-che-limita-il-parco-nazionale-di-portofino-a-soli-tre-comuni/#comments Wed, 18 Oct 2023 06:00:00 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=16134 Cittadini e associazioni rivolgono un appello al Presidente della Repubblica per dire no al mini-Parco. Disponibile anche la petizione online

Dando seguito all’annuncio dell’inizio del mese e accogliendo la richiesta della Regione Liguria, il 10 ottobre 2023 il Ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin ha firmato il Decreto che limita al territorio di tre comuni il Parco Nazionale di Portofino (che era stato istituito con la Legge n 205 del 2017). In base al decreto ministeriale il Parco comprende Camogli, Portofino e Santa Margherita, sostanzialmente i confini del precedente Parco Regionale.

Viene così accantonata la perimetrazione provvisoria che interessava invece 11 comuni, proposta dal precedente Ministro dell’Ambiente Cingolani e corrispondente a quella individuata dal parere dell’ISPRA. Anche la richiesta dell’ANCI riguardava un’area estesa, ma a 7 comuni, includendo Rapallo, Chiavari, Zoagli e Coreglia Ligure.

La decisione del Ministero ha quindi ignorato le richieste di alcuni comuni e di molti cittadini e associazioni che da tempo mettono in evidenza la necessità di un Parco nazionale il più esteso possibile. In questo modo si garantirebbero la tutela ambientale, la valorizzazione, i finanziamenti e il sostegno alle imprese locali anche nei Comuni limitrofi, alcuni dell’entroterra, e ad una più vasta zona ad alto pregio naturalistico.

Di seguito riportiamo il testo della Petizione online (che è possibile sottoscrivere qui) e l’Appello al Presidente della Repubblica.

Petizione online: “Salviamo l’allargamento del parco nazionale di Portofino, no ad un mini parco Nazionale”

Perchè sì al Parco Nazionale di Portofino?

A seguito dei cambiamenti climatici in atto l’Europa ha riconosciuto con la recente approvazione della nuova strategia per il 2030, che l’umanità ha necessità di più natura: per questo prevede, tra le altre cose, nella propria Strategia per il 2030 non solo il ripristino degli habitat e degli ambienti urbani degradati, la creazione di parchi urbani all’interno delle città, ma altresì l’aumento delle aree protette ad almeno il 30% di ogni nazione con un investimento economico enorme per raggiungere tali obbiettivi di decine di miliardi di Euro.

All’interno di tale contesto, si svolge la battaglia per l’istituzione del Parco Nazionale di Portofino previsto dalla legge sin dal 2017, legge mai attuata per precisa scelta di politica regionale.           

L’attuale perimetrazione provvisorio del Parco è il frutto di studi scientifici effettuati da ISPRA, l’istituto statale deputato a fornire i pareri tecnici in materia ambientale. 

Tralasciando le regioni di natura ecosistemica relativa all’importanza dell’inclusione nell’area protetta della zona di crinale che comprende tre SIC quali Rio Tuia (Rapallo Zoagli) e lecceta di (chiavari) i vantaggi del parco sono i seguenti:

Migliora la qualità di vita dei residenti
Il Parco migliora la qualità della vita dei residenti, non il contrario.

Nel parco infatti è possibile raccogliere i funghi, pescare, fare legna, ricostruire i muretti a secco, manutenere e ristrutturare le proprie abitazioni, costruire nuovi manufatti edilizi, se relativi allo svolgimento della attività agricola.

A regime il parco sarà suddiviso in quattro aree contraddistinte da diversi gradi di tutela: dalle aree più selvagge a quelle abitate.                                                                                                                                         Sarà possibile accedere anche da parte dei privati residenti a finanziamenti erogati direttamente da Parco Nazionale sia per quanto riguarda le attività di miglioramento ambientale ed urbano sia per le attività economiche ed artigianali compatibili con le finalità del Parco.                                               Infatti, dal 2019 i parchi nazionali sono diventati ZEA (Zone economiche ambientali) nelle quali sono previste forme di sostegno alle imprese locali: i parchi nazionali sono diventati veri laboratori di sperimentazione per promuovere l’economia circolare, l’uso delle energie rinnovabili e favorire la coesione sociale e la cura del territorio.

Crea nuove imprese e posti di lavoro qualificati e ben retribuiti.
Nuovi posti di lavoro non solo all’interno del Parco ma soprattutto legati allo sviluppo dell’economia circolare all’interno del Parco, incentivando lo sviluppo delle attività produttive agro-silvo-pastorali e agrituristiche e di attività connesse.

Aumenta la coesione sociale ed identitaria degli Enti Locali e delle relative popolazioni.

Fare parte di un Parco Nazionale crea sistema tra gli Enti locali che vi fanno parte: una coesione territoriale e sociale ed una identità di obbiettivi che rende le amministrazioni che fanno parte del Parco più efficienti a gestire progetti di sviluppo di interesse comune per le proprie popolazioni residenti.

Nuovi flussi turistici e sviluppo del relativo indotto 
L’entrata di territori – oggi ai margini quali ad esempio i nuclei frazionali – all’interno del Parco porterà alla scoperta e alla valorizzazione di tali zone attraverso la rete sentieristica del parco con ulteriori possibilità di sviluppo economico di tali zone.

Appello al Presidente della Repubblica

Coordinamento per il Parco Nazionale di Portofino Osservatorio Ambientale

Il Coordinamento per il Parco Nazionale di Portofino è un’associazione di fatto costituita il 19 gennaio 2019, alla quale hanno aderito associazioni e movimenti ambientalisti, associazioni culturali, associazioni sportive e singoli cittadini.

Il Coordinamento persegue lo scopo, in collaborazione con l’attuale Comitato di gestione provvisoria del Parco Nazionale di Portofino, con l’Ente Parco Regionale, con le istituzioni locali, regionali e statali, di seguire l’iter di perfezionamento dell’istituzione del Parco Nazionale di Portofino, formulando proposte per addivenire all’effettiva realizzazione del Parco. Una volta istituito il Parco, il Coordinamento ne seguirà la gestione, anche come “Osservatorio ambientale”, in collaborazione con le istituzioni competenti.

Il Coordinamento è apartitico, ma dialoga con tutte le forze politiche locali e nazionali al fine di raggiungere lo scopo.

A seguito della manifestazione svoltasi il 23 settembre 2023 tra Rapallo e Santa Margherita Ligure
per ottenere l’istituzione del Parco Nazionale di Portofino allargato al territorio di sette Comuni
come proposto dall’ANCI, il Coordinamento per il Parco Nazionale di Portofino e le Associazioni
partecipanti – Italia Nostra, Legambiente, WWF, LIPU ed altre Associazioni e Comitati di cittadini –
hanno convenuto di formulare il seguente Appello a Lei, Signor Presidente.

APPELLO
al Presidente della Repubblica

Con la riforma dell’art. 9 della Costituzione, approvata quasi all’unanimità dal Parlamento, “la Repubblica … tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi anche nell’interesse delle future
generazioni”.
“La Repubblica” viene, pertanto, resa garante dell’equità intergenerazionale in materia ambientale.
“La Repubblica” è lo Stato, le Regioni, i Comuni, le associazioni, i cittadini, ma, in primo luogo è Lei, il suo Presidente.

Caro Presidente, la Costituzione Le intesta, ora, questa funzione di tutela e garanzia.
La perimetrazione definitiva del Parco Nazionale di Portofino, istituito con la legge 27 dicembre
2017, n. 205, dopo l’inerzia protrattasi per quasi sei anni da parte di Regione Liguria e dei Comuni
interessati, dopo contenziosi amministrativi, dopo che la perimetrazione provvisoria, adottata dal
precedente Ministro dell’Ambiente, Roberto Cingolani, in adesione al parere di ISPRA, aveva interessato il territorio di 11 comuni, viene ora decisa (rectius: proposta a Lei, Signor Presidente)
dal nuovo Ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin, d’intesa con Regione Liguria,
limitandola al territorio di tre comuni, in spregio ai principi di tutela ambientale e di equità
intergenerazionale, che anche Regione Liguria, gli Enti locali e, soprattutto, il Ministero
dell’Ambiente (variamente denominato nel tempo) sono chiamati ad applicare.

Viene individuato come area protetta il territorio più piccolo possibile, corrispondente a quello
dell’attuale Parco Regionale, reso ancora meno esteso dalla recente abolizione, ad opera di Regione Liguria, delle “aree contigue.” Viene estesa la “zona 3”, che consente un’“elevata antropizzazione”.

Tutto questo avviene per ragioni esclusivamente politiche, senza tener conto della voce dei
cittadini, della volontà dei comuni potenzialmente interessati (che chiedono di entrare) e, soprattutto, degli studi istruttori e dei pareri di ISPRA, che vengono del tutto disattesi. Ed avviene in spregio, anche, all’Accordo di Durban del 2003 e, soprattutto, alla “Strategia Europea per la Biodiversità”, che prevede la creazione, entro il 2030, di una rete coerente e ben gestita di zone protette comprendenti almeno il 30% della superficie terrestre e marina dell’UE, di cui almeno un
terzo sottoposte a tutela rigorosa (mancano solo 7 anni al 2030 e ne abbiamo impiegato ben sei per non arrivare neppure a perimetrare in via definitiva un solo parco nazionale!).

Da questa situazione nasce l’appello a Lei, nostro Presidente, l’appello di associazioni ambientaliste e cittadini, affinché Lei – nell’esercizio dell’attribuzione che la legge (art. 8 della legge 394/1991) specificamente Le riserva, di adozione del provvedimento definitivo (D.P.R.) di delimitazione del Parco Nazionale di Portofino – respinga la proposta del Ministro dell’Ambiente, chiedendogli di riformularla, adeguandosi al parere di ISPRA e soprattutto alla Costituzione, alla normativa europea, agli accordi internazionali ed alla volontà espressa dai territori.

Certi della Sua attenzione per un tema che riguarda il futuro dei cittadini di questo Paese (e del
Mondo), la ringraziamo anticipatamente per quanto farà.

Genova, 8 ottobre 2023

Il Coordinatore Antonio Leverone

Il Presidente del Coordinamento Ermete Bogetti

Associazione di fatto costituita il 19.1.2019 – Presidente Ermete Bogetti- Coordinatore : Antonio
Leverone antonio.leverone@gmail.com

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Lago del Pertusillo: un sito di interesse comunitario tra i pozzi di petrolio http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2023/10/lago-del-pertusillo-un-sito-di-interesse-comunitario-tra-i-pozzi-di-petrolio/ Mon, 09 Oct 2023 15:38:36 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=16113 di Serena Mattia

Nel cuore della Val d’Agri, in Basilicata, sorge il lago del Pertusillo, un invaso artificiale costruito tra il 1957 e il 1963 a sbarramento del fiume Agri, delimitato a sud da una diga lunga 380 metri e alta 95. 

Il lago è stato riconosciuto dall’Unione Europea come Sito di interesse comunitario (Sic) della rete Natura 2000 e si trova nel Parco Nazionale dell’Appennino Lucano Val d’Agri Lagonegrese.

È un’oasi di notevole interesse dal punto di vista naturalistico che ha dato vita a un ecosistema ricco di biodiversità: qui, infatti, si trovano specie rare o minacciate di estinzione, come il moscardino, il gatto selvatico, il gufo, il corvo imperiale, la lontra e la salamandra dagli occhiali; sono presenti, inoltre, anche alcune specie protette come il nibbio reale, il picchio rosso, il falco pecchiaiolo, l’upupa e lo sparviero. A fargli da cornice, alberi di faggio, cerro, castagno, nocciolo e rose selvatiche.

Questo invaso fornisce acqua destinata a uso potabile e irriguo a Puglia e Basilicata. Peccato, però, che lungo la sponda occidentale ci siano 27 pozzi di estrazione di petrolio del Centro Olio Val d’Agri di Viaggiano (COVA). 

In Val d’Agri, conosciuta come il “Texas d’Italia”, c’è la più grande  riserva di idrocarburi su terraferma d’Europa. L’80% del petrolio estratto in Italia viene proprio da qui.

E questo desta non poche preoccupazioni.

Succede, infatti, che a dicembre 2022 le acque verde-azzurro del lago si tingono di marrone scuro. L’anomalia inizia dalla sponda ovest, che dista solo un paio di chilometri da alcuni dei 27 pozzi di estrazione di petrolio del centro oli.

A seguito di diverse segnalazioni, l’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente (ARPAB) ha analizzato la chiazza marrone che si allarga sul lago. 

Per l’ARPAB questa colorazione anomala è dovuta a una fioritura algale che, in determinate condizioni, può dar luogo a una proliferazione fuori dal normale ma che non rappresenta un pericolo per la salute umana. Inoltre, sono state trovate quantità di azoto e fosforo superiori ai limiti di legge. 

Secondo l’Agenzia, le cause della proliferazione algale sarebbero da attribuire all’innalzamento della temperatura dell’acqua, agli scarichi industriali e ai pesticidi utilizzati dagli agricoltori. 

Queste conclusioni non hanno convinto l’associazione CovaContro che da anni monitora lo stato di salute del lago. Infatti, i risultati dei campioni prelevati dall’associazione hanno evidenziato anche la presenza di 311 microgrammi di idrocarburi pesanti per ogni litro di acqua. Un dato allarmante, visto che l’istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA) indica 350 microgrammi come soglia oltre la quale si può parlare di contaminazione.

Questa non è la prima anomalia che si registra. Associazioni, ambientalisti e comitati di cittadini sostengono che l’inquinamento del lago sia iniziato già nei primi anni del 2000, in concomitanza con l’inizio delle estrazioni di petrolio nella valle. Nel 2017 si verificò una fioritura algale simile a quella attuale. Esclusa la presenza di idrocarburi, L’ARPAB e l’allora presidente della Regione Marcello Pittella sostennero si trattasse di un “fenomeno naturale”. Uno studio pubblicato nel 2021 dalla rivista scientifica Remote Sensing ha però sostenuto che la presenza delle alghe fosse dovuta agli idrocarburi nelle acque.

È evidente che la presenza del centro oli in prossimità di un invaso le cui acque vengono utilizzate a scopo potabile dagli abitanti della Puglia e con la quale vengono irrigati i campi della Basilicata, rappresenta un grave pericolo per l’ambiente, per la sopravvivenza delle specie che popolano il lago e per la salute umana. 

Resta da capire come sia possibile che sia concesso tutto questo in un territorio dove l’acqua rappresenta una risorsa fondamentale, in una zona da sempre vocata all’agricoltura, in un territorio contraddistinto da un’elevata ricchezza biologica, all’interno di un Parco Nazionale.

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Attacco al Lago Bianco: lettera aperta al direttore del Parco Nazionale dello Stelvio http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2023/09/attacco-al-lago-bianco-lettera-aperta-al-direttore-del-parco-nazionale-dello-stelvio/ http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2023/09/attacco-al-lago-bianco-lettera-aperta-al-direttore-del-parco-nazionale-dello-stelvio/#comments Sat, 30 Sep 2023 14:38:53 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=16079 di Serena Mattia

C’è un posto, nel cuore del Parco Nazionale dello Stelvio, dove sopravvive l’ultimo lembo di Tundra Artica, relitto dell’ultima glaciazione. In questo contesto, a 2.652 metri di quota, si trova un meraviglioso lago alpino alimentato da un ghiacciaio, il Lago Bianco.

Una zona ad alto valore naturalistico dunque, dove è possibile ammirare rare specie vegetali che contraddistinguono questi habitat, come il ranuncolo glaciale, gli eriofori e molte altre ancora.

Il lago, inoltre, non solo si trova in un parco nazionale ma ricade all’interno della Riserva Naturale Statale “Tresero – Dosso del Vallon”, fa parte di una ZPS (zona a protezione speciale) e di un’area Natura 2000. E forse vale la pena ricordare che lo scopo di Natura 2000 è salvaguardare gli habitat naturali e le specie di flora e fauna minacciati o rari a livello comunitario.

Ma, a quanto pare, nonostante i forti vincoli, la tutela della natura qui non è contemplata.

Come è ormai tristemente noto, sulle nostre montagne la neve scarseggia a causa del cambiamento climatico. Così, il Lago Bianco è stato scelto per captare le acque che andranno ad alimentare il sistema di innevamento artificiale degli impianti sciistici di Santa Caterina Valfurva. La conseguenza? Questo delicato ecosistema verrà inevitabilmente modificato.

I lavori di posa delle tubature sono iniziati e serviranno a prelevare l’acqua dal fondo del lago per alimentare i cannoni sparaneve. Il livello del lago potrà abbassarsi fino a 4 centimetri; nel caso in cui dovesse scendere oltre questo limite, l’acqua verrà pompata per ristabilirne il livello. Secondo il botanico alpino Innocenzo Bona, le acque che verranno ripompate nel lago porteranno una serie di squilibri, in quanto non saranno quelle ricche di limo del ghiacciaio ma di diversa provenienza.

In un periodo storico contraddistinto da una crisi ambientale senza precedenti, dove i ghiacciai si sciolgono, l’acqua scarseggia, la biodiversità e gli ecosistemi sono a rischio, la preoccupazione maggiore è quella di alimentare gli interessi di pochi a scapito di un bene di tutti.

Le condizioni ambientali sono cambiate e dovremmo cambiare e ripensare anche le nostre abitudini e il nostro modello di sviluppo economico. Non c’è neve? Non si scia.

Questo non è turismo sostenibile, non è sviluppo, non è gestione e protezione del territorio e dell’ambiente, non è quello che l’Europa chiede a gran voce con le politiche del Green Deal. Tutto questo si chiama sfruttamento scellerato delle risorse.

Contro il progetto cittadini si sono mobilitate circa 1.500 persone tra associazioni ambientaliste, comitati e singoli e su “La Provincia di Sondrio” è stata pubblicata una lettera aperta firmata da Roberta Di Monticelli e indirizzata al direttore del Parco Nazionale dello Stelvio. Ve la riportiamo qui integralmente.

Caro Direttore,

Sono una delle centinaia di cittadini/e che il 10 settembre scorso hanno partecipato alla Passeggiata Solidale al Lago Bianco del Gavia, e una del migliaio circa di iscritti alla pagina fb “Salviamo il Lago Bianco del Gavia”: questo prezioso lago glaciale nel cuore del Parco Nazionale dello Stelvio, che sotto i nostri occhi stanno riducendo a un bacino di servizio per produrre neve artificiale – a spese dell’habitat naturale, della biodiversità e della bellezza per cui è sulla carta rigidamente protetto. Scrivo a lei, perché questa è la prima, sgomenta domanda: ma dov’è l’autorità del Parco?  Ma come è stato possibile? E’ la domanda che sale alle labbra di chiunque veda con i suoi occhi le ruspe che hanno già sfondato la torbiera, e i tubi per captare le acque, che saranno interrati per otto chilometri dal lago alle piste da sci.

Proprio qui: non solo nel cuore del Parco Nazionale dello Stelvio, ma in questa “Zona di Protezione Speciale”, nata nel 2007 a titolo di compensazione a seguito di una procedura di infrazione europea: di una condanna quindi, causata da altri lavori in violazione delle regole, per i Mondiali del 2005. Proprio qui, a 2600 metri, dove il paesaggio è mozzafiato, dove non si può spostare un sasso o raccogliere un fiore. Proprio qui in questi giorni la macchina “spingitubo” proseguirà la sua trista violenza, penetrando in profondità le acque di limo del sovrastante, già agonizzante resto dei ghiacciai che furono. Pietà l’è morta.

Questa riserva, oltretutto, è area di Rete Natura 2000: quella europea per il mantenimento a lungo termine degli habitat naturali e delle specie di flora e fauna minacciati o rari. E infatti questo lago presenta un esempio unico di tundra artica, con una vegetazione di 102 specie subglaciali, studiata in tutto il mondo. Che nelle stagioni giuste offre agli occhi l’incanto degli eriofori, quei fiorellini di piuma bianca che gli danno il nome. Ma cosa resterà di tutto questo una volta che il lago sia ridotto a un bacino di compensazione, munto o rifornito d’acque non sue a seconda degli interessi stagionali? Interessi privati oltretutto, perché si tratta dei gestori di impianti sciistici o delle autostrade dello sci – alimentati con le ultime, preziose risorse che sono di tutti – col sacrificio dei paesaggi più belli di tutto l’arco alpino. Ma perché?

Sì, lo chiedo a lei, Direttore. I comuni interessati di Valfurva e di Bormio, la Provincia, la Regione, lo Stato: tutte queste istituzioni hanno dato il loro consenso. A quali eccessi di calcolo elettorale, di cecità ignara di futuro, di speranza e di bellezza, a che buio di compromessi con la coscienza civile e con le norme di legge possano giungere i politici cui le istituzioni sono affidate, lo sappiamo purtroppo. Ma il Parco! Che dovrebbe essere un’Autorità indipendente dalla politica elettorale:  come è possibile che dia il suo consenso a questo potenziale crimine ambientale? Proprio l’Autorità istituita a protezione dei più preziosi beni paesaggistici e ambientali che ci restano, quella che proprio dalla prepotenza dell’interesse economico e dagli abusi della politica dovrebbe tutelarci, quella che risponde non a una provincia o a una regione, ma ai cittadini tutti, d’Italia e d’Europa – che risponde infine all’umanità stessa, perché le Alpi sono un patrimonio di questa! Come è possibile, Direttore?

Non è solo un migliaio di persone ad attendere una risposta. Sono tutti i cittadini italiani che l’attendono, in nome dell’Articolo 9 della Costituzione: “La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura …Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione. Tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni.”

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