Ispra – www.salviamoilpaesaggio.it http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog Forum italiano dei movimenti per la difesa del paesaggio e lo stop al consumo di suolo Tue, 28 Mar 2023 08:41:02 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.2.5 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/wp-content/uploads/2011/08/cropped-logo_salviamoilpaesaggio-32x32.jpg Ispra – www.salviamoilpaesaggio.it http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog 32 32 ISPRA: nell’ultimo trentennio diminuita del 20% la disponibilità idrica nazionale http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2023/03/ispra-nellultimo-trentennio-diminuita-del-20-la-disponibilita-idrica-nazionale/ Wed, 22 Mar 2023 16:01:00 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=15880 22 marzo 2023, Giornata Mondiale dell’Acqua.

È decisamente un trend in calo quello registrato in Italia a livello di disponibilità di risorsa idrica.
Nell’ultimo trentennio climatologico 1991–2020, con un valore che ammonta a più di 440 mm, la disponibilità di acqua diminuisce del 20% rispetto al valore di riferimento storico di 550 mm., circa 166 km 3 registrato tra il 1921–1950.
Anche le stime sul lungo periodo (1951–2021) evidenziano una riduzione significativa, circa il 16% in meno rispetto al valore annuo medio storico.

Questa riduzione, dovuta in gran parte agli impatti dei cambiamenti climatici, è da attribuire non solo alla diminuzione delle precipitazioni, ma anche all’incremento dell’evaporazione dagli specchi d’acqua e dalla traspirazione dalla vegetazione, per effetto dell’aumento delle temperature.
Sono le stime del BIGBANG, il modello idrologico realizzato dall’ISPRA che analizza la situazione idrologica dal 1951 al 2021 fornendo un quadro quantitativo e qualitativo delle acque in Italia.
Ancora in corso di valutazione l’anno 2022.

Le proiezioni climatiche future evidenziano, sia su scala globale che locale, possibili impatti dei cambiamenti climatici sul ciclo idrologico e sulla disponibilità di risorsa idrica, dal breve al lungo termine. Tale condizione non potrà mutare, se non saranno messe in campo efficaci azioni di riduzione delle pressioni antropiche, sia sul versante delle emissioni dei gas a effetto serra, sia su quello della gestione della risorsa idrica, in un’ottica di adattamento e sostenibilità dei relativi usi.
La siccità 2022, con un deficit di precipitazione, liquida e solida, e la persistenza di elevate temperature, ha di fatto ridotto la disponibilità di risorsa e le riserve idriche per i diversi usi (civile, agricolo, industriale) e per il sostentamento degli ecosistemi e dei servizi che essi erogano, evidenziando ancor più la necessità di affrontare le problematiche connesse alle pressioni antropiche. I nostri studi hanno già da tempo evidenziato un aumento statisticamente significativo della percentuale del territorio italiano soggetto a condizioni di siccità estrema su scala temporale annuale.
Le analisi sul bilancio idrico nazionale, condotte dall’Istituto in collaborazione con l’Istat, hanno inoltre evidenziato il ruolo significativo dei prelievi di acqua dai corpi idrici che, anche in anni non siccitosi e con larga disponibilità di acqua superiore alla norma, possono determinare condizioni di stress idrico. Ciò è avvenuto per l’Italia, ad esempio, nell’estate del 2019.

SINTESI DEI DATI

Fiumi e laghi
È buona la situazione dello stato ecologico delle acque superficiali interne – fiumi e laghi. In base alle prime analisi condotte a livello nazionale che pongono a confronto i dati relativi alla classificazione di stato dei corpi idrici per il periodo 2016-2021 con quelli dei 6 anni precedenti, oltre il 43% dei corpi idrici raggiunge l’obiettivo di qualità buono e superiore, mentre si raggiunge lo stato chimico buono per il 77%. Diminuisce, arrivando al 10%, la percentuale dei copri idrici ancora in stato sconosciuto quindi non ancora analizzati sia per l’ecologico che per il chimico. Rimangono invariate le percentuali relative allo stato di qualità dei fiumi, mentre sembra essere migliorato lo stato dei laghi.

Acque di transizione e marino costiere
Rispetto ai precedenti sei anni, nel periodo 2016-2021 si riduce anche la percentuale delle acque di transizione (le acque che si trovano in prossimità di una foce di un fiume, parzialmente di natura salina, ma sostanzialmente influenzate dai flussi di acqua dolce) e marino costiere, ancora non classificate.
Aumentano i corpi idrici in stato ecologico buono ed elevato di circa 10 punti percentuali (66% per le acque marino costiere e 15% per le acque di transizione), ma crescono anche quelli in stato chimico non buono (49% per le marino costiere 57% per le acque di transizione). Occorre considerare che dal 2015 la classificazione dello stato chimico include anche il monitoraggio di alcuni parametri negli organismi vegetali e animali presenti nell’ecosistema, non più solo nelle acque.
Rimane invariata la percentuale di corpi idrici in stato buono per le acque marino costiere (52%), mentre tale percentuale raggiunge il 39% per le acque di transizione.

Corpi idrici sotterranei
Buono lo stato chimico del 70% dei corpi idrici sotterranei nel periodo 2016-2021, valore in aumento rispetto al 58% dei sei anni precedenti e risulta in netto calo la percentuale di corpi idrici ancora non classificati (3%) rispetto al precedente 17%. Anche la classificazione dello stato quantitativo è stata estesa alla maggior parte dei corpi idrici sotterranei, con percentuali di non classificati in netta riduzione. I corpi idrici classificati in stato quantitativo buono raggiungono il 79% del totale, quelli in stato scarso il 19%.

Per approfondire: https://www.youtube.com/watch?v=67bRGWo1qjU

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ISPRA per la trasparenza e la finanza sostenibile contro il greenwashing http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2023/02/ispra-per-la-trasparenza-e-la-finanza-sostenibile-contro-il-greenwashing/ Thu, 02 Feb 2023 10:04:34 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=15792 Istituita task force dell’Istituto a supporto di operatori finanziari, autorità vigilanti e imprese.

Una nuova sfida per ISPRA: la finanza sostenibile. La lotta ai cambiamenti climatici e gli obiettivi del Green Deal verranno realizzati anche attraverso investimenti sostenibili; è questo il ruolo della finanza sostenibile, l’applicazione del concetto di sviluppo sostenibile all’attività finanziaria, che ha come obiettivo quello di ri-orientare i flussi di capitali privati verso attività che generino valore economico ma che non siano a carico dell’ambiente.

Parola chiave: “Greenwashing”. Il riferimento è al relativo paper prodotto nell’ambito della collaborazione tra ISPRA e il Forum della Finanza Sostenibile. La lotta al Greenwashing finanziario e il ruolo degli enti pubblici è stato affrontato anche alla Cop26, dove si è sottolineata l’importanza dell’informazione ambientale scientificamente validata, prodotta da enti terzi attendibili e indipendenti che operano sulla base di dati pubblici, e questo è proprio il ruolo principale dell’ISPRA.

Tutto il quadro normativo europeo che si sta delineando su questa materia, dal Piano d’Azione dell’UE per il finanziamento della crescita sostenibile del 2018, alla Sustainable Finance Disclosure Regulation (SFDR), in vigore dal marzo 2021, interesserà gradualmente dal 2024 oltre 50.000 società in tutta Europa, rispetto alle attuali 12.000 circa, in Italia si dovrebbe passare dalle attuali 210 a circa 4/5.000. Tale quadro intende recuperare ulteriori indispensabili risorse a servizio degli obiettivi della transizione ecologica e dell’autonomia energetica.

Un investimento sostenibile mira a creare valore per l’investitore e per la società nel suo complesso attraverso una strategia orientata al medio-lungo periodo che, nella valutazione di imprese e istituzioni, integra l’analisi finanziaria con quella ambientale e sociale, riducendo notevolmente il Greenwashing. L’investitore finale, sia esso un’istituzione finanziaria, un operatore bancario o un semplice cittadino, sarà così rassicurato che l’investimento non ha solo una facciata green, ma rispetta gli obiettivi dello sviluppo sostenibile: mitigazione e adattamento al cambiamento climatico, inquinamento zero, tutela degli ecosistemi, della biodiversità, delle acque e dei mari, l’adozione dell’economia circolare.

Tenuto conto del ruolo istituzionale che ISPRA ricopre nell’ambito della finanza sostenibile, con l’applicazione del marchio Ecolabel UE ai prodotti finanziari e le richieste pervenute ad ISPRA da parte delle autorità di vigilanza e degli operatori finanziari che necessitano di dati e informazioni ambientali per dare supporto all’applicazione della Tassonomia UE agli investimenti sostenibili nel nostro paese, è stata istituita in ISPRA una task force sulla finanza sostenibile – presieduta dal Direttore generale dell’ISPRA, Maria Siclari. La task force avrà il ruolo di “facilitatore” per garantire il necessario supporto agli operatori finanziari, alle autorità vigilanti e di controllo, alle imprese. L’ISPRA è il primo Istituto pubblico di ricerca a livello europeo a svolgere questo ruolo ed è la prima Pubblica Amministrazione, a livello nazionale a fornire supporto al Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica al tavolo MEF per la finanza sostenibile.

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La tutela della connettività ecologica a 30 anni dalla Direttiva Habitat http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2023/01/la-tutela-della-connettivita-ecologica-a-30-anni-dalla-direttiva-habitat/ Tue, 10 Jan 2023 16:48:31 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=15750 Il 2022 è l’anno in cui si celebrano alcune tappe importanti nel cammino intrapreso per la conservazione della natura in Europa e in Italia. A livello comunitario, infatti, ricorrono trent’anni dall’emanazione della Direttiva Habitat (Dir. 92/43/CEE). In ISPRA, che nell’implementazione di questo importante strumento ha creduto sin da subito, si ricorda l’intenso lavoro che dopo dieci anni ha portato alla pubblicazione delle linee guida Gestione delle aree di collegamento ecologico funzionale per la costruzione di reti ecologiche a scala locale, che tuttora rappresenta un documento di riferimento nazionale sul tema. In ultimo, e non certo per importanza, quest’anno si celebrano i dieci anni dalla pubblicazione del primo numero della rivista RETICULA, erede del lungo lavoro portato avanti dal gruppo di lavoro “Reti Ecologiche” di cui, nel tempo, hanno fatto parte i maggiori specialisti di settore dell’intero territorio nazionale.

Questo numero monografico rappresenta quindi un momento di bilancio, non esaustivo, su iniziative attuate sul tema della connettività in Italia e, allo stesso tempo attraverso gli editoriali tematici, vuole essere anche una riflessione sulle prospettive e sulle azioni da mettere in campo, anche al fine del raggiungimento degli obiettivi che la redigenda Strategia Nazionale per la biodiversità si è posta.

Pubblicazione disponibile solo in formato elettronico

Scarica la pubblicazione (pdf 17 mb)

(L’immagine di apertura è di Paolo Baldi)

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La frana di Ischia e le lacrime di tanti coccodrilli… http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2022/11/la-frana-di-ischia-e-le-lacrime-di-tanti-coccodrilli/ Mon, 28 Nov 2022 06:46:31 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=15651 A rischio il completamento della Carta Geologica d’Italia. É il grido d’allarme lanciato dall’ISPRA in occasione dell’incontro “La memoria del territorio a garanzia del futuro: il Progetto CARG” che si è svolto il 14 novembre 2022 a Roma, per evidenziare la necessità di attivare nella legge di bilancio dello Stato un capitolo di spesa dedicato al Progetto CARG e consentire il completamento della Carta Geologica d’Italia alla scala 1:50.000 che, a conclusione dei fogli avviati nell’ultimo triennio, arriverebbe solo al 55% della copertura del territorio nazionale.

Un’esigenza che non può essere procrastinata, in considerazione della vulnerabilità del nostro territorio, costretto di continuo ad affrontare eventi estremi derivanti dal dissesto idrogeologico e dal cambiamento climatico.

Il Direttore Generale dell’ISPRA, Maria Siclari nell’occasione aveva sottolineato come la conoscenza del territorio e del suo sottosuolo rappresenti un passaggio fondamentale per la prevenzione di disastri, oltreché per l’individuazione delle risorse idriche, energetiche e minerarie e la gestione dei territori: “Dobbiamo consolidare uno strumento fondamentale di conoscenza, qual è il Progetto CARG, che potrà contribuire alla prevenzione di eventi catastrofici e consentire di allineare l’Italia agli altri Paesi Europei che hanno già da tempo completato la copertura geologica del loro territorio e avviato la fase di ulteriore aggiornamento”.

Avviato alla fine degli anni Ottanta, il Progetto CARG prevede la realizzazione di 636 fogli geologici e geotematici alla scala 1:50.000 sull’intero territorio nazionale. Finanziato con una certa regolarità fino al 2000, per poi subire una battuta di arresto per assenza di finanziamenti, ha potuto riprendere la sua attività grazie alle risorse economiche stanziate nelle tre ultime leggi di bilancio.

In questi anni lo studio, le sperimentazioni, il confronto tra i vari esperti, la crescita culturale dal punto di vista della conoscenza geologica del nostro territorio, hanno reso la cartografia del progetto CARG indispensabile al raggiungimento degli obiettivi finalizzati ad uno sviluppo sostenibile, temi al centro dell’agenda della COP27. Quella a rischio, quindi, non è una semplice carta colorata, ma una sofisticata importante infrastruttura di ricerca strategica per la Nazione, che oggi rappresenta lo strumento più completo per leggere il passato e il presente del nostro territorio.

Un vero e proprio heritage culturale e scientifico, strumento fondamentale di conoscenza per il nostro Paese, cittadini e amministratori del territorio, che rischia – con l’esaurimento delle risorse stanziate nel 2022 – di decretare il suo stop.

Il 26 novembre, cioè 12 giorni dopo questo grido di allarme, ISPRA ha così commentato la frana di Ischia: «Un forte nubifragio ha colpito nella notte l’isola di Ischia causando allagamenti, le piogge cadute in maniera violenta all’alba hanno causato una frana nella zona del Celario.

Secondo i dati del Rapporto ISPRA sul dissesto idrogeologico in Italia: pericolosità e indicatori di rischio – Edizione 2021, complessivamente il 93,9% dei comuni italiani (7.423) è a rischio per frane, alluvioni e/o erosione costiera. 1,3 milioni di abitanti sono a rischio frane e 6,8 milioni di abitanti a rischio alluvioni. Le regioni con i valori più elevati di popolazione a rischio frane e alluvioni sono Emilia-Romagna, Toscana, Campania, Veneto, Lombardia, e Liguria. Le famiglie a rischio sono quasi 548.000 per frane e oltre 2,9 milioni per alluvioni. Su un totale di oltre 14,5 milioni di edifici, quelli ubicati in aree a pericolosità da frana elevata e molto elevata sono oltre 565.000 (3,9%), quelli ubicati in aree inondabili nello scenario medio sono oltre 1,5 milioni (10,7%)».

Ogni commento ci pare superfluo, così come preferiremmo evitare di ascoltare le tante (troppe…) frasi commosse pronunciate a gran voce dinanzi alle telecamere accese: è ora di accantonare le parole vacue e di avere il coraggio di investire in prevenzione e manutenzione del territorio e di arrivare all’approvazione di una seria legge per l’arresto del consumo di suolo…

Concludiamo con le parole del prof. Paolo Pileri che su Altreconomia così ci ricorda che la difesa del suolo deve essere in cima all’agenda. “Ma così non è –commenta amaramente Pileri – come dimostrano le scarse risorse previste nel Pnrr“…

(Immagine e dichiarazioni tratte dal sito web di ISPRA).

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Consumo di suolo: nel 2021 il valore più alto degli ultimi 10 anni http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2022/07/consumo-di-suolo-nel-2021-il-valore-piu-alto-degli-ultimi-10-anni/ http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2022/07/consumo-di-suolo-nel-2021-il-valore-piu-alto-degli-ultimi-10-anni/#comments Tue, 26 Jul 2022 08:34:41 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=15495 A cura dell’Ufficio Stampa ISPRA.

Como, Impruneta e Marano di Valpolicella sono i comuni “risparmia suolo” di quest’anno.

Con una media di 19 ettari al giorno, il valore più alto negli ultimi dieci anni, e una velocità che supera i 2 metri quadrati al secondo, il consumo di suolo torna a crescere e nel 2021 sfiora i 70 km2 di nuove coperture artificiali in un solo anno. Il cemento ricopre ormai 21.500 km2 di suolo nazionale, dei quali 5.400, un territorio grande quanto la Liguria, riguardano i soli edifici che rappresentano il 25% dell’intero suolo consumato.

Como, Impruneta e Marano di Valpolicella si aggiudicano la prima edizione del concorso ISPRA e conquistano il titolo di “Comune Risparmia suolo” del 2022.

È il consumo di suolo in Italia fotografato dal Rapporto SNPA 2022 che, insieme alla cartografia satellitare di tutto il territorio e alle banche dati disponibili per ogni comune italiano, fornisce il quadro aggiornato dei processi di trasformazione della copertura del suolo a livello nazionale, comunale e provinciale.

Tra il 2006 e il 2021 il Belpaese ha perso 1.153 km2 di suolo naturale o seminaturale, con una media di 77 km2 all’anno a causa principalmente dell’espansione urbana e delle sue trasformazioni collaterali che, rendendo il suolo impermeabile, oltre all’aumento degli allagamenti e delle ondate di calore, provoca la perdita di aree verdi, di biodiversità e dei servizi ecosistemici, con un danno economico stimato in quasi 8 miliardi di Euro l’anno.

Il suolo consumato pro capite aumenta in Italia nel 2021 di 3,46 m2/ab e di 5,46 m2/ab rispetto al 2019 con un trend in crescita. Si passa, infatti, dai circa 349 m2/ab nel 2012 ai circa 363 m2/ab di oggi.

livello regionale la Valle d’Aosta è la regione con il consumo inferiore, ma aggiunge comunque più di 10 ettari alla sua superficie consumata, la Liguria è riuscita a contenere il nuovo consumo di suolo al di sotto dei 50 ettari, mentre Trentino-Alto Adige, Friuli-Venezia Giulia, Molise, Basilicata e Calabria si mantengono sotto ai 100 ettari. Gli incrementi maggiori sono avvenuti in Lombardia (con 883 ettari in più), Veneto (+684 ettari), Emilia-Romagna (+658), Piemonte (+630) e Puglia (+499).

I valori percentuali più elevati si collocano anche quest’anno in Lombardia (12,12%), Veneto (11,90%) e Campania (10,49%).

Tra i comuni, Roma conferma la tendenza dell’ultimo periodo e anche quest’anno consuma più suolo di tutte le altre città italiane: in 12 mesi la Capitale perde altri 95 ettari di suolo. Inoltre, Venezia (+24 ettari relativi alla terraferma), Milano (+19), Napoli (+18), Perugia (+13), e L’Aquila (+12) sono i comuni capoluogo di Regione con i maggiori aumenti.

Suoli urbani: oltre il 70% delle trasformazioni nazionali si concentra nelle aree cittadine cancellando proprio quei suoli candidati alla rigenerazione.

Gli edifici aumentano costantemente: oltre 1.120 ettari in più in un anno distribuendosi tra aree urbane (32%), aree suburbane e produttive (40%) e aree rurali (28%).  Correre ai ripari è possibile: si potrebbe iniziare intervenendo sugli oltre 310 km2 di edifici non utilizzati e degradati esistenti in Italia, una superficie pari all’estensione di Milano e Napoli.

Il Veneto è la regione che ha la maggior superficie di edifici rispetto al numero di abitanti (147 m2/ab), seguita da Friuli-Venezia Giulia, Emilia-Romagna e Piemonte, tutte con valori superiori ai 110 m2/ab. I valori più bassi si registrano invece nel Lazio, in Liguria e Campania, rispettivamente con 55, 60 e 65 m2/ab, a fronte di una media nazionale di 91 m2/ab.

Logistica: ben 323 ettari nel 2021 prevalentemente nel Nord-Est (105 ettari) e nel Nord-Ovest (89 ettari). Prosegue quindi il consumo di suolo dovuto alla costruzione di nuovi poli logistici rilevati anche in aree a pericolosità idrogeologica elevata.

Fotovoltaico a terra: poche le nuove istallazioni a terra fotografate dal SNPA nel 2021 (70 ettari), ma gli scenari futuri prevedono un importante aumento nei prossimi anni stimato in oltre 50 mila ettari, circa 8 volte il consumo di suolo annuale.

Oggi oltre 17 mila ettari sono occupati da questo tipo di impianti, in modo particolare in Puglia (6.123 ettari, circa il 35% di tutti gli impianti nazionali), in Emilia-Romagna (1.872) e nel Lazio (1.483).

Qui trovate tutti i dati del Rapporto SNPA 2022.

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Anche Ferrara afferma il valore ecosistemico del suolo http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2022/05/anche-ferrara-afferma-il-valore-ecosistemico-del-suolo/ http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2022/05/anche-ferrara-afferma-il-valore-ecosistemico-del-suolo/#comments Mon, 02 May 2022 08:18:51 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=15340 Anche il Consiglio comunale di Ferrara ha approvato a maggioranza la delibera che recepisce la proposta del Forum Salviamo il Paesaggio, andando a infoltire l’elenco dei Comuni italiani che intendono dimostrare concretamente la loro attenzione nei confronti del suolo arrestando il consumo di suolo libero e incentivando il recupero e riuso dell’esistente, sia in modo diretto, quantificandone il valore quale primo fornitore assoluto di servizi ecosistemici (7 giorni su 7, H24, 365 giorni all’anno, senza mai riposare, ammalarsi, scioperare e, oltretutto, a costo zero!…) sia indiretto, sostenendo la specifica Proposta di Legge da tempo presentata dal Forum stesso e promuovendo l’importanza del suolo presso tutti i cittadini e le altre amministrazioni comunali.

La delibera approvata dal Consiglio comunale di Ferrara il 12 aprile scorso, che rispecchia integralmente la proposta di mozione del Forum, è stata promossa dal Gruppo “La Voce degli Alberi e presentata al vaglio del Consiglio comunale dal consigliere di minoranza Tommaso Mantovani (M5S).

Un esempio concreto di come possano essere praticabili, grazie all’azione sinergica di cittadini e amministratori, consapevoli di dover fare la propria parte per contrastare il cambiamento climatico, rapide ed efficaci iniziative volte alla tutela del suolo libero, in un contesto che definire “ultima spiaggia” potrebbe essere un puro eufemismo.

Cosa fornisce gratuitamente ogni anno alla nostra collettività un ettaro di suolo libero, a livello di servizi ecosistemici…?

Ogni ettaro di terreno fertile assorbe circa 90 tonnellate di carbonio: se cementificassimo quel terreno, la CO2 si libererebbe nell’atmosfera …e non tornerebbe più sottoterra, accelerando ulteriormente l’inquinamento delle nostre città!
Ogni ettaro di terreno fertile è in grado di drenare 3.750.000 litri d’acqua: in questo particolare momento, a fronte di precipitazioni atmosferiche di portata e frequenza sempre maggiori e di lunghi periodi sempre più siccitosi, il nostro suolo, oltre a drenare l’acqua piovana (contribuendo a contenere gli effetti di possibili inondazioni e alluvioni), ne conserva quanto basta per alimentare ciò che in esso vive e si sviluppa.
– Ogni ettaro di terreno fertile, coltivato, può sfamare 6 persone per un anno: stiamo parlando, in piccolo, di “sovranità alimentare”, cioè della possibilità di provvedere autonomamente all’alimentazione della propria famiglia, limitando quindi la nostra dipendenza dal sistema e, inoltre, controllando direttamente in buona misura la salubrità del cibo che assumiamo.

E quanto ci costa consumare una certa quantità di suolo libero, impermeabilizzandolo…? (Fonte: Rapporto Ispra sul consumo di suolo – luglio 2020).

ISPRA stima un costo annuale medio per la perdita dei servizi ecosistemici compreso tra:

  • 66.000 e 81.000€ a ettaro, per il flusso di servizio che il suolo non sarà più in grado di assicurare;
  • 23.000 e 28.000€ a ettaro, per lo stock di risorsa perduta.
    Complessivamente, quindi, tra 89.000 e 109.000€ l’anno per ciascun ettaro di terreno libero che viene impermeabilizzato.

“La copertura artificiale del suolo è ormai arrivata a estendersi per oltre 21 000 chilometri quadrati, pari al 7,11% del territorio nazionale (era il 7,02% nel 2015, il 6,76% nel 2006), rispetto alla media UE del 4,2%. Le conseguenze sono anche economiche e i “costi nascosti”, dovuti alla perdita dei servizi ecosistemici che il suolo non è più in grado di fornire a causa della crescente impermeabilizzazione e artificializzazione degli ultimi otto anni, sono stimati in oltre tre miliardi di euro l’anno (che vanno ad aggiungersi ai costi fissi accumulati negli anni precedenti, ndr). Valori che sono attesi in aumento nell’immediato futuro e che potrebbero erodere in maniera significativa, per esempio, le risorse disponibili grazie al programma Next Generation EU. Si può stimare, infatti, che se fosse confermato il trend attuale e, quindi, la crescita dei valori economici dei servizi ecosistemici persi, il costo cumulato complessivo, tra il 2012 e il 2030, arriverebbe quasi ai 100 miliardi di euro, praticamente la metà dell’intero PNRR”.

Insomma, il tempo è ormai scaduto, e tornare indietro è impossibile, se non ci si attiva tutti insieme per bloccare questo fenomeno autodistruttivo. Le condizioni, pur drammatiche, sono comunque favorevoli per favorire molte altre adesioni alla Campagna del Forum (come dimostra l’esempio di Ferrara, che segue quelli di Fano – PU e Grugliasco – TO), perché dimostrano con ampia evidenza la necessità di fare qualcosa subito e rendono praticamente “obbligata” una risposta positiva da parte degli Amministratori pubblici locali, che altrimenti manifesterebbero una colpevole e immotivata insensibilità riguardo ai gravi problemi ambientali.

Invitiamo pertanto tutti coloro i quali desiderano contribuire a salvare il suolo libero, amministratori e normali cittadini, a promuovere la nostra Campagna presso i Consiglieri comunali di loro conoscenza, non solo quelli di propria residenza, utilizzando il documento di presentazione e lo specifico facsimile della mozione, scaricabili qui.

(Per ulteriori informazioni e assistenza: Massimo Mortarino (referente della Campagna) – email: mmortarino@libero.it – Tel. 339/7953173).

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Fano è il primo comune ad approvare il nostro OdG sulla determinazione dei costi per la perdita di suolo http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2022/04/fano-e-il-primo-comune-ad-approvare-il-nostro-odg-sulla-determinazione-dei-costi-per-la-perdita-di-suolo/ Tue, 05 Apr 2022 17:15:28 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=15283 L’invito che avevamo rivolto a tutta la nostra Rete per proporre nei consigli comunali italiani una discussione necessaria in grado di costruire strumenti di bilancio che attestino i costi – non soltanto ecosistemici ma anche monetari – patiti dalle comunità a causa del consumo di suolo, inizia a manifestare risposte, dibattiti e anche una prima piacevole presa di posizione.

Arriva dalle Marche, dove il comune di Fano – quasi 60mila residenti, Città delle bambine e dei bambini e anche del più famoso teorico dell’architettura di tutti i tempi, ovvero Vitruvio – lo scorso 29 marzo ha approvato l’Ordine del Giorno presentato da Carla Luzi, Capogruppo di “Fano In Comuneche così commenta l’importante decisione dell’amministrazione: «C’è un legame inscindibile tra il consumo di suolo, la protezione della biodiversità, degli ecosistemi, delle risorse e la Pace. Tutti questi elementi non possono che stare insieme ed è molto significativo che il Consiglio comunale di Fano, martedì 29 marzo, abbia votato a larghissima maggioranza l’ordine del giorno proposto da “In Comune” per il corretto calcolo in bilancio ambientale dei costi derivanti da consumo di suolo.
Il documento è giunto a noi dal “Forum dei Movimenti per la terra e il paesaggio” e porta con sé dati molto preoccupanti che sono ben descritti nel rapporto annuale di ISPRA (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale)
». 

«La “strada” da seguire – prosegue Carla Luzi – non può che essere quella di privilegiare il riuso mirato di aree impermeabilizzate, sostenendo interventi di rigenerazione urbana ecocompatibile. In tutti questi anni, purtroppo, il grido di allarme di Greta Thunberg e delle tante piazze di ragazze e ragazzi non è stato ascoltato e il nostro paese non ha ancora una legge per tutelare il suolo. In tale contesto è fondamentale un’immediata e diffusa consapevolezza anche a livello locale. 
Il Consiglio comunale di Fano si è preso l’impegno di redigere un apposito bilancio ambientale e sostenibile, e di svolgere efficace opera di sensibilizzazione rivolta al concreto contrasto al consumo di suolo nel territorio di propria competenza. Una scelta tanto più significativa dal momento che si colloca prima dell’avvio del percorso di confronto che porterà a redigere il nuovo PRG: per girare “pagina” guardando al presente e al futuro con speranza, questo è uno dei passi fondamentali
».

In molte altre città siamo in attesa che l’OdG “atterri” in consiglio comunale e ci auguriamo che a Fano possano affiancarsi tanti altri esempi di una ritrovata volontà di osservare il suolo non solo come un “vuoto da riempire”

In queste ore segnaliamo anche che Grugliasco, uno dei maggiori comuni dell’area metropolitana di Torino, ha invece approvato una mozione un po’ più contenuta, che non entra nello specifico dei costi ecosistemici evidenziati da Ispra ma «impegna il Sindaco a sollecitare il Parlamento a riprendere e portare a compimento l’iter del Disegno di Legge (DdL) finalizzato al contrasto del consumo di suolo e attualmente sospeso in Commissione congiunta Ambiente e Agricoltura del Senato». 

Inoltre, «impegna l’assessorato all’ambiente ed urbanistica nell’interesse dei propri cittadini e del proprio territorio, considerato nella sua interezza come Bene Comune, a svolgere concreta opera di sensibilizzazione rivolta al concreto contrasto del consumo di suolo nel territorio di propria competenza, ponendo contemporaneamente in atto azioni amministrative e informative
volte a sensibilizzare tutti i portatori di interesse (stakeholder) in merito al riutilizzo e recupero dei terreni e fabbricati vuoti o sfitti
». 

Sono segnali che si aggiungono alle tante sollecitazioni rivolte alle Commissioni Ambiente e Agricoltura del Senato: finora le loro reazioni le possiamo definire come “non pervenute”. Ma occorre insistere e non perdere determinazione: gutta cavat lapidem…

Qui potete leggere e scaricare l’Ordine del Giorno presentato al consiglio comunale di Fano (poi approvato) e la delibera del consiglio comunale di Grugliasco (Torino).

(Immagine tratta da: https://www.facebook.com/visitfano)

Qui potete scaricare tutti i dati relativi alla campagna per un “Corretto calcolo in bilancio dei costi derivanti da consumo di suolo”.

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Dissesto idrogeologico: quasi il 94% dei comuni a rischio frane, alluvioni ed erosione costiera http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2022/03/dissesto-idrogeologico-quasi-il-94-dei-comuni-a-rischio-frane-alluvioni-ed-erosione-costiera/ Tue, 08 Mar 2022 08:49:46 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=15219 A cura di ISPRA.

Aumenta nel 2021 la superficie nazionale potenzialmente soggetta a frane e alluvioni: l’incremento sfiora rispettivamente il 4% e il 19% rispetto al 2017. Quasi il 94% dei comuni italiani è a rischio dissesto e soggetto ad erosione costiera e oltre 8 milioni di persone abitano nelle aree ad alta pericolosità.
Segnali positivi per le coste italiane: dopo 20 anni, a fronte di numerosi interventi di protezione, i litorali in avanzamento sono superiori a quelli in arretramento.

È il “Dissesto idrogeologico in Italia”, il rapporto 2021 presentato dall’ISPRA che fornisce il quadro di riferimento nazionale sulla pericolosità associata a frane, alluvioni e sull’erosione costiera dell’intero territorio italiano.
Nel 2021, oltre 540 mila famiglie e 1.300.000 abitanti vivono in zone a rischio frane (13% giovani con età <15 anni, 64% adulti tra 15 e 64 anni e 23% anziani con età > 64 anni), mentre sono circa 3 milioni di famiglie e quasi 7 milioni gli abitanti residenti in aree a rischio alluvione. Le regioni con i valori più elevati di popolazione che vive nelle aree a rischio frane e alluvioni sono Emilia-Romagna (quasi 3 milioni di abitanti a rischio), Toscana (oltre 1 milione), Campania (oltre 580 mila), Veneto (quasi 575 mila), Lombardia (oltre 475 mila), e Liguria (oltre 366 mila).

Gli edifici.

Su un totale di oltre 14 milioni di edifici, quelli ubicati in aree a pericolosità da frana elevata e molto elevata superano i 565 mila (3,9%), mentre poco più di 1,5 milioni (10,7%) ricadono in aree inondabili nello scenario medio. Gli aggregati strutturali a rischio frane oltrepassano invece i 740 mila (4%).
Le industrie e i servizi ubicati in aree a pericolosità da frana elevata e molto elevata sono oltre 84 mila con 220 mila addetti esposti a rischio, mentre quelli esposti al pericolo di inondazione, sempre nello scenario medio, superano i 640 mila (13,4%).

Beni Culturali.

Degli oltre 213 mila beni architettonici, monumentali e archeologici, quelli potenzialmente soggetti a fenomeni franosi sono oltre 12 mila nelle aree a pericolosità elevata; raggiungono complessivamente le 38.000 unità se si considerano anche quelli ubicati in aree a minore pericolosità. I Beni Culturali a rischio alluvioni, poco meno di 34 mila nello scenario a pericolosità media, arrivano a quasi 50 mila in quello a scarsa probabilità di accadimento (eventi estremi). Per la salvaguardia dei Beni Culturali, è importante valutare anche lo scenario meno probabile, tenuto conto che, in caso di evento, i danni prodotti al patrimonio culturale sarebbero inestimabili e irreversibili.

Le coste

Il nuovo rilievo delle coste italiane ha consentito un aggiornamento dei dati sullo stato e sui cambiamenti in prossimità della riva: nel periodo 2007-2019, risulta in avanzamento quasi il 20% dei litorali nazionali e il 17,9% in arretramento. A fronte di un progressivo aumento dei tratti di costa protetti con opere di difesa rigide,
rispetto al 2000-2007 aumentano i litorali stabili e in avanzamento e diminuiscono dell’1% quelli in erosione. A livello regionale il quadro è più eterogeneo: la costa in erosione è superiore a quella in avanzamento in Sardegna, Basilicata, Puglia, Lazio e Campania; le regioni con i valori più elevati di costa in erosione sono Calabria (161 km), Sicilia (139 km), Sardegna (116 km) e Puglia (95 km).

Dati e mappe sono disponibili sulla piattaforma nazionale IdroGEO (idrogeo.isprambiente.it), un’APP multilingua, open data, accessibile da smartphone, tablet e desktop.

Qui potete scaricare il Rapporto ISPRA integrale.

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Arriva il nuovo EcoAtl@nte: online storie e dati ambientali http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2022/03/arriva-il-nuovo-ecoatlnte-online-storie-e-dati-ambientali/ Thu, 03 Mar 2022 17:58:39 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=15205 Non un sito e neanche un portale: presentato da Ispra un nuovo strumento che permette di conoscere, scoprire, visualizzare e condividere in modo immediato le informazioni ambientali nazionali e locali.

Tutti i grandi temi ambientali che interessano oggi il nostro Paese finalmente disponibili on line con un unico punto di accesso. Presentato martedì 1 marzo da ISPRA l’EcoAtlante: una novità in campo ambientale che in modo semplice e immediato, attraverso una serie di storymap, permette di conoscere, visualizzare e condividere le informazioni ambientali nazionali e locali.

Non è un semplice sito e neanche un portale, piuttosto un “viaggio” rivolto a tutti: dagli esperti a coloro che si avvicinano per la prima volta ai temi ambientali, da chi è semplicemente curioso a chi invece ogni giorno concorre in prima linea alle sfide presenti e future.

Continua la lettura qui, sul sito del Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente-SNPA troverai anche alcune presentazioni video e una intervista a Michele Munafò.

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Rendiamo pubblici i costi derivanti da consumo di suolo. Comune per Comune… http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2022/01/rendiamo-pubblici-i-costi-derivanti-da-consumo-di-suolo-comune-per-comune/ http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2022/01/rendiamo-pubblici-i-costi-derivanti-da-consumo-di-suolo-comune-per-comune/#comments Tue, 04 Jan 2022 15:59:28 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=15044 Il suolo: se lo tuteli sarai più ricco, se lo consumi sarai più povero. Al via una nuova campagna del Forum nazionale Salviamo il Paesaggio, che invita tutte e tutti le/i cittadine/i a richiedere a qualche consigliere del proprio Comune di presentare una specifica Mozione per un “Corretto calcolo in bilancio dei costi derivanti da consumo di suolo”.

Quanto costa a una comunità rinunciare a un ettaro – o anche solo a un metro quadrato – di suolo libero, impermeabilizzandolo? E’ una domanda che i ricercatori dell’ISPRA si sono ripetutamente posti, giungendo a calcolarlo e renderlo noto nell’annuale Rapporto sul consumo di suolo.

Non soltanto il costo in termini ecosistemici causato dalla perdita di suolo libero (che già dovrebbe essere più che sufficiente per indurre politiche di arresto del consumo di suolo e di sostegno al riuso/recupero del patrimonio edilizio inutilizzato esistente, attraverso una norma nazionale da anni evocata eppure mai seriamente discussa), ma anche il costo medio subito sotto il profilo economico: 100.000,00 euro/anno per ciascun ettaro di suolo impermeabilizzato, ovvero una media di 10 euro/anno per ogni metro quadrato.

Una cifra importante, un costo rilevante che se venisse calcolato nei bilanci di ogni Comune italiano renderebbe palese il danno – anche economico/finanziario – patito dalle nostre comunità.

COMUNICATO STAMPA/INVITO ALL’AZIONE

IL SUOLO: se lo tuteli sarai più ricco,

se lo consumi sarai più povero

La Proposta di legge del nostro Forum “Norme per l’arresto del consumo di suolo e per il riuso dei suoli urbanizzati“ è ormai “congelata” da mesi in Commissione Ambiente/Agricoltura al Senato e neppure il nuovo Rapporto sul consumo di suolo redatto dall’ISPRA pare indurre a risolvere un’emergenza eppure così evidente.

Un’emergenza ecosistemica su cui tutta la comunità scientifica si è già espressa con estrema chiarezza e che si ripercuote anche sotto il profilo economico/finanziario (ricordandoci che prima viene la tutela dell’ambiente e della salute e poi lo sviluppo economico…).

Quanto costa rinunciare a un ettaro o a un metro quadrato di suolo libero, impermeabilizzandolo?

A cura del Forum nazionale “SALVIAMO IL PAESAGGIO – DIFENDIAMO I TERRITORI” – www.salviamoilpaesaggio.it

Istruzioni per l’uso

Questa proposta di azione concreta per mettere in luce la necessità di fermare il consumo di suolo è diretta a tutti i pubblici amministratori, affinché abbiano chiaro quanto fondamentale sia il loro ruolo per la salute e sopravvivenza di tutti noi e a quanto ammonti il valore – ecosistemico e finanziario – derivante dalla perdita della primaria risorsa rappresentata dal suolo libero.

Sono passati oltre dieci anni da quando si svolse (il 29 ottobre 2011 a Cassinetta di Lugagnano – MI), la prima assemblea pubblica del Forum SALVIAMO IL PAESAGGIO – DIFENDIAMO I TERRITORI, nato con l’obiettivo di giungere a una norma di legge nazionale per contrastare il consumo di suolo e, contemporaneamente, sensibilizzare gli amministratori pubblici e i cittadini sull’importanza della tutela del suolo libero per salvaguardare la nostra stessa esistenza. Da allora il Forum ha avviato campagne non soltanto di denuncia e informazione presso la collettività e le amministrazioni, ma anche di raccolta dati reali, presso gli oltre 8.000 Comuni italiani, relativamente alla quantità di suolo libero ancora disponibile, del numero di alloggi, capannoni e altri fabbricati inutilizzati, dell’andamento demografico, ecc. Tutto nell’ottica di dimostrare inconfutabilmente come fosse venuto il momento di AZZERARE IL CONSUMO DI SUOLO (non di “rallentarlo”, obiettivo di periodiche nuove proposte legislative, statali e locali, dettate soprattutto da necessità propagandistiche elettorali…), nell’ottica di non costruire più nulla, se non sull’esistente, quindi non consumare più alcun terreno libero e utilizzare soltanto quelli già impermeabilizzati, parallelamente al recupero e riuso dell’esistente.

La nostra campagna “Censimento del Cemento” ha evidenziato la scarsa conoscenza, da parte di molti nostri amministratori, riguardo al già avvenuto “sfruttamento” del proprio territorio e alle previsioni edificatorie rese possibili da piani regolatori obsoleti (poiché fondati su dati demografici e conseguenti previsioni di necessità insediative ormai completamente mutate negli anni), fortemente bisognosi di approfondita rivisitazione.

La situazione attuale è ben descritta dall’ultimo Rapporto sul consumo di suolo dell’ISPRA, di cui citiamo testualmente alcune righe: “La copertura artificiale del suolo è ormai arrivata a estendersi per oltre 21 000 chilometri quadrati, pari al 7,11% del territorio nazionale (era il 7,02% nel 2015, il 6,76% nel 2006), rispetto alla media UE del 4,2%. Le conseguenze sono anche economiche e i “costi nascosti”, dovuti alla perdita dei servizi ecosistemici che il suolo non è più in grado di fornire a causa della crescente impermeabilizzazione e artificializzazione degli ultimi otto anni, sono stimati in oltre tre miliardi di euro l’anno (che vanno ad aggiungersi ai costi fissi accumulati negli anni precedenti, ndr). Valori che sono attesi in aumento nell’immediato futuro e che potrebbero erodere in maniera significativa, per esempio, le risorse disponibili grazie al programma Next Generation EU. Si può stimare, infatti, che se fosse confermato il trend attuale e, quindi, la crescita dei valori economici dei servizi ecosistemici persi, il costo cumulato complessivo, tra il 2012 e il 2030, arriverebbe quasi ai 100 miliardi di euro, praticamente la metà dell’intero PNRR”.

Negli ultimi tempi, la necessità della “ripartenza post-pandemica” sta moltiplicando freneticamente i casi di “nuovi progetti” (ovviamente “indispensabili” e “irrinunciabili” per molti amministratori pubblici), sull’onda di un’allarmante deregulation, carica di “recovery fund”…! Progetti di nuovi insediamenti produttivi/logistici/commerciali, con creazione di nuovi posti di lavoro (non importa quanti, basta che siano almeno una manciata, e non serve fare alcuna analisi per vedere se e quanti nuovi disoccupati il progetto potrà causare, per dare a qualcuno quel che togli a qualcun’altro…) e tanto, tanto consumo di suolo, naturalmente libero, perché costa meno costruire su quel tipo di suolo… Inutile dire che in regimi di “emergenza”, procedure arcaiche, certamente arzigogolate (ma spesso salvifiche…!) come le Valutazioni di Impatto Ambientale, sono bandite da qualsiasi lista prescrittiva…!

E senza dimenticare il potenziale incremento di consumo di suolo annuo derivante dall’applicazione del Pnrr-Pniec (Piano nazionale integrato per l’energia e il clima), che potrebbe mettere “a terra” in meno di sei anni circa 15 GigaWatt (12 dal Piano con l’opzione “Power-up” e tre con misure ad hoc). Per questi soli 15 GigaWatt di solare potrebbero essere necessari tra i 10 e i 18mila ettari di suolo (agricolo) e complessivamente è stimabile un aumento del 50% del consumo di suolo annuale.

E, allora, dato che chi ci amministra pare voler sentire solo da questo orecchio “economico”, raccontiamogli, in poche righe, con pochissimi numeri ricavati dalle indicazioni dell’ISPRA e del prof. Paolo Pileri (uno dei massimi esperti italiani in materia di “consumo di suolo”, docente di urbanistica presso il Politecnico di Milano e, tra l’altro, membro del Comitato Scientifico del Rapporto sul consumo di suolo della stessa ISPRA), quanto costa rinunciare a un ettaro di suolo libero, impermeabilizzandolo.

Le cifre

ISPRA stima un costo annuale medio per la perdita dei servizi ecosistemici compreso tra:

  • 66.000 e 81.000€ a ettaro, per il flusso di servizio che il suolo non sarà più in grado di assicurare;
  • tra 23.000 e 28.000€ a ettaro, per lo stock di risorsa perduta.
  • Complessivamente, quindi, tra 89.000 e 109.000€ l’anno per ciascun ettaro di terreno libero che viene impermeabilizzato.
Illustrazione di Lidia Aceto

Facciamo allora presentare (da un consigliere di opposizione amico, ad esempio) al nostro Comune una mozione volta a deliberare l’arresto totale e immediato del consumo di suolo libero in quel Comune, inserendo in bilancio il costo finanziario causato dal consumo di suolo: 100.000,00 euro per ciascun ettaro di suolo impermeabilizzato, ovvero una media di 10 euro per ogni metro quadrato, da inserire come costo fisso annuale nei bilanci/bilanci sociali/bilanci di sostenibilità/bilanci ambientali comunali, a partire dall’annualità in cui il nuovo consumo di suolo sia stato accertato.

Ricordiamo che i principali servizi ecosistemici che il suolo naturale garantisce riguardano: stoccaggio e sequestro di carbonio, qualità degli habitat, produzione agricola, produzione di legname, impollinazione, regolazione del microclima, rimozione di particolato e ozono, protezione dall’erosione, regolazione del regime idrologico, disponibilità di acqua, purificazione dell’acqua.

Per concretezza, ecco in particolare tre validi motivi (scientifici) per giustificare un’attenzione così rigorosa e severa nella salvaguardia del suolo:

– Ogni ettaro di terreno fertile assorbe circa 90 tonnellate di carbonio: se cementificassimo quel terreno, la CO2 si libererebbe nell’atmosfera …e non tornerebbe più sottoterra, accelerando ulteriormente l’inquinamento delle nostre città!

– Ogni ettaro di terreno fertile è in grado di drenare 3.750.000 litri d’acqua: in questo particolare momento, a fronte di precipitazioni atmosferiche di portata e frequenza sempre maggiori e di lunghi periodi sempre più siccitosi, il nostro suolo, oltre a drenare l’acqua piovana (contribuendo a contenere gli effetti di possibili inondazioni e alluvioni), ne conserva quanto basta per alimentare ciò che in esso vive e si sviluppa.

Ogni ettaro di terreno fertile, coltivato, può sfamare 6 persone per un anno: stiamo parlando, in piccolo, di “sovranità alimentare”, cioè della possibilità di provvedere autonomamente all’alimentazione della propria famiglia, limitando quindi la nostra dipendenza dal sistema e, inoltre, controllando direttamente in buona misura la salubrità del cibo che assumiamo.

Tre dati più che sufficienti per affermare che il suolo è uno dei principali fornitori di servizi ecosistemici sul quale possiamo contare, per di più a costo zero!

Quindi, cari Amministratori pubblici, facciamo finta che non ci abbiate mai pensato seriamente, ma dato che il suolo è così prezioso e utile, sarebbe non solo criminale ma anche antieconomico impermeabilizzarlo. E anziché continuare a ricercare risorse finanziarie per nuovi investimenti, vi suggeriamo di considerare come massima fonte la limitazione dei danni futuri all’ambientee al bilancio comunale, imparando a trattare con la massima cura e a salvaguardare il più fantastico fornitore di servizi…a costo zero, che esista al mondo!

Qui potete scaricare il pdf della Mozione da presentare ai Consiglieri del vostro Comune.

Per ulteriori delucidazioni e approfondimenti: Massimo Mortarino (Comitato torinese del Forum SALVIAMO IL PAESAGGIO) – Tel. 339/7953173 – E-mail: mmortarino@libero.it

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