Molise – www.salviamoilpaesaggio.it http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog Forum italiano dei movimenti per la difesa del paesaggio e lo stop al consumo di suolo Tue, 14 Nov 2023 16:03:50 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.2.5 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/wp-content/uploads/2011/08/cropped-logo_salviamoilpaesaggio-32x32.jpg Molise – www.salviamoilpaesaggio.it http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog 32 32 Le guide ambientali escursionistiche del Molise e dell’Abruzzo contro il progetto dell’Enel “Pizzone II” http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2023/11/le-guide-ambientali-escursionistiche-del-molise-e-dellabruzzo-contro-il-progetto-dellenel-pizzone-ii/ Tue, 07 Nov 2023 17:32:05 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=16191 Comunicato stampa

Preoccupati per l’impatto sull’ambiente, sul territorio, sulla salute e delle possibili ricadute sulla sfera professionale, le guide ambientali escursionistiche esprimono il proprio dissenso e preoccupazione per il progetto dell’Enel in parte realizzato nel Parco d’Abruzzo, Lazio e Molise.

L’8 agosto 2023, a ridosso delle vacanze estive, la società Enel Produzione Spa ha comunicato tramite posta elettronica ai comuni di Pizzone, Castel San Vincenzo, Montenero Val Cocchiara ed Alfedena, l’intenzione di realizzare sul loro territorio, una mega centrale idroelettrica da 300 Mw (a fronte di 94 Mw di potenza installata in tutto il Molise) denominata “Pizzone II”.

Nell’opera realizzata da Enel Green Power è prevista la costruzione di 10 km di gallerie (producendo circa 1 milione di mc di inerti), condutture forzate ed elettrodotti per diversi chilometri, in aree rientranti nel perimetro di siti di Rete Natura 2000, nel Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise e nell’area contigua dello stesso, con ripercussioni inevitabili sul benessere e l’equilibrio degli ecosistemi, sulle possibilità di sopravvivenza di specie animali e vegetali, tra cui non possiamo dimenticare l’orso bruno marsicano, endemismo simbolo del parco.

L’idea progettuale, essendo basata sullo spostamento, continuo, delle risorse idriche dal lago di Castel San Vincenzo a quello della Montagna Spaccata e viceversa, provocherà notevoli innalzamenti ed abbassamenti delle acque contenute negli invasi artificiali, rendendo le aree di ricreazione attorno ai due bacini, per motivi di sicurezza, e non solo, inutilizzabili. Tali circostanze avranno un impatto notevole sull’economia locale, già afflitta da dinamiche di spopolamento ed invecchiamento demografico, il cui potenziale di sviluppo verrebbe ridotto drasticamente.

Per fortuna, qualche giorno prima del termine di scadenza per la presentazione delle osservazioni alcuni cittadini sono venuti a conoscenza del suddetto progetto, presentando delle rimostranze e dando vita, in poco più di una settimana, ad un coordinamento denominato NO PIZZONE II per fermare sul nascere l’omonimo progetto.

Come si legge sui canali social: “il coordinamento si costituisce come entità autonoma avente l’obiettivo prioritario di contrastare il progetto di Enel Green Power per la realizzazione della mega centrale idroelettrica chiamata appunto PIZZONE ed è composto e autorganizzato da associazioni e singoli abitanti del territorio, nonché da esperti, attivisti e cittadini da tutta Italia che si battono contro ogni opera di sfruttamento e devastazione dell’ecosistema con effetti deleteri anche sulla salute.”

A ciò si aggiungono le reazioni dei comuni e di alcuni enti che, tramite dichiarazioni pubbliche, osservazioni e delibere consiliari hanno espresso parere negativo rispetto alla realizzazione del progetto. Sono state diverse le azioni e le iniziative organizzate finora dal coordinamento: si sono tenute assemblee pubbliche a Castel San Vincenzo, ad Alfedena, a Campobasso e un presidio davanti al consiglio regionale della Regione Molise. Inoltre, il coordinamento ha avuto un incontro a Pescasseroli per confrontarsi con i referenti del Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise e recentemente a Campobasso con il Consiglio della regione Molise per ribadire il proprio no all’opera.

L’Ente Parco, in un documento ufficiale, si è espresso il 6 settembre 2023 affermando che: “l’istanza della Società Enel Produzione Spa, presentata per l’avvio del procedimento di Valutazione di Impatto Ambientale del progetto, deve ritenersi assolutamente improcedibile”, per ragioni legate allo speciale regime di tutela e gestione dell’area protetta, al rischio di compromettere la salvaguardia del paesaggio e degli ambienti naturali tutelati e in ultimo al divieto, previsto dalla legge 394/1991, di modificazione del regime delle acque. Lo stesso Cannata, presidente del PNALM, ha dichiarato: “Alla luce di quanto rappresentato, anche formalmente non ci resta che ribadire, visto lo stato attuale delle problematiche ambientali, che urge sempre più dare senso pieno e dignità alla parola sostenibilità, intendendo nella sua accezione più forte e olistica, senza previsione alcuna della piena sostituibilità tra capitali ambientale, economico e sociale. Un risultato al quale è possibile dare seguito solamente attraverso decisioni nette e azioni programmatiche chiare.

Stefano Orlandini, presidente di Salviamo l’Orso, associazione per la conservazione dell’orso bruno marsicano ha dichiarato: “Se il progetto dovesse andare avanti tutti gli impegni presi dalle Regioni e dal Ministero per quanto riguarda la conservazione dell’orso sarebbero stracciati, la sentenza della Cassazione a sezioni unite ripresa dal direttore del Parco per rigettare il progetto sarebbe ignorata, la tranquillità e il futuro turistico delle comunità di Pizzone, Alfedena e Castel San Vincenzo compromessi per sempre.”

Le guide ambientali escursionistiche e tutti gli operatori turistici del Molise e dell’Abruzzo esprimono il loro dissenso nei riguardi dell’intero progetto, ritenendo questo assolutamente contrario ai principi di tutela, conservazione e sviluppo sostenibile, principi contenuti nella carta costituzionale, in leggi nazionali, comunitarie e internazionali. Le guide manifestano la loro preoccupazione per l’entità dei lavori previsti nel progetto poiché andrebbero a modificare e devastare un territorio dove gli ecosistemi sono protetti.

La distruzione di un luogo così importante per il patrimonio naturalistico delle due regioni e delle comunità che lo vivono, ma non solo, andrebbe a incidere fortemente anche sulla qualità del lavoro svolto dai professionisti dell’outdoor in natura e lungo i sentieri del Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise. Le guide GAE in accordo con le posizioni prese dal coordinamento NO PIZZONE II, da alcune associazioni molto attive sul territorio e dall’Ente Parco auspicano che il progetto venga archiviato e che si parli sempre più di come preservare, proteggere e sviluppare in modo lungimirante l’intero territorio.

Firme guide ambientali escursionistiche:

MOLISE

Stefano Vitale

Daniela Pietrangelo

Guglielmo Ruggiero

Michele Permanente

Luciano Di Berardino

Matteo Iannaccio

Valeria Fabrizio

Giulia Trivelli

Francesco Galasso

Pierdomenico Amodei

Diego Perrella

Erennio Amatuzio

Antonio Meccanici

Ludovic Capaldi

Rino Danilo Tucci

Giuseppe Carrino

Gaetano de Santo

Simone Carlomagno

Francesco Cimino

Ernesto Rossi

Simona Martino

Andrea Rossi

Andrea Imbrosciano

ABRUZZO

Claudia Di Sanza

Simone Bucci

Stefania Toppi

Mario Fracasso

Flavia Ranalli

Maria Cristina Vincenti

Claudio Benedetti

Riccardo D’Addario

Danny Cirone

Julien Leboucher

Pasquarelli Michela

Giada Ricci

Alessandro Cicchitti

Ivan De Ingegnis

Rocco Panetta

Enrico Lamberti

Elena De Simone

Mario Finocchi

Bruna di Giannantonio

Marco Buonocuore

Matteo Gabriele

Daniela Sales

Coordinamento No Pizzone II

Info: 3203616271

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Basso Molise: presentato ricorso al Presidente della Repubblica contro parco fotovoltaico su terreni agricoli fertili http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2022/11/basso-molise-presentato-ricorso-al-presidente-della-repubblica-contro-parco-fotovoltaico-su-terreni-agricoli-fertili/ Fri, 25 Nov 2022 18:24:52 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=15645 A cura della Condotta Slow Food Termoli.

Sottoscritto da Slow Food Regionale Abruzzo-Molise e da AIAB Molise (Associazione Italiana per l’Agricoltura Biologica Molise A.P.S.), con il sostegno di Italia Nostra Molise, della Fondazione “Lorenzo Milani” e de “la Fonte”, con l’assistenza dell’avvocato Riccardo Vaccaro, è stato inoltrato al Presidente della Repubblica Italiana un Ricorso Straordinario (ex art. 8 D.P.R. 24 novembre 1971, n. 1199), contro la Regione Molise e ENEL Produzione S.p.A., per chiedere l’annullamento della Determinazione Dirigenziale della Regione Molise n. 4198 del 20.07.2022, con la quale è stata autorizzata la realizzazione e l’esercizio di un impianto fotovoltaico della potenza nominale pari a 2142 kWp e potenza massima di immissione alla rete elettrica pari a 1800 kWp e relative opere di connessione da ubicarsi nel Comune di Larino (CB) in Contrada Piane.

In Molise sono state avanzate richieste per installare pannelli fotovoltaici su circa 2000 ettari di terreni agricoli fertili, collocati nel Basso Molise. Si tratta di richieste assurde e inaccettabili se si tiene conto che in Molise ci sono circa 36.000 ettari di terreni classificati come non agricoli, dove l’installazione di pannelli fotovoltaici potrebbe avvenire senza danno per la collettività.

La produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili rappresenta un passaggio necessario per contrastare i cambiamenti climatici e per garantire autonomia energetica al nostro paese sottraendolo alla dipendenza e al ricatto delle nazioni che detengono il possesso delle fonti fossili. La guerra contro l’Ucraina, scatenata dalla Russia, ha messo drammaticamente in evidenza quanto sia rischiosa e economicamente insostenibile la dipendenza energetica. Ma, proprio per questo, è necessario che lo sviluppo e la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili non avvenga sottraendo terreni fertili destinati all’agricoltura e all’allevamento. La dipendenza dall’estero per soddisfare la necessità di cibo non è certamente meno grave e pericolosa della dipendenza energetica, come la vicenda dell’esportazione di grano dall’Ucraina sta evidenziando.

Le associazioni che hanno promosso il ricorso, rivolgendosi alla massima carica dello Stato, hanno voluto denunciare e fare luce sull’inquietante scelta fatta dalla Regione Molise che, contravvenendo alla legislazione europea, nazionale e regionale, sta concedendo senza nessuna remora autorizzazioni per la realizzazione di parchi fotovoltaici e eolici su terreni agricoli fertili, sottraendoli all’agricoltura che, con le sue produzioni enogastronomiche, rappresenta una delle voci economiche più significative e caratteristiche del Molise.

Il Molise è l’unica regione ad aver perso popolazione dall’unità d’Italia. Ogni anno diverse migliaia di molisani lasciano la propria regione. Distruggere l’agricoltura significa favorire l’abbandono delle campagne e lo spopolamento dei comuni molisani, per questo la tutela dei terreni fertili è una condizione irrinunciabile per salvare il futuro del Molise.

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Desertificazione: Sicilia, Molise e Basilicata le regioni più colpite in Italia http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2021/06/desertificazione-sicilia-molise-e-basilicata-le-regioni-piu-colpite-in-italia/ Wed, 16 Jun 2021 03:19:00 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=14592 E’ un fenomeno ormai globale, che non colpisce solo le aree più desertiche del globo. I cambiamenti climatici e una gestione poco attenta alle risorse naturali mettono a rischio la fertilità dei terreni, del nord del mondo come di quelli del sud, e la produzione agricola. Davanti ad un fenomeno così preoccupante l’Onu ha deciso di dedicare una Giornata mondiale al tema della lotta alla desertificazione. Il 17 giugno non si ricorda solo quel 29% del territorio globale maggiormente colpito, abitato da oltre 3 miliardi di persone, ma anche tutte le altre aree dove la desertificazione avanza.

Il degrado a scala globale viene oggi calcolato attraverso dati satellitari che fotografano la copertura vegetale e la produttività del suolo. Tra il 1998 e il 2013, una percentuale pari al 20-30% della superficie terrestre ha mostrato andamenti declinanti nella produttività. Grazie all’osservazione satellitare del programma europeo Copernicus è stato stimato che il 12% delle terre coltivate a vegetazione mostra un calo della produttività e che il 21% è a rischio.

Quali le cause di questo fenomeno globale? Come sempre nelle questioni ambientali non c’è un solo colpevole, ma una serie di cause. I cambiamenti climatici hanno modificato le precipitazioni, aumentato la temperatura e gli episodi di siccità, con conseguente disponibilità insufficiente di acqua per il suolo, per la vegetazione e per le attività produttive (agricoltura in primis). C’è poi una gestione poco attenta delle risorse naturali, dell’acqua, del suolo e della vegetazione. Il suolo viene consumato eccessivamente e si usano pratiche agricole dannose.

In Italia il 10% del territorio è molto vulnerabile. La Sicilia è la regione più colpita (42,9% della superficie regionale), seguita da Molise, Basilicata (24,4%) e dalla Sardegna (19,1%). Il nostro Paese sta definendo le azioni necessarie per raggiungere la Land Degradation Neutrality – LDN, ovvero il bilanciamento tra le aree degradate e quelle recuperate. LDN è uno degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile.

Tratto da: https://www.snpambiente.it/2020/06/17/desertificazione-sicilia-molise-e-basilicata-le-regioni-piu-colpite-in-italia/

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South Beach: 5 milioni di mc di edifici, si rischia la più grande cementificazione della costa Adriatica dagli anni ’70 tra Molise e Abruzzo http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2021/04/south-beach-5-milioni-di-mc-di-edifici-si-rischia-la-piu-grande-cementificazione-della-costa-adriatica-dagli-anni-70-tra-molise-e-abruzzo/ http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2021/04/south-beach-5-milioni-di-mc-di-edifici-si-rischia-la-piu-grande-cementificazione-della-costa-adriatica-dagli-anni-70-tra-molise-e-abruzzo/#comments Mon, 12 Apr 2021 20:41:00 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=14458

A cura del Coordinamento Tu.Vi.Va. (Coordinamento per la Tutela delle Vie Verdi d’Abruzzo).

Sarebbe una colata di cemento epocale, per giunta in un Sito di Interesse Comunitario per flora e fauna. Ben 5 milioni di mc di cemento andrebbero a coprire un’area vergine e bellissima di ben 160 ettari lungo la costa molisana nel comune di Montenero di Bisaccia. La delibera della regione Molise che esprime plauso all’iniziativa è un atto allucinante, parlando addirittura di sostenibilità per grattacieli alti 25 piani alla foce del fiume Trigno che segna il confine con l’Abruzzo. Ovviamente il progetto deve essere rigettato in toto e immediatamente” così il coordinamento per la Tutela delle Vie Verdi d’Abruzzo, che riunisce oltre 70 realtà abruzzesi tra associazioni, comitati, operatori economici del turismo assieme i singoli cittadini, commenta il progetto South Beach depositato al Comune di Montenero di Bisaccia.

Si tratta del peggiore assalto alla costa Adriatica degli ultimi 50 anni, alla faccia delle continue chiacchiere sul consumo di suolo zero. Una follia consumare decine di ettari di patrimonio ambientale con effetti gravissimi per il paesaggio per decine di chilometri. Dal belvedere di Palazzo d’Avalos di Vasto la vista si aprirebbe su enormi cubi di cemento visibili da tutta la costa. È desolante che gli enti non abbiano rispedito immediatamente al mittente una proposta irricevibile, che incide appunto su un sito protetto a livello internazionale che questi enti sono chiamati a tutelare per tutti i cittadini europei, certo non a distruggerlo”.

Ormai sono diversi i comuni che rivendicano apertamente di dire no a nuovo cemento sulla costa; si pensi a San Vito Chietino dove l’amministrazione sta facendo di tutto per cancellare il resort previsto in una zona di assoluto pregio paesaggistico. Lì dovrebbe passare la pista ciclabile Adriatica, elemento di sviluppo durevole connesso a un turismo realmente rispettoso dei valori naturali. Un intervento, South Beach, che va contro le attuali domande turistiche che privilegia piccole strutture ricettive locali (piccoli alberghi, b&b, agriturismi, case vacanze) e diffuse nei territori senza consumo di suolo e con riscontri economici diffusi e non solo per pochi”.

Se l’iter dovesse proseguire daremo battaglia in tutte le sedi assieme alle associazioni molisane. Non si provi, poi, a puntare a ottenere 1-2 milioni di mc partendo da 5 milioni. Lì l’unica alternativa è zero cemento e proteggere la natura. Tra l’altro è un’area costiera a fortissimo rischio erosione anche a causa dell’innalzamento del mare causato dai cambiamenti climatici”.

In realtà sarebbe uno scandalo nazionale e internazionale che interesserebbe le autorità europee” conclude il Coordinamento.

Qui potete leggere un puntuale intervento del prof. Rossano Pazzagli, Docente di Storia del Territorio e dell’Ambiente all’Università del Molise che stronca il mega investimento di Montenero di Bisaccia e invita cittadini e istituzioni a contrastarlo: il progetto “South Beach”, per la sua grave incongruenza, deve diventare un caso nazionale

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http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2021/04/south-beach-5-milioni-di-mc-di-edifici-si-rischia-la-piu-grande-cementificazione-della-costa-adriatica-dagli-anni-70-tra-molise-e-abruzzo/feed/ 15
Perimetrazione Parco Nazionale del Matese: la montagna ha partorito il topolino http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2020/01/perimetrazione-parco-nazionale-del-matese-la-montagna-ha-partorito-il-topolino/ http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2020/01/perimetrazione-parco-nazionale-del-matese-la-montagna-ha-partorito-il-topolino/#comments Sat, 11 Jan 2020 22:00:08 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=13485 A cura di Legambiente Molise.

L’associazione ambientalista, che più di tutte si è battuta per l’istituzione del Parco Nazionale, esprime forti dubbi riguardo a quanto indicato nella D.G.R. 558 con cui la Giunta Regionale individua il perimetro dell’area protetta. Il fatto di aver rispettato le scadenze non può coprire una perimetrazione che non tiene conto della conservazione.

All’Assessore Cavaliere, in un incontro televisivo a cui partecipammo qualche settimana fa, avevamo chiesto coraggio nell’elaborazione della perimetrazione del Parco Nazionale del Matese che avesse come faro la conservazione e la tutela del massiccio matesino. Dalla proposta di perimetrazione elaborata dalla Giunta Regionale e trasmessa all’I.S.P.R.A., ente che dovrà poi validarla, notiamo solamente la realizzazione di un compitino, che in alcune sue parti contiene degli errori da sottolineare con la matita rossa. Gli allegati alla delibera di Giunta contengono delle forti contraddizioni. La prima cosa che balza agli occhi è la contrapposizione tra quanto contenuto nella proposta di perimetrazione della Giunta Regionale e quanto ipotizzato dal Servizio regionale competente (allegato 3), completamente in contrasto tra loro.

Se quest’ultima risulta molto simile a quella formulata dall’I.S.P.R.A., e tiene in considerazione anche alcune imperfezioni che erano presenti nella prima ipotesi, la proposta formulata dalla Giunta Regionale ci lascia con molti dubbi. Essendo un Parco nazionale un ente che ha il compito in primis di proteggere paesaggi ed ecosistemi delicati e ricchi di biodiversità, non riusciamo a comprendere come possano essere lasciate fuori dalla perimetrazione importanti aree, inserite nell’ipotesi presentata dall’I.S.P.R.A. addirittura in Zona 1, ossia l’area del parco in cui le azioni di conservazione dovrebbero essere spinte ai massimi livelli. Ci riferiamo in particolare ad alcune aree presenti nei territori di Guardiaregia, Longano e San Massimo (Campitello Matese). Per quest’ultimo ci sarebbe da aprire un capitolo a parte, per discutere di come si continui ad insistere su Campitello Matese quale stazione sciistica, nonostante l’assenza di precipitazioni nevose ci dimostri l’insostenibilità economica e ambientale di quegli impianti.

Un’attenta analisi necessita poi la situazione di Bojano. La delibera di Giunta in questione afferma che “Per il comune di Bojano, si procede con l’adozione della ipotesi di perimetrazione di cui all’allegato 2 (indicazioni dei Comuni) modificando la perimetrazione nel comune individuando un confine intermedio tra quello proposto dal Commissario prefettizio e quello richiesto dalle associazioni”. Gradiremmo sapere quali osservazioni sono state prese in considerazione, visto e considerato che non tutte le associazioni locali hanno proposto la restrizione del perimetro nel comune. Non vogliamo pensare che il peso delle osservazioni vari in base a chi le presenta. Se così fosse qualcuno dovrà spiegare ai cittadini di Bojano da chi è stata presa la decisione di lasciare fuori dalla perimetrazione le sorgenti del Biferno e Civita di Bojano, giocando all’interno del vuoto amministrativo presente in città a causa del commissariamento ed andando contro ben 2 delibere adottate dal Comune a favore del Parco.

La perimetrazione presentata dall’ISPRA contiene al suo interno uno straordinario intervento volto alla conservazione dell’orso bruno marsicano, ossia un corridoio di collegamento attraverso il fiume Volturno tra il Parco Nazionale d’Abruzzo e l’istituendo Parco Nazionale del Matese. Anche questa ipotesi è stata eliminata senza nessun tipo di discussione. La Regione Molise ha istituito presso l’assessorato regionale all’Ambiente la Consulta tecnica per le aree naturali protette, organismo di consultazione e di supporto tecnico-scientifico in materia di protezione della natura. Tra i compiti della consulta, costituita da diversi enti, c’è la formulazione di proposte sul programma triennale sulle aree protette, “che provvede ad individuare le aree protette istituite o da istituire nonché le risorse necessarie al loro funzionamento e individua i territori nei quali si prevede l’istituzione di aree naturali protette”. Considerato che la consulta non è stata “consultata” di recente, chiediamo all’Assessore all’ambiente di convocarla in tempi rapidi in modo da poter comprendere le motivazioni che hanno portato alla presentazione da parte della Regione Molise di una proposta di perimetrazione che porta con sé più di qualche dubbio. Come abbiamo più volte ribadito, il Parco è un’occasione unica per tutto il comprensorio del Matese.

I numeri presenti all’interno dell’analisi del contesto socioeconomico del Matese molisano allegata alla D.G.R. 558 parlano chiaro. Le sue conclusioni dovrebbero far riflettere in primis gli amministratori locali: “Il Matese è un’area che sta diventando sempre più marginale. Un territorio caratterizzato da un progressivo spopolamento con migrazione della popolazione giovanile verso centri maggiori, dovuta soprattutto alla necessità di trovare occupazione, con conseguente abbandono ed invecchiamento dei paesi. Un’area con una scarsa o quasi totale mancanza di promozione e valorizzazione dei beni culturali e paesaggistici, per lo più a causa dell’assenza di una governance unitaria e di una gestione innovativa. Benché l’area progetto sia di per sé ricca e dotata di un patrimonio ambientale unico che potrebbe rappresentare una chiave straordinaria per attrarre investimenti e rilanciare l’economia locale.”. Questo per far capire ai detrattori del Parco che se il comprensorio del Matese vuole sopravvivere deve puntare con forza all’istituzione dell’area protetta, rendendo il Molise protagonista della rivoluzione verde e del Green New Deal di cui tanto si discute a livello mondiale. Se così non fosse potremmo continuare a discutere in eterno dell’emergenza cinghiali, dei giovani che vanno via e di come non siamo in grado di valorizzare le ricchezze che abbiamo. Ma a quel punto i cittadini del Matese sapranno a chi dare la colpa: ad una politica che non ha coraggio e che si è limitata a fare il compitino con molti errori.

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Il Trekking delle reti http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2018/05/il-trekking-delle-reti/ Mon, 28 May 2018 21:04:21 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=11997 Mountain Wilderness Italia, in collaborazione con il Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise organizza il Trekking delle reti; dai parchi, nuovi scenari per giovani generazioni.
“Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise”. Monti della Meta – Le Mainarde – Monte Greco.
Domenica 8 luglio – sabato 14 luglio.

 

Gli attivisti di Mountain Wilderness hanno attraversato, nel 2016, i Parchi nazionali dell’Appennino Centrale (Sibillini, Gran Sasso-Laga, Majella, Abruzzo-Lazio-Molise) con la staffetta/trekking “Quattrocentomila passi per i parchi nazionali”, a sostegno dei parchi nazionali.
Mountain Wilderness è tornata nel Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio, Molise (PNALM) con il Trekking della Rinascita (2017), incontrando le comunità locali, sollecitando le amministrazioni a promuovere partecipazione, condivisione e ad investire nel rispetto del territorio.

Quest’anno ritorniamo nel Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise per:

mantenere alta l’attenzione sulla centralità e l’importanza strategica dei Parchi nazionali e regionali e delle aree Natura 2000 – come ribadito nella “Carta di Fontecchio”-, aree che vengono tenute nella marginalità, dimenticate dalle autorità centrali e risultano minacciate da speculazioni e da un turismo alquanto aggressivo, poco sostenibile.
Ne è un esempio il progetto di realizzare, nel Parco Regionale del Sirente-Velino, opere tese a collegare gli impianti sciistici di Ovindoli con quelli di Campo Felice attraverso i Piani di Pezza, mettendo in pericolo vaste aree naturali di primaria importanza per fauna e flora in presenza di Siti di Importanza Comunitaria (SIC) e Zone di Protezione Speciale (ZPS);

sostenere la candidatura dell’intera rete delle aree naturali protette dell’Abruzzo nell’elenco del Word Heritage dell’UNESCO.

Dalle Alpi agli Appennini e dagli Appennini alle Alpi
Mountain Wilderness torna in Abruzzo perché il seme delle precedenti iniziative (il contatto con il patrimonio naturale e culturale dei Parchi ed il confronto con le problematiche dei territori, il dialogo con Sindaci, Amministratori e Comunità del territorio ed dirigenti delle Aree Protette) “germoglia” grazie al Laboratorio Appennino.
Un Laboratorio che ha l’obiettivo di costruire ponti e sinergie tra le realtà che vivono e operano negli Appennini per conoscere, potenziare e integrare le buone pratiche già attive, per creare una forza comune che affronti i tanti problemi delle montagne appenniniche. Grazie ad un’”alleanza” fra Appennini e Alpi abbiamo messo in moto sinergie che hanno lo scopo non solo di tutelare l’ambiente, di potenziare la biodiversità, ma anche quello di investire con energia nel miglioramento della qualità della vita delle popolazioni di residenti e visitatori. Lavoriamo anche per realizzare contesti, sostenere e diffondere cantieri di conoscenze e di progettualità relazionale e collettiva.

Un percorso condiviso, partecipato, possibilmente gestito dalle amministrazioni locali e regionali, che leghi i temi comuni delle Alpi e degli Appennini come la difesa dello straordinario patrimonio di biodiversità naturale, culturale e sociale con quelli del bisogno di trovare risposte alle esigenze essenziali delle popolazioni delle aree montane tutte, avendo come prospettiva le giovani generazioni.

Mountain Wilderness ritiene che questo sia un modo profondo, produttivo, coinvolgente che aiuta a incontrare chi ha scelto di rimanere a vivere in montagna nonostante le mille difficoltà da superare.
Torniamo nel PNALM carichi di queste speranze, per comunicare, per ascoltare, portando tenacia, proposte ed energia.
Percorreremo i versanti molisano e laziale (Monti della Meta – Le Mainarde) ed abruzzese (Monti Greco e Mattone) del Parco attraversando zone di grande interesse naturalistico e di biodiversità naturale e storico/culturale.

Come sempre il passaggio rispettoso di Mountain Wilderness equivarrà a un dialogo con i boschi e le cime, con gli orsi marsicani ed i lupi, con i camosci e le aquile, e con gli abitanti dei piccoli borghi che, ricchi di speranza, sempre hanno accolto i partecipanti con spontanea gentilezza.

Per maggiori informazioni e condizioni: http://www.mountainwilderness.itgiuliobello@mountainwilderness.it

 

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Salviamo il demanio civico di Rocca d’Evandro http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2018/05/salviamo-il-demanio-civico-di-rocca-devandro/ Mon, 14 May 2018 21:10:27 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=11973 di Stefano Deliperi, Gruppo d’Intervento Giuridico onlus.

L’associazione ecologista Gruppo d’Intervento Giuridico onlus ha inoltrato un ricorso al Commissario per gli Usi Civici per la Campania e il Molise per mantenere più di 18 ettari di terreno nel demanio civico (legge n. 1766/1927 e s.m.i., regio decreto n. 332/1928 e s.m.i., legge regionale Campania n. 11/1981 e s.m.i.) del Feudo Vandra, a Rocca d’Evandro (CE).

Infatti, la Regione Campania (Direzione generale del Dipartimento Salute e Risorse Naturali – Direzione generale per le Politiche Agricole, Alimentari e Forestali; UOD Foreste), con la determinazione n. 27 del 19 giugno 2017 ha accolto la richiesta del Comune di Rocca d’Evandro per la sdemanializzazione e la successiva vendita a diverse Ditte che vorrebbero acquistare lotti all’interno del locale piano per gli investimenti produttivi (P.I.P.).

A giudizio del Gruppo d’Intervento Giuridico onlus, non sussistono le condizioni per giungere a un mutamento delle condizioni d’utilizzo dei terreni a uso civico e a una successiva alienazione, perché quei terreni non hanno perso le loro caratteristiche naturali: sono tuttora boschi e radure, assegnati alla categoria “A” (boschi, pascoli), destinati per legge a permanere nel demanio civico per la fruizione collettiva (art. 12 della legge n. 1766/1927 e s.m.i.), pur essendo stati inclusi (1996), con ben poco buon senso, nel piano investimenti produttivi (P.I.P.) di Rocca d’Evandro.

Non è la prima volta che il Gruppo d’Intervento Giuridico interviene, su segnalazione di residenti piuttosto preoccupati, per difendere il demanio civico del Feudo Vandra e il locale parco urbano: nel giugno 2012 cercò di scongiurare una variante al piano urbanistico comunale che puntava alla riperimetrazione del locale Parco Urbano di Interesse Regionale, istituito con deliberazione Giunta regionale della Campania del 29 luglio 2005, n. 1044, fondamentalmente per aprirvi una cava di basalto.

Nel novembre 2010 sempre in difesa della piccola area naturale protetta, anche allora a rischio “rimpicciolimento” sempre per iniziative di degrado del contesto ambientale locale.

Nel giugno 2016 un nuovo ricorso per la difesa del demanio civico del Feudo Vandra ancora contro tentativi di sdemanializzazione.

Nel marzo 2017 si riuscì a scongiurare la realizzazione, sempre sulle terre collettive, di un centro di trattamento per i rifiuti.

Ora, però, anche i singoli cittadini possono essere protagonisti per la difesa dei propri diritti di uso civico: il Gruppo d’Intervento Giuridico onlus mette a disposizione un modulo per inoltrare autonomamente il ricorso al Commissario per gli usi civici, basta chiederlo all’indirizzo di posta elettronica grigsardegna5@gmail.com.

L’associazione Gruppo d’Intervento Giuridico onlus auspica un intervento solerte del Commissario per gli Usi Civici per la Campania e il Molise che dichiari la permanenza dei diritti di uso civico in favore della collettività locale.

Salviamo il bosco del Feudo Vandra!

Ulteriori informazioni su http://gruppodinterventogiuridicoweb.com

 

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Appello contro la costruzione di un depuratore nella piana di Pescasseroli (Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise) http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2018/01/appello-contro-la-costruzione-di-un-depuratore-nella-piana-di-pescasseroli-parco-nazionale-dabruzzo-lazio-e-molise/ http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2018/01/appello-contro-la-costruzione-di-un-depuratore-nella-piana-di-pescasseroli-parco-nazionale-dabruzzo-lazio-e-molise/#comments Tue, 09 Jan 2018 16:47:59 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=11594 di Franco Pedrotti, Professore emerito, Università di Camerino.

La Piana di Pescasseroli corrisponde al fondovalle alluvionale dell’Alta Valle del Sangro nel tratto compreso fra Opi e Pescasseroli (m 1000- 1100 circa). Essa è occupata da una vegetazione erbacea di praterie umide e palustri appartenenti a diverse associazioni vegetali formate di ranuncoli (Ranunculus velutinus), orzo perenne (Hordeum secalinum), carice acuta (Carex gracilis) e molte altre specie ecologicamente e fitogeograficamente interessanti (Pedrotti, Gafta, Manzi, Canullo, 1992).
Queste praterie vengono regolarmente sfalciate a luglio e aperte al pascolo a settembre, dopo che è avvenuto un ricaccio di molte specie, le cosiddette “erbe seconde” (Manzi, 1990). La Piana è attraversata dal Sangro, lungo il quale è sviluppata una fascia di vegetazione ripariale formata in grande prevalenza da salice bianco (Salix alba).
La vegetazione della Piana di Pescasseroli è in parte secondaria (le praterie umide e palustri) e in parte primaria (la vegetazione ripariale) ed oggi si trova in un ottimo stato di conservazione.

La Piana di Pescasseroli costituisce una particolare “unità ambientale” in tutto il territorio del parco, perchè è unica e non se ne riscontrano di analoghe in tutto l’Appennino centrale. un’unità ambientale è una porzione relativamente omogenea di territorio dal punto di vista ecologico, dunque per gli aspetti geomorfologici e biologici e per l’influsso esercitato dall’uomo (Pedrotti, 2013), nel caso della Piana di Pescasseroli la gestione delle praterie mediante lo sfalcio e il pascolo.

Questa unità ambientale è rappresentata sulla Carta delle unità ambientali del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise in scala 1: 50.000 (Martinelli, 2013; Pedrotti E Martinelli, 2015). Oltre che nella Piana di Pescasseroli, nell’alta Valle del Sangro di trovano altre due aree (di ridotta dimensione), situate a monte di Pescasseroli, di praterie umide e palustri, come si può notare sulla carta citata.

Erminio Sipari negli anni ’20, con una grande intuizione, aveva ben compreso le caratteristiche essenziali del paesaggio (oggi diciamo preferibilmente ambiente) dell’alta Valle del Sangro e della Marsica, che in questi ultimi anni sono state dimostrate scientificamente con la carta delle unità ambientali prima citata, che distingue 52 tipologie diverse.

Progetto di un lago artificiale nella Piana di Pescasseroli
Subito dopo l’istituzione del Parco Nazionale d’Abruzzo, è sorto il progetto di costruire due bacini artificiali a Barrea e Opi; quello di Opi, in particolare, avrebbe sommerso completamente tutta la Piana di Pescasseroli con grave danno per l’ambiente e per la sua particolare vegetazione delle praterie umide.
Erminio Sipari si schierò subito contro la realizzazione dei due bacini e lottò in prima persona con un atto di opposizione (Sipari, 1925, 1927b e 1927c).
La lotta contro la costruzione dei bacini artificiali è stata molto dura, anche con riflessi sulla stampa nazionale, ad opera degli on. Paolo Orano e Gioacchino Volpe (Orano, 1926 e Volpe, 1927); nell’articolo di quest’ultimo sul Corriere della Sera del 24 febbraio 1927 si parla, penso per la prima volta nel nostro paese, di “nemici” del Parco Nazionale d’Abruzzo, i primi di una lunga serie che sembra non avere mai fine.

La lotta contro i laghi artificiali si è conclusa positivamente soltanto per il bacino di Opi, mentre quello di Barrea venne costruito (Sipari, 1928). Sipari, in seguito, farà questo commento: per la difesa del paesaggio, il parco ha dovuto combattere aspre ed annose battaglie.

Ma la sua conclusione suona così: è meraviglioso che una nazione così carica di storia, senza distruggere le vestigia del passato, anzi religiosamente conservandole e restituendole sempre di più all’onore della luce, compia prodigiosi lavori, rifuggendo da distruzioni inutili e praticando una intensa messa in valore delle ricchezze naturali.
Oggi possiamo dire che non si è trattato soltanto di una battaglia per salvare il paesaggio, ma l’ambiente nel suo insieme: una delle prime battaglie ambientaliste che si sono combattute in Italia.

Progetto di un depuratore nella Piana di Pescasseroli
Una nuova grave minaccia incombe ora sulla Piana di Pescasseroli. Infatti è stata approvata la costruzione di un depuratore che dovrebbe essere costruito nelle praterie centro-superiori della Piana di Pescasseroli.
Risulta subito evidente, anche ai più sprovveduti in questioni ambientali, che la costruzione del depuratore – per quanto necessaria – provocherebbe un enorme impatto sulla Piana, con uno sconvolgimento totale dell’ambiente e del paesaggio.
Si tratta di un progetto scandaloso che – se venisse realizzato – costituirebbe sicuramente un atto criminoso contro l’ambiente, in quanto l’area interessata si trova all’interno di un parco nazionale, in una zona che si è mantenuta integra per secoli e che oggi verrebbe brutalmente danneggiata.
Non esiste nessuna compatibilità fra l’impianto previsto (l’edificio del depuratore e i suoi collegamenti) e l’ambiente nel quale sarebbe destinato ad essere costruito; questa valutazione è valida da due punti di vista: ambientale (ecologico) e paesaggistico (visivo).
Tali affermazioni non si basano su posizioni aprioristiche, ma sugli studi vegetazionali, ecologici e paesaggistici eseguiti in zona con i miei collaboratori dell’Università di Camerino e con il prof. Marcello Martinelli, della Facoltà di Geografia, Università di San Paolo, Brasile (vedi lavori citati in precedenza).

C’è, poi, un aspetto morale, che non si può in alcun modo tralasciare. Infatti i terreni interessati alla costruzione del depuratore, già di proprietà di Erminio Sipari ed ora della Fondazione Sipari, sono stati espropriati al fine di realizzarvi il nuovo depuratore.
Dal punto di vista etico, si tratta di un’operazione indegna, di un affronto alla memoria del fondatore e primo presidente del Parco Nazionale d’Abruzzo. Si tratta proprio di quegli stessi terreni che Erminio Sipari negli anni ’20 era riuscito a salvare dalla costruzione di un lago artificiale e che ora, a distanza di 90 anni, sono nuovamente minacciati fra l’indifferenza generale.
Sorprende, di conseguenza, che l’Ente autonomo Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise non abbia preso una posizione chiara contro il progetto del nuovo depuratore.

C’è da domandarsi a cosa serva un parco che non sa difendere il proprio territorio, per quale ragione sia mai stato istituito; la difesa del territorio è un obbligo che deriva dalla stessa legge istitutiva del parco.

C’è da rimanere sorpresi e allibiti, perchè il parco è un bene pubblico che va difeso nell’interesse di tutti. Per usare le parole che ha usato Erminio Sipari contro la costruzione del lago di Opi, si tratterebbe di un progetto in isfregio agli interessi della nazione, dell’alta Valle del Sangro e del parco (Sipari, 1926).

Rimane sicuramente, peraltro, il problema del depuratore. L’alternativa è costituita dalla possibilità di un ampliamento dell’attuale depuratore o il suo spostamento in zona poco lontana dal sito attuale, come è stato proposto dall’Associazione Italiana per la Wilderness.

Il Comune di Pescasseroli e l’Ente autonomo Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise hanno l’obbligo di rinunciare all’idea di costruire il depuratore nella Piana di Pescasseroli e di mettere definitivamente da parte tale insano progetto.

BIBLIOGRAFIA:

Manzi A., 1990 – La gestione dei pascoli montani in Abruzzo e la Società delle Erbe Seconde di Pescasseroli ed Opi. Archivio Botanico Italiano, 66 (3-4): 129-142.

Martinelli M., 2013 – La cartografia delle unità ambientali del parco nazionale d’abruzzo. Colloques Phytosociologiques, XXIX: 375- 382.

Orano P., 1926 – Una vittoriosa difesa del nostro paesaggio. La Stirpe, IV(6): pp. 289-292.

Pedrotti F., 2013 – Plant and vegetation mapping. Heidelberg, ed. Springer.

Pedrotti F., Martinelli M., 2015 – Carta delle unità ambientali del Parco Nazionale d’Abruzzo (1: 50.000). In: Cristea V., Gafta D., Pedrotti F., Fitosociologia. Trento, ed. TEMI.

Pedrotti F., Gafta D., Manzi A., Canullo R., 1992 – Le associazioni vegetali della Piana di Pescasseroli (Parco Nazionale d’Abruzzo). Documents Phytosociologiques, XIV: 123 – 147.

Sipari E., 1925 – Atto di opposizione del Comune di Pescasseroli contro la formazione del lago artificiale di Opi. Roma, Tip. Colombo.

Sipari E., 1926 – Relazione del Presidente del Direttorio provvisorio dell’Ente autonomo del Parco Nazionale d’Abruzzo alla Commissione amministratrice dell’ente stesso, nominata con regio decreto 25 marzo 1923. Tivoli, Tipografia di A. Chicca (ristampa anastatica in tre edizioni speciali dell’Ente autonomo Parco Nazionale d’Abruzzo, Roma, 1997- 1998, a cura di F. Tassi e F. Pratesi).

Sipari E., 1927a – Atto di opposizione alla progettata formazione dei laghi artificiali di Opi e di Barrea. Roma, Tip. della Camera dei Deputati.

Sipari E., 1927b – Atto aggiuntivo di opposizione 3 aprile 1927 alla progettata formazione dei laghi artificiali di Opi e di Barrea Roma, Tip. della Camera dei Deputati.

Sipari E., 1928 – Il Parco Nazionale d’Abruzzo liberato dall’allagamento. Il Centauro. Rivista mensile dell’Abruzzo-Molise, I(1): pp. 7-22.

Volpe G., 1927 – Il Parco Nazionale d’Abruzzo e i suoi nemici. Il Corriere della Sera, 24 febbraio 1927.

Zunino F., 2017 – Erminio Sipari e il depuratore di Pescasseroli. Una storia moderna tutta italiana. Murialdo, Associazione Italiana per la Wilderness (AIW).

Foto: veduta di Pescasseroli, tratta da http://www.reteabruzzo.com

 

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http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2018/01/appello-contro-la-costruzione-di-un-depuratore-nella-piana-di-pescasseroli-parco-nazionale-dabruzzo-lazio-e-molise/feed/ 3
Qualcosa si muove per la “Transiberiana d’Italia” http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2014/06/qualcosa-si-muove-per-la-transiberiana-ditalia/ http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2014/06/qualcosa-si-muove-per-la-transiberiana-ditalia/#comments Wed, 11 Jun 2014 21:41:42 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=9794 BeFunky_Transiberiana d'italia.jpg

“Adelante, con juicio” – parafrasando Manzoni ne “I Promessi Sposi”, i comitati promotori della petizione per salvare la linea ferroviaria Sulmona-Carpinone, nota come la “Transiberiana d’Italia”, esprimono cauto ottimismo circa gli ultimi sviluppi della vicenda che avevamo raccontato in un precedente articolo.

La novità più importante è che la “Transiberiana d’Italia” passa di mano, con la Fondazione F.S. che si occuperà di organizzare corse speciali di treni storici. Il primo assaggio, in questo senso, si è avuto nel fine-settimana del 17-18 maggio scorso, quando – in occasione delle “giornate dei treni storici” – sono state realizzate alcune corse di convogli lungo la tratta ridotta da Sulmona a Castel di Sangro.

Un piccolo segnale di ottimismo, cui si aggiunge la notizia che stanno procedendo i lavori di sostituzione delle traversine e di stesura della ghiaia tra i binari nella tratta molisana della linea, ed in particolare tra Carovilli e Vastogirardi.

Intanto la petizione per salvare la “Transiberiana d’Italia”, ed evitare di veder smantellata una linea ferroviaria unica dal punto di vista paesaggistico e dall’enorme potenziale turistico, resta aperta. Sono più di 2000 le firme attualmente raccolte, ma l’obbiettivo è quello di andare avanti e tenere alta l’attenzione su questa vicenda, almeno fino a quando non ci saranno comunicazioni ufficiali e atti concreti che testimonino la volontà di dare un futuro alla Carpinone-Sulmona.

“Questo progetto è riuscito nell’intento di coinvolgere attivamente molte persone e per noi è già una grandissima vittoria. Continuate a diffondere gli aggiornamenti attraverso i vostri canali social” – è l’appello di Gianluca Di Lonardo, promotore della petizione. “Mantenere alto l’interesse e continuare ad informare, questi sono i metodi giusti per fare in modo che la memoria storica della Carpinone-Sulmona non cada nel dimenticatoio”.

Per chiunque fosse interessato a rimanere aggiornato sugli sviluppi della vicenda, l’invito è a seguire il profilo “Le rotaie Molise”, presente sia su Facebook che su Twitter. Di seguito, invece, riportiamo il link all’estratto-video realizzato in occasione delle “giornate dei treni storici” del 17-18 maggio scorso:

E infine, il link alla petizione per salvare “la Transiberiana d’Italia” e quello al nostro precedente articolo:

https://www.change.org/it/petizioni/dario-lo-bosco-pres-rfi-mauro-moretti-a-d-f-s-giovanni-chiodi-pres-reg-abruzzo-paolo-di-laura-frattura-pres-reg-molise-ministro-maurizio-lupi-ministro-massimo-bray-salvaguardare-la-tratta-carpinone-sulmona-come-patrimonio-territoriale

http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=9461

 

Roberto Caravaggi

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Salviamo la “Transiberiana d’Italia”: mobilitazione contro la chiusura della linea Sulmona-Carpinone http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2014/03/salviamo-la-transiberiana-ditalia-mobilitazione-contro-la-chiusura-della-linea-sulmona-carpinone/ http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2014/03/salviamo-la-transiberiana-ditalia-mobilitazione-contro-la-chiusura-della-linea-sulmona-carpinone/#comments Sat, 29 Mar 2014 00:06:15 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=9461 carpinone-sulmona

La chiamano “la Transiberiana d’Italia”: stiamo parlando della linea ferroviaria Sulmona-Carpinone-Isernia, che corre tra i suggestivi paesaggi appenninici di Abruzzo e Molise. Oggi questa linea rischia di essere smantellata, mettendo fine a più di un secolo di storia e dilapidandone il potenziale turistico. Numerosi cittadini, comitati e associazioni si stanno battendo perché ciò non accada.

Il nome “Transiberiana d’Italia” è dovuto proprio al contesto paesaggistico in cui si snoda la ferrovia, con i binari che attraversano Parchi Nazionali ed aree naturalistiche divenute patrimonio mondiale Unesco, regalando ai passeggeri scorci di rara bellezza, spesso innevati nel periodo invernale, e arrivando a toccare altitudini superiori ai 1200 metri. In particolare, i 1268,82 metri sul livello del mare della stazione di Rivisondoli-Pescocostanzo ne fanno la seconda più alta d’Italia.

I 128,7 chilometri della Carpinone-Sulmona-Isernia sono stati inaugurati nel 1897 e sono stati a lungo fulcro della tratta ferroviaria Pescara-Napoli.

Nel dicembre del 2011, tuttavia, il servizio ferroviario è stato sospeso. Una decisione che la Regione Abruzzo ha motivato col calo dei passeggeri registratosi nel corso degli ultimi anni. Oggi la linea è ancora considerata formalmente in esercizio da Rete Ferroviaria Italiana, ma a partire dal prossimo anno sono già previsti i lavori di distacco dei binari.

Eppure ci sarebbero validi motivi perché questa linea venga rivalutata. A partire dalle sue enormi potenzialità turistiche.

Anche a seguito della sospensione del servizio di Trenitalia, infatti, la tratta ha continuato ad essere attraversata da speciali convogli carichi di turisti, come peraltro già avviene per numerose linee ferroviarie alpine. Una risorsa che potrebbe indubbiamente giovare alle casse regionali. Ma i comitati e le associazioni che si battono per tenere in vita la Carpinone-Sulmona ne sottolineano anche l’importanza per il traffico pendolare. Specie nella stagione invernale, quando le principali alternative stradali (come la SS17) sono soggette ad abbondanti nevicate, che ne rendono accidentato e pericoloso il percorso.

I comitati e le associazioni interessate (tra cui: Ass. Le Rotaie Molise – Comitato interregionale Salviamo la Ferrovia Avezzano-Roccasecca – le sezioni FILT CGIL di Abruzzo, Molise e Campania – Forum TPL Molise – Federconsumatori Abruzzo – Associazione Utenti Trasporto Pubblico – FASTFerroVie Abruzzo) denunciano che il calo di passeggeri registratosi negli ultimi anni è dovuto ad una scriteriata frammentazione dell’orario dei treni e che basterebbe una riorganizzazione del servizio per rilanciare questa storica linea.

Nel 2012, per esempio, Ferrovia Adriatico Sangritana ha avanzato una sua proposta per la gestione della Carpinone-Sulmona, comprensiva di orari dei convogli e costi. E l’anno dopo altre associazioni competenti hanno presentato, in occasione di un’audizione presso la IV Commissione Consiliare Permanente della Regione Abruzzo, un’analisi di fattibilità e costi che dimostrerebbe come il ripristino del servizio ferroviario sarebbe non solo auspicabile, ma conveniente e perfettamente integrabile con le corse dei pullman attivi sull’analoga tratta stradale. Studio che però è rimasto, ad oggi, senza risposta da parte della Regione.

Per questo si stanno moltiplicando le iniziative a sostegno della Transiberiana d’Italia. Lo scorso 2 marzo, per esempio, in occasione della “settima giornata delle ferrovie dimenticate”, in vari comuni attraversati dalla Carpinone-Sulmona si sono svolte iniziative d’incontro e di dibattito, con tanto di mostra fotografica intitolata “Transiberiana d’Italia, la bella abbandonata” e una camminata di tre chilometri, in compagnia di ferrovieri e naturalisti, lungo i binari che vanno dalla Stazione di Campo di Giove alla fermata Campo di Giove Maiella.

E’ attiva, inoltre, una petizione d’iniziativa popolare per chiedere alle amministrazioni regionali di Abruzzo e Molise, ai vertici aziendali di Trenitalia e di Rete Ferroviaria Italiana, al Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti e a quello del Turismo di tutelare e valorizzare la tratta ferroviaria in quanto importante progetto sociale, culturale e turistico.

Una riflessione di Gianluca Di Lonardo, depositario della petizione, sintetizza e spiega il senso dell’iniziativa: “Anche se è difficile far comprendere a tutti la valenza di questa ferrovia, sappiamo che prima o poi dovremo rendere conto alle prossime generazioni dell’occasione persa, per questo cerchiamo ogni strada utile per informare e difendere ciò che pian piano stiamo perdendo. La Carpinone-Sulmona è un treno carico di storia, facciamo in modo che non sia solo un ricordo”.

Firma la petizione per salvare la “Transiberiana d’Italia” >

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VIDEO (da Il Fatto Quotidiano)

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Link utili per ulteriori approfondimenti sulla vicenda:

http://www.termolionline.it/143508/ferrovia-sulmona-carpinone-ora-o-mai-piu-le-associazioni-categoria-chiedono-incontro/

http://www.reteabruzzo.com/2014/02/26/settima-giornata-ferrovie-dimenticate-a-piedi-sulla-sulmona-isernia-incontri-e-dibattiti-a-campo-di-giove-2/

 

Roberto Caravaggi

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http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2014/03/salviamo-la-transiberiana-ditalia-mobilitazione-contro-la-chiusura-della-linea-sulmona-carpinone/feed/ 13