www.salviamoilpaesaggio.it http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog Forum italiano dei movimenti per la difesa del paesaggio e lo stop al consumo di suolo Mon, 22 Apr 2024 21:50:53 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.2.5 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/wp-content/uploads/2011/08/cropped-logo_salviamoilpaesaggio-32x32.jpg www.salviamoilpaesaggio.it http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog 32 32 Nature Restoration Law, appello di 31 associazioni: “Stiamo perdendo un’opportunità, il Governo cambi rotta” http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2024/04/nature-restoration-law-appello-di-31-associazioni-stiamo-perdendo-unopportunita-il-governo-cambi-rotta/ http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2024/04/nature-restoration-law-appello-di-31-associazioni-stiamo-perdendo-unopportunita-il-governo-cambi-rotta/#respond Mon, 22 Apr 2024 21:49:33 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=16499 “I benefici che deriverebbero dal ripristino della natura sono in media 10 volte superiori ai costi”.

Oggi l’appello di 31 associazioni alla presidente Giorgia Meloni e al ministro dell’Ambiente Pichetto Fratin: l’Italia cambi posizione e sostenga la legge. Il Forum Salviamo il Paesaggio aderisce all’appello e sostiene le iniziative in difesa della Nature Restoration Law

L’Italia cambi la sua posizione e sostenga la Nature Restoration Law, la legge sul ripristino della natura in grado di rigenerare la biodiversità, mettere in sicurezza il territorio, contribuire alla soluzione della crisi climatica e a un futuro più sostenibile per economia e società.

E’ il cuore dell’appello che 31 associazioni lanciano oggi, in occasione della Giornata della Terra 2024, che si unisce a quello di numerose altre associazioni europee ai loro governi.

Dopo la mancata approvazione, il 22 marzo scorso, della legge da parte del Consiglio europeo, che doveva sancire la conclusione del lungo percorso che aveva portato alla sua approvazione da parte del Parlamento europeo lo scorso 27 febbraio, ora il rischio, tra elezioni europee incombenti, fake news e interessi di parte, è quello di perdere questa opportunità, proprio nel momento in cui ne abbiamo più bisogno.

La legge sul Ripristino della natura, in realtà – sostengono le associazioni – porterebbe benefici straordinari, oltre che alla biodiversità e alla lotta ai cambiamenti climatici, proprio ai territori, all’agricoltura, alla pesca e all’economia tutta, smentendo la narrazione anti-ambientale di alcuni gruppi politici e organizzazioni agricole.

In termini economici – spiegano le associazioni – i benefici che deriverebbero dal ripristino della natura sono in media 10 volte superiori ai costi. Ad esempio, per l’agricoltura la presenza di piccoli spazi naturali ridurrebbe l’uso della chimica e migliorerebbe rese agricole e salute del suolo, a beneficio della biodiversità, delle aziende agricole e della società in generale”.
Inoltre, riportare più natura nel territorio, piantare alberi nelle aree urbane, restituire ai fiumi spazi più ampi dove farli scorrere senza fare danni ridurrebbe i rischi di alluvioni e altre catastrofi naturali, con grandi benefici economici e di salvezza di vite umane.

A ciò si aggiungono gli effetti positivi che l’applicazione di questa legge avrebbe sul clima poiché habitat marini, forestali e delle zone umide in salute trattengono e assorbono CO2 e altri gas climalteranti, mitigando l’aumento delle temperature, che ogni anno si fanno sempre più estreme.

“Per tutti questi motivi – sostengono le 31 associazioni – chiediamo al Governo italiano, la cui posizione è determinante per le sorti della legge sulla Nature Restoration law, di rivedere la propria decisione contraria alla legge e sostenerne l’approvazione. Non si assumano la presidente Meloni e il ministro Pichetto Fratin la responsabilità di affossare un provvedimento così prezioso. Ne va del nostro futuro”.

Le associazioni organizzano oggi dalle 12,30 alle 13,30 un Twitt storm su X per coinvolgere i cittadini nella richiesta al Governo di approvazione della Nature Restoration Law. #WeAreNature #RestoreNature #earthday

Elenco delle associazioni aderenti
1. Actionaid
2. AIDA – Associazione Italiana di Agroecologia
3. AITR – Associazione Italiana Turismo Responsabile
4. Altura
5. Apinicittà aps
6. CIPRA
7. CIRF – Centro Italiano per la Riqualificazione Fluviale
8. Cittadini per l’Aria
9. CIWF Italia
10. ENPA
11. Federbio
12. Forum Salviamo il Paesaggio – Difendiamo i Territori
13. Free Rivers
14. Greenpeace Italia
15. ISDE
16. Italia Nostra
17. LAV
18. Lega abolizione caccia – LAC
19. Legambiente
20. Lipu – BirdLife Italia
21. MareVivo
22. mountainwilderness.it
23. OIPA
24. Pro Natura
25. Rete Semi Rurali
26. Slow food Italia
27. Terra!
28. The good lobby
29. Touring club Italia
30. VAS – Verdi Ambiente e Società
31. WWF Italia

Foto in copertina: Lipu

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Giornata della Terra. Ma quale? http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2024/04/giornata-della-terra-ma-quale/ http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2024/04/giornata-della-terra-ma-quale/#respond Mon, 22 Apr 2024 13:08:52 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=16496 di Paolo Pileri — Pubblicato su Altreconomia 21 Aprile 2024

Mai come quest’anno la ricorrenza del 22 aprile ha bisogno di tutti noi per alzare la voce e per inventarsi modi nuovi ed efficaci per parlare di suolo, di ecosistemi, di biodiversità, di ecologia, di clima, di predazioni, di disuguaglianze e quindi di Terra ogni ora, ogni giorno, tutto l’anno. L’analisi di Paolo Pileri

Tecnicamente il 22 aprile è la Giornata mondiale dedicata alla Terra. Ma quale Terra? Tra guerre, liberalizzazione all’uso di pesticidi, blocco di direttive per la rigenerazione della natura, accelerazione delle concessioni per realizzare le rinnovabili, zone logistiche semplificate, opere del Piano nazionale di ripresa e resilienza, ponte sullo Stretto, Tyrrhenian link, consumo di suolo e tanto altro, siamo alla giornata di lutto per la Terra e i suoli.

Tra Ucraina e Palestina, gli eserciti aggressori stanno distruggendo migliaia di chilometri quadrati di terre agricole. Nonostante il Green Deal, le arroganti proteste di agricoltori (in massima parte allevatori) hanno fatto indietreggiare l’Europa sul divieto d’uso dei pesticidi sul 4% dei loro terreni, nonostante i pesticidi siano cancerogeni e devastino i suoli e la loro biodiversità. Il glifosato è ancora ammesso in agricoltura. Continua la rapina con scasso a suoli e paesaggi per invadere i territori di campi e parchi fotovoltaici ed eolici (che una volta realizzati eliminano i campi e pure i parchi). Rapine a danno di popolazioni locali, di pastori, di contadini e dei suoli di Sardegna, Sicilia, Puglia e Campania soprattutto. Sono uno dei consumi di suolo, natura e paesaggio più contraddittori e urticanti perché avvengono con spudoratezza e iniquità. Spudoratezza perché si gioca sul fatto che la gente non distingue tra ciò che è rinnovabile e ciò che è sostenibile. Furbamente, molti tendono a far coincidere i due termini, ma abbiamo spiegato in un articolo su Altreconomia che le due cose non si sovrappongono affatto. Iniquità perché si sta perpetrando una vera e propria colonizzazione energetica a danno delle comunità rurali più deboli e con la complicità di leggi ingiuste che consentono l’esproprio di terre private a favore di società private per generare energia privata da vendere su mercati privati senza dare in cambio nulla alle comunità locali e lasciando a loro paesaggi devastati.

Non dimentichiamo che un sardo, un siciliano, un pugliese che cedono terre per energia rinnovabile pagano l’energia elettrica allo stesso modo di un abitante di Bolzano o di Verona o di Torino che incassano energia rinnovabile senza aver ceduto un solo metro quadrato di suolo e paesaggio. Cittadini del Nord che andrebbero su tutte le furie se società del Sud Italia espropriassero le loro terre per produrre energia e rendite private non per loro. Magari le stesse genti del Nord che invocano l’autonomia differenziata. Inviterei allora le Regioni che cedono energia rinnovabile ad alzare la voce e a chiudere i rubinetti della corrente che vola verso quel Nord spaccone e fiero di proporre autonomia differenziata, che mostra i muscoli del suo Pil ma intanto strizza l’occhiolino a un progetto miliardario come il Tyrrhenian link (realizzato da società sulla carta private ma di fatto beneficiarie di finanziamenti pubblici), la grande cannuccia da 970 chilometri e 16 miliardi di euro che succhierà l’energia green di Sicilia e Sardegna per tenere attive le economie del Nord. Un tubo che chiamano sostenibile e innovativo, giusto per confondere un po’ le idee.

Giornata dell’ipocrisia, altro che della Terra. Il 2 aprile è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il Dpcm 4 marzo 2024 numero 40 che non solo dà il via libera alle Zone logistiche semplificate, una sorta di mega-regione economica di 41mila ettari sparsa in tutta Italia, interamente dedicata ai capannoni logistici che beneficerà di sconti e agevolazioni fiscali (perfino un po’ di zone franche) e in cui si potranno costruire altri capannoni i quali saranno considerati opere di “pubblica utilità, indifferibili ed urgenti” (art. 12), così che qualunque privato che depositi una proposta di insediamento possa arrivare dritto all’autorizzazione in meno tempo e con meno valutazioni ambientali.

Addio suolo, addio paesaggi, addio equità: avanti tutta con i capannoni. Giornata della Terra per celebrare un governo, quello italiano, che si è opposto a fine marzo 2024 alla direttiva sulla rigenerazione della natura che, peraltro, era già stata di molto annacquata. Giornata della Terra con un bilancio di consumo di suolo da brividi: più 7.075 ettari cementificati nel solo 2022 (una crescita del 10,2%). Giornata della Terra con un governo che va a espropriare terre e case alle persone per poggiare i piloni di un assurdo ponte sullo Stretto che sarà la rovina di un Paese ambientalmente sempre più ferito e sul lastrico (speriamo non si faccia). Giornata della Terra a un anno dall’alluvione della Romagna, mesi in cui nessuno si è preso la briga di fare formazione ai sindaci su che cosa è il suolo, che cosa è il dissesto idrogeologico, che cosa è oggi il clima, che cosa non bisogna più fare da sindaci: di nuovo si ricostruiscono cose e case, ma non menti e non visioni politiche alternative.

Giornata della Terra in cui ricordiamo l’astensione dell’Italia, il novembre scorso, dalla votazione europea per sospendere il glifosato sulle colture tanto per dare sempre più carta bianca alle agricolture più energivore e inquinanti. Giornata della Terra con un governo che taglia i fondi alla ciclabilità (ma intanto lungo il Garda vuole fare la ciclabile più pericolosa e impattante d’Italia per ingrassare le tasche di un turismo predatorio e drogato) e licenzia un codice della strada che mette i bastoni tra le ruote di chi vuole giustamente limitare la velocità in città a 30 chilometri all’ora. Giornata della Terra di un’Italia che raggiungerà il prossimo overshoot-day il 19 maggio e non se ne vergogna neppure un po’, visto che nessuno al governo dice una sola parola sull’argomento.

Mai come quest’anno la Giornata della Terra è disperante e ha bisogno di tutti noi per alzare la voce e per inventarsi modi nuovi ed efficaci per parlare di suolo, di ecosistemi, di biodiversità, di ecologia, di clima, di predazioni, di disuguaglianze e quindi di Terra ogni ora, ogni giorno, tutto l’anno. Artisti di ogni arte date voce alla Terra e alla terra con l’ingegno della vostra creatività. Chissà che la vostra voce riesca a dare più fiato a ciò che continua a essere invisibile.

Paolo Pileri è ordinario di Pianificazione territoriale e ambientale al Politecnico di Milano. Il suo ultimo libro è “L’intelligenza del suolo” (Altreconomia, 2022)

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Alpi Veglia-Devero: la Commissione Europea indaga sulla stazione sciistica http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2024/04/alpi-veglia-devero-la-commissione-europea-indaga-sulla-stazione-sciistica/ http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2024/04/alpi-veglia-devero-la-commissione-europea-indaga-sulla-stazione-sciistica/#respond Mon, 22 Apr 2024 09:24:48 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=16490 In risposta all’interrogazione della europarlamentare Maria Angela Danzì, la Commissione s’impegna a valutare la legittimità dei lavori. L’Italia rischia la procedura di infrazione

Comunicato stampa della deputata al Parlamento Europeo (M5S) Maria Angela Danzì, del 17 aprile 2024

 “La Commissione europea sta valutando le denunce presentate in merito ai gravi danni arrecati dai progetti in corso al Sito Natura 2000 ‘Alpi Veglia e Devero-Monte Giove’. Un passaggio importante che significa che i rilievi mossi hanno una base solida e che l’indagine è e rimane aperta”. Così Maria Angela Danzì, europarlamentare del Movimento 5 Stelle, che lo scorso febbraio aveva presentato a Bruxelles un’interrogazione parlamentare alla Commissione europea su quest’area di pregio al centro di lavori di forte impatto ambientale.

“Gli ampliamenti dell’adiacente stazione sciistica hanno pregiudicato l’integrità di questo sito, dove pesanti lavori di sbancamento effettuati senza la necessaria Valutazione di Incidenza Ambientale hanno distrutto almeno 10 ettari di habitat tutelati dall’Europa”, prosegue Danzì. “In totale, tra sbancamenti, lavori sulle piste, impianti di risalita e inquinamento sonoro, almeno 45 ettari di area protetta sono stati finora resi inutilizzabili per la fauna tutelata dalle norme europee. Le risposte del Commissario all’Ambiente, Virginijus Sinkevičius, ai tre interrogativi che ho sollevato sono molto articolate e dicono altre due cose importanti: ricordando la legislazione europea e nazionale in vigore, la Commissione europea richiama il fatto che ‘spetta alle autorità italiane applicare le norme e le procedure’ al caso in questione, indicando quindi nell’Italia la responsabile a garantire l’adeguato ripristino del danno arrecato al Sito.

Ma soprattutto, nel terzo e ultimo punto, la Commissione segnala di avere ‘ricevuto diverse denunce’ in merito alla cattiva applicazione da parte dell’Italia della direttiva Habitat, che richiede le opportune Valutazioni di Incidenza Ambientale. Perciò, la Commissione si riserva la valutazione di azioni appropriate tra cui ci sono anche le procedure d’infrazione nei confronti dell’Italia”, conclude Danzì.

Seguono il testo dell’Interrogazione e la risposta della Commissione Ue.

Danni perpetrati ai siti della Rete Natura 2000 in località Alpe Ciamporino – versante Alpe Bondolero (VB) – Foto di Filippo Pirazzi

INTERROGAZIONE con richiesta di risposta scritta E-000594/2024 alla Commissione

Articolo 138 del regolamento

Maria Angela Danzì (NI)

Oggetto: Grave pregiudizio all’integrità del sito Natura 2000 ZSC/ZPS IT1140016 “Alpi Veglia e Devero-Monte Giove”, istituito nel 1995

Tra il 2000 e il 2016 due ampliamenti di un’adiacente stazione sciistica hanno pregiudicato l’integrità del sito.

Inoltre, tra il 2014 e il 2022 vasti lavori di sbancamento effettuati senza VIncA nella zona sciistica del sito hanno distrutto almeno 10 ettari di habitat tutelati dalla direttiva 92/43CEE, allegato I.

Gli sbancamenti e la gestione della stazione sciistica hanno reso inutilizzabile per la fauna tutelata dalla direttiva 2009/147/CEE, allegato I, almeno 45 ettari.

Non da ultimo altri progetti, approvati attraverso VIncA qualificabili come non opportune, stanno ancora generando danni a specie e habitat.

Quasi 130 000 firme sono state raccolte contro un ulteriore vasto programma di ampliamento della stazione sciistica presentato nel 2018.

Ciò premesso, può la Commissione rispondere ai seguenti quesiti:

1.    È la Commissione informata del grave pregiudizio già arrecato all’integrità del sito e dei progetti realizzati o in cantiere, suscettibili di pregiudicare l’integrità del sito?

2.    Quali azioni potrebbero essere utili a garantire e ripristinare l’integrità del sito?

3.    Intende la Commissione aggiornare i risultati dell’EU Pilot 6730/14, anche considerando numerose e sistematiche VIncA qualificabili come non opportune, di progetti approvati/realizzati nel sito?

Presentazione:22.2.2024

RISPOSTA COMMISSIONE EUROPEA

IT E-000594/2024

Risposta di Virginijus Sinkevičius a nome della Commissione europea

(15.4.2024)

1. Nel luglio 2022 la Commissione ha ricevuto una denuncia relativa al progetto in questione, seguita da diverse comunicazioni supplementari, da ultimo il 3 gennaio 2024. Tale denuncia è attualmente in fase di valutazione.

2. A norma dell’articolo 6, paragrafo 3, della direttiva Habitat[1], qualsiasi progetto non direttamente connesso e necessario alla gestione del sito ma che possa avere incidenze significative su tale sito forma oggetto di una opportuna valutazione dell’incidenza che ha sul sito, tenendo conto degli obiettivi di conservazione del medesimo. A norma dell’articolo 6, paragrafo 4, qualora, nonostante conclusioni negative della valutazione dell’incidenza sul sito e in mancanza di soluzioni alternative, un progetto debba essere realizzato per motivi imperativi di rilevante interesse pubblico, lo Stato membro adotta ogni misura compensativa necessaria per garantire che la coerenza globale di Natura 2000 sia tutelata.

L’Italia ha recepito le suddette disposizioni nella propria legislazione[2] e ha adottato linee guida nazionali[3] per migliorarne l’attuazione in tutte le regioni. La Regione Piemonte ha inoltre adottato linee guida e procedure aggiornate per la corretta attuazione delle suddette disposizioni[4]. Fatto salvo il ruolo della Commissione quale custode dei trattati, spetta alle autorità italiane competenti applicare le norme e le procedure di cui sopra al caso individuale e garantire che, in caso di danno a un sito protetto, esso sia adeguatamente ripristinato.

3. Nel quadro del caso EU Pilot 6730/14, la Commissione ha ricevuto diverse denunce relative all’applicazione dell’articolo 6, paragrafo 3, della direttiva Habitat in Italia. La Commissione le valuterà e deciderà in tempo utile la linea d’azione appropriata al caso in questione.

Danni perpetrati ai siti della Rete Natura 2000 in località Alpe Ciamporino – versante Alpe Bondolero (VB) – Foto di Filippo Pirazzi

[1] Direttiva 92/43/CEE del Consiglio, del 21 maggio 1992, relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche (GU L 206 del 22.7.1992, pag. 7).

[2] https://www.mase.gov.it/pagina/la-valutazione-di-incidenza-vinca#:~:text=Si%20tratta%20del%20processo%20d,di%20significativit%C3%A0%20di%20tali%20incidenze

[3] https://www.mase.gov.it/pagina/linee-guida-nazionali-la-valutazione-di-incidenza-vinca-direttiva-92-43-cee-habitat-articolo

[4] https://www.regione.piemonte.it/web/temi/ambiente-territorio/biodiversita-aree-naturali/rete-natura-2000/valutazione-incidenza-vinca

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Presentato il ricorso al TAR contro lo stadio a San Donato Milanese http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2024/04/presentato-il-ricorso-al-tar-contro-lo-stadio-a-san-donato-milanese/ http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2024/04/presentato-il-ricorso-al-tar-contro-lo-stadio-a-san-donato-milanese/#respond Sat, 20 Apr 2024 21:33:56 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=16487 Sostenuti dal Comitato NO STADIO a San Donato Milanese, il 22 marzo scorso tredici cittadini hanno presentato ricorso legale presso il TAR di Milano. L’istanza, ora al vaglio dei giudici, chiede l’annullamento degli atti dell’amministrazione comunale Squeri sullo stadio di AC Milan

Comunicato stampa del Comitato NO STADIO a San Donato Milanese dell’8 aprile 2024

Sono tredici i cittadini di San Donato Milanese e Chiaravalle che, sostenuti in tutto e per tutto dal comitato e coadiuvati da un pool di esperti avvocati, il 22 marzo scorso hanno depositato ufficiale istanza presso la sede di Milano del Tribunale Amministrativo Regionale per chiedere l’annullamento degli atti adottati dall’amministrazione Squeri a favore della realizzazione dello stadio di AC Milan nel quartiere San Francesco a San Donato Milanese.

Il ricorso – un documento corposo di ventitré pagine – chiede nello specifico l’annullamento dei seguenti atti:

• Deliberazione della Giunta Comunale di San Donato Milanese n. 15 del 24/01/2024, pubblicata in data 25 gennaio 2024 avente ad oggetto: “proposta iniziale di variante urbanistica per realizzazione di intervento di trasformazione urbanistica di carattere sportivo (Stadio AC Milan) con rilevanza sovracomunale – valutazione favorevole alla percorribilità”;

• Piano Attuativo (Programma Integrato di Intervento) approvato dall’Amministrazione Comunale, finalizzato a consentire la realizzazione di un progetto insediativo a carattere sportivo con la localizzazione di una Arena Sportiva (nuovo stadio A.C. Milan) della capienza di 70.000 posti circa e strutture annesse e complementari che, per caratteristiche, esigenze e finalità specifiche, oltre a costituire intervento di rilevanza sovracomunale, comporta variante anche allo strumento generale di Governo del Territorio (P.G.T.) e prevede rilevanti opere ed infrastrutture pubbliche e di pubblica utilità, citato nella delibera di Giunta n. 15 del 24/01/2024 e pubblicata in data 25 gennaio 2024, ignoti atti ed estremi;

• Documento Tecnico di Analisi Preliminare ai fini della verifica della percorribilità della proposta All. 1 alla DG 15/2024;

• ogni altro atto connesso, presupposto e/o conseguenziale, anche allo stato ignoto.

Di fronte al rifiuto del sindaco Squeri e delle forze politiche che lo sostengono in consiglio comunale a dialogare seriamente con i cittadini, abbiamo tenuto fede all’impegno che ci eravamo presi fin dal primo momento della costituzione del comitato, ossia quello di fare qualsiasi sforzo e perseguire tutte le strade lecite possibili per fermare un progetto che riteniamo dannoso per il nostro territorio.” – dichiara Innocente Curci, uno dei referenti del Comitato NO STADIO a San Donato Milanese, nonché firmatario del ricorso al TAR – “Tutti i ricorrenti, così come moltissimi altri cittadini di San Donato Milanese, Milano e San Giuliano Milanese, verrebbero danneggiati dalla realizzazione dell’opera e abbiamo sentito il dovere di esporre le nostre ragioni ai giudici amministrativi, convinti di poter essere ascoltati”.

Abbiamo studiato le carte di cui siamo potuti venire in possesso relative al Progetto AC Milan; a nostro giudizio siamo di fronte a numerosi profili di illegittimità che viziano gli atti in oggetto. In particolare la delibera di Giunta comunale presenta molte problematiche dal punto di vista tecnico e giuridico, evidenziate nel ricorso.” – dichiara l’avv. Ilaria Battistini, professionista incaricata dai ricorrenti e che sta fornendo supporto al comitato anche in merito all’istanza di referendum consultivo cittadino depositata in municipio – “Auspichiamo che, a seguito della notifica dell’impugnazione, il Comune si convinca esso stesso circa l’irrealizzabilità dell’opera. Siamo altresì fiduciosi che le altre amministrazioni pubbliche da noi messe a conoscenza dell’atto di impugnazione (Città Metropolitana di Milano e Regione Lombardia) tengano in debito conto quanto evidenziato e ampiamente documentato dai ricorrenti, ancor prima che i giudici si esprimano nel merito.”

Solo a titolo esemplificativo, uno degli elementi emersi dallo studio delle carte e riportato nel ricorso è che in data 28 settembre 2023 la società SportLifeCity, pur non essendo proprietaria né avendo la disponibilità delle aree, presentava comunque in maniera ufficiale al Comune di San Donato Milanese una “Proposta di Variante ex Art.87 e segg. L.R. n.12/05 al P.I.I. AT-SS San Francesco ed al PGT” per la realizzazione di un nuovo complesso insediativo a carattere sportivo con la localizzazione di una arena sportiva, nota anche come nuovo stadio A.C. Milan in località San Francesco. E’ da quello specifico atto che prese avvio l’iter amministrativo comunale, con la conseguente produzione di documenti tecnici da parte degli uffici e l’approvazione della delibera di Giunta; tutto ciò nonostante – ed è utile sottolinearlo nuovamente – il soggetto che aveva presentato istanza di variante non fosse proprietario e nemmeno potesse vantare la disponibilità delle aree coinvolte.

Un altro importantissimo rilievo di tipo procedurale che viene avanzato nel ricorso è riconducibile alla procedura di approvazione della delibera di Giunta comunale n. 15 del 24/01/2024. La Giunta ha infatti sovvertito l’iter normativo, mettendo nero su bianco in prima battuta una “valutazione favorevole in merito alla percorribilità della Proposta Iniziale”, incluso il Documento Tecnico di Analisi Preliminare. Facendo ciò, la Giunta ha soverchiato le prerogative del Consiglio Comunale, arbitrariamente relegato a ratificare (di fatto, a cose già concordate tra i soggetti coinvolti) l’eventuale Accordo di Programma. Ciò determina una palese illegittimità della delibera stessa di Giunta che, superando la norma regionale, stabilisce di rinviare ad un momento successivo l’intervento del Consiglio Comunale.

Tante altre sono le ragioni dell’impugnazione contenute nel ricorso, un documento che obietta sull’operato dell’amministrazione Squeri da un punto di vista burocratico-procedurale, e che evidenzia altresì le ragioni e gli interessi diretti dei cittadini (la salute, per citarne solo uno) che verrebbero messi a rischio.

In questi mesi abbiamo promosso una petizione indirizzata al sindaco di San Donato sottoscritta da più di tremila cittadini che chiede di dire di no al nuovo stadio a San Donato; ci siamo fatti parte attiva con numerose iniziative per informare e discutere nel merito la proposta di variante urbanistica che il Milan vorrebbe definitivamente approvata; abbiamo tessuto relazioni e stiamo collaborando sul territorio con numerose altre realtà associative che stanno manifestando preoccupazione e necessità di essere coinvolte. ” – dichiara Annalisa Molgora, altra referente del Comitato NO STADIO a San Donato Milanese – “Ora abbiamo dato il via alla battaglia legale e lanceremo una campagna di raccolta fondi che ci permetta di far fronte alle tante spese che dovremo affrontare. Siamo fortemente determinati e chiediamo ai cittadini di sostenerci ancora.”

Comitato NO STADIO a San Donato Milanese

comitato@nostadiosdm.it _ nostadiosdm@pec.it

Pagina facebook

Foto del Comitato No Stadio a San Donato Milanese: flashmob del 7 aprile 2024 nei pressi del’Abbazia di Chiaravalle

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Due anni per salvare il mondo http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2024/04/due-anni-per-salvare-il-mondo/ http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2024/04/due-anni-per-salvare-il-mondo/#respond Fri, 19 Apr 2024 22:15:24 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=16485 Secondo Simon Stiell, Segretario esecutivo delle Nazioni Unite per i cambiamenti climatici, è urgente un nuovo accordo internazionale sui finanziamenti per il clima, anche attraverso la riduzione del debito dei Paesi che ne hanno più bisogno

Di seguito è riportata la traduzione del discorso pronunciato dal Segretario esecutivo delle Nazioni Unite per i cambiamenti climatici SIMON STIELL il 10 aprile 2024 alla Chatham House di Londra.

Sulla pagina dell’UN Climate Change si trova la trascrizione in lingua originale. E’ possibile guardare il video integrale su Youtube.

Buon pomeriggio,

Alcuni di voi potrebbero pensare che il titolo dell’evento di oggi sia eccessivamente drammatico. Persino melodrammatico. Permettetemi quindi di cominciare spiegando brevemente perché i prossimi due anni sono così essenziali per salvare il nostro pianeta.

Innanzitutto, conosciamo la posta in gioco. Mi avete già sentito parlare di caldo record, di danni enormi alle economie e di come non ci sia spazio per le mezze misure. Prendiamo tutto questo come un dato di fatto.

In secondo luogo, siamo all’inizio di una corsa che determinerà i maggiori vincitori di una nuova economia dell’energia pulita. E con l’indice del tenore di vita in costante mutamento in tutto il mondo, le risposte climatiche di ciascun Paese saranno la chiave per salire o scendere di livello. Se prospereranno o sopravviveranno a malapena.

In terzo luogo, per molti Paesi sarà possibile attuare nuovi piani significativi solo se quest’anno si assisterà a un salto di qualità nei finanziamenti per il clima.

In quarto luogo, si tratta del funzionamento dell’Accordo di Parigi.

Ad oggi, i piani nazionali sul clima- chiamati Contributi Nazionali Determinati o NDC – presi nel loro insieme, taglieranno appena le emissioni entro il 2030.

Abbiamo ancora la possibilità di far crollare le emissioni di gas serra con una nuova generazione di piani nazionali per il clima. Ma abbiamo bisogno di piani più robusti, ne abbiamo bisogno ora.

E mentre ogni Paese debba presentare un nuovo piano, la realtà è che le emissioni del G20 rappresentano circa l’80% delle emissioni globali. Quindi la leadership del G20 deve essere al centro della soluzione, come lo è stata durante la grande crisi finanziaria. È stato allora che il G20 è diventato maturo e ha dimostrato che le principali economie sviluppate e in via di sviluppo possono lavorare insieme per evitare catastrofi economiche globali.

Quinto e ultimo punto: ogni cittadino di ogni Paese ha l’opportunità di partecipare a questa transizione.  Ogni voce fa la differenza. Quest’anno e il prossimo avremo bisogno di ogni voce più che mai.

Pensiamo per un attimo a cosa potremmo ottenere se riuscissimo a far sì che i prossimi due anni incidano realmente. Nuovi e coraggiosi piani nazionali per il clima costituiranno una fonte di posti di lavoro e un trampolino di lancio economico per far salire i Paesi sulla scala globale degli standard di vita.

Di fronte a siccità che distruggono i raccolti, un’azione climatica molto più coraggiosa per ridurre le emissioni e aiutare gli agricoltori ad adattarsi aumenterà la sicurezza alimentare e ridurrà la fame.

Ridurre l’inquinamento da combustibili fossili significherà migliorare la salute e risparmiare enormemente sia per i governi che per le famiglie.

Il potenziale trasformativo di azioni audaci per il clima – insieme a misure per promuovere l’uguaglianza di genere – è uno dei modi più rapidi per allontanarsi dal business as usual.

A chi dice che il cambiamento climatico è solo una delle tante priorità, come porre fine alla povertà, alla fame, alle pandemie o migliorare l’istruzione, dico semplicemente questo: nessuno di questi compiti cruciali – anzi, nessuno degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile – potrà essere svolto se non avremo sotto controllo la crisi climatica.

Di fatto, il business as usual renderà più profonde le gravi disuguaglianze tra i Paesi e le comunità più ricche e più povere del mondo, diseguaglianze acuite dagli impatti climatici incontrollati. Queste disuguaglianze sono la kryptonite per un’azione cooperativa globale sul clima, e ogni economia, ogni Paese e i suoi abitanti ne pagano il prezzo.

Per iniziare a curare questo cancro globale della disuguaglianza, dobbiamo favorire l’attivazione da parte di tutte le nazioni di nuovi e coraggiosi piani nazionali sul clima, che proteggano le persone, incrementino i posti di lavoro e promuovano una crescita economica inclusiva. E ne abbiamo bisogno entro l’inizio del prossimo anno.

La prossima generazione di piani nazionali sul clima deve essere un piano di investimenti per economie sostenibili e forti.

 Ciò ci riporta all’importanza cruciale dei finanziamenti per il clima… Perché è difficile per qualsiasi governo investire nelle energie rinnovabili o nella resilienza climatica quando le casse del Tesoro sono vuote, i costi del servizio del debito hanno superato la spesa sanitaria, nuovi prestiti sono impossibili e i lupi della povertà sono alle porte.

Un salto di qualità quest’anno nei finanziamenti per il clima è essenziale e del tutto realizzabile.

Ogni giorno, ministri delle finanze, amministratori delegati, investitori e banchieri per lo sviluppo dirigono trilioni di dollari. È ora di spostare questi soldi dall’energia e dalle infrastrutture del passato verso un futuro più pulito e resilienteE di garantire che a beneficiarne siano i Paesi più poveri e vulnerabili. Quest’anno, alla COP29 di Baku, dobbiamo concordare un nuovo obiettivo per il finanziamento del clima che risponda alle esigenze dei Paesi in via di sviluppo. Ma non basta concordare un obiettivo.

Abbiamo bisogno di un nuovo accordo sui finanziamenti per il clima, tra Paesi sviluppati e in via di sviluppo.

Questo accordo dovrebbe avere quattro componenti chiave. Primo, più finanziamenti agevolati. Soprattutto per i Paesi più poveri e vulnerabili. In secondo luogo, abbiamo bisogno di nuove fonti di finanziamento internazionale per il clima, come quelle a cui stanno lavorando il G20, l’Organizzazione marittima internazionale e altri. In terzo luogo – come hanno chiarito il Primo Ministro Mottley e il Presidente Ruto – dobbiamo riformare le banche per lo sviluppo per farle operare meglio per i Paesi in via di sviluppo, inserire il clima nel loro processo decisionale e costruire un sistema finanziario adatto al ventunesimo secolo. Quarto, ridurre il debito dei Paesi che ne hanno più bisogno per dare loro lo spazio fiscale per gli investimenti sul clima. L’anno scorso i Paesi in via di sviluppo hanno speso più di quattrocento miliardi di dollari per il servizio del debito.

Gli esperti hanno dimostrato che se facciamo tutto questo insieme, possiamo soddisfare le esigenze dei Paesi in via di sviluppo, mobilitando centinaia di miliardi di dollari.

Una cooperazione sempre più stretta tra le istituzioni internazionali è più importante che mai. Offro la collaborazione dell’UN Climate Change (Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici) ovunque possa contribuire a sostenere risultati più forti e più rapidi in materia di clima. Alla Banca Mondiale e al Fondo Monetario Internazionale in occasione dei prossimi incontri di primavera. Al G7, al G20 e ai loro ministri delle Finanze. Insieme possiamo rendere questo accordo reale.

Insieme dobbiamo accelerare il passo. Gli incontri di primavera non sono una prova generale. Evitare una catastrofe economica causata dal clima è l’attività centrale. Non può scivolare tra le fessure dei diversi mandati.

Non possiamo permetterci lunghe discussioni senza chiari passi avanti, quando c’è l’opportunità di fare progressi reali su ogni parte del nuovo accordo di finanziamento del clima di cui tutte le nazioni hanno bisogno.

Durante gli incontri di primavera è necessario un ambizioso ciclo di ricostituzione dell’Associazione Internazionale per lo Sviluppo della Banca Mondiale. Questo potrebbe far uscire dalla povertà centinaia di milioni di persone e aumentare l’accesso all’energia pulita, soprattutto in Africa.

I progressi compiuti a Washington DC nella revisione dei requisiti patrimoniali della Banca Mondiale potrebbero liberare altri miliardi per i prestiti agevolati, senza chiedere più soldi ai donatori.

Inoltre, per contribuire a dare ai Paesi lo spazio fiscale necessario all’azione per il clima, il FMI può aiutare un maggior numero di Paesi a far fronte ai debiti aggravati dai cambiamenti climatici e dalla pandemia. Ad esempio, utilizzando maggiormente il Catastrophe Containment Relief Trust (Fondo per il contenimento delle catastrofi).

Il lavoro della Banca Mondiale sulle Clausole di Debito Resilienti al Clima – che permettono ai Paesi che affrontano le tempeste più violente di concentrarsi sulla ripresa – sono un altro gradito passo nella giusta direzione.  L’ammissibilità dovrebbe ora essere estesa oltre i piccoli Stati e gli Stati insulari a un maggior numero di Paesi e a un maggior numero di impatti climatici.

Anche il G7 ha un ruolo cruciale, quest’anno presieduto dall’Italia. I governi del G7 sono i principali azionisti della Banca Mondiale e del FMI. In realtà, forniscono sia capitale che direzione. Con la loro voce, queste istituzioni possono fare molto di più per utilizzare tutti gli strumenti a loro disposizione per ottenere impatti su larga scala sul territorio.

È nell’interesse di tutti i Paesi del G7 intraprendere un’azione climatica molto più coraggiosa a livello nazionale e internazionale, anche per quanto riguarda i finanziamenti per il clima.

In primo luogo, perché un serio progresso sui finanziamenti per il clima è un prerequisito per nuovi e coraggiosi piani nazionali per il clima da parte dei Paesi in via di sviluppo, senza i quali tutte le economie, compresa quella del G7, saranno presto in grave e permanente difficoltà. In secondo luogo, perché la costruzione della resilienza è altrettanto urgente per proteggere le catene di approvvigionamento da cui dipendono tutte le economie. Abbiamo appena visto cosa hanno provocato all’inflazione, alle famiglie e alle imprese le interruzioni della catena di approvvigionamento causate dalla crisi economica. E c’è da scommettere che queste perturbazioni e gli impatti inflazionistici non potranno che peggiorare drasticamente, senza un’azione climatica più coraggiosa.

Allo stesso modo, il mondo ha bisogno che il G20 sia all’altezza di questo momento. Siamo tutti consapevoli delle sfide geopolitiche. Non le minimizzo. Ma non possono essere una scusa per la timidezza, in un momento di crisi sempre più grave. Sarò sincero: lo scaricabarile non è una strategia. Mettere da parte il clima non è una soluzione a una crisi che decimerà tutte le economie del G20 e che ha già iniziato a far male.

Pertanto, la potenza finanziaria che il G20 ha messo in campo durante la crisi finanziaria globale dovrebbe essere nuovamente mobilitata e puntare con decisione a frenare le emissioni in fuga e a costruire la resilienza ora.

Il Brasile, che ospita anche la COP30, ha un ruolo fondamentale da svolgere per dare il via all’azione ambiziosa di cui abbiamo bisogno.

Sono incoraggiato dal fatto che il G20, sotto la guida del Brasile, stia esplorando modi per trovare nuovi finanziamenti per il clima e lo sviluppo. Il Brasile stesso sta sperimentando nuovi modi per ridurre i costi irragionevoli dei prestiti per l’energia pulita, che potrebbero funzionare anche per altri Paesi in via di sviluppo.

In definitiva, non è sufficiente investire in energia pulita e infrastrutture resilienti senza misure che accelerino anche il declino dei combustibili fossili. È essenziale un maggiore progresso a livello nazionale nella determinazione del prezzo del carbonio per riflettere i reali costi economici dei combustibili fossili, compresi gli enormi costi sanitari ed economici dell’inquinamento da gas serra, che non dovrebbero essere scaricati sul governo, sulle famiglie e su altre industrie.

Quando dico che abbiamo due anni per salvare il mondo, mi viene da chiedere: chi ha esattamente due anni per salvare il mondo? La risposta è ogni persona su questo pianeta.

Sempre più persone vogliono un’azione per il clima in tutte le società e in tutti gli schieramenti politici, in gran parte perché sentono l’impatto della crisi climatica nella loro vita quotidiana e nei loro bilanci familiari… Aumento dei costi per i trasporti alimentati da combustibili fossili… per il riscaldamento e il raffreddamento… per l’energia… aumento dei prezzi dei prodotti alimentari a causa dei disastri climatici che colpiscono la produzione e le catene di approvvigionamento… per citarne solo alcuni.

Un recente sondaggio condotto da Gallup su 130.000 persone in 125 Paesi ha rivelato che l’89% desidera un’azione climatica più incisiva da parte dei governi.

Eppure, troppo spesso vediamo che l’azione per il clima scivola in fondo alle agende dei governi.

C’è una disconnessione, perché nei salotti di tutto il mondo l’impatto e i costi del clima stanno salendo rapidamente nella lista delle preoccupazioni delle famiglie.

L’unico modo sicuro per inserire il clima nell’agenda dei governi è che un numero sufficiente di persone alzi la voce.

Quindi il mio messaggio finale oggi è per le persone di tutto il mondo. Ogni voce è importante. La vostra non è mai stata così importante.

Se volete un’azione climatica più coraggiosa, è il momento di far valere la vostra.

Grazie.

SIMON STIELL, Segretario esecutivo delle Nazioni Unite per i cambiamenti climatici. Discorso pronunciato il 10 aprile 2024 alla Chatham House di Londra

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Venezia: Audizione al Parlamento europeo per fermare scavo Canale Petroli e del Montiron http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2024/04/venezia-audizione-al-parlamento-europeo-per-fermare-scavo-canale-petroli-e-del-montiron/ http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2024/04/venezia-audizione-al-parlamento-europeo-per-fermare-scavo-canale-petroli-e-del-montiron/#respond Thu, 18 Apr 2024 17:37:45 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=16482 di Italia Nostra

Comunicato stampa dell’11 aprile 2024

Il 9 aprile le associazioni Italia Nostra, Lipu, WWF, Venezia Cambia, CAAL, Ecoistituto del Veneto Alex Langer, e ISDE Medici per l’Ambiente, rappresentate da Lidia Fersuoch, Consigliere nazionale di Italia Nostra e già presidente della sezione di Venezia, sono state audite dalla Parlamento Europeo sulla tutela della Laguna di Venezia dai possibili danni che verrebbero causati dallo scavo per allargare il Canale Petroli e il Canale Montiron.

Dopo aver ascoltato le ragioni della petizione “Tutela della Laguna di Venezia” la Commissione per le Petizioni del Parlamento europeo ha accettato la richiesta e adesso l’Europa manderà una lettera allo Stato italiano, alla Regione Veneto e al Comune di Venezia per chiedere il rispetto delle normative previste e possibili alternative al marginamento e lo scavo, in ottemperanza dei criteri minimi stabiliti dal Ministero dell’Ambiente per le ZPS caratterizzate da zone umide come la Laguna.

Lidia Fersuoch ricorda che esistono alternative: per il Montiron la soluzione proposta è quello di scavare un piccolo canale che colleghi quelli esistenti nell’area di Burano a quello di Tessera; per il Canale Petroli, esistono progetti di tutela delle sponde con materiali tradizionali volti a trasformare le onde in fattore di vivificazione, considerando comunque che gli approdi interni alla Laguna sono solo provvisori e, come sostiene l’Unesco e il decreto del 2021, il traffico di navi di grandi dimensioni, commerciali e croceristiche deve essere spostato fuori Laguna.

Italia Nostra – Associazione nazionale per la tutela del patrimonio storico, artistico e naturale della nazione

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“Sul consumo di suolo è necessario agire subito”. Il Forum Salviamo il Paesaggio si confronta con le forze politiche a Roma http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2024/04/sul-consumo-di-suolo-e-necessario-agire-subito-il-forum-salviamo-il-paesaggio-si-confronta-con-le-forze-politiche-in-senato/ http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2024/04/sul-consumo-di-suolo-e-necessario-agire-subito-il-forum-salviamo-il-paesaggio-si-confronta-con-le-forze-politiche-in-senato/#respond Wed, 17 Apr 2024 12:24:02 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=16479 Il 12 aprile 2024, presso la Sala Matteotti della Camera dei Deputati, il Forum nazionale Salviamo il Paesaggio ha invitato i rappresentanti dei Partiti rappresentati in Parlamento per riflettere sulla legge a contrasto del consumo di suolo, emergenza nazionale ancora priva di interventi del Legislatore.

Dal 2011, il “Forum Salviamo il Paesaggio”, formato da più di 1000 organizzazioni e da decine di migliaia di singoli aderenti individuali,  sollecita i Governi e i Parlamenti che via via si sono succeduti ad approvare una legge – urgente ed emergenziale – in grado di contrastare efficacemente il perdurante fenomeno del consumo di suolo. Fin dal 2012, dopo la presentazione del primo DDL in materia da parte del Governo Monti allora in carica, il Forum ha prodotto molteplici osservazioni e proposte di miglioramento ai testi presentati, registrando con rammarico i continui stop o le regressioni sull’efficacia di questa norma, tanto attesa quanto necessaria, fino a giungere alla determinazione che fosse necessario fornire un ulteriore contributo mettendo in campo un’organica proposta di legge elaborata direttamente dal Forum stesso.

Così, tra l’ottobre 2016 e il gennaio 2018, un Gruppo di Lavoro Tecnico-Scientifico, formato da 75 Esperti selezionati, ha elaborato, dopo un lungo e approfondito confronto, un testo di legge coerente e puntuale, che agli occhi degli aderenti al Forum rappresentasse una visione organica e multidisciplinare in tema di tutela del suolo, mettendolo a disposizione di tutte le forze politiche. Finora, solamente una di queste, il Movimento 5 Stelle, si è riconosciuto appieno sui contenuti di questa proposta normativa, tanto da presentarla a entrambe le Camere il giorno dell’insediamento nella passata legislatura. La norma fu poi incardinata al Senato, Commissioni congiunte Ambiente e Agricoltura, e per più di due anni fu dibattuta, ospitando anche un centinaio di audizioni di esperti  per poi finire in un binario morto e decadere al termine della medesima legislatura. 

Dal novembre 2022 il contributo normativo del Forum è tornato all’attenzione del Parlamento, questa volta alla Camera dei Deputati, e si accompagna ad una ventina di altri testi di legge in tema di consumo di suolo e/o di rigenerazione urbana depositati in entrambi i rami parlamentari. Ma sono già passati più di diciassette mesi dall’avvio della nuova legislatura e nessun iter è stato avviato, benché “l’emergenza suolo” resti evidente, come ci confermano i puntuali dati dell’annuale Rapporto sul consumo di suolo prodotto dall’Istituto Superiore di Protezione e Ricerca Ambientale (ISPRA).

Per questo motivo il Forum “Salviamo il Paesaggio” ha voluto organizzare un  confronto pubblico con tutte le forze politiche rappresentate in Parlamento, con l’intento di stimolare uno scatto di responsabilità da parte dei rappresentanti politici eletti , scatto che consenta il definitivo riavvio di un iter legislativo urgente, necessario, ora quanto mai indispensabile. 

Il Forum ha invitato tutte le forze politiche a convocare per il 12 aprile un loro Rappresentante competente in materia per confrontare le proprie posizioni con quelle del Forum. I quesiti posti sono estremamente chiari: ai parlamentari è stato chiesto

  • se condividano l’urgenza di riprendere l’iter parlamentare di un DDL a tutela del suolo e attraverso quali azioni intendano favorirlo;
  • se condividano l’idea di dare priorità a una norma a contrasto del consumo di suolo e non a una per la rigenerazione urbana, quest’ultima da noi ritenuta parte integrante della prima e non norma-guida a sé stante;
  • quali considerazioni rivolgano al testo di legge proposto dal Forum che, pur a distanza di sei anni, rappresenta ancora un contributo serio e concreto, utile per consentire un mirato dibattito – e la messa a punto di possibili emendamenti opportuni – in grado di licenziare in tempi brevi una legge non più rinviabile; a patto, ovviamente, che si tratti di una “buona” legge e non certamente di una legge qualsiasi.
  • e come intendano dare seguito a quanto previsto dal Piano per la transizione ecologica, (PTE), già trasmesso dal nostro Paese all’Unione Europea e dunque difficilmente  “rinnegabile”, che ha fissato l’obiettivo di arrivare ad un consumo netto del consumo di suolo pari a zero entro il 2030, allineandosi così alla data fissata dall’Agenda Globale per lo sviluppo sostenibile.

Esaurita la premessa, la partecipazione alla giornata di confronto è stata piuttosto “tiepida” da parte delle forze politiche: al di là della presenza dell’onorevole Stefania Ascari del Movimento5Stelle, prima firmataria di un disegno di legge ispirato alla proposta del Forum, di Annalisa Corrado, responsabile nazionale Ambiente del Partito Democratico (Pd), e del collegamento da remoto degli onorevoli Angelo Bonelli di Alleanza Verdi Sinistra (Avs) e Fabio Scionti, responsabile nazionale per la tutela del territorio e delle acque di Azione, non ci sono stati altri interventi da parte di figure politiche. Di particolare rilievo l’assenza dei partiti di maggioranza: nessun rappresentante è intervenuto da parte di Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia. Va detto che se anche non tutte le segreterie nazionali hanno risposto all’appello a confrontarsi, diversi membri delle Commissioni Agricoltura e Ambiente – sia del Senato e sia della Camera – hanno mostrato interesse ma hanno dovuto declinare l’invito ad intervenire a causa di altri impegni già prefissati (la campagna elettorale è evidentemente già in pieno sviluppo). 

La partecipazione limitata è la dimostrazione di come l’indispensabile confronto pubblico  rappresenti un ulteriore momento di lento (lentissimo) avvicinamento al tema, a cui dovranno seguire altre nuove e ripetute sollecitazioni. Il Forum Salviamo il Paesaggio continuerà a mobilitarsi intorno alla necessità di una legge che dica “stop” al consumo di suolo. 

Dichiarazioni dei relatori

Come ha spiegato Michele Munafò, responsabile Ispra, Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, il suolo è una risorsa che viene consumata, erosa continuamente a un ritmo di 2,4 metri quadrati al secondo. Oggi, il 7,14% dell’Italia è cementificato (con punte di cementificazione che toccano il 25% nelle fasce costiere), quando la media europea si attesta intorno al 4%. Solamente nell’ultimo anno, si sono aggiunti 77 chilometri quadrati di terreno cementificato. Ispra monitora il consumo di suolo dal 2006 e dal 2012 a oggi, spiega Munafò, non aveva mai registrato un’accelerazione del consumo di suolo così preoccupante. 

“È evidente che le commissioni parlamentari non conoscano i dati dell’Ispra”, ha  provocatoriamente affermato Federico Sandrone, responsabile tecnico del Forum Salviamo il Paesaggio, e continuando: “Attualmente, ci sono 9 disegni di legge sul contenimento del consumo di suolo, tutti proposti dalle forze di opposizione. Ci sono poi una ventina di proposte sulla rigenerazione urbana, di cui sei sono approdate in commissione (per una di queste siamo stati auditi come Forum nei giorni scorsi dinanzi all’ottava Commissione).  Registriamo  troppe deroghe, che vanificano le politiche di pianificazione del territorio. Infine, una proposta: i partiti facciano sintesi al loro interno, poiché si continuano a depositare 4-5 proposte di legge per ciascun gruppo parlamentare anziché convergere su un solo testo rappresentativo. Metodologicamente è davvero inconcepibile”.

In un passaggio del suo intervento, l’urbanista Paolo Berdini ha segnalato che “I valori immobiliari delle aree più periferiche in Italia sono vicini allo zero: con 1000 euro si comprano immobili nei centri storici abbandonati. A Milano, dove la cultura della valorizzazione immobiliare ha vinto, il fondo Blackstone ha acquistato un immobile di pregio per 15mila euro al metro quadrato. Una sproporzione sulla quale dobbiamo lavorare: per ricominciare a governare il territorio è necessario ripartire da questo ragionamento”. 

L’architetto Riccardo Picciafuoco, che insieme a Paolo Venezia (che ha condotto e moderato l’incontro), Munafò, Sandrone e Berdini è  tra i 75 estensori della Proposta di legge sull’arresto del consumo di suolo del Forum Salviamo il paesaggio, ha aggiunto: “Non c’è più tempo da perdere, non possiamo aspettare il 2030 o il 2050. Dobbiamo agire subito, senza incentivare a costruire ulteriormente. Prendiamo una regione come le Marche, da dove vengo: i piani regolatori dei soli comuni con più di 30mila abitanti prevedono l’insediamento di 500mila nuovi abitanti. Noi, in tutta la regione, siamo 1,5 milioni e la popolazione è in calo. È un trend nazionale. Io chiedo ai politici: davvero possiamo permetterci ancora di costruire nuove case, nuovi capannoni, nuove infrastrutture?”.

Il dato di Casavatore (provincia di Napoli) dove il 91,43% della superficie comunale risulta già oggi impermeabilizzata, “brilla all’orizzonte”: un ammonimento concreto a non tardare ancora… 

Prossimi appuntamenti

L’azione del Forum intanto prosegue con la consegna ai componenti della ottava Commissione del Senato di una corposa memoria documentale collegata alla rigenerazione urbana e al consumo di suolo. Proseguirà poi a Verbania il 11 e 12 maggio  per  l’annuale Assemblea nazionale. Un’occasione per valutare le iniziative sviluppate negli ultimi mesi dalla rete – tra cui la campagna “Tutti i costi ecosistemici del suolo” lanciata in inverno –  e per rilanciare l’attenzione sulla sempre più urgente legge nazionale a contrasto del consumo di suolo.

La videoregistrazione dell’incontro/confronto dello scorso 12 aprile è  a disposizione a  questo link: https://www.facebook.com/salviamoilpaesaggio/ 

Per approfondire:

Maggiori informazioni si trovano sul sito www.salviamoilpaesaggio.it, alla mail redazione@salviamoilpaesaggio.it e sui canali social (Facebook e Instagram) del gruppo. 

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http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2024/04/sul-consumo-di-suolo-e-necessario-agire-subito-il-forum-salviamo-il-paesaggio-si-confronta-con-le-forze-politiche-in-senato/feed/ 0
Quale legge contro il consumo di suolo? Il 12 aprile, confronto pubblico tra esperti e forze politiche http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2024/04/quale-legge-contro-il-consumo-di-suolo-il-12-aprile-confronto-pubblico-tra-esperti-e-forze-politiche/ http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2024/04/quale-legge-contro-il-consumo-di-suolo-il-12-aprile-confronto-pubblico-tra-esperti-e-forze-politiche/#comments Mon, 08 Apr 2024 08:02:55 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=16475 VENERDÌ 12 aprile 2024, dalle 9.30 alle 12,30. Camera dei Deputati – Palazzo Theodoli-Bianchelli – Sala Matteotti, via del Corso, 380 – Roma

Il Forum Italiano Salviamo il Paesaggio – Difendiamo i territori organizza un confronto tra esperti e forze politiche sull’urgente e non più rinviabile avvio di un iter parlamentare che porti alla promulgazione di una efficace legge nazionale per il contrasto al perdurante consumo di suolo, partendo dall’analisi dei diversi Disegni di Legge presentati alla Camera e al Senato in materia di tutela del suolo e del paesaggio.

Oltre ai Rappresentanti delle Forze politiche, il confronto vedrà la partecipazione di alcuni Esperti del Gruppo di Lavoro estensore della proposta di legge del Forum Salviamo il Paesaggio:

  • MICHELE MUNAFÒ (Dirigente Sistema Informativo dell’ISPRA, esperto di monitoraggio dell’uso del suolo e trasformazioni del territorio, docente Tecnica e pianificazione urbanistica presso l’Università Sapienza di Roma): Lo stato del consumo di suolo in Italia
  • PAOLO BERDINI (Urbanista, Saggista): Le periferie al centro delle leggi
  • RICCARDO PICCIAFUOCO (Architetto, Pianificatore): Pianificare la città del futuro tra rigenerazione urbana e consumo di suolo zero
  • FEDERICO SANDRONE (Coordinatore del Gruppo normativo del Forum Salviamo il Paesaggio, Tecnico comunale): Un quadro sulle proposte di legge sul contrasto al consumo di suolo depositate in Parlamento. Focus sulla proposta di Salviamo il Paesaggio

A seguire DIBATTITO con il pubblico.

Registrazione partecipanti dalle ore 9. 

È possibile seguire la diretta Facebook dalla Pagina Facebook “SALVIAMO IL PAESAGGIO, DIFENDIAMO I TERRITORI”.

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http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2024/04/quale-legge-contro-il-consumo-di-suolo-il-12-aprile-confronto-pubblico-tra-esperti-e-forze-politiche/feed/ 3
DDL sulla Rigenerazione Urbana: il punto di vista del Forum Salviamo il Paesaggio http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2024/04/ddl-sulla-rigenerazione-urbana-il-punto-di-vista-del-forum-salviamo-il-paesaggio/ http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2024/04/ddl-sulla-rigenerazione-urbana-il-punto-di-vista-del-forum-salviamo-il-paesaggio/#comments Mon, 08 Apr 2024 07:27:25 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=16469 Lo scorso mercoledì 3 aprile il nostro Forum nazionale è stato convocato per un’audizione in ottava Commissione del Senato, interamente dedicata ai sei Disegni di Legge in discussione connessi al delicato tema della Rigenerazione Urbana. Un tema importante su cui il nostro Forum da anni offre spunti e sollecitazioni al Legislatore, ritenendolo elemento centrale per rendere coerenti e concorrenti gli obiettivi – entrambi strategici – di aumentare la qualità dei nostri centri urbani di recente costruzione e contestualmente operare in modo deciso ed efficace per la tutela del suolo.

Un punto, infatti, ben presente anche nel testo normativo che il Forum ha offerto a tutte le forze politiche sin dal 2018. Oggi, con sorpresa, annotiamo come il tema della Rigenerazione Urbana sia stato incardinato come iter disgiunto da quella che continuiamo a ritenere l’indispensabile legge primaria, ovvero quella per l’arresto del consumo di suolo e per il riuso dei suoli urbanizzati. La rigenerazione urbana, a nostro avviso, per essere utile e sostenibile non può che essere una rigenerazione senza consumo di suolo.

Questo elemento basilare è stato ribadito a tutti i Commissari, con estrema chiarezza, nella prima parte della nostra audizione da Federico Sandrone (che è il coordinatore, assieme ad Alessandro Mortarino, del Gruppo di Lavoro Tecnico-Scientifico multidisciplinare estensore della nostra Proposta di Legge).

A seguire, l’architetto Luisa Calimani (componente del Gruppo estensore) ha riassunto alcune tra le osservazioni ai DDL individuate dal Forum, che ha anche annunciato la preparazione di un più articolato dossier di analisi che verrà trasmesso a tutti i Commissari nei prossimi giorni.

Qui potete leggere l’intervento introduttivo di Federico Sandrone e qui una sintesi delle considerazioni espresse da Luisa Calimani.

La videoregistrazione integrale è, invece, disponibile sul sito del Senato a questo link (dal minuto 47,10 circa): https://webtv.senato.it/4621?video_evento=245305

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http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2024/04/ddl-sulla-rigenerazione-urbana-il-punto-di-vista-del-forum-salviamo-il-paesaggio/feed/ 2
La prospettiva del suolo per scegliere i candidati alle elezioni europee http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2024/04/la-prospettiva-del-suolo-per-scegliere-i-candidati-alle-elezioni-europee/ http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2024/04/la-prospettiva-del-suolo-per-scegliere-i-candidati-alle-elezioni-europee/#comments Fri, 05 Apr 2024 09:26:43 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=16462 di Paolo Pileri – Pubblicato su Altreconomia – 4 Aprile 2024

Analizzare gli ettari cementificati o le posizioni assunte in merito al più importante regolatore climatico dopo gli oceani da parte di chi ha avuto incarichi amministrativi è un metro di giudizio necessario. Il caso di Bari, ad esempio, dice cose interessanti. Perché non è più il tempo delle buone intenzioni. L’analisi di Paolo Pileri

Sono giorni e ore di febbrili attività partitiche per “scegliere” i candidati da portare in Europa. In quel Parlamento che faticosamente a fine febbraio 2024 ha approvato una mezza direttiva sulla rigenerazione della natura (Nature restoration law) – poi bloccata, anche a causa del veto italiano – e che ancora non riesce a mettere a punto una direttiva seria sullo stop al consumo di suolo. Non è difficile scegliere i candidati: basterebbe andare a vedere se e come si sono pronunciati sulla questione suolo e, qualora avessero avuto l’onore di essere sindaci, governatori, consiglieri regionali o parlamentari, quali sono gli indicatori di consumo di suolo del Comune o della Regione che hanno amministrato.

Nei giorni appena passati il Partito democratico ha fatto una prima scelta sui candidati. La prima per la circoscrizione Sud è Lucia Annunziata, nota giornalista. Non è stata sindaca, quindi non ci sono statistiche da esporre. Non ricordo prese di posizione rilevanti sulla difesa del suolo ma forse me le sono perse io. Il secondo in lista è l’attuale sindaco di Bari, Antonio Decaro, di cui la segretaria del Pd ha elogiato l’attività definendolo – leggo dalla stampa – un ottimo amministratore, “tra i migliori“. Sono corso subito a sfogliare i rapporti nazionali sul consumo di suolo dell’Ispra per cercare di leggere attraverso la lente di terra se e come l’amministrazione Decaro si sia distinta per il non consumo di suolo o per il contenimento di tale consumo, o viceversa. I dati sono riportati nella tabella che segue.

Non metto in dubbio le tante azioni e politiche virtuose di cui il sindaco di Bari sono certo si sia contraddistinto (sebbene non le abbia trovate sui giornali insieme alla scoppiettante notizia di candidatura), ma sul fronte dell’uso del suolo i dati non giocano a favore della sua politica amministrativa locale. E bisogna prenderne atto. Tra il 2016 e il 2022 nel solo Comune di Bari sono stati ben 104 gli ettari cementificati, una media di 17,3 all’anno. Nello stesso periodo, nella provincia o città metropolitana – di cui ricordo che il sindaco del capoluogo è primo cittadino – gli ettari cementificati sono stati ben 761, una media di 126,8 all’anno. Una cifra che pone quella città metropolitana tra i top-consumer al pari dell’intera Regione Basilicata (nel 2022 ha consumato “solo” 100 ettari) o del Trentino-Alto Adige, 130 ettari nel 2022.

La popolazione della città metropolitana è pure diminuita tra il 2016 e il 2022: da 1,26 milioni a 1,22. Idem quella del Comune di Bari: dati Istat alla mano, da 324.198 nel 2016 a 316.736 nel 2022. Voglio ricordare che una delle azioni politiche chiave di un sindaco è proprio quella di guidare in un verso o nell’altro la trasformazione urbanistica del Comune che amministra. Mi chiedo allora perché non usare l’uso del suolo come termometro per valutare la buona, meno buona o per nulla buona condotta amministrativa di un sindaco.

Ricordate Matilde Casa, sindaca di Lauriano, in provincia di Torino, per tre mandati? Ecco, lei tolse edificabilità dal suo piano urbanistico dando prova concreta di ridurre il consumo di suolo. Per questo fu mandata a processo (penale) da cui ne uscì senza pena dopo due anni travagliati. Lei non è stata mai scelta per nessuna candidatura (peraltro era una sindaca vicinissima al Partito democratico). Mi pare di poter dire che è ancora il mondo al contrario di alcuni anni fa. Essere virtuosi in tema di uso del suolo non paga, politicamente parlando. Esserne invece dei consumatori, sì, paga.

Rimane il fatto che sul tavolo del futuro ci sono temi come la pace e la lotta agli armamenti (innanzitutto), ma subito dopo il grande tema ecologico del surriscaldamento del Pianeta che si declina lungo mille rivoli, incluso il suolo che, lo ricordo ancora, è il più grande regolatore climatico dopo gli oceani e ben prima degli alberi (che peraltro senza suolo e senza biodiversità del suolo manco esisterebbero). Quindi “fa strano” che questo tema non sia preso affatto come filtro per decidere le candidature.

Ovviamente non sul lato delle buone intenzioni e delle promesse che tutti sono in grado di fare, ma sul lato dei fatti che chi ha amministrato ha il dovere di dimostrare. Ecco, se fossi io a suggerire le indicazioni per la selezione dei candidati, saprei a quali dati guardare. Non solo al suolo, si intende, ma nemmeno zero considerazione per il suolo. Altrimenti la credibilità di un grande o piccolo partito si scioglie come neve al sole. E invece siamo di nuovo all’anno zero e il tema non è ancora entrato nel discorso politico.

Quindi le cittadine e i cittadini alzino la voce, facciano domande, portino dati, verifichino se e come i candidati alle elezioni europee che hanno un passato da amministratori si siano battuti ed esposti sull’argomento. Facciano loro domande per verificare che cosa sanno concretamente (e non astrattamente) di suolo, di ecologia, di biodiversità, di clima, di inquinanti, anche di impatto delle rinnovabili. Fare domande a chi si candida è un diritto dei cittadini, un’azione legittima di cittadinanza.

Paolo Pileri è ordinario di Pianificazione territoriale e ambientale al Politecnico di Milano. Il suo ultimo libro è “L’intelligenza del suolo” (Altreconomia, 2022)

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