Tematiche – www.salviamoilpaesaggio.it http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog Forum italiano dei movimenti per la difesa del paesaggio e lo stop al consumo di suolo Mon, 22 Apr 2024 14:14:20 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.2.5 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/wp-content/uploads/2011/08/cropped-logo_salviamoilpaesaggio-32x32.jpg Tematiche – www.salviamoilpaesaggio.it http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog 32 32 Alpi Veglia-Devero: la Commissione Europea indaga sulla stazione sciistica http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2024/04/alpi-veglia-devero-la-commissione-europea-indaga-sulla-stazione-sciistica/ http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2024/04/alpi-veglia-devero-la-commissione-europea-indaga-sulla-stazione-sciistica/#respond Mon, 22 Apr 2024 09:24:48 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=16490 In risposta all’interrogazione della europarlamentare Maria Angela Danzì, la Commissione s’impegna a valutare la legittimità dei lavori. L’Italia rischia la procedura di infrazione

Comunicato stampa della deputata al Parlamento Europeo (M5S) Maria Angela Danzì, del 17 aprile 2024

 “La Commissione europea sta valutando le denunce presentate in merito ai gravi danni arrecati dai progetti in corso al Sito Natura 2000 ‘Alpi Veglia e Devero-Monte Giove’. Un passaggio importante che significa che i rilievi mossi hanno una base solida e che l’indagine è e rimane aperta”. Così Maria Angela Danzì, europarlamentare del Movimento 5 Stelle, che lo scorso febbraio aveva presentato a Bruxelles un’interrogazione parlamentare alla Commissione europea su quest’area di pregio al centro di lavori di forte impatto ambientale.

“Gli ampliamenti dell’adiacente stazione sciistica hanno pregiudicato l’integrità di questo sito, dove pesanti lavori di sbancamento effettuati senza la necessaria Valutazione di Incidenza Ambientale hanno distrutto almeno 10 ettari di habitat tutelati dall’Europa”, prosegue Danzì. “In totale, tra sbancamenti, lavori sulle piste, impianti di risalita e inquinamento sonoro, almeno 45 ettari di area protetta sono stati finora resi inutilizzabili per la fauna tutelata dalle norme europee. Le risposte del Commissario all’Ambiente, Virginijus Sinkevičius, ai tre interrogativi che ho sollevato sono molto articolate e dicono altre due cose importanti: ricordando la legislazione europea e nazionale in vigore, la Commissione europea richiama il fatto che ‘spetta alle autorità italiane applicare le norme e le procedure’ al caso in questione, indicando quindi nell’Italia la responsabile a garantire l’adeguato ripristino del danno arrecato al Sito.

Ma soprattutto, nel terzo e ultimo punto, la Commissione segnala di avere ‘ricevuto diverse denunce’ in merito alla cattiva applicazione da parte dell’Italia della direttiva Habitat, che richiede le opportune Valutazioni di Incidenza Ambientale. Perciò, la Commissione si riserva la valutazione di azioni appropriate tra cui ci sono anche le procedure d’infrazione nei confronti dell’Italia”, conclude Danzì.

Seguono il testo dell’Interrogazione e la risposta della Commissione Ue.

Danni perpetrati ai siti della Rete Natura 2000 in località Alpe Ciamporino – versante Alpe Bondolero (VB) – Foto di Filippo Pirazzi

INTERROGAZIONE con richiesta di risposta scritta E-000594/2024 alla Commissione

Articolo 138 del regolamento

Maria Angela Danzì (NI)

Oggetto: Grave pregiudizio all’integrità del sito Natura 2000 ZSC/ZPS IT1140016 “Alpi Veglia e Devero-Monte Giove”, istituito nel 1995

Tra il 2000 e il 2016 due ampliamenti di un’adiacente stazione sciistica hanno pregiudicato l’integrità del sito.

Inoltre, tra il 2014 e il 2022 vasti lavori di sbancamento effettuati senza VIncA nella zona sciistica del sito hanno distrutto almeno 10 ettari di habitat tutelati dalla direttiva 92/43CEE, allegato I.

Gli sbancamenti e la gestione della stazione sciistica hanno reso inutilizzabile per la fauna tutelata dalla direttiva 2009/147/CEE, allegato I, almeno 45 ettari.

Non da ultimo altri progetti, approvati attraverso VIncA qualificabili come non opportune, stanno ancora generando danni a specie e habitat.

Quasi 130 000 firme sono state raccolte contro un ulteriore vasto programma di ampliamento della stazione sciistica presentato nel 2018.

Ciò premesso, può la Commissione rispondere ai seguenti quesiti:

1.    È la Commissione informata del grave pregiudizio già arrecato all’integrità del sito e dei progetti realizzati o in cantiere, suscettibili di pregiudicare l’integrità del sito?

2.    Quali azioni potrebbero essere utili a garantire e ripristinare l’integrità del sito?

3.    Intende la Commissione aggiornare i risultati dell’EU Pilot 6730/14, anche considerando numerose e sistematiche VIncA qualificabili come non opportune, di progetti approvati/realizzati nel sito?

Presentazione:22.2.2024

RISPOSTA COMMISSIONE EUROPEA

IT E-000594/2024

Risposta di Virginijus Sinkevičius a nome della Commissione europea

(15.4.2024)

1. Nel luglio 2022 la Commissione ha ricevuto una denuncia relativa al progetto in questione, seguita da diverse comunicazioni supplementari, da ultimo il 3 gennaio 2024. Tale denuncia è attualmente in fase di valutazione.

2. A norma dell’articolo 6, paragrafo 3, della direttiva Habitat[1], qualsiasi progetto non direttamente connesso e necessario alla gestione del sito ma che possa avere incidenze significative su tale sito forma oggetto di una opportuna valutazione dell’incidenza che ha sul sito, tenendo conto degli obiettivi di conservazione del medesimo. A norma dell’articolo 6, paragrafo 4, qualora, nonostante conclusioni negative della valutazione dell’incidenza sul sito e in mancanza di soluzioni alternative, un progetto debba essere realizzato per motivi imperativi di rilevante interesse pubblico, lo Stato membro adotta ogni misura compensativa necessaria per garantire che la coerenza globale di Natura 2000 sia tutelata.

L’Italia ha recepito le suddette disposizioni nella propria legislazione[2] e ha adottato linee guida nazionali[3] per migliorarne l’attuazione in tutte le regioni. La Regione Piemonte ha inoltre adottato linee guida e procedure aggiornate per la corretta attuazione delle suddette disposizioni[4]. Fatto salvo il ruolo della Commissione quale custode dei trattati, spetta alle autorità italiane competenti applicare le norme e le procedure di cui sopra al caso individuale e garantire che, in caso di danno a un sito protetto, esso sia adeguatamente ripristinato.

3. Nel quadro del caso EU Pilot 6730/14, la Commissione ha ricevuto diverse denunce relative all’applicazione dell’articolo 6, paragrafo 3, della direttiva Habitat in Italia. La Commissione le valuterà e deciderà in tempo utile la linea d’azione appropriata al caso in questione.

Danni perpetrati ai siti della Rete Natura 2000 in località Alpe Ciamporino – versante Alpe Bondolero (VB) – Foto di Filippo Pirazzi

[1] Direttiva 92/43/CEE del Consiglio, del 21 maggio 1992, relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche (GU L 206 del 22.7.1992, pag. 7).

[2] https://www.mase.gov.it/pagina/la-valutazione-di-incidenza-vinca#:~:text=Si%20tratta%20del%20processo%20d,di%20significativit%C3%A0%20di%20tali%20incidenze

[3] https://www.mase.gov.it/pagina/linee-guida-nazionali-la-valutazione-di-incidenza-vinca-direttiva-92-43-cee-habitat-articolo

[4] https://www.regione.piemonte.it/web/temi/ambiente-territorio/biodiversita-aree-naturali/rete-natura-2000/valutazione-incidenza-vinca

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Presentato il ricorso al TAR contro lo stadio a San Donato Milanese http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2024/04/presentato-il-ricorso-al-tar-contro-lo-stadio-a-san-donato-milanese/ http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2024/04/presentato-il-ricorso-al-tar-contro-lo-stadio-a-san-donato-milanese/#respond Sat, 20 Apr 2024 21:33:56 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=16487 Sostenuti dal Comitato NO STADIO a San Donato Milanese, il 22 marzo scorso tredici cittadini hanno presentato ricorso legale presso il TAR di Milano. L’istanza, ora al vaglio dei giudici, chiede l’annullamento degli atti dell’amministrazione comunale Squeri sullo stadio di AC Milan

Comunicato stampa del Comitato NO STADIO a San Donato Milanese dell’8 aprile 2024

Sono tredici i cittadini di San Donato Milanese e Chiaravalle che, sostenuti in tutto e per tutto dal comitato e coadiuvati da un pool di esperti avvocati, il 22 marzo scorso hanno depositato ufficiale istanza presso la sede di Milano del Tribunale Amministrativo Regionale per chiedere l’annullamento degli atti adottati dall’amministrazione Squeri a favore della realizzazione dello stadio di AC Milan nel quartiere San Francesco a San Donato Milanese.

Il ricorso – un documento corposo di ventitré pagine – chiede nello specifico l’annullamento dei seguenti atti:

• Deliberazione della Giunta Comunale di San Donato Milanese n. 15 del 24/01/2024, pubblicata in data 25 gennaio 2024 avente ad oggetto: “proposta iniziale di variante urbanistica per realizzazione di intervento di trasformazione urbanistica di carattere sportivo (Stadio AC Milan) con rilevanza sovracomunale – valutazione favorevole alla percorribilità”;

• Piano Attuativo (Programma Integrato di Intervento) approvato dall’Amministrazione Comunale, finalizzato a consentire la realizzazione di un progetto insediativo a carattere sportivo con la localizzazione di una Arena Sportiva (nuovo stadio A.C. Milan) della capienza di 70.000 posti circa e strutture annesse e complementari che, per caratteristiche, esigenze e finalità specifiche, oltre a costituire intervento di rilevanza sovracomunale, comporta variante anche allo strumento generale di Governo del Territorio (P.G.T.) e prevede rilevanti opere ed infrastrutture pubbliche e di pubblica utilità, citato nella delibera di Giunta n. 15 del 24/01/2024 e pubblicata in data 25 gennaio 2024, ignoti atti ed estremi;

• Documento Tecnico di Analisi Preliminare ai fini della verifica della percorribilità della proposta All. 1 alla DG 15/2024;

• ogni altro atto connesso, presupposto e/o conseguenziale, anche allo stato ignoto.

Di fronte al rifiuto del sindaco Squeri e delle forze politiche che lo sostengono in consiglio comunale a dialogare seriamente con i cittadini, abbiamo tenuto fede all’impegno che ci eravamo presi fin dal primo momento della costituzione del comitato, ossia quello di fare qualsiasi sforzo e perseguire tutte le strade lecite possibili per fermare un progetto che riteniamo dannoso per il nostro territorio.” – dichiara Innocente Curci, uno dei referenti del Comitato NO STADIO a San Donato Milanese, nonché firmatario del ricorso al TAR – “Tutti i ricorrenti, così come moltissimi altri cittadini di San Donato Milanese, Milano e San Giuliano Milanese, verrebbero danneggiati dalla realizzazione dell’opera e abbiamo sentito il dovere di esporre le nostre ragioni ai giudici amministrativi, convinti di poter essere ascoltati”.

Abbiamo studiato le carte di cui siamo potuti venire in possesso relative al Progetto AC Milan; a nostro giudizio siamo di fronte a numerosi profili di illegittimità che viziano gli atti in oggetto. In particolare la delibera di Giunta comunale presenta molte problematiche dal punto di vista tecnico e giuridico, evidenziate nel ricorso.” – dichiara l’avv. Ilaria Battistini, professionista incaricata dai ricorrenti e che sta fornendo supporto al comitato anche in merito all’istanza di referendum consultivo cittadino depositata in municipio – “Auspichiamo che, a seguito della notifica dell’impugnazione, il Comune si convinca esso stesso circa l’irrealizzabilità dell’opera. Siamo altresì fiduciosi che le altre amministrazioni pubbliche da noi messe a conoscenza dell’atto di impugnazione (Città Metropolitana di Milano e Regione Lombardia) tengano in debito conto quanto evidenziato e ampiamente documentato dai ricorrenti, ancor prima che i giudici si esprimano nel merito.”

Solo a titolo esemplificativo, uno degli elementi emersi dallo studio delle carte e riportato nel ricorso è che in data 28 settembre 2023 la società SportLifeCity, pur non essendo proprietaria né avendo la disponibilità delle aree, presentava comunque in maniera ufficiale al Comune di San Donato Milanese una “Proposta di Variante ex Art.87 e segg. L.R. n.12/05 al P.I.I. AT-SS San Francesco ed al PGT” per la realizzazione di un nuovo complesso insediativo a carattere sportivo con la localizzazione di una arena sportiva, nota anche come nuovo stadio A.C. Milan in località San Francesco. E’ da quello specifico atto che prese avvio l’iter amministrativo comunale, con la conseguente produzione di documenti tecnici da parte degli uffici e l’approvazione della delibera di Giunta; tutto ciò nonostante – ed è utile sottolinearlo nuovamente – il soggetto che aveva presentato istanza di variante non fosse proprietario e nemmeno potesse vantare la disponibilità delle aree coinvolte.

Un altro importantissimo rilievo di tipo procedurale che viene avanzato nel ricorso è riconducibile alla procedura di approvazione della delibera di Giunta comunale n. 15 del 24/01/2024. La Giunta ha infatti sovvertito l’iter normativo, mettendo nero su bianco in prima battuta una “valutazione favorevole in merito alla percorribilità della Proposta Iniziale”, incluso il Documento Tecnico di Analisi Preliminare. Facendo ciò, la Giunta ha soverchiato le prerogative del Consiglio Comunale, arbitrariamente relegato a ratificare (di fatto, a cose già concordate tra i soggetti coinvolti) l’eventuale Accordo di Programma. Ciò determina una palese illegittimità della delibera stessa di Giunta che, superando la norma regionale, stabilisce di rinviare ad un momento successivo l’intervento del Consiglio Comunale.

Tante altre sono le ragioni dell’impugnazione contenute nel ricorso, un documento che obietta sull’operato dell’amministrazione Squeri da un punto di vista burocratico-procedurale, e che evidenzia altresì le ragioni e gli interessi diretti dei cittadini (la salute, per citarne solo uno) che verrebbero messi a rischio.

In questi mesi abbiamo promosso una petizione indirizzata al sindaco di San Donato sottoscritta da più di tremila cittadini che chiede di dire di no al nuovo stadio a San Donato; ci siamo fatti parte attiva con numerose iniziative per informare e discutere nel merito la proposta di variante urbanistica che il Milan vorrebbe definitivamente approvata; abbiamo tessuto relazioni e stiamo collaborando sul territorio con numerose altre realtà associative che stanno manifestando preoccupazione e necessità di essere coinvolte. ” – dichiara Annalisa Molgora, altra referente del Comitato NO STADIO a San Donato Milanese – “Ora abbiamo dato il via alla battaglia legale e lanceremo una campagna di raccolta fondi che ci permetta di far fronte alle tante spese che dovremo affrontare. Siamo fortemente determinati e chiediamo ai cittadini di sostenerci ancora.”

Comitato NO STADIO a San Donato Milanese

comitato@nostadiosdm.it _ nostadiosdm@pec.it

Pagina facebook

Foto del Comitato No Stadio a San Donato Milanese: flashmob del 7 aprile 2024 nei pressi del’Abbazia di Chiaravalle

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“Sul consumo di suolo è necessario agire subito”. Il Forum Salviamo il Paesaggio si confronta con le forze politiche a Roma http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2024/04/sul-consumo-di-suolo-e-necessario-agire-subito-il-forum-salviamo-il-paesaggio-si-confronta-con-le-forze-politiche-in-senato/ http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2024/04/sul-consumo-di-suolo-e-necessario-agire-subito-il-forum-salviamo-il-paesaggio-si-confronta-con-le-forze-politiche-in-senato/#respond Wed, 17 Apr 2024 12:24:02 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=16479 Il 12 aprile 2024, presso la Sala Matteotti della Camera dei Deputati, il Forum nazionale Salviamo il Paesaggio ha invitato i rappresentanti dei Partiti rappresentati in Parlamento per riflettere sulla legge a contrasto del consumo di suolo, emergenza nazionale ancora priva di interventi del Legislatore.

Dal 2011, il “Forum Salviamo il Paesaggio”, formato da più di 1000 organizzazioni e da decine di migliaia di singoli aderenti individuali,  sollecita i Governi e i Parlamenti che via via si sono succeduti ad approvare una legge – urgente ed emergenziale – in grado di contrastare efficacemente il perdurante fenomeno del consumo di suolo. Fin dal 2012, dopo la presentazione del primo DDL in materia da parte del Governo Monti allora in carica, il Forum ha prodotto molteplici osservazioni e proposte di miglioramento ai testi presentati, registrando con rammarico i continui stop o le regressioni sull’efficacia di questa norma, tanto attesa quanto necessaria, fino a giungere alla determinazione che fosse necessario fornire un ulteriore contributo mettendo in campo un’organica proposta di legge elaborata direttamente dal Forum stesso.

Così, tra l’ottobre 2016 e il gennaio 2018, un Gruppo di Lavoro Tecnico-Scientifico, formato da 75 Esperti selezionati, ha elaborato, dopo un lungo e approfondito confronto, un testo di legge coerente e puntuale, che agli occhi degli aderenti al Forum rappresentasse una visione organica e multidisciplinare in tema di tutela del suolo, mettendolo a disposizione di tutte le forze politiche. Finora, solamente una di queste, il Movimento 5 Stelle, si è riconosciuto appieno sui contenuti di questa proposta normativa, tanto da presentarla a entrambe le Camere il giorno dell’insediamento nella passata legislatura. La norma fu poi incardinata al Senato, Commissioni congiunte Ambiente e Agricoltura, e per più di due anni fu dibattuta, ospitando anche un centinaio di audizioni di esperti  per poi finire in un binario morto e decadere al termine della medesima legislatura. 

Dal novembre 2022 il contributo normativo del Forum è tornato all’attenzione del Parlamento, questa volta alla Camera dei Deputati, e si accompagna ad una ventina di altri testi di legge in tema di consumo di suolo e/o di rigenerazione urbana depositati in entrambi i rami parlamentari. Ma sono già passati più di diciassette mesi dall’avvio della nuova legislatura e nessun iter è stato avviato, benché “l’emergenza suolo” resti evidente, come ci confermano i puntuali dati dell’annuale Rapporto sul consumo di suolo prodotto dall’Istituto Superiore di Protezione e Ricerca Ambientale (ISPRA).

Per questo motivo il Forum “Salviamo il Paesaggio” ha voluto organizzare un  confronto pubblico con tutte le forze politiche rappresentate in Parlamento, con l’intento di stimolare uno scatto di responsabilità da parte dei rappresentanti politici eletti , scatto che consenta il definitivo riavvio di un iter legislativo urgente, necessario, ora quanto mai indispensabile. 

Il Forum ha invitato tutte le forze politiche a convocare per il 12 aprile un loro Rappresentante competente in materia per confrontare le proprie posizioni con quelle del Forum. I quesiti posti sono estremamente chiari: ai parlamentari è stato chiesto

  • se condividano l’urgenza di riprendere l’iter parlamentare di un DDL a tutela del suolo e attraverso quali azioni intendano favorirlo;
  • se condividano l’idea di dare priorità a una norma a contrasto del consumo di suolo e non a una per la rigenerazione urbana, quest’ultima da noi ritenuta parte integrante della prima e non norma-guida a sé stante;
  • quali considerazioni rivolgano al testo di legge proposto dal Forum che, pur a distanza di sei anni, rappresenta ancora un contributo serio e concreto, utile per consentire un mirato dibattito – e la messa a punto di possibili emendamenti opportuni – in grado di licenziare in tempi brevi una legge non più rinviabile; a patto, ovviamente, che si tratti di una “buona” legge e non certamente di una legge qualsiasi.
  • e come intendano dare seguito a quanto previsto dal Piano per la transizione ecologica, (PTE), già trasmesso dal nostro Paese all’Unione Europea e dunque difficilmente  “rinnegabile”, che ha fissato l’obiettivo di arrivare ad un consumo netto del consumo di suolo pari a zero entro il 2030, allineandosi così alla data fissata dall’Agenda Globale per lo sviluppo sostenibile.

Esaurita la premessa, la partecipazione alla giornata di confronto è stata piuttosto “tiepida” da parte delle forze politiche: al di là della presenza dell’onorevole Stefania Ascari del Movimento5Stelle, prima firmataria di un disegno di legge ispirato alla proposta del Forum, di Annalisa Corrado, responsabile nazionale Ambiente del Partito Democratico (Pd), e del collegamento da remoto degli onorevoli Angelo Bonelli di Alleanza Verdi Sinistra (Avs) e Fabio Scionti, responsabile nazionale per la tutela del territorio e delle acque di Azione, non ci sono stati altri interventi da parte di figure politiche. Di particolare rilievo l’assenza dei partiti di maggioranza: nessun rappresentante è intervenuto da parte di Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia. Va detto che se anche non tutte le segreterie nazionali hanno risposto all’appello a confrontarsi, diversi membri delle Commissioni Agricoltura e Ambiente – sia del Senato e sia della Camera – hanno mostrato interesse ma hanno dovuto declinare l’invito ad intervenire a causa di altri impegni già prefissati (la campagna elettorale è evidentemente già in pieno sviluppo). 

La partecipazione limitata è la dimostrazione di come l’indispensabile confronto pubblico  rappresenti un ulteriore momento di lento (lentissimo) avvicinamento al tema, a cui dovranno seguire altre nuove e ripetute sollecitazioni. Il Forum Salviamo il Paesaggio continuerà a mobilitarsi intorno alla necessità di una legge che dica “stop” al consumo di suolo. 

Dichiarazioni dei relatori

Come ha spiegato Michele Munafò, responsabile Ispra, Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, il suolo è una risorsa che viene consumata, erosa continuamente a un ritmo di 2,4 metri quadrati al secondo. Oggi, il 7,14% dell’Italia è cementificato (con punte di cementificazione che toccano il 25% nelle fasce costiere), quando la media europea si attesta intorno al 4%. Solamente nell’ultimo anno, si sono aggiunti 77 chilometri quadrati di terreno cementificato. Ispra monitora il consumo di suolo dal 2006 e dal 2012 a oggi, spiega Munafò, non aveva mai registrato un’accelerazione del consumo di suolo così preoccupante. 

“È evidente che le commissioni parlamentari non conoscano i dati dell’Ispra”, ha  provocatoriamente affermato Federico Sandrone, responsabile tecnico del Forum Salviamo il Paesaggio, e continuando: “Attualmente, ci sono 9 disegni di legge sul contenimento del consumo di suolo, tutti proposti dalle forze di opposizione. Ci sono poi una ventina di proposte sulla rigenerazione urbana, di cui sei sono approdate in commissione (per una di queste siamo stati auditi come Forum nei giorni scorsi dinanzi all’ottava Commissione).  Registriamo  troppe deroghe, che vanificano le politiche di pianificazione del territorio. Infine, una proposta: i partiti facciano sintesi al loro interno, poiché si continuano a depositare 4-5 proposte di legge per ciascun gruppo parlamentare anziché convergere su un solo testo rappresentativo. Metodologicamente è davvero inconcepibile”.

In un passaggio del suo intervento, l’urbanista Paolo Berdini ha segnalato che “I valori immobiliari delle aree più periferiche in Italia sono vicini allo zero: con 1000 euro si comprano immobili nei centri storici abbandonati. A Milano, dove la cultura della valorizzazione immobiliare ha vinto, il fondo Blackstone ha acquistato un immobile di pregio per 15mila euro al metro quadrato. Una sproporzione sulla quale dobbiamo lavorare: per ricominciare a governare il territorio è necessario ripartire da questo ragionamento”. 

L’architetto Riccardo Picciafuoco, che insieme a Paolo Venezia (che ha condotto e moderato l’incontro), Munafò, Sandrone e Berdini è  tra i 75 estensori della Proposta di legge sull’arresto del consumo di suolo del Forum Salviamo il paesaggio, ha aggiunto: “Non c’è più tempo da perdere, non possiamo aspettare il 2030 o il 2050. Dobbiamo agire subito, senza incentivare a costruire ulteriormente. Prendiamo una regione come le Marche, da dove vengo: i piani regolatori dei soli comuni con più di 30mila abitanti prevedono l’insediamento di 500mila nuovi abitanti. Noi, in tutta la regione, siamo 1,5 milioni e la popolazione è in calo. È un trend nazionale. Io chiedo ai politici: davvero possiamo permetterci ancora di costruire nuove case, nuovi capannoni, nuove infrastrutture?”.

Il dato di Casavatore (provincia di Napoli) dove il 91,43% della superficie comunale risulta già oggi impermeabilizzata, “brilla all’orizzonte”: un ammonimento concreto a non tardare ancora… 

Prossimi appuntamenti

L’azione del Forum intanto prosegue con la consegna ai componenti della ottava Commissione del Senato di una corposa memoria documentale collegata alla rigenerazione urbana e al consumo di suolo. Proseguirà poi a Verbania il 11 e 12 maggio  per  l’annuale Assemblea nazionale. Un’occasione per valutare le iniziative sviluppate negli ultimi mesi dalla rete – tra cui la campagna “Tutti i costi ecosistemici del suolo” lanciata in inverno –  e per rilanciare l’attenzione sulla sempre più urgente legge nazionale a contrasto del consumo di suolo.

La videoregistrazione dell’incontro/confronto dello scorso 12 aprile è  a disposizione a  questo link: https://www.facebook.com/salviamoilpaesaggio/ 

Per approfondire:

Maggiori informazioni si trovano sul sito www.salviamoilpaesaggio.it, alla mail redazione@salviamoilpaesaggio.it e sui canali social (Facebook e Instagram) del gruppo. 

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http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2024/04/sul-consumo-di-suolo-e-necessario-agire-subito-il-forum-salviamo-il-paesaggio-si-confronta-con-le-forze-politiche-in-senato/feed/ 0
DDL sulla Rigenerazione Urbana: il punto di vista del Forum Salviamo il Paesaggio http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2024/04/ddl-sulla-rigenerazione-urbana-il-punto-di-vista-del-forum-salviamo-il-paesaggio/ http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2024/04/ddl-sulla-rigenerazione-urbana-il-punto-di-vista-del-forum-salviamo-il-paesaggio/#comments Mon, 08 Apr 2024 07:27:25 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=16469 Lo scorso mercoledì 3 aprile il nostro Forum nazionale è stato convocato per un’audizione in ottava Commissione del Senato, interamente dedicata ai sei Disegni di Legge in discussione connessi al delicato tema della Rigenerazione Urbana. Un tema importante su cui il nostro Forum da anni offre spunti e sollecitazioni al Legislatore, ritenendolo elemento centrale per rendere coerenti e concorrenti gli obiettivi – entrambi strategici – di aumentare la qualità dei nostri centri urbani di recente costruzione e contestualmente operare in modo deciso ed efficace per la tutela del suolo.

Un punto, infatti, ben presente anche nel testo normativo che il Forum ha offerto a tutte le forze politiche sin dal 2018. Oggi, con sorpresa, annotiamo come il tema della Rigenerazione Urbana sia stato incardinato come iter disgiunto da quella che continuiamo a ritenere l’indispensabile legge primaria, ovvero quella per l’arresto del consumo di suolo e per il riuso dei suoli urbanizzati. La rigenerazione urbana, a nostro avviso, per essere utile e sostenibile non può che essere una rigenerazione senza consumo di suolo.

Questo elemento basilare è stato ribadito a tutti i Commissari, con estrema chiarezza, nella prima parte della nostra audizione da Federico Sandrone (che è il coordinatore, assieme ad Alessandro Mortarino, del Gruppo di Lavoro Tecnico-Scientifico multidisciplinare estensore della nostra Proposta di Legge).

A seguire, l’architetto Luisa Calimani (componente del Gruppo estensore) ha riassunto alcune tra le osservazioni ai DDL individuate dal Forum, che ha anche annunciato la preparazione di un più articolato dossier di analisi che verrà trasmesso a tutti i Commissari nei prossimi giorni.

Qui potete leggere l’intervento introduttivo di Federico Sandrone e qui una sintesi delle considerazioni espresse da Luisa Calimani.

La videoregistrazione integrale è, invece, disponibile sul sito del Senato a questo link (dal minuto 47,10 circa): https://webtv.senato.it/4621?video_evento=245305

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http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2024/04/ddl-sulla-rigenerazione-urbana-il-punto-di-vista-del-forum-salviamo-il-paesaggio/feed/ 2
La prospettiva del suolo per scegliere i candidati alle elezioni europee http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2024/04/la-prospettiva-del-suolo-per-scegliere-i-candidati-alle-elezioni-europee/ http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2024/04/la-prospettiva-del-suolo-per-scegliere-i-candidati-alle-elezioni-europee/#comments Fri, 05 Apr 2024 09:26:43 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=16462 di Paolo Pileri – Pubblicato su Altreconomia – 4 Aprile 2024

Analizzare gli ettari cementificati o le posizioni assunte in merito al più importante regolatore climatico dopo gli oceani da parte di chi ha avuto incarichi amministrativi è un metro di giudizio necessario. Il caso di Bari, ad esempio, dice cose interessanti. Perché non è più il tempo delle buone intenzioni. L’analisi di Paolo Pileri

Sono giorni e ore di febbrili attività partitiche per “scegliere” i candidati da portare in Europa. In quel Parlamento che faticosamente a fine febbraio 2024 ha approvato una mezza direttiva sulla rigenerazione della natura (Nature restoration law) – poi bloccata, anche a causa del veto italiano – e che ancora non riesce a mettere a punto una direttiva seria sullo stop al consumo di suolo. Non è difficile scegliere i candidati: basterebbe andare a vedere se e come si sono pronunciati sulla questione suolo e, qualora avessero avuto l’onore di essere sindaci, governatori, consiglieri regionali o parlamentari, quali sono gli indicatori di consumo di suolo del Comune o della Regione che hanno amministrato.

Nei giorni appena passati il Partito democratico ha fatto una prima scelta sui candidati. La prima per la circoscrizione Sud è Lucia Annunziata, nota giornalista. Non è stata sindaca, quindi non ci sono statistiche da esporre. Non ricordo prese di posizione rilevanti sulla difesa del suolo ma forse me le sono perse io. Il secondo in lista è l’attuale sindaco di Bari, Antonio Decaro, di cui la segretaria del Pd ha elogiato l’attività definendolo – leggo dalla stampa – un ottimo amministratore, “tra i migliori“. Sono corso subito a sfogliare i rapporti nazionali sul consumo di suolo dell’Ispra per cercare di leggere attraverso la lente di terra se e come l’amministrazione Decaro si sia distinta per il non consumo di suolo o per il contenimento di tale consumo, o viceversa. I dati sono riportati nella tabella che segue.

Non metto in dubbio le tante azioni e politiche virtuose di cui il sindaco di Bari sono certo si sia contraddistinto (sebbene non le abbia trovate sui giornali insieme alla scoppiettante notizia di candidatura), ma sul fronte dell’uso del suolo i dati non giocano a favore della sua politica amministrativa locale. E bisogna prenderne atto. Tra il 2016 e il 2022 nel solo Comune di Bari sono stati ben 104 gli ettari cementificati, una media di 17,3 all’anno. Nello stesso periodo, nella provincia o città metropolitana – di cui ricordo che il sindaco del capoluogo è primo cittadino – gli ettari cementificati sono stati ben 761, una media di 126,8 all’anno. Una cifra che pone quella città metropolitana tra i top-consumer al pari dell’intera Regione Basilicata (nel 2022 ha consumato “solo” 100 ettari) o del Trentino-Alto Adige, 130 ettari nel 2022.

La popolazione della città metropolitana è pure diminuita tra il 2016 e il 2022: da 1,26 milioni a 1,22. Idem quella del Comune di Bari: dati Istat alla mano, da 324.198 nel 2016 a 316.736 nel 2022. Voglio ricordare che una delle azioni politiche chiave di un sindaco è proprio quella di guidare in un verso o nell’altro la trasformazione urbanistica del Comune che amministra. Mi chiedo allora perché non usare l’uso del suolo come termometro per valutare la buona, meno buona o per nulla buona condotta amministrativa di un sindaco.

Ricordate Matilde Casa, sindaca di Lauriano, in provincia di Torino, per tre mandati? Ecco, lei tolse edificabilità dal suo piano urbanistico dando prova concreta di ridurre il consumo di suolo. Per questo fu mandata a processo (penale) da cui ne uscì senza pena dopo due anni travagliati. Lei non è stata mai scelta per nessuna candidatura (peraltro era una sindaca vicinissima al Partito democratico). Mi pare di poter dire che è ancora il mondo al contrario di alcuni anni fa. Essere virtuosi in tema di uso del suolo non paga, politicamente parlando. Esserne invece dei consumatori, sì, paga.

Rimane il fatto che sul tavolo del futuro ci sono temi come la pace e la lotta agli armamenti (innanzitutto), ma subito dopo il grande tema ecologico del surriscaldamento del Pianeta che si declina lungo mille rivoli, incluso il suolo che, lo ricordo ancora, è il più grande regolatore climatico dopo gli oceani e ben prima degli alberi (che peraltro senza suolo e senza biodiversità del suolo manco esisterebbero). Quindi “fa strano” che questo tema non sia preso affatto come filtro per decidere le candidature.

Ovviamente non sul lato delle buone intenzioni e delle promesse che tutti sono in grado di fare, ma sul lato dei fatti che chi ha amministrato ha il dovere di dimostrare. Ecco, se fossi io a suggerire le indicazioni per la selezione dei candidati, saprei a quali dati guardare. Non solo al suolo, si intende, ma nemmeno zero considerazione per il suolo. Altrimenti la credibilità di un grande o piccolo partito si scioglie come neve al sole. E invece siamo di nuovo all’anno zero e il tema non è ancora entrato nel discorso politico.

Quindi le cittadine e i cittadini alzino la voce, facciano domande, portino dati, verifichino se e come i candidati alle elezioni europee che hanno un passato da amministratori si siano battuti ed esposti sull’argomento. Facciano loro domande per verificare che cosa sanno concretamente (e non astrattamente) di suolo, di ecologia, di biodiversità, di clima, di inquinanti, anche di impatto delle rinnovabili. Fare domande a chi si candida è un diritto dei cittadini, un’azione legittima di cittadinanza.

Paolo Pileri è ordinario di Pianificazione territoriale e ambientale al Politecnico di Milano. Il suo ultimo libro è “L’intelligenza del suolo” (Altreconomia, 2022)

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Il paesaggio e l’ambiente non sono asserviti alla produzione di energia da fonti rinnovabili http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2024/03/il-paesaggio-e-lambiente-non-sono-asserviti-alla-produzione-di-energia-da-fonti-rinnovabili/ Thu, 28 Mar 2024 13:00:00 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=16445 del Gruppo d’Intervento Giuridico – pubblicato il 4.2.2024

Il Tribunale Amministrativo Regionale per la Sardegna ha recentemente scritto una pagina molto importante in relazione ai complessi rapporti fra tutela del paesaggio e del territorio e la produzione energetica da fonti rinnovabili.

La sentenza T.A.R. Sardegna, Sez. II, 30 gennaio 2024, n. 63 ha autorevolmente ricordato che l’interesse a una transizione energetica verso la produzione da fonti rinnovabili non può comportare il sacrificio degli interessi alla salvaguardia ambientale del territorio, qualora l’impatto ambientale sia ritenuto insostenibile.

Nel caso di specie il procedimento di valutazione d’impatto ambientale (V.I.A.) relativo al progetto di una centrale eolica di cospicue dimensioni (15 aerogeneratori della potenza di 4,2 MW ciascuno e relative opere di servizio e connessione, per una potenza complessiva di 50,4 MW, da realizzarsi in un’area montana della Sardegna centrale) è terminato con un provvedimento finale negativo frutto di un’approfondita e ponderata valutazione degli interessi in esame, in quanto  “non risulta in realtà non espressivo dell’esercizio del potere discrezionale del MASE e mancante di valutazione comparativa degli interessi coinvolti, per aver acriticamente recepito i pareri della Commissione VIA, della Regione del MIC; in realtà, semplicemente, tutti gli atti adottati si esprimono nel senso della non compatibilità ambientale con i plurimi interessi pubblici coinvolti dei quali ciascuno degli enti è portatore e la valutazione conclusiva del Ministero dell’Ambiente è conforme sul punto a negare prevalenza all’interesse di cui è portatrice la ricorrente”.

Infatti, nel caso concreto, in un’area ricca di bosco e macchia mediterranea evoluta, come evidenzia la Regione autonoma della Sardegna nel suo parere endoprocedimentale, “l’effetto ambientale e paesaggistico di gran lunga più evidente dell’impianto eolico è rappresentato dall’asportazione della vegetazione spontanea dei luoghi, sia essa erbacea, arbustiva o arborea, su una superficie complessiva di circa 4,5 ettari, a cui vanno a sommarsi le aree necessarie per la realizzazione delle trincee di guardia al fine di garantire l’allontanamento delle acque superficiali e le aree da destinare a piazzole di supporto per la gru ausiliaria, non conteggiate con le precedenti. Se è vero che l’asportazione della copertura vegetale è in buona parte solo temporanea, in quanto strettamente legata alla fase di cantiere e successivamente oggetto di ripristino, una parte di essa è invece denaturalizzata definitivamente (circa 50 metri quadrati/aerogeneratore, occupati dalla flangia)”.

Un pesante impatto sulle risorse naturali a cui si aggiunge l’incombenza su beni storico-culturali (complesso Nuragico di Su Romanzesu di Bitti, Su Tempiesu di Orune, numerosi nuraghi) tutelati dal Codice dei beni culturali e del paesaggio (artt. 10 e ss. del decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i.) e dal piano paesaggistico regionale (P.P.R. – 1° stralcio costiero, esecutivo con decreto presidenziale R.A.S. n. 82 del 7 settembre 2006), come puntualmente evidenziato dal Ministero della Cultura (“L’area in progetto presenta … un’altissima densità archeologica e si delinea pertanto un forte impatto sul patrimonio archeologico, sia quello noto, caratterizzato dal grande numero di siti archeologici di tutte le epoche e funzioni, sia quello sepolto e non ancora conosciuto, a forte rischio in considerazione della grande estensione e notevole profondità degli interventi di scavo previsti. Per questo la realizzazione del parco eolico in progetto risulta altamente critica tanto da non rendere compatibile la sua realizzazione con la tutela del relativo contesto di giacenza”).

Inoltre, il parere istruttorio reso dalla Commissione VIA/VAS evidenzia come abbia manifestato forte contrarietà anche l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare perchè “l’area dove insisterebbe il parco eolico è sito candidato ad ospitare il futuro osservatorio di onde gravitazionali Einstein Telescope, progetto sottomesso per l’aggiornamento 2021 della roadmap ESFRI (European Strategic Forum on Research Infrastructures) dal Ministero dell’Università e della Ricerca (MUR), con il supporto della Regione Sardegna, dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN), dell’Istituto Nazionale di Astro-Fisica (INAF), dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) e delle due Università sarde, Sassari e Cagliari. L’Italia è il leader del progetto sottoscritto anche da altri quattro governi europei e sostenuto da una moltitudine di istituti di ricerca di altri paesi europei”, progetto oggetto di specifici accordi finanziati con cospicui fondi pubblici e interventi già in esecuzione con la “realizzazione (attualmente in corso d’opera) di un laboratorio sotterraneo (SARGRAV) all’interno della miniera di Sos Enattos dedicato alla realizzazione di esperimenti scientifici in condizioni di bassissimo rumore ambientale”.

La motivata valutazione complessiva operata dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica nell’ambito del procedimento di V.I.A. ha, per giurisprudenza costante, natura discrezionale e “non può dimenticarsi … che ‘l’apprezzamento compiuto dall’Amministrazione preposta alla tutela è quindi sindacabile, in sede giudiziale, esclusivamente sotto i profili della logicità, coerenza e completezza della valutazione, considerati anche per l’aspetto concernente la correttezza del criterio tecnico e del procedimento applicativo prescelto, ma fermo restando il limite della relatività delle valutazioni scientifiche, sicché, in sede di giurisdizione di legittimità, può essere censurata la sola valutazione che si ponga al di fuori dell’ambito di opinabilità, affinché il sindacato giudiziale non divenga sostitutivo di quello dell’Amministrazione attraverso la sovrapposizione di una valutazione alternativa, parimenti opinabile’ (ex multis Consiglio di Stato sez. VI, 04/09/2020, n. 5357; T.A.R. Sardegna, Sez. II, n. 857/2022)’”.

Secondo i Giudici amministrativi sardi – in linea con la giurisprudenza costante – è ben chiaro che le disposizioni normative finalizzate a rendere più agevole la transizione energetica dalla produzione di energia da fonti fossili a quella da fonti rinnovabili coerentemente con gli obiettivi europei di decarbonizzazione del sistema energetico entro il 2030 e di completa decarbonizzazione entro il 2050, “’non hanno affatto comportato l’affermazione che la tutela dei valori culturali e paesaggistici assume rispetto a tale interesse valore recessivo, restando la loro tutela affidata alle valutazioni – connotate da margini di discrezionalità tecnica pressoché insindacabili dal giudice amministrativo – degli organi competenti (T.A.R. Sardegna, n. 192/2023)”.

Il Collegio giudicante conclude rilevando, “in uno con parte della dottrina, che se è vero che l’implementazione degli impianti di energia da fonte rinnovabile si pone in una chiara logica di tutela dell’ambiente, oggi rafforzata dalla modifica dell’art. 9 Cost., nondimeno è nella polisemicità insita nella nozione giuridica di ambiente che si annida l’erroneità di una visione totalizzante del pur riscontrabile favor legislativo per gli impianti F.E.R.       Invero, il ‘territorio’ quale componente dell’’ambiente’, costituisce il medesimo oggetto di disciplina, assumendo peraltro, nella sua veste culturale ed identitaria, la connotazione di ‘paesaggio’, evocativo di altri valori costituzionali sottesi (artt. 9 e 32 Cost.) e di altri interessi da comporre”. (T.A.R. Sardegna, Sez. II, 19.10.2023, n. 776 )”.

Una decisione, pertanto, lineare e di grande rilievo per la salvaguardia ambientale e il corretto utilizzo delle fonti rinnovabili di produzione energetica.

(foto S.D., archivio GrIG)

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Pale eoliche e pannelli fotovoltaici, non è così che si cura l’ambiente http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2024/03/pale-eoliche-e-pannelli-fotovoltaici-non-e-cosi-che-si-cura-lambiente/ Wed, 27 Mar 2024 18:10:33 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=16442 Secondo Salvatore Settis è in corso una sorta di metaforica sostituzione etnica: aerogeneratori in luogo degli olivi, sfruttamento industriale del territorio anziché tutela dei paesaggi

I crinali e le pianure del nostro Paese sono oggetto di una aggressione sempre più forte da parte delle industrie eoliche e fotovoltaiche, un vero e proprio assalto al suolo agricolo e forestale, all’ambiente, alla biodiversità, al paesaggio e alle economie locali, che potrebbe essere evitato e governato attraverso una pianificazione volta ad individuare un giusto equilibrio tra la tutela del territorio e le esigenze energetiche.

Ci sembra quindi utile ricordare le importanti riflessioni di Salvatore Settis, che in modo semplice ed autorevole, da tempo sottolinea la gravità e le contraddizioni di questo fenomeno. Riportiamo due articoli del prof. Settis pubblicati su La Stampa.

PALE EOLICHE E PANNELLI FOTOVOLTAICI NON È COSÌ CHE SI CURA L’AMBIENTE

Ecco gli aspetti più critici della transizione ecologica contenuti nel Piano nazionale di rilancio e resilienza

SALVATORE SETTIS – La Stampa 1.7.2023

Prof. Salvatore Settis © Feltrinelli

Il ritardo culturale del nostro Paese sul fronte delle energie rinnovabili è rivelato dall’esultanza con cui fu accolto il cambio di etichetta da «ministero dell’Ambiente» a «ministero della Transizione ecologica». Quasi che tale formula sia l’abracadabra che dischiude da solo le porte del paradiso ecologico che tutti desiderano. Perfino all’arcigno Garante dei Cinque Stelle quelle due parolette parvero garanzia sufficiente, pur in assenza di contenuti e impegni ben definiti, per deliberare il pieno appoggio del suo partito al governo Draghi. Ma ora che è arrivato il momento della verità è il caso di chiedersi di quale transizione ecologica stiamo parlando.

Un analisi dei dati e dei rischi che sia mirata al vantaggio del Paese e al bene delle generazioni future deve fondarsi sulla sostanza dei problemi, e non su pregiudiziali schieramenti pro o contro questo o quel governo. Le scelte di oggi avranno conseguenze di lunghissimo periodo; perciò non possiamo ignorare che il cuore del problema non è l’opzione astratta per le energie rinnovabili, ma come esercitare in concreto le scelte di fondo. Gli impianti eolici e fotovoltaici, infatti, possono avere effetti positivi, ma anche un impatto assai negativo su valori di grande rilevanza ecosistemica, a cominciare dal paesaggio e dall’agricoltura di qualità. Se l’intensificazione di pannelli solari e torri eoliche dovesse comportare la devastazione di preziosi paesaggi storici, quali saranno le nostre priorità? Il bivio è simile a quello, non meno drammatico, fra il diritto al lavoro e il diritto alla salute. Come si è visto a Taranto, se lavorare in una fabbrica comporta gravi danni alla salute, la soluzione non è scegliere fra due valori che sono (entrambi) costituzionalmente protetti, ma assicurare il rispetto di entrambi. Mantenere i posti di lavoro e proteggere al massimo la salute dei lavoratori.

Nel Pnrr la transizione ecologica comporta un grande investimento complessivo (quasi 70 miliardi di euro), con l’obiettivo di raggiungere il 30% di energia rinnovabile entro il 2030, portando questa percentuale al 50% entro il 2050. Di fronte a obiettivi così ambiziosi, le gravi preoccupazioni espresse da Italia Nostra meritano la massima attenzione da parte del governo.

Negli ultimi due decenni, già si è moltiplicata oltre ogni misurara gionevole la presenza di turbine eoliche alte fino a 250 metri, distribuite sul territorio con scarsa considerazione per le caratteristiche paesistiche; per non dire delle grandi estensioni di terreno sottratte all’agricoltura per cospargerle di pannelli solari. Ma l’Italia non può e non deve gareggiare per numero dei nuovi impianti con altri Paesi di ben diverse dimensioni: per fare un solo esempio, mentre lanostra popolazione e quella della Francia sono assai simili (poco più di 60 milioni), e hanno dunque gli stessi bisogni di energia, la Francia ha una superficie quasi doppia (550.000 kmq contro i 300.000 dell’Italia); e di conseguenza la nostra densità di popolazione (206 abitanti per kmq) è quasi doppia di quella francese (117 abitanti per kmq). L’Italia ha pochi spazi pianeggianti, che dovrebbero essere dedicati all’agricoltura onde assicurare non solo il nostro sostentamento ma la produzione di cibo sano e di qualità; ma questi spazi, dalla pianura padana alla Campania, sono stati devastati da un consumo di suolo che è il più alto d’Europa, superiore anche a quello della Germania che ha più abitanti. E tuttavia il disegno di legge inteso a limitare il consumo di suolo, dopo nove anni di traversie parlamentari, è stato da poco affossato in Senato. Intanto sono rallentati manutenzione e incremento dei bacini idroelettrici, che producono il 15% del fabbisogno di energia elettrica, per giunta non intermittente, e dunque più affidabile di eolico o fotovoltaico. Mettendo in sicurezza le dighe e ripulendo i fondali dai detriti si potrebbe non solo aver cura dell’ambiente ma anche accrescere la produzione, riducendo la corsa a nuove fonti di energia.

Non dobbiamo chiudere gli occhi di fronte al pericolo di danneggiare in modo irreversibile un Paese, il nostro, che fu un tempo il «giardino d Europa» e di assecondare la messa in opera di torri eoliche e pannelli solari facendo l’interesse delle imprese (in gran prevalenza non italiane) che li producono ma non di chi vive in Italia e ha diritto a un contesto paesaggistico rispondente alle caratteristiche del Paese.

I bei paesaggi sono Luoghi che curano (questo il titolo di un bel libro di Paolo Inghileri, Ed. Cortina), mentre i paesaggi deturpati danneggiano la salute dell’anima e della società. A questi temi l’Italia di oggi sembra insensibile: come si può altrimenti spiegare il duro contrasto fra il Regolamento europeo 2021/ 241, secondo cui le misure Pnrr devono proteggere gli ecosistemi senza produrre alcun danno ambientale, e il Dl «Semplificazioni,» dove tale principio è sostanzialmente ignorato? E che cosa saprà fare l’Italia, dove la tutela del paesaggio è fra i principi fondamentali dello Stato (art. 9 Cost.) di fronte a un Europa che propaganda il Green New Deal senza menzionare il paesaggio e il patrimonio storico-artistico e archeologico? Che cosa faremo per regolare la scelta di luoghi idonei ad accogliere i nuovi impianti, o per lavorare d’anticipo coprendo sin dal principio il costo dello smantellamento di tali impianti, e non lasciarlo in eredità ai nostri figli e nipoti? Franosità, fragilità idrogeologica, alta sismicità, densità di popolazione da un lato; ricchezza di paesaggi, ecosistemi, produzione agricola e monumenti preziosi dall’altro: sapremo tener conto di questi fattori e del loro combinarsi? O li cancelleremo dalla memoria storica in nome di una transizione ecologica ciecamente concentrata solo su se stessa?

LA GIUNGLA DELLE NUOVE PALE EOLICHE, L’ENERGIA PULITA CHE DEVASTA IL PAESAGGIO

ll Pnrr le premia e i progetti si moltiplicano. A rischio la Laguna di Orbetello e i Monti dell’Uccellina

SALVATORE SETTIS – La Stampa 27.7.2023

Chi teme l’eccesso di turismo in Italia sarà lieto di sapere che in alcune aree siamo alla vigilia di un forte calo delle presenze. Tali sono, per esempio, la Maremma toscana, le dolci colline fra la Laguna di Orbetello (tombolo della Giannella), il promontorio di Talamone coi Monti dell’Uccellina e il mirabile borgo di Magliano in Toscana con la sua cinta muraria quattrocentesca. Nove gigantesche pale eoliche, alte 200 metri (contro i 130 delle mura di Magliano), e per giunta collocate in parte su una collina, provvederanno a rendere irriconoscibile quel paesaggio, secondo la proposta di Apollo Wind srl. Questo progetto di parco eolico è comparso il 6 luglio sul sito del Comune di Orbetello e già ieri sono scaduti i termini per formulare osservazioni. Troppo facile profezia è che la sindrome della fretta indotta dal Pnrr, la diffusa insensibilità politica e la crescente rassegnazione dei cittadini avranno la meglio su ogni obiezione.

Nessuno nega l’urgenza della crisi energetica, per la micidiale tenaglia in cui siamo presi, fra l’emergenza climatica e la guerra in Europa. Ma, come già due anni fa ho scritto su questo giornale (il primo e l’8 luglio 2021), il cuore del problema non è l’opzione astratta per le energie rinnovabili, ma come esercitare in concreto le scelte di fondo.

È possibile collocare gli impianti eolici o fotovoltaici senza devastare i paesaggi storici, senza alterare in misura irreversibile i valori ecosistemici né mortificare il lungo lavoro di tutela di Soprintendenze e Comuni? L’Italia, ce lo andiamo ripetendo come una litania, è stato il primo Paese al mondo a porre in Costituzione, fra i principi fondamentali dello Stato, la «tutela del paesaggio e del patrimonio storico e artistico della Nazione» (art. 9). E allora come mai, di fronte all’avanzata inesorabile di torri eoliche sparse a caso dappertutto, non si sono stabiliti criteri adeguati a pilotare le ipotesi progettuali, scegliendo luoghi idonei non solo per la frequenza o l’intensità dei venti, ma anche per il rispetto dei valori paesaggistici e delle attività agricole? Come mai, anzi, c’è chi accusa le Soprintendenze di frenare la transizione ecologica con la scusa di difendere i paesaggi storici? Nella guerra suicida fra le nozioni giuridiche di “paesaggio” da tutelare e “ambiente” da proteggere mediante le rinnovabili, quale è la posizione di chi ci governa?

A dire il vero, c’è una normativa (DM 219/2010) che regola l’impatto visivo dei parchi eolici, in quanto «visibili in qualsiasi contesto territoriale». L’alterazione visiva «deve essere riferita all’insieme delle opere previste per la funzionalità dell’impianto», e pertanto «la localizzazione e la configurazione progettuale, devono esser volte al recupero di aree degradate e alla creazione di nuovi valori coerenti con il contesto paesaggistico». In altri termini, l’impianto eolico dovrebbe essere l’occasione per «il progetto di un nuovo paesaggio», ma solo laddove quello esistente sia in qualche modo deteriorato. Si vedono migliaia di torri eoliche in tutta Italia, ma non saprei indicare un solo luogo in cui questa norma sia stata rispettata, e il progetto di Orbetello è anche a questo riguardo esemplare. E forse degradata, l’area dove verranno installate le nove altissime torri?

E le mura senesi di Magliano che vantaggio avranno da quell’incombente presenza? Nel progetto presentato, al borgo di Magliano viene assegnato un Vp (valore paesaggistico) assai basso, 1,2 su 4: chiunque vi sia stato una sola volta non può che trasecolare. Si sostiene che l’indice di visibilità da Magliano sul campo eolico sia paria zero, con bassissimo indice di affollamento degli aerogeneratori (nove!), che invece, a pochi chilometri dalla cinta muraria, saranno ovviamente più che visibili.

Intanto, sotto la pressione del Pnrr, si moltiplicano in tutta Italia i progetti di campi eolici: una decina solo nel Viterbese, più o meno tutti nella valle del Marta, fra Tarquinia e Bolsena. Saranno tutte aree degradate? E che speranza può mai esserci, se perfino in vista del Duomo di Orvieto, una delle cattedrali più importanti e nobili d’Europa, la società Rwe Renewables Italia sta per piantare sette torri eoliche alte 200 metri? Di questo parco eolico la sola cosa davvero appropriata è il nome, Phobos (che in greco vuol dire paura). Paura, o fobia, di chi o di che cosa? Saranno i turisti a fuggire spaventati dagli aerogeneratori giganti? O chi le ha volute, quelle torri, aveva paura di un paesaggio ancora intatto?

Eppure sono caduti nel vuoto non solo l’accorato appello di Ernesto Galli della Loggia, ma anche le vibrate proteste di otto associazioni (fra cui Lipu, Pro Natura, Associazione Bianchi Bandinelli, Gruppo di intervento giuridico). Tutto vano: il progetto risulta approvato. Eppure i cittadini (gli ambientalisti veri) non demordono, tanto è vero che alcuni da Orvieto hanno partecipato a un’assemblea di pochi giorni fa a Orbetello. Nel miope localismo che ci assedia, la convergenza di analisi e proteste fra cittadini di aree diverse è sempre un buon segnale, e un possibile asse Orvieto-Orbetello è un caso simile alla sintonia fra cittadini di Milano, Parma e Roma contro infelicissimi progetti di nuovi stadi: di questa loro eco-resistenza si è parlato in questo giornale lo scorso 19 giugno.

Solo facendo rete tra loro i cittadini possono contrastare la deriva in cui i governi hanno gettato la politica delle energie rinnovabili in Italia, affidandola interamente al caso.

In assenza di qualsivoglia piano regionale di localizzazione, è sempre e solo l’impresa proponente a prendere l’iniziativa, che i poteri pubblici, dal comune alla regione allo Stato, possono passivamente accettare o rallentare mediante «osservazioni». Sembra di là da venire una forte e mirata iniziativa pubblica, che capovolga questa dissennata procedura partendo dall’identificazione delle aree più idonee agli impianti, nel pieno rispetto delle attività agricole e delle norme di tutela (nonché delle Soprintendenze che vigilano su di esse), e solo dopo individui le imprese a cui affidare i progetti.

Invece, negli ultimi anni si va addensando sulle norme la fitta nebbia di una stratificazione normativa frammentaria, tortuosa e confusa, ma comunque ispirata da un chiaro indirizzo: il trionfo del mercato contro le pubbliche istituzioni, il guadagno immediato dei pochi contro l’interesse di tutti nei tempi lunghi. Come diceva Andrea Zanzotto, «un bel paesaggio una volta distrutto non torna più, e se durante la guerra c’erano i campi di sterminio, adesso siamo arrivati allo sterminio dei campi: fatti che, apparentemente distanti fra loro, dipendono tuttavia dalla stessa mentalità».

All’insegna della crisi energetica, è in corso una sorta di metaforica sostituzione etnica: aerogeneratori in luogo degli olivi, sfruttamento industriale del territorio anziché tutela dei paesaggi, la vista corta del Pnrr con le sue scadenze invece dell’interesse delle generazioni future, la retorica di corto respiro di un falso ambientalismo del profitto in luogo dello sguardo lungimirante della Costituzione —

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Il consumo di suolo non è più un’emergenza. In Parlamento … http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2024/03/il-consumo-di-suolo-non-e-piu-unemergenza-in-parlamento/ http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2024/03/il-consumo-di-suolo-non-e-piu-unemergenza-in-parlamento/#comments Thu, 21 Mar 2024 16:17:48 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=16438 di Alessandro Mortarino e Federico Sandrone*

Da un paio di anni a questa parte il tema del contrasto al consumo di suolo pare essere passato da emergenza nazionale ad argomento di secondaria importanza. Almeno così parrebbe scorrendo le molteplici attività del nostro Parlamento che, dal 2012, si è trovato a discutere del tema in virtù di decine di Disegni di Legge presentati dalle più diverse forze politiche senza giungere ad una conclusione, cioè ad una promulgazione normativa prima della loro decadenza causata dal termine delle legislature in corso.

Eppure, ognuno di questi Disegni di Legge si basava su una serie di assiomi preliminari che contenevano e condividevano il concetto di “emergenza” derivante, per l’intero nostro Paese, dal depauperamento e dal consumo del suolo, risorsa non rinnovabile e non sostituibile, elemento di vita, bene comune.

Possibile, dunque, che questa “emergenza” sia passata e non rappresenti più un rischio per i cittadini italiani?

Scorrendo i dati dell’annuale Rapporto sul consumo di suolo dell’Istituto Superiore di Protezione e Ricerca Ambientale (ISPRA) l’emergenza c’è ancora, eccome. Anzi, col passare degli anni si è trasformata in una “emergenza sistemica”: continua a crescere e continuerà senza limiti, almeno valutando le previsioni espansive individuate dai Piani Regolatori o Piani di Gestione del Territorio dei Comuni italiani.

L’emergenza, insomma, resta. Tranne che nelle aule parlamentari, cioè proprio là dove il “Legislatore” dovrebbe tradurre questa emergenza in norme capaci di contrastare efficacemente il problema del consumo di suolo.

Sono trascorsi più di sedici mesi dall’insediamento della nuova Legislatura e, nonostante ad oggi siano stati depositati nei due rami del Parlamento ben 20 tra proposte e disegni di legge (aventi ad oggetto il “contrasto al consumo del suolo” e/o la “rigenerazione urbana”, con una prevalenza numerica per quest’ultima tematica), nessun iter è stato incardinato. E, come se non bastasse, si intuisce che prossimamente la norma a contrasto del consumo di suolo verrà soppiantata proprio da quella per la “rigenerazione urbana” che invece, a parere del Forum nazionale Salviamo il Paesaggio, della prima dovrebbe essere “figlia” e non “genitore” o, perlomeno, le tematiche dovrebbero essere affrontate congiuntamente.

Tra i 20 testi normativi già depositati ne troviamo uno che continuiamo a ritenere il documento più completo ed esaustivo che il Parlamento dovrebbe senza indugi assumere come base di partenza per tutte le analisi, discussioni ed emendamenti del caso.

Si tratta della Proposta di Legge “Disposizioni e delega al Governo per l’arresto del consumo di suolo e per il riuso dei suoli urbanizzati”, rubricata AC 531, a prima firma dell’On. Stefania Ascari, presentata alla Camera dei Deputati, l’8 novembre 2022 che ripropone il medesimo contributo normativo già lungamente discusso al Senato (Commissioni congiunte Ambiente e Agricoltura) nella precedente legislatura (AS 164 Nugnes ed altri del 27 marzo 2018) e frutto di un lungo lavoro di sintesi da parte di un Gruppo di Lavoro Tecnico-Scientifico multidisciplinare formato da 75 Esperti del nostro Forum nazionale Salviamo il Paesaggio.

In questa proposta normativa c’è tutto. Tutto ciò che potrebbe consentire al nostro “Legislatore” di procedere alla proficua discussione. Ma il “silenzio parlamentare” continua e l’emergenza resta, intatta.

Per questo il Forum nazionale Salviamo il Paesaggio ha deciso di tornare alla carica e di mettere in campo tutte le sue forze per riaccendere i riflettori sulla norma disperatamente “in sonno” e stimolare le forze politiche a tornare celermente ad occuparsene

Noi non sediamo in Parlamento e pertanto non possiamo che levare le nostre voci “dal basso” e lontano dalle aule. Dobbiamo quindi affidarci ad iniziative mirate per esercitare il nostro dovere di stimolo. E lo faremo, anzi , lo stiamo già facendo…

Da poche settimane abbiamo lanciato una seconda campagna nazionale dedicata ai costi ecosistemici ed economico-finanziari causati dal consumo di suolo. Basandoci sui dati di ISPRA abbiamo provveduto a calcolare ciò che è avvenuto tra il 2006 e il 2022 al suolo di ognuno dei Comuni italiani e il costo (in euro…) già patito dalle nostre comunità locali per la perdita di suolo (cifre molto rilevanti che restano, inoltre, a debito per l’anno in corso e per gli anni a venire); ora i dati li stiamo sottoponendo a tutti i Sindaci e a tutte le loro Amministrazioni, nella cruda realtà che essi rappresentano.

Il 25 marzo affronteremo in webinar con Paolo Maddalena (Vice Presidente Emerito della Corte Costituzionale) un tema che da anni richiamiamo: quello della corretta applicazione dell’articolo 42 della Costituzione che affronta il controverso tema della funzione sociale della proprietà privata. In Italia oltre 10 milioni di abitazioni (fonte ISTAT 2019) risultano inutilizzate: un patrimonio privo di funzione sociale che si accompagna alle previsioni edificatorie dei Piani urbanistici comunali vigenti.

Venerdì 12 aprile saremo ospiti della Camera dei Deputati nella Sala Matteotti in Palazzo Theodoli-Bianchelli, per un confronto pubblico con tutte le forze politiche: nostri esperti discuteranno con i loro rappresentanti per ragionare di consumo di suolo e di leggi mancanti, cioè di un’emergenza per cui non si può più far finta di nulla.

Infine, l’11 e 12 maggio a Verbania Intra si terrà l’assemblea nazionale 2024 del Forum Salviamo il Paesaggio, occasione speciale per valutare la situazione.

Riusciremo a smuovere dal loro torpore i nostri eletti in Parlamento e ad incanalare le loro energie verso la risoluzione di un’emergenza che sembrano non avvertire?

Lo verificheremo, fiduciosi. Nonostante tutto …

*  Alessandro Mortarino e Federico Sandrone sono i Coordinatori del Gruppo di Lavoro Tecnico-Scientifico multidisciplinare estensore della Proposta di Legge “Norme per l’arresto del consumo di suolo e il riuso dei suoli urbanizzati” del Forum nazionale Salviamo il Paesaggio (www.salviamoilpaesaggio.it)

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Cislago: il nuovo PGT tuteli le aree verdi e agricole http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2024/03/cislago-il-nuovo-pgt-tuteli-le-aree-verdi-e-agricole/ Thu, 21 Mar 2024 08:03:59 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=16435 Il comitato locale di Salviamo il Paesaggio chiede di fermare il consumo di suolo e di estendere il Bosco del Rugareto

Lo scorso 1 marzo, presso la Villa Isacchi, il Comune di Cislago ha organizzato il primo incontro pubblico nell’ambito del percorso partecipativo sul Piano di Governo del Territorio (PGT), al fine di confrontarsi con la comunità locale, per condividere bisogni e idee sul presente e sul futuro del paese.

L’amministrazione ha presentato gli obiettivi del nuovo PGT, la cui elaborazione è stata affidata al Politecnico di Milano, a cui sta lavorando da circa un anno e per il quale è stata da poco avviata la procedura di Valutazione Ambientale Strategica.

Il comitato Salviamo il Paesaggio, attivo da anni sul territorio, è intervenuto per sottolineare l’importanza di preservare e valorizzare le aree verdi e agricole, in un luogo che ha visto la cementificazione di vaste aree, anche per la realizzazione della Pedemontana. Secondo i dati resi noti dal Comune dal 1999 al 2021 c’è stato un incremento del 24,3 % delle aree antropizzate.

Maurizio Cremascoli, portavoce del comitato, ha fatto notare che non si può pensare di consumare ulteriore suolo e che la priorità dovrebbe essere ristrutturare il patrimonio edilizio esistente (case, capannoni, edifici pubblici) e le infrastrutture, che spesso versano in condizioni critiche. Ha ricordato anche che la giurisprudenza consolidata afferma l’inesistenza dei diritti edificatori per i proprietari delle aree dichiarate edificabili nei piani regolatori.

Il comitato l’anno scorso ha consegnato le proprie osservazioni al PGT, che si riferiscono al progetto di estensione del Bosco del Rugareto, elaborato da Salviamo il Paesaggio con il supporto di esperti paesaggisti, agronomi e forestali. Si propone di ampliare verso Nord la superficie attuale del PLIS (Parco Locale di Interesse Sovracomunale), nella zona Oltrestazione. Il Parco attualmente comprende i comuni di Cislago (comune capofila), Gorla Minore, Marnate, e Rescaldina (i primi tre nella provincia di Varese, l’ultimo della Città Metropolitana di Milano). I comuni di Mozzate, Cirimido, Turate, Limido Comasco hanno già manifestato interesse per il progetto, prevedendo di restare nella costituzione del PLIS sotto la Provincia di Como.

Il Parco, la cui superficie è attualmente di circa 1.260 ettari, è costituito da una vasta area boscata (oltre il 70% della superficie) delimitata da distese prative e aree coltivate. L’ampliamento ha lo scopo di tutelare ulteriormente le preziose risorse naturali, paesistiche e storico-culturali del pianalto ad est della Valle del Fiume Olona, proteggendo l’ultimo corridoio ecologico della zona. Sul piano degli organi di gestione il tutto avverrebbe attraverso un accorpamento dell’esistente organigramma, evitando duplicazioni. Si porrebbe invece la necessità di realizzare alcune opere idrauliche, per far fronte alle criticità rappresentate dal rischio di dissesto idrogeologico cui diverse aree sono soggette, per la presenza dei tre torrenti.

Il tema dell’ampliamento è già stato portato anche all’attenzione dell’amministrazione provinciale, con cui Salviamo il Paesaggio ha un dialogo costante, nell’ambito della revisione del Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale, che, tra le altre cose, si focalizza sugli aspetti della difesa del suolo, della rigenerazione territoriale e della fruizione diffusa del paesaggio.

Il comitato ha inviato la PEC al Sindaco di Cislago ed è in attesa di un riscontro.

Comitato Salviamo il Paesaggio Cislago all’Istituto Falcone di Gallarate – 11 marzo 2024

Salviamo il Paesaggio è riuscito a rappresentare le aspettative di tante associazioni del territorio e ad informare e coinvolgere sempre più cittadini, anche giovanissimi. Il Comitato, nell’ambito del progetto Green School, l’11 marzo è stato coinvolto in una giornata dedicata all’ambiente insieme agli studenti e ai docenti dell’Istituto Superiore “Giovanni Falcone” di Gallarate, in occasione della Giornata Nazionale del Paesaggio che è stata festeggiata il 14 marzo. “Abbiamo proposto loro di coinvolgere parenti e amici e di fondare un comitato di Salviamo il Paesaggio nei comuni in cui vivono”, dice Cremascoli. “Fermiamo l’avanzata di cemento e asfalto nei campi agricoli, nei boschi e nei prati”.

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Un webinar con Paolo Maddalena sull’Art.42 della Costituzione http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2024/03/un-webinar-con-paolo-maddalena-sullart-42-della-costituzione/ http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2024/03/un-webinar-con-paolo-maddalena-sullart-42-della-costituzione/#comments Mon, 18 Mar 2024 11:15:17 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=16431 Il Forum “Salviamo il Paesaggio” organizza un webinar sulla corretta interpretazione dell’Articolo 42 della Costituzione tenuto dall’ex Vicepresidente della Corte costituzionale della Repubblica italiana Paolo Maddalena. L’appuntamento è previsto per lunedì 25 marzo 2024, alle ore 21. Chi desidera partecipare, è pregato di compilare il seguente modulo Google: lasciando la propria email, si riceverà il link Zoom al quale seguire il webinar.

LINK: https://docs.google.com/forms/d/e/1FAIpQLSeRvLzjc4b96nSqmMCfN741kWAZ0k78j8HBMviS_EHT6r2foQ/viewform

Che cosa dice, in breve, l’art.42 della Costituzione?

Nel nostro ordinamento giuridico, brilla di luce particolare l’articolo 42 della Costituzione, secondo il quale: “La proprietà è pubblica o privata. I beni economici appartengono allo Stato, a Enti o a privati. La proprietà privata è riconosciuta e garantita dalla legge, che ne determina i modi acquisto, di godimento e i limiti allo scopo di assicurarne la funzione sociale e di renderla accessibile a tutti”. 

L’art. 42 della Costituzione, che verrà preso in esame da Paolo Maddalena attraverso un approccio teorico ma anche pratico, con la presentazione di casi concreti di applicazione, riconosce che la “proprietà privata” è “riconosciuta e garantita dalla legge” non in modo “illimitato” ma con quei “limiti” atti ad “assicurare” il perseguimento della “funzione sociale” del bene ceduto.

In altri termini, è il Popolo sovrano che, mediante l’opera dei suoi rappresentanti parlamentari (la legge) “cede” parte del suo patrimonio pubblico (il territorio), trattenendo nella propria ”proprietà pubblica demaniale” quelle “utilità pubbliche” che la Cosa esprime, peraltro imponendo al proprietario privato “l’obbligo” di “assicurare” l’utilizzazione del bene, non solo a fini individuali, ma anche sociali.

Il che significa che i beni “abbandonati” tornano là da dove erano venuti, e cioè nella “proprietà pubblica” del popolo sovrano. E non si può non ricordare in proposito che l’art. 827 del vigente codice civile sancisce che “i beni immobili che non sono in proprietà di alcuno spettano al patrimonio dello Stato”.

Il 29,7% delle abitazioni oggi esistenti in Italia (oltre 10 milioni su un totale di circa 36 milioni, secondo le fonti ISTAT 2019) risultano non occupate. Applicando l’articolo 42 della nostra Costituzione, dovremmo chiederci: qual è la funzione sociale di un’abitazione non abitata? E quale la funzione sociale delle migliaia di capannoni inutilizzati?

Sono almeno tre i casi concreti su cui possiamo poggiare le nostre tesi e sospingere una «new age» che potrebbe sconvolgere – in positivo – l’abitudine di dichiarare la priorità della tutela del Bene Comune sotto il profilo della pura teoria, salvo relegarla a un ruolo inattivo. Questo Forum ne parlava già nel 2017: gli stimoli che giungono da Napoli, da Ciampino e da San Giorgio di Pesaro, sono segnali importanti di una «marea» che si sta alzando e che possiamo contribuire a trasformare in un’onda lunga.

Di questo e di altro parleremo con Paolo Maddalena nel webinar di lunedì 25 marzo, che consentirà anche domande e risposte nella parte conclusiva. Iscrivetevi!

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