Psico(pato)logia del Paesaggio. Disagio psicologico e degrado ambientale

Psico(pato)logia del Paesaggio. Disagio psicologico e degrado ambientale (Erreci Edizioni)

Silvia è un medico epidemiologo e svolge attività di ricerca sulla efficacia degli interventi preventivi, terapeutici e riabilitativi dei pazienti tossicodipendenti e alcol-dipendenti. Roberto è psicologo e psicoterapeuta, docente di Psicologia Sociale e di Servizio Sociale nella Facoltà di Scienze Politiche dell’Università degli Studi di Pisa. Dall’unione tra le loro attività professionali e il comune afflato sociale a tutela dell’ambiente e del paesaggio, nasce un agile libro scritto a quattro mani “Psico(pato)logia del paesaggio”.

Il libro “Psico(pato)logia del paesaggio. Disagio psicologico e degrado ambientale” evidenzia i rapporti – forse ancora poco indagati – tra uomo e natura, tra habitat e benessere, ragionando, secondo il pensiero di Gregory Bateson, di “contesto”: cioè della matrice dei significati comunicativi, la cornice in cui si riconoscono le comunicazioni in cui si acquisiscono le interazioni sociali e su cui poggia l’intera esperienza umana. Lo scritto cerca di rispondere (e di farci rispondere) ad alcune pressanti domande dell’oggi: quali saranno le conseguenze della “saturazione costruttiva” anche in aree paesaggisticamente eccellenti? Quali i cambiamenti nei costumi, negli stili di vita della popolazione? Quali mutamenti per la salute fisica e psichica degli individui?

Domande sempre più epocali ed indifferibili, data la crescente omologazione degli spazi urbani e non urbani da cui hanno origine i nonluoghi di Marc Augé, ossia “spazi in cui centinaia di individui si incrociano senza entrare in relazione sospinti o dal desiderio frenetico di consumare o di accelerare le operazioni quotidiane, spazi che hanno la prerogativa di non essere identitari, relazionali e storici“.

Minozzi e Mazza individuano nello stress da alienazione del paesaggio, dalla perdita delle origini, dal non riconoscersi più in un contesto, uno dei punti più alti del disagio sociale. E si soffermano sulla tesi secondo cui la crescita psichica dell’individuo è sempre connessa al suo abitare in un ambiente favorevole allo sviluppo dei processi maturativi innati.

Non mancano i dati derivanti da molti studi internazionali dedicati alla relazione tra disagio psichico e ambiente sociale che indicano come nelle aree urbane la schizofrenia risulti più che doppia rispetto alle aree rurali e porti con sé fenomeni come anoressia, bulimia, psicosi, depressioni, abuso di sostanze stupefacenti. Dagli studi emerge, inoltre, che le persone che vivono in abitazioni dalle cui finestre si scorgono alberi appaiono più soddisfatte e felici della loro abitazione rispetto a quanti convivono con panorami privi di verde o, addirittura, con “semplici” prati senza alberi. Ossia come il grigio del cemento diventi il grigiore dell’anima.

Dietro a questa negazione esistenziale, sempre secondo glia autori, si cela la cultura “dell’abuso del territorio“. Per imboccare il cambiamento, perciò, occorre impegnarsi in prima linea, “metterci la faccia”, dedicarsi al “bene comune” ed alla sua affermazione come valore assoluto. Non ci sono alternative.

Se il modello culturale dominante, per esempio, è il passeggio negli outlet, gli amministratori pubblici saranno autorizzati e legittimati a progettare nuovi e più accattivanti shopping centers, la cui costruzione ne implementerà a sua volta la fruizione ed allargherà il contagio e il consenso ad un modello distorto. Economico e culturale.

Cesare Brandi si chiedeva, e noi con lui: “non si vuole l’impossibile, ma che l’uomo ragioni è impossibile?”

Biografia:

Roberto Mazza e Silvia Minozzi, sono i due fondatori del nodo di La Spezia e Val di Magra del Movimento Stop al Consumo di Territorio.

Psico(pato)logia del Paesaggio. Disagio psicologico e degrado ambientale.
di Roberto Mazza e Silvia Minozzi
Pagine: 80
Prezzo: 4,00 euro

4 commenti

  1. Ci credo da molto tempo. E’ importante che esperti del settore si cimentino con questi temi rendendo sempre più evidente l’interdipendenza di questi fenomeni di degrado ambientale e del vivere.

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