Ennesima calamità innaturale e cura “mattonara” contro il coronavirus Covid-19 in Sardegna

Foto: Carloforte, La Caletta, eco-mostro in costruzione

A cura del Gruppo d’Intervento Giuridico onlus.

Sabato 28 novembre 2020, purtroppo, è giunta l’ennesima calamità innaturale in Sardegna, con tre morti nella Bitti dove un corso d’acqua tombato costituisce un pericolo permanente e danni diffusi nell’Isola.

Una costante per la Sardegna, a cui la politica regionale assiste sostanzialmente inerte senza risultati, nonostante mille sollecitazioni e richieste.

Però, la maggioranza in Consiglio regionale sta per scrivere una pagina storica, da Premio Nobel per la Medicina: sta per contrastare la pandemia di coronavirus Covid-19 con cemento e mattoni, la solita cura che va bene per tutto. l’unica che conoscono.

Infatti, “è consentito l’ampliamento delle zone comuni nelle strutture ricettive turistico-alberghiere quali hall, sale convegni e spazi comuni, in considerazione dell’emergenza epidemiologica da COVID-19 che detta nuove regole sul distanziamento interpersonale” (art. 3, comma 1°, lettera b, del disegno di legge regionale n. 108 del 2020, testo della IV Commissione permanente del Consiglio regionale).

In piena emergenza sanitaria ed economico-sociale determinata dalla pandemia di coronavirus Covid-19, finora inefficacemente contrastata a livello regionale, a cui si aggiungono le consuete disastrose calamità innaturali, la maggioranza consiliare che sostiene la Giunta regionale Solinas non trova di meglio che spingere per l’approvazione del disegno di legge regionale n. 108 del 2020 (Disposizioni per il riuso, la riqualificazione ed il recupero del patrimonio edilizio esistente ed altre disposizioni in materia di governo del territorio. Modifiche alla legge regionale n. 8 del 2015, alla legge regionale n 45 del 1989 e alla legge regionale n. 16 del 2017), dopo averne rivisto il testo [1] per ampliare le deroghe mattonare alla normativa di salvaguardia costiera almeno fino al 2023.

Aumenti fino a 100 metri cubi per ogni “seconda casa” entro la fascia costiera di salvaguardia integrale dei 300 metri dalla battigia marina, fino a 150 metri cubi nel resto della fascia costiera (art. 2, comma 1°, lettera d, del disegno di legge n. 108 del 2020).

Aumenti volumetrici fino al 50% (il 25% se nella fascia costiera dei 300 metri dalla battigia marina) per le strutture ricettive, sanitarie e socio-sanitarie “anche mediante la realizzazione di corpi di fabbrica separati” per “l’adeguamento delle camere agli standard internazionali” e “l’ampliamento delle zone comuni nelle strutture ricettive turistico-alberghiere quali hall, sale convegni e spazi comuni, in considerazione dell’emergenza epidemiologica da COVID-19 che detta nuove regole sul distanziamento interpersonale” (art. 3, comma 1°, del disegno di legge n. 108 del 2020).

Recupero e riuso di seminterrati, dei piani pilotis e dei locali al piano terra “ad uso residenziale e/o direzionale, commerciale e socio-sanitario” (art. 5, comma 1°, del disegno di legge n. 108 del 2020), cioè proprio quegli ambiti che sono stati luoghi di morte in vari casi di calamità innaturali (es. Arzachena, 18 novembre 2013; Capoterra, 22 ottobre 2008).

Sono solo alcune delle disposizioni contenute nella proposta di legge regionale n. 108 del 2020 che rivelano aspetti di incostituzionalità o di palese inopportunità e che saranno oggetto di “osservazioni” nell’ambito dell’audizione delle associazioni ambientaliste prevista per giovedi 3 dicembre 2020.

Il testo, infatti, è denso di illegittimità, non potendo la Regione autonoma della Sardegna eludere l’obbligo di pianificazione congiunta in tutta quella fascia costiera e nelle aree agricole tutelate con vincolo paesaggistico oggetto di singoli provvedimenti di individuazione (art. 136 del decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i.) ovvero di tutela discendente dalla legge (art. 142 del decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i.).

Basti pensare che sono una sessantina i provvedimenti individuativi di aree costiere tutelate con vincolo paesaggistico lungo le coste sarde, andandone a tutelare circa il 75-80%.

La giurisprudenza costituzionale in materia è chiara e inequivocabile.

Oltre 35.800 cittadini hanno già sottoscritto la petizione per la salvaguardia delle coste sarde, per il mantenimento dei vincoli di inedificabilità costieri, i vincoli di inedificabilità nella fascia dei 300 metri dalla battigia marina, stabiliti dalle normative vigenti e dalla disciplina del piano paesaggistico regionale (P.P.R.).

Migliaia e migliaia di cittadini chiedono a gran voce una scelta di salvaguardia ambientale, una scelta per preservare il futuro, una scelta di civiltà.

Altro cemento sulle coste non vuol dire turismo, significa solo degrado ambientale e perdita di attrattiva.

Se questo sarà il testo approvato dal Consiglio regionale, porremo in essere tutte le necessarie azioni perché finisca davanti alla Corte costituzionale come già avvenuto per le leggi regionali sarde concernenti la privatizzazione strisciante delle spiagge mediante permanenza di chioschi e altre strutture balneari (la legge regionale 21 febbraio 2020, n. 3), l’ennesima illegittima proroga del c.d. piano casa (la legge regionale 24 giugno 2020, n. 17) e riguardo l’interpretazione autentica (legge regionale 13 luglio 2020, n. 21) che consentirebbe la riscrittura del piano paesaggistico regionale (P.P.R.) nelle sue parti fondamentali (fascia costiera, zone agricole, beni identitari).

Abbiamo difeso, difendiamo e difenderemo la nostra Terra, millimetro per millimetro.

Ne stiano certi.

La petizione per la salvaguardia delle coste sarde si firma qui http://chng.it/M4Kmxy7LtJ.

[1] Qui il testo originario: deliberazione Giunta regionale n. 52/40 del 23 dicembre 2019, relazione illustrativa, testo della proposta.