Viaggio nel cuore dell’A4 tra spazi vuoti e abbandonati. Perché consumare suolo invece di recuperare?

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In 20 Km, da Agrate Brianza a Viale Certosa, si incontrano decine e decine di capannoni e uffici in affitto, oltre a ruderi in abbandono e scheletri di capannoni incompiuti. Più di uno a Km, su entrambi i lati: centinaia di migliaia di mq a disposizione, in un’area già densamente occupata. Eppure c’è chi vuole costruire ancora sui pochi terreni liberi invece di incentivare il recupero, puntando su attività sostenibili

Il viaggio di andata: verso il capoluogo il territorio è sempre più consumato ma da tanti spazi inutilizzati

Iniziamo il viaggio di andata partendo da Agrate e scoprendo il lato nord di questo tratto storico dell’autostrada A4 che va dalla provincia di Monza a Milano. Un’area che ha visto l’edilizia esplodere decenni fa, caratterizzata in particolare dalla costruzione di capannoni a lato dell’infrastruttura. Un’avanzata senza tregua che è arrivata fino ad oggi con la quasi completa saturazione del territorio.

Già prima di superare il casello si incontra la palazzina uffici della STAR. La parte produttiva visibile dall’autostrada è ancora attiva, la lunga palazzina di 2/3 piani dedicata all’attività amministrativa invece è da qualche tempo vuota.

Sulla corsia di ingresso, coperto dagli alberi, si intravede un vecchio edificio in stato d’abbandono. Si scorgono un terrazzo e delle rimesse nella parte inferiore. Nei primi chilometri di autostrada si incontrano in rapida successione un grande capannone in affitto, un altro spazio produttivo in vendita con uffici nella parte superiore e, alle spalle di questi, un grande cartello affittasi sulla parte superiore di un alto palazzo. E non siamo ancora usciti dal territorio di Agrate Brianza.

La situazione non cambia nè prima nè dopo la barriera di Monza. A Brugherio si incontrano altri capannoni in affitto a poca distanza dall’autostrada e due grandi costruzioni incompiute: due scheletri senza nemmeno le pareti,  identici,  3 piani cresciuti in una stretta striscia tra un capannone esistente e l’autostrada, fermi da anni.

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A Cinisello B. si nota un grosso capannone in affitto e a Cormano, uno di fronte all’altro, un edificio con spazi commerciali in affitto e un lungo ed alto capannone, in vendita e/o in affitto.

Anche poco prima dell’uscita di Cormano un grande fabbricato da cui è stata rimossa, ma è ancora visibile, l’insegna dell’attività produttiva che lo occupava, risulta in affitto. Eppure poche centinaia di metri dopo, prima della stazione di servizio di Novate, c’è chi mette in vendita un’area edificabile, 5.000 mq, ovviamente, come dice il cartello, per realizzazioni di carattere “industriale”

Il viaggio di ritorno: si parte da Milano con lo stesso scenario

Oltre a questi spazi, diversi edifici, tra cui capannoni e qualche vecchia cascina sopravvissuta, sembrano in abbandono o comunque non pienamente occupati e attivi. Per lunghi tratti poi le barriere antirumore coprono la vista nascondendo probabilmente altre situazioni simili.

Prima di ripartire dallo svincolo autostradale di Viale Certosa in direzione opposta, notiamo che anche qui lo scenario è lo stesso. Cinque alte torri nascondono alle spalle le gru dell’area EXPO: a parte una torre diventata hotel, tanti spazi risultano da tempo vuoti. Così come sono in affitto altri uffici in un edificio di più recente realizzazione sul lato opposto del cavalcavia. Sempre percorrendo questo viale di raccordo con la città si incontrano uffici in vendita vicino ad un cinema, laboratori e capannoni a disposizione così come due diverse strutture multiuso con vetrine e spazi espositivi. Tutte queste strutture sono individuabili grazie ai grandi cartelli.

Ripercorrendo l’autostrada in direzione opposta si incontra una grande area libera circondata da mura che fanno presagire una possibile urbanizzazione. Un’ex fabbrica domina l’uscita di Cormano: si tratta di un enorme rudere composto da diversi edifici, 13.700 metri quadrati, come si scrive in un articolo che racconta come da tempo l’edificio sia utilizzato solo per la realizzazione di grandi murales.

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Sempre a Cormano un cartello indica la vendita di una porzione di capannone mentre, su una strada parallela, si individuano altri spazi in affitto e, poco più avanti, un altro grande capannone in vendita sul fronte dell’autostrada. La rampa di uscita di Sesto-Cinisello è costeggiata da 4 alti palazzi di almeno 5 piani. Un grande cartello indica uffici e magazzini di varie grandezze in affitto. Altri uffici in affitto si trovano poco prima della barriera di Monza presso un noto centro commerciale. L’ultimo tratto tra Brugherio ed Agrate è caratterizzato da capannoni quasi completati ma abbandonati: uno a Brugherio, ben 4 ad Agrate B. nella zona di Cascina Offellera, da almeno 8.000 mq totali. Si chiude in uscita ad Agrate con un’altra area in vendita di 6.000 mq con strutture e un parcheggio per camion.

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Nonostante l’evidenza si concedono ancora trasformazioni, invece di recuperare sfruttando opportunità che già ci sono

Aree dismesse, capannoni abbandonati e una distesa di cartelli di vendesi-affittasi di spazi produttivi e uffici eppure a breve distanza dall’autostrada, dove la situazione non è certo diversa, sono previste ulteriori trasformazioni di suolo libero e/o agricolo.

Come ricordano gli Ecologisti, da tempo la legge prevede lo sviluppo di Aree Produttive Ecologicamente Attrezzata (APEA) (art. 26 del decreto legislativo n. 112 del 1998). Quale miglior occasione per sviluppare tali aree non su terreni liberi ma recuperando aree esistenti? Come? Tramite accordi tra imprese e istituzioni (a livello regionale ma anche comunale o di ambito), avviando una gestione coordinata e prevedendo modalità incentivanti, come sgravi fiscali, semplificazioni procedurali e fondi dedicati ad attività pulite e sostenibili. Altre regioni, come l’Emilia Romagna, hanno già legiferato sull’argomento.

Oltre ad una boccata d’ossigeno per l’economia e per realtà in crisi come quella della produzione di fotovoltaico in Brianza, questa scelta sarebbe fondamentale anche per la valorizzazione e la conservazione del territorio.

Luca D’Achille (@LucaDAchille)

Brianza

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Friburgo

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3 commenti

  1. che la cementificazione dimostra una miopia incredibile, quando avremo cementificato tutto il territorio cosa faranno quelli delle imprese di costruzioni che ora si lamentano della crisi?Il 50% del territorio della pianura padana , uno dei più fertili d’Europa,è andato distrutto per sempre, la fertilità è il frutto di trasformazioni chimiche naturali che nel corso dei secoli e millenni hanno creato quello strato di 30, 40 cm di terreno in superficie che è fertile.Se lo cementifichiamo, lo perdiamo per sempre.
    cristina cardarello

  2. che non c’è limite al peggio…
    si costruisce ancora perchè manca il coraggio di scendere dal carro della speculazione, che comunque permette ai più un boccone di pane a fine mese… è un cane che si morde la coda
    vogliamo smettere di costruire? per me va bene, però mettiamoci il cuore in pace e prendiamo coscienza che la grande Milano rischierebbe di perdere il 20/30% dell’occupazione, del giro d’affari e dell’economia.. altro che decrescita felice, sarà una decrescita lacrime e sangue… ma il fatto è che non c’è alternativa a questa decrescita lacrime e sangue; manca poco all’esaurirsi della leva speculativa, o si trovano altre soluzioni ardite o scoppia la bolla
    già ora, senza che si battesse ciglio, le banche hanno reso pubblici (cioè gravanti sul pubblico) le perdite pregresse, altre soluzioni a breve non saprei.. forse veramente una guerra mondiale (o meglio globale)

    io personalmente sono pronto ad affrontare di petto la decrescita infelice, ma penso che non molti la penseranno come me… però saranno sempre pronti a puntare il dito dell’accussa e poi a nascondersi dietro con molto, ma molta, ipocrisia

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