Pubblichiamo il comunicato stampa del Gruppo di cittadini di via Setti – Quartiere Colombo, relativo al Parco Fotovoltaico Parma 1 e Parma 2, che dovrebbe essere realizzato su terreni agricoli. E altri impianti sono in arrivo nella periferia della città.
del Gruppo di cittadini di via Setti -Quartiere Colombo
Ringraziamo il Sindaco, gli assessori ed i tecnici per averci ricevuto; comprendiamo il timore delle amministrazioni di incorrere in ricorsi da parte delle aziende proponenti queste energie green, ma vorremmo fosse chiaro che siamo ben lungi dall’essere soddisfatti.
Riteniamo infatti che sarebbe stato preferibile che le eccezioni da noi riscontrate fossero state avanzate dall’amministrazione stessa, al fine di garantire il benessere e la qualità di vita dei residenti, tutelare il territorio rurale del Comune ed evitare inutile e dannoso consumo di suolo, particolarmente inaccettabile nel caso specifico del Quartiere Colombo, già sufficientemente penalizzato dalla presenza dell’inceneritore, del depuratore, dell’autostrada, dei poli logistici.
Nessuno di noi è contrario alle energie rinnovabili, ma non possiamo accettare che esse vengano fatte in questo modo e diventino oggetto di mera speculazione, senza rispetto dei residenti e del territorio.
Ci riterremo quindi soddisfatti se il Comune ci sosterrà e non ci ostacolerà nella verifica delle eccezioni rilevate ed esposte nell’istanza di autotutela inviata ad ARPAE il giorno 25/09/2025 e se promuoverà insieme a tutti i Comuni della nostra Provincia e possibilmente insieme alle altre Province della nostra regione un’azione ferma in sede di Conferenza unificata degli Enti Locali al fine di modificare sensibilmente le regole per la concessione di permessi per la realizzazione di impianti fotovoltaico a terra ed agrivoltaici e per promuovere modifiche alle normative nazionali.
Le condizioni attualmente previste dalla normativa sono molto pericolose e rischiano di vedere un territorio agricolo da tutelare ricoperto di impianti che invece dovrebbero prioritariamente essere realizzati in aree davvero degradate, già cementificate, dismesse dai settori industriali o artigianali, nonché incentivati su tetti e parcheggi delle aree produttive e delle abitazioni.






