Bari

La Rigenerazione Urbana sostenibile a Bari

Gli Stati Generali della Rigenerazione Urbana di Bari sono un percorso di partecipazione civica per condividere una visione di futuro della comunità barese, alla luce del periodo di “maturazione” che la città sta attraversando, evolvendosi verso una città sempre più verde, più inclusiva e più giusta. Un percorso mirato a riavviare la riflessione pubblica sulla trasformazione della città, che sta vivendo una stagione di grandi cambiamenti a valle della pandemia e del contributo del PNRR.

Proponiamo, di seguito, la versione integrale del documento sulla rigenerazione urbana sostenibile a Bari, presentato il 3 aprile scorso agli Stati generali della Rigenerazione urbana del Comune di Bari, da parte di Giacinto Giglio e Francesco Buongiorno del Comitato locale del Forum Salviamo il Paesaggio.

LA RIGENERAZIONE URBANA SOSTENIBILE A BARI

Premessa
Per “rigenerazione urbana” s’intende un insieme coordinato di interventi urbanistici, edilizi, socio-economici, tecnologici, ambientali e culturali che non determinino consumo di suolo, anche con interventi volti a favorire l’insediamento di attività di agricoltura urbana, mediante orti, giardini e boschi urbani, didattici, sociali e condivisi, volti alla tutela delle aree naturali e semi-naturali ancora presenti in ambito urbano. La stessa rigenerazione deve perseguire l’obiettivo della sostituzione, riuso e riqualificazione dell’ambiente, secondo criteri che utilizzino metodologie e tecniche relative alla sostenibilità ambientale, di salvaguardia del suolo, di localizzazione dei nuovi interventi di trasformazione nelle aree già edificate e degradate, di innalzamento del potenziale ecologico-ambientale e della biodiversità urbana, di riduzione dei consumi idrici ed energetici, di rilancio della città pubblica attraverso la realizzazione di adeguati servizi primari e secondari e di miglioramento della qualità e della bellezza dei contesti abitativi.

Visto che
– il consumo di suolo a Bari nel 2022 è stato di 12,28 ettari e tra il 2006 e il 2022 sono stati consumati 344,81 ettari di suolo libero (Rapporto ISPRA 2024), con consumo di suolo 38% della Sup. Ter. Invece, secondo dati Mito-Tip Poliba, il consumo di suolo è stato pari al 50,48% della superficie artificiale misurata nel 2011. Negli ultimi 17 anni (2006-2022), sempre secondo il Rapporto ISPRA 2024 (rielaborazione del Forum SiP), si è verificata una perdita di servizi ecosistemici addebitabile al comune di 30.343.280,00 euro. Annualmente il comune di Bari dovrebbe addebitare nel bilancio ambientale un valore medio annuo di 79.000 Euro/ettaro consumato o impermeabilizzato. Si considerino alcuni indicatori, che quantificano efficacemente cosa possa significare la perdita di servizi ecosistemici:
1 ha di suolo libero può assorbire circa 90 tonnellate di carbonio;
1 ha di suolo libero è in grado di drenare 3.750.000 litri d’acqua;
1 ha di suolo libero, se coltivato, può sfamare 6 persone per un anno.
– la popolazione nel 2024 era di 316.226 abitanti (con un saldo naturale negativo e quello migratorio di poco positivo), a fronte di una previsione abitativa calcolata nel PRG di 460.267 abitanti, con un’ingente quantità di immobili vuoti o sfitti. Quantità destinata ad aumentare esponenzialmente se verranno mantenute le previsioni abitative nel vigente PRG: 600.000 abitanti, con relativa volumetria per residenza di circa 1,5 Mln di mq.

Si propone
Arresto del consumo di nuovo suolo libero, per il quale desideriamo una rigenerazione urbana a ZERO consumo di suolo!
Le previsioni edificatorie degli strumenti urbanistici comunali su terreni liberi costituiscono indicazioni meramente programmatorie e pianificatorie, che non determinano l’acquisizione di alcun diritto da parte dei proprietari degli stessi terreni; relativamente all’eliminazione adeguatamente motivata delle previsioni non ancora attuate, di cui al presente comma, gli stessi proprietari non potranno vantare alcuna richiesta di indennizzo o risarcimento.
Riuso e rigenerazione urbana, come strumenti per evitare ulteriore consumo di suolo, devono rappresentare principi fondamentali nel governo del territorio.
La Rigenerazione Urbana deve interessare quartieri periferici degradati, carenti di qualità e servizi, e non centri storici e nuclei di valore storico-architettonico e immobili vincolati o realizzati prima dell’impianto del C.E.U. 11/10/1939 e gli immobili di categoria art.10 e aree comprese nella parte II del D.lgs 42/2004, previo parere Soprintendenza ABAP;
Consumo netto pari a zero entro il 2030 (Piano nazionale per la transizione ecologica – PTE 2022).

Rinnovamento e sostituzione (demolizione/ricostruzione) a parità di consumo di suolo, che non possono riguardare i centri storici e i nuclei di valore storico (ZTO A e la città consolidata PPTR).
Densificare vuol dire impermeabilizzare spazi liberi e la densificazione porta alla centrificazione che costituirebbe un regalo alla rendita e alla speculazione. Saldo zero del consumo di suolo, se in altezza.
Salvaguardare spazi liberi per il verde urbano, altrimenti non sarebbe possibile l’assorbimento della CO2 e delle polveri sottili, la riduzione dell’Isola di calore e il drenaggio delle acque piovane, con l’alimentazione delle falde. Come si attua la “città dei 15 minuti” (800 m di raggio e 5.000 mq di nucleo verde)…?
“Censimento edilizio comunale” del patrimonio abbandonato pubblico e privato, anche delle aree residue non ancora attuate presenti nello strumento urbanistico comunale.
Le operazioni di demolizione/ricostruzione e rilocalizzazione siano possibili solo se a parità di consumo di suolo: non possono essere ammessi volumi sulle aree di sedime degli edifici esistenti, altrimenti si rischia di impermeabilizzare ulteriore suolo.
La rigenerazione urbana ha senso solo se prevede una stretta relazione tra persone, attività e luoghi; è dunque necessario interrogarsi sulle modalità con cui lo spazio rigenerato possa essere percepito dalla cittadinanza, soprattutto in relazione alla sua accessibilità.
Ancor oggi è molto diffuso il pensiero che associa all’accessibilità dei luoghi la presenza di aree di sosta per auto: ciò è conseguenza di un forte retaggio culturale, che vede nell’uso del mezzo privato l’unica modalità di trasporto praticabile, in quanto porta con sé l’illusione di impiegare meno tempo e sostenere minori costi monetari, circostanze che ad oggi sono raramente veritiere. La iper-diffusione della cultura dell’autovettura ha fatto sorgere problemi di inquinamento ambientale, causati anche dalla congestione stradale, e una serie di conseguenti costi esterni, che l’utente normalmente non considera quando compie una scelta modale.
La forte prevalenza del veicolo motorizzato privato nell’ambito della ripartizione modale dev’essere dunque abbattuta, in favore del trasporto pubblico e della micromobilità. Quanto detto può essere realizzato anche attraverso un nuovo approccio al progetto stradale, volto pertanto alla destinazione degli spazi della strada in maniera equa per ogni categoria di utenti e di modalità di trasporto.
Il modello di “città dei 15 minuti”, declinato sulle specifiche necessità della città di Bari, deve porre l’attenzione, piuttosto che sulla densificazione della città, sulla messa a punto di percorsi pedonali, che realizzino la dimensione di prossimità proposta da Carlos Moreno.
Dunque, i punti cardine dell’integrazione tra rigenerazione urbana e mobilità sostenibile sono:

Trasporto pubblico su ferro
La città di Bari vede la presenza di numerose direttrici di trasporto ferroviario, che costituiscono una risorsa, anche se in alcuni casi una cesura tra quartieri. Sarebbe opportuno, quindi, sfruttare le potenzialità della rete presente purché siano previste modalità per superare l’effetto barriera che un’infrastruttura ferroviaria tradizionale comporta nel tessuto urbano. Laddove esista già la ferrovia, occorre razionalizzare i servizi superando le logiche dei gestori differenti, attraverso un’integrazione degli orari.
 
Trasporto pubblico su gomma
Occorre, in sede pianificatoria e progettuale, assicurare l’accessibilità dei luoghi attraverso un sistema di trasporto pubblico rapido, frequente e sostenibile, che dev’essere competitivo e percepito come un’alternativa al veicolo privato. In questo senso va valutato il Bus Rapid Transit, attraverso capienti veicoli elettrici, corsie riservate e preferenziazione semaforica: senza però considerarlo come un punto di arrivo, bensì come un iniziale intervento, da estendere in futuro per ampliare la rete portante del trasporto pubblico locale. La rete di quartiere, nel contempo, merita di essere aggiornata affinché sia capillare e complementare al BRT.
 
Micromobilità
È importante prevedere la presenza di itinerari ciclabili in propria sede, sicuri e agevoli, che siano strutturati secondo una rete ben definita, così come di velostazioni nei pressi dei terminali di trasporto, per favorire l’intermodalità.
Occorre prevedere il posizionamento di stazioni di sosta dei mezzi elettrici in sharing (biciclette, monopattini, minicar).
In questa fase storica la micromobilità dev’essere sostenuta massicciamente, al pari del trasporto pubblico, attraverso risorse economiche dedicate e iniziative di sensibilizzazione per adulti e bambini.

Percorsi pedonali
Spesso i percorsi pedonali risultano incoerenti, inutilizzabili e insufficienti. Il pedone, utente debole della strada, dev’essere messo in condizioni di percorrere lo spazio in sicurezza e adeguatamente guidato.
Per realizzare la cultura della prossimità non si può prescindere dalla realizzazione di percorsi pedonali estesi, che siano ampi e di pregio estetico. Essi devono integrarsi con le infrastrutture fisiche del territorio, così da farne aumentare l’accessibilità a tutte le categorie di pedoni, alla luce di una generale politica di abbattimento delle barriere architettoniche.
 
Sosta
Rigenerare il territorio urbano significa restituire alle persone il piacere di frequentare i luoghi e apprezzarli. Occorre dunque eliminare, soprattutto nelle strade principali (come previsto dal PUMS), la sosta dei veicoli privati, così da ridurla al minimo altrove.
Nell’ottica di una graduale diminuzione dell’uso dell’auto, si auspica che la sosta diventi una questione secondaria.
Sarebbe incoerente con gli obiettivi del PUG prevedere la realizzazione di grandi parcheggi, in quanto essi costituirebbero attrattori di traffico. La politica dev’essere quella di scoraggiare l’accessibilità ai luoghi attraverso il veicolo privato, in favore di tutte le citate modalità.
Certamente importante l’integrazione dei sistemi di mobilità sostenibile con il tessuto urbano delle aree oggetto di rigenerazione urbana, con particolare riferimento alla rete dei trasporti collettivi e ai percorsi pedonali (PUMS).

Altre proposte                                                                                                                       
– Le compensazioni urbanistiche sono un trucco per far tornare il saldo zero, ma senza tenere conto dell’Invarianza idraulica e idrologica (ved. Lombardia LR n.7/2017).
– In merito alla compensazione tra suoli naturali scambiati con suoli impermeabilizzati, essere consci che in tal modo si potranno ottenere suoli naturalizzati con caratteristiche biofisiche e ecosistemi solo a distanza di centinaia di anni.
– Trasferimento delle sedi direzionali e degli esercizi commerciali con grandi superfici di vendita all’esterno dei centri storici.
– Basare la Rigenerazione Urbana sui “distretti energetici urbani”, introducendo il concetto di servizi di flessibilità per il sistema elettrico: come coinvolgere le “comunità energetiche”.
– Priorità agli interventi di Edilizia residenziale Pubblica (ERP) a favore delle fasce sociali più povere, offrendo agli abitanti la garanzia che non verranno sottoposti a processi forzati di espulsione.
– Partecipazione dei cittadini, ai quali va assicurata la piena e corretta informazione e la preventiva messa a disposizione e accessibilità di tutti i materiali prodotti,  procedure definite, modalità e tempistiche. Introdurre la co-programmazione e co-progettazione. Applicare l’art.55 Dlgs n.117/2017 Codice del terzo settore.
– Applicare correttamente l’articolo 42 della Costituzione per i beni di proprietà privata in stato di abbandono (in particolare per quelli in stato di degrado/fatiscenza) emettendo Ordinanze di ripristino della “funzione sociale” dei beni in tali condizioni e, in caso di mancato adempimento, loro acquisizione al patrimonio comunale.
– Gli interventi di Rigenerazione Urbana devono garantire elevati standard di qualità, sicurezza sismica, minimo impatto ambientale e paesaggistico; in particolare, la tutela delle aree verdi esistenti, con il miglioramento dell’efficienza energetica e idrica e la riduzione delle emissioni, oltreché l’obbligo alla realizzazione di superfici filtranti, attraverso l’indicazione di precisi obiettivi prestazionali degli edifici, di qualità architettonica perseguita anche attraverso specifici bandi e concorsi rivolti a professionisti con requisiti idonei, di informazione e partecipazione dei cittadini.
– No alla misura premiale di volume fino a 30% senza la definizione dei limiti massimi, che favorirebbe un enorme e incontrollabile consumo di suolo.
– Riduzione delle previsioni degli strumenti urbanistici vigenti (PRG Quaroni), inserendo uno stop a nuove previsioni che porterebbero ulteriori consumi di suolo libero.
– La “cintura verde” dovrebbe ricomprendere tutto il territorio agricolo, naturale e seminaturale, che non fa parte delle aree urbanizzate e delle infrastrutture.
– No a Deroghe al DM 1444/68 per le modifiche della sagoma, la densità fondiaria, l’altezza e il cambio di destinazione d’uso;
– Sottoporre gli interventi di Rigenerazione Urbana al Protocollo Itaca Urbano e a singoli progetti al Protocollo Itaca edilizia.
– Censimento degli immobili sfitte, inutilizzati o abbandonati, rapportato al decremento demografico.
– No alla delocalizzazione di volumetrie in aree libere permeabili della città, che devono essere destinate a servizi pubblici (città dei 15 min.), ed esterne all’agricoltura e alla forestazione urbana.
– Possibile sostituzione di edifici recenti (edificati dopo il 1950) e incongrui per tipologia e dimensioni rispetto al contesto storicizzato.
– No al cambio di destinazione d’uso dei fabbricati esistenti, in particolare destinati al turismo.
– Prevedere almeno un albero ogni 100 mq di superficie non coperta da edifici.
– Rigenerazione urbana non è uguale a: ristrutturazione edilizia + ristrutturazione urbanistica.
– La perequazione con i consorzi unitari o ex comparti edificatori sposta solo il consumo di suolo ma non lo arresta.
– Possibili detrazioni fiscali, a condizione che gli interventi non prevedano un nuovo consumo di suolo libero e permeabile.
– No agli standard urbanistici in zone A e B ridotti del 50% oppure monetizzati, come si fa per la città dei 15 min.
– Il monitoraggio degli interventi di Rigenerazione Urbana realizzati dev’essere affidato all’ARPA.

Giacinto Giglio Francesco Buongiorno
Comitato di Bari del Forum “Salviamo il Paesaggio – Difendiamo i territori”

Un commento

  1. Pur non abitandoci, conosco abbastanza bene Bari. Da un lato negli ultimi 15-20 anni la città è migliorata tantissimo nel suo centro stoico, intendendo la c.d. Bari vecchia e il quartiere murattiano. Però si è anche assistito a tante nuove edificazioni di palazzoni. A mio avviso occorrerebbe istituire ovunque possibile nuovi parchi urbani, perché ne esistono veramente pochi, e piantare alberi ad alto fusto, chiaramente commisurati al clima della città, molto calda d’estate, per estendere le zone d’ombra e assicurare un maggiore ricambio d’aria. Poi chiudere strade e4 piazze al traffico e realizzare una rete di piste ciclabili, che in una città piatta e con un clima tutt’altro che freddo e piovoso, costituirebbero una valida alternativa all’auto, nel quadro di un traffico molto caotico a ogni ora del giorno, come ovunque in Italia del resto.

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