In Veneto chi governa il territorio non conosce la geografia

Continua la devastazione della campagna da parte degli amministratori regionali del Veneto, come per il Terraglio Est, per cui è prevista una quarta arteria stradale. Con una cura particolare per una comunicazione costante, che, stravolgendo la realtà e banalizzando qualsiasi critica, descrive le scelte urbanistiche in modo semplicistico e rassicurante. 

di Dante Schiavon.

La “geografia fisica” è la disciplina che studia gli elementi naturali della superficie terrestre concentrandosi sulle interazioni fra i vari elementi dell’ambiente naturale, sulla composizione del suolo e sull’evoluzione della superficie naturale nel tempo. Rientra nel suo campo d’indagine: la geomorfologia (rilievi e paesaggio), l’idrologia (le acque sotterranee e le acque di superficie), la biogeografia (ecosistemi e specie viventi), la climatologia (l’influenza del clima sulla geomorfologia). Per come stanno devastando la campagna veneta gli amministratori regionali del Veneto sembra che non conoscano la geografia del loro territorio, specialmente la “geografia fisica”. Impermeabilizzano in modo sconsiderato centinaia di ettari all’anno per opere infrastrutturali la cui utilità è spesso tutta da dimostrare, come non ci fosse un domani.

Il governatore del Veneto opera sistematicamente sui social promuovendo un’immagine rassicurante sulle conseguenze delle sue scelte urbanistiche, semplificando brutalmente questioni ambientali complesse. I suoi interventi mediatici e i post sui social curati dallo staff preposto alla comunicazione disegnano il Veneto come il migliore dei mondi possibile e funzionano come un anestetico che soddisfa il bisogno di rassicurazione, di evasione e di distrazione dai problemi e dallo stress quotidiano della gente comune. Il continuo e sistematico uso della propaganda mediatica sortisce un effetto perverso nella comprensione delle compatibilità ambientali da parte della gente comune.

Banalizzare e minimizzare qualsiasi critica alle conseguenze dell’artificializzazione del suolo alimenta l’indifferenza verso il ruolo della natura, del verde e degli alberi nel contrasto agli effetti del riscaldamento globale.

Tale insano comportamento è deleterio dal punto di vista pedagogico perché non fornisce ai cittadini gli strumenti per comprendere il rischio di consumare oltre i limiti (già superati e da allarme rosso in Veneto) una risorsa non rinnovabile come il suolo. E’ ovvio che facendo politica in questo modo l’indifferenza e il consenso accompagnino la decisione di devastare, attraverso il completamento del Terraglio Est e la realizzazione del quarto lotto della tangenziale sud, l’area a sud di Treviso.

E’ un consenso drogato? Si, ma è legittimato dalla “democrazia elettorale”, dove la realtà spesso è travolta e oscurata da una comunicazione semplicistica, sbrigativa, che parla alla pancia e non al cuore e alla mente delle persone. La politica degli affari in questo clima di artefatta semplicità dei processi amministrativi ed ecologici può così condizionare le dinamiche psico-sociologiche e mediatiche sulla massa. È in questo clima surreale che si giunge perfino ad etichettare gli ambientalisti come “quelli del no a tutto”: uno stupido slogan che viene, purtroppo, clamorosamente smentito da una multiforme, imperante e diffusa devastazione dell’ambiente.

Un amministratore pubblico dovrebbe avere “l’obbligo morale” di studiare la “geografia fisica” del territorio che amministra e dovrebbe spiegare alla collettività, con cognizione di causa e non a spanne, le scelte che opera: in Veneto ciò non accade.

Credo che a un master universitario sulla pianificazione urbanistica il Terraglio Est potrebbe essere indicato come il modello sui limiti da non superare nella progettazione di nuove infrastrutture. Ci troviamo di fronte ad una aberrazione urbanistica e ad una follia progettuale, conseguenza di un esercizio del potere arbitrario assoluto e sconsiderato, ecologicamente e socialmente. Un’area, quella tra Mestre e Treviso, servita da tre vie di comunicazione: un collegamento ferroviario, il Terraglio (S.S.13) e l’autostrada A27. Parliamo di tre vie di comunicazione che corrono parallele e non distano tra loro che una manciata di chilometri, come si può vedere dalla foto dell’Associazione ”Salvaguardia Ambiente Treviso Casier”. Ora, affiancare loro una nuova arteria stradale (la quarta via di comunicazione) è un attentato ecologico per il consumo di suolo che determina, assolutamente dannoso, al limite della provocazione nell’esercizio dell’investitura elettorale ricevuta.

Mi sono chiesto come il potere politico possa arrivare a simili anacronistiche decisioni. Ci arriva perché è un potere cieco: manca di “visione del futuro”: è un potere ancorato a vecchie logiche di sfruttamento delle risorse naturali, incapace di vedere “oltre”. Per evitare una nuova infrastruttura si poteva liberalizzare la A27 nel tratto Mestre/Treviso, sgravare il traffico sul Terraglio con un “pass intermodale” mensile a prezzo contenuto, rimodulando la frequenza delle corse e prevedendo tariffe agevolate, riservate a nuclei famigliari e non solo a singoli viaggiatori, per l’utilizzo di tutti i mezzi pubblici regionali (bus urbani, extraurbani e treni indifferentemente e cumulativamente). Tali prospettive utili a mettere uno stop a nuove infrastrutture stradali sembrano alternative impraticabili proprio perché mancano lo “sforzo” e il “coraggio” nella ricerca di una visione del futuro senza pregiudicare la fornitura gratuita dei molteplici servizi ecosistemici del suolo naturale.

Chi amministra il territorio, senza dispiegare questo sforzo e questo coraggio accettando il “valore del limite” e il suo essere da pungolo alla progettazione di nuove forme di mobilità sostenibili, finisce per diventare un “devastatore seriale” di paesaggio, di ecosistemi rurali ed urbani e un “creatore seriale” di emergenze ambientali e climatiche.

Dante Schiavon: Laureato in Pedagogia. Ambientalista. Associato a SEQUS, (Sostenibilità, Equità, Solidarietà), un movimento politico, ecologista, culturale che si propone di superare l’incapacità della “classe partitica” di accettare il senso del “limite” nello sfruttamento delle risorse della terra e ritiene deleterio per il pianeta l’abbraccio mortale del mito della “crescita illimitata” che sta portando con se nuove e crescenti ingiustizie sociali e il superamento dei “confini planetari” per la sopravvivenza della terra. Preoccupato per la perdita irreversibile della risorsa delle risorse, il “suolo”, sede di importanti reazioni “bio-geo-chimiche che rendono possibili “essenziali cicli vitali” per la vita sulla terra, conduce da anni una battaglia solitaria invocando una “lotta ambientalista” che fermi il consumo di suolo in Veneto, la regione con la maggiore superficie di edifici rispetto al numero di abitanti: 147 m2/ab (Ispra 2022),

Un commento

  1. il Veneto padano? una piana asettica che demolirà perfino la tanto conclamata identità veneta….basata su cosa ? cemento..capannoni..asfalto? il paesaggio veneto di pianura è ormai un non luogo, ci si scoprirà essere solo degli stolti che imperterriti girano e rigirano su pochi km come criceti avvelenati tra asfalto…case e capannoni sotto una cupola di mix di inquinanti…e impiegando pure molto più tempo di 50 anni fa

I commenti sono chiusi.