Arriva il registro nazionale dei crediti di Carbonio volontari

Il Ministero dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste e il Ministero dell’Ambiente e Sicurezza energetica hanno annunciato nei giorni scorsi la sigla del decreto interministeriale che definisce le linee guida nazionali per il riconoscimento dei carbon credit, ritenuto uno strumento essenziale per dare nuova linfa alla gestione delle aree boschive italiane mettendo insieme le energie dei privati con l’interesse pubblico…

«In Italia ci sono 10 milioni di ettari di boschi e da oggi possono trarre beneficio dalle imprese che vogliono contribuire a contrastare il cambiamento climatico con azioni virtuose da realizzare migliorando il nostro patrimonio verde – informano i Ministeri – Con questo decreto nasce il “Registro nazionale dei crediti di Carbonio volontari”, che attua un’iniziativa legislativa del presidente della commissione Agricoltura del Senato, Luca De Carlo. L’Italia ha così uno strumento in più di contrasto al fenomeno del cosiddetto “greenwashing” e che potrà migliorare sensibilmente la gestione dei boschi. Con l’approvazione delle linee guida si stabiliscono i requisiti per ottenere l’iscrizione dei “crediti di carbonio” nel registro, certificati che corrispondono alla capacità di immagazzinare anidride carbonica sulla base di un progetto di cura delle aree boschive controllato e certificato secondo meccanismi trasparenti e affidabili».

Le linee guida prevedono che i crediti di carbonio da iscrivere nel registro siano corrispondenti a:

-⁠ una gestione dell’area boschiva che apporti attività aggiuntive rispetto alla mera conservazione prevista dalla normativa in vigore e già oggi obbligatoria;

– un progetto di gestione dell’area boschiva di almeno 20 anni, certificato da un ente terzo accredito (non diversamente da quanto accade per le DOP e le IGP e la produzione biologica).

⁠Il credito generato potrà essere ceduto ai terzi dopo almeno cinque anni dal suo avvio e dopo l’iscrizione nel Registro.

In questo modo potrà quindi essere generato valore sia per i proprietari e gestori dell’area boschiva, ma anche per le comunità locali e lo Stato. Una misura per migliorare la tutela del territorio e che guarda alle esigenze delle aree interne, che potranno avere nuovi partner per sostenere le politiche di gestione del patrimonio boschivo. Per comprendere i valori positivi e quelli critici del Registro nazionale in formazione (che secondo il CREA – ente gestore del Registro – dovrebbe entrare in piena operatività nel 2026) invitiamo alla lettura di questo contributo di analisi pubblicato da Altreconomia nell’ottobre dello scorso anno.

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