Agosto 2025 Il Passo Cason di Lanza Foto Caterina Diemoz

Cason di Lanza:  un paesaggio da salvare e salvaguardare

Questa è una storia di strade forestal-turistiche, e non è sarcasmo. Ovunque si incidono i nostri monti di varchi a uso non più esclusivo di boscaioli o forestali, ma di turisti motorizzati. Li fanno larghi anche sei metri, come quello che collega l’alta Val Saisera al Rifugio Grego nel comune di Malborghetto-Valbruna. Siamo nel Friuli Venezia Giulia a guida Lega Nord da due mandati: in Carnia, Alpi Orientali a due passi dall’Austria, nido d’arte, di storia, di cime e sentieri silenziosi, non sappiamo fino a quando.

di Caterina Diemoz

Il dubbio l’ho avuto l’agosto scorso presso l’agriturismo Al Cippo, sull’intercomunale Paularo-Pontebba. Da lì una forestal-turistica, su cui transitano moto e fuoristrada, si dirama e s’inerpica verso il confine, su tracciato Cai 449 sepolto da pietre e calcestruzzo che ne rivestono vari tratti, già costati al contribuente migliaia di euro.

Ma stando alle ruspe e al cartello di cantiere, sarà inghiottita da un “Intervento di adeguamento e realizzazione di viabilità silvo-pastorale di collegamento con l’Austria in loc. Valbertat Bassa[Al Cippo]–Cordin–Stranig Alm”.

Agosto 2025 lavori sulla Valbertat Bassa – Straniger Alm Foto Caterina Diemoz

Il progetto finanziato dalla Regione, importo € 491.814,36, è di una camionabile; committente la Comunità di Montagna della Carnia; durata lavori: 240 giorni, non si sa da quando.

Inoltre dal 1° giugno 2024 la Paularo–Pontebba è bloccata da una frana. Al Passo Cason di Lanza, a due chilometri dal Cippo verso Pontebba, si arriva solo da Paularo, dopo faticosi tratti sui quali non passa più di un veicolo alla volta. Poi c’è una barriera, né risultano lavori in corso: il che significa che il Comune di Paularo e la Comunità di Montagna, sostituendo un tratto di viabilità già cementato e lastricato, spendono 419 mila euro per una nuova camionabile tra Valbertat Bassa e il confine con l’Austria che dovrà favorire i collegamenti tra la Val d’Incaroio (Paularo) e la valle del Gail, immettendosi in una intercomunale nelle condizioni descritte.

Ma ammettiamo pure che in tempi ragionevoli entrambe siano rese accessibili: qualsiasi veicolo potrà allora circolare tra Italia e Austria sull’una e sull’altra? E in tal caso, cosa accadrà sul passo Cason di Lanza, la cui severa bellezza accoglie da sempre chi ama un’alpe preservata dalla folla?

Intanto al passo Monte Croce Carnico, a quaranta chilometri in linea d’aria, c’è chi auspica un traforo da 4,1 km e 500 milioni di euro. Ma qualcuno teme possa compromettere il reticolo di corsi d’acqua sotterranei e quindi l’approvvigionamento idrico in alcune vallate, oltre a intaccare la falda acquifera locale e a mettere a rischio la stabilità dei pendii: è emerso Il 21 settembre scorso a Mauthen, Austria, a un convegno sovraregionale di organizzazioni ambientaliste della Carinzia, del Friuli e del Tirolo Orientale. 

Questo è l’incerto futuro. Ma chi vuol sapere cos’è successo in queste valli in tempi recenti, vada su Legambiente, Club Alpino italiano e altre voci della società civile. L’impressione che ne ho ricavato, è che si vogliano emulare le Dolomiti dell’overtourism, contro il quale i media hanno strillato per tutta estate dopo aver dimenticato per anni di denunciarne le cause.

2023 La forestale al rifugio F.lli Grego Foto Legambiente Carnia

Nel 2023 la Regione ha approvato il Regolamento 57 di viabilità̀ forestale e nel 2024 il bando SRD08 di Sviluppo Rurale – spiega Mario Di Gallo, dottore in Scienze forestali già funzionario del Corpo Forestale RegionaleCon quel Regolamento dicono di voler promuovere la multifunzione delle strade e incentivare il ‘turismo lento’. Invece incentivano le camionabili persino in aree tutelate da rete Natura 2000, cioè siti di interesse comunitario (SIC) e zone speciali di conservazione e protezione (ZSC e ZPS); e in parchi e riserve naturali”.

In che modo? “Il Regolamento e il Bando finanziano al 100% a fondo perduto i proprietari di fondi boschivi pubblici e privati senza alcun impegno da parte loro, incentivando anche opere che danneggiano versanti instabili e habitat naturali. E si finanziano al 100% soggetti terzi come imprese boschive che possono operare per conto di proprietari pubblici e privati trasferendo loro, di fatto, il governo del territorio, con contratti esterni che sfuggono alle norme di trasparenza“.

Quindi, in assenza di un’efficace legge dello Stato a difesa dell’ambiente e del suolo, nelle Regioni si approvano leggi che consentono di farla in barba ai regolamenti europei e al comune buon senso.

E si continuano a trattare le montagne come una “vacca da mungere” a uso e consumo di qualche impresa boschiva, di qualche noto professionista, di qualche proprietario, incentivando non il turismo lento ma quello delle moto, dei quad, dei fuoristrada, delle bici elettriche.

E si scava e si scava: su rilievi cesellati di sentieri antichi, dov’era bello calpestare in silenzio le orme dei padri.